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Pseudonimo: Sara
Pseudonimo: Sara
Domanda allo psicoterapeuta:
Buonasera dottore, è un pò di tempo che leggo il suo sito , e oggi ho deciso di scriverle. Sono al 5 anno di medicina; è da gennaio che prendo antidepressivo (citalopram) e gocce di lexotan. sto andando da una psicoterapeuta (junghiana) dal mese di dicembre. Tutto è iniziato a settembre, in modo x me assolutamente inaspettato; ho fatto un anno terrificante l'anno scorso, mia madre ha una malattia rara da un paio di anni, ma l'anno scorso è molto peggiorata, ma grazie alle cure ora sta "abbastanza bene", non risponde come deve ai farmaci, ma sta comunque meglio di quello prevedevo io l'anno scorso, avevo paura che morisse,e la paura comunque mi accompagna tuttora ogni giorno: studiando medicina sono anche in grado di capire più degli altri la complessità della sua situazione. A settembre mia mamma ha iniziato a stare meglio rispetto a prima, ha fatto una visita( quella decisiva per verificare la sua situazione post-terapia), tutto è andato per il meglio ed è anche tornata a lavoro. Nel frattempo io d'estate non ho fatto vacanze, tra la mancanza di soldi e il fatto che avevo due esami ho preferito stare a milano col mio fidanzato; ho passato delle vacanze tutto sommato tranquille, un pò di piscina e tanto studio. A settembre dopo la visita decisiva di mamma sono partita qualche giorno con una mia amica, in montagna; in quei giorni lei mi parlò della sua storia finita col fidanzato, di quanto sia stata male per averlo lasciato lei ma di quanto ora stia meglio per aver capito di aver fatto la scelta giusta, in più mi ricordò di quanto io sia stata male il primo anno di università quando mi tradì l'allora fidanzato (con cui ero stata 2 anni)e mi disse"mi raccomando se ti ricapita di lasciarti non stare male e non distruggerti come quella volta"; è stato un discorso di 5 minuti a tavola. Dopo quei 3 giorni in montagna, sono tornata a casa, e qualche giorno dopo mi è tornato in mente quel discorso, e all'improvviso ho iniziato a fare il punto della mia situazione, a pensare che nell'ultimo anno mi ero isolata abbastanza, sia per stare di più con mamma sia per stare quel tempo che avevo con il mio fidanzato e i nostri amici in comune. Ho iniziato a andare in panico all'idea che se dovessimo lasciarci starei male come anni fa perchè la maggior parte della mia vita è con lui, perchè sto meglio con lui e con i suoi amici che coi miei. il problema è che invece che normali pensieri il mio cervello ha iniziato a degenerare, ho iniziato a chiedermi se lo amassi ancora (pensiero scaturito da un giorno all'altro) e a ripetermi che erano domande assurde perchè fino a due giorni prima tutto andava bene. Nel frattempo in università appena sentivo qualcuno che si lasciava mi veniva male allo stomaco, provavo a parlare con qualche amica dei miei pensieri e alcune mi dicevano che magari l'anno scorso non avevo avuto il tempo di pensare alla mia relazione perchè ero troppo presa Da mia mamnma (il che ha alimentato le mie ansie e i miei dubbi); ho iniziato a vomitare ogni mattina (vomito spontaneo: facevo colazione e la vomitavo, pranzavo e vomitavo), ho perso 7 kili in un mese, ho iniziato a svegliarmi ogni mattina piena di ansia, la sera stavo leggermente meglio. Ci ho messo un mese e mezzo a capire che questa cosa non sarebbe passata da sola, al che mi sono rivolta a una psicologa a caso in un consultorio, che ho abbandonato dopo poche sedute perchè non sapeva dirmi altro che lasciare sbollire perchè avevo fatto un pesante per mia mamma. al che i miei genitori disperati, chiedendo a un amico di fiducia a chi rivolgerci, mi hanno mandato da questa psicoterapeuta dove vado tutt'ora (junghiana). Nel frattempo nel mese di novembre presa dalla disperazione ho detto un giorno al mio fidanzato (con cui sto da circa 2 anni e mezzo) che dovevamo lasciarci, se il problema era lui, allora andava eliminato: dopo un discorso durato ore,con me che piangevo perchè mi sembrava tutto senza senso, ho capito che non aveva senso lasciarci, e siamo rimasti insieme. Ora sto andando da questa psicoterapeuta, alla quale racconto i sogni che faccio, la mia vita, i miei pensieri. Lei sostiene che il mio fidanzato non c'entra nulla in tutto questo, che ne sono innamorata, che lo dimostrano anche i sogni che faccio,che è un momento della vita in cui sto crescendo: ho vissuti abbandonici da piccola, ho paura dell'abbandono e,a detta sua, il problema sono i miei genitori e la vita che ho fatto, non il mio fidanzato (la prima volta in cui le ho parlato dei miei dubbi su di lui mi sembrava assurdo anche parlarne, mi sembravano assurdi questi pensieri). Mi ha mandato da uno psichiatra perchè ha ritenuto necessario che prendessi un antidepressivo (non studiavo più, facevo fatica a addormentarmi e poi la mattina dormivo troppo, ero piena di ansia e continuavo a vomitare e a avere mal di stomaco). Ora sono passati un pò di mesi, sto leggermente meglio, ma non sto ancora bene, al punto che qualche giorno fa lo psichiatra mi ha aumentato un pò le gocce di antidepressivo; in questo periodo ho fatto incubi e veri e propri deliri nei sogni, ho sognato il mio ex fidanzato, ho detto alla psicologa che forse ero ancora innamorata di lui dato che mi è tornato in mente (lei sostiene di no, che durante la depressione la persona guarda molto al passato ed è per questo che mi torna in mente), tuttora se sento qualcuno che si lascia mi sento male, tuttora la mattina mi sveglio con un pò di ansia (molto meno comunque di prima), e mi sveglio comunque molto stanca; il mal di stomaco è diminuito ma comunque c'è ancora. Io non so cosa sia la depressione, mi dicono che sono caduta in depressione, questa cosa mi ha colto di sorpresa, mi sembra assurdo essere crollata sull'unica persona che non c'entrava nulla, sarebbe stato più logico che io fossi crollata per mia mamma (anche se la mia psicoterapeuta sostiene che uno dei motivi forti della mia sofferenza sia anche quello). a volte penso che le cose che lei mi dice siano giuste, a volte mi sembra che non serva scavare cosi tanto nella mia mente e nella mia vita e nei miei sogni; a volte mi sembra di essere in un vicolo cieco e spesso ho davvero paura che questa cosa non passi mai. ora riesco a fare una vita "normale": studio, vado in ospedale a fare reparto, esco (anche se controvoglia), potrei vivere tutta la vita a questo modo, ma non riesco a sopportarla cosi. A volte mi chiedo se sto impazzendo, addirittura per un periodo qualche mese fa ho avuto la paura di essere lesbica (non mi chieda il perchè, non lo so, vedevo in tv servizi sugli omosessuali e mi agitavo), insomma la mia mente ha delirato. Anche questo ho detto alla mia psicoterapeuta, che mi ha tranquillizzato e mi ha fatto capire che sono solo giochi della mente, e che io mi identifico troppo nell'altro, chiunque esso sia. insomma, la mia psicoterapeuta sostiene che questa depressione sia una fase di passaggio, che mentalmente sono molto matura, studio, mi guadagno qualche soldo, gestisto un pò le cose in casa insieme a mio papà e a mio fratello da quando mia mamma non può più, ma psicologicamente sono rimasta un pò indietro. Le scrivo solo per avere una sua opinione, per avere la rassicurazione che questo passerà: a volte sento dire che bisogna trovare la chiave per uscire da questa situazione, ma ho l'impressione che questa chiave io non la troverò mai. Non mi piace prendere queste medicine, io non volevo nemmeno prenderle, so che è tutto nella mente, e che una medicina non fa altro che attenuare i sintomi. La ringrazio per essersi letto questo romanzo, nella speranza un giorno di tornare com'ero prima, anzi come dice la mia psicoterapeuta "non tornerai mai come prima, puoi solo diventare meglio di prima". Grazie.
Risposta del Dott.Zambello: Gentile Collega,
grazie a lei di seguire questo blog. Sara, non la conosco, ho letto attentamente la sua lettera e ho l'impressione che lei stia facendo un buon lavoro. La depressione, come saprà richiede sempre all'inizio un doppio intervento: psicoterapeutico e farmacologico. Le faccio tanti auguri per sua analisi e per lo studio.
Aggiunto: Maggio 8, 2012
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Pseudonimo: Emme
Pseudonimo: Emme
Domanda allo psicoterapeuta:
Salve,
sono una ragazza che non riesce a sentirsi "donna" ma, al momento, nemmeno "uomo". Ho portato avanti per quasi 2 anni una psicoterapia che poi ho mollato perchè non mi dava i risultati di cui avevo bisogno, cioè non mi chiariva le idee su chi sono dal punto di vista dell'identità di genere.. Questo mio "problema di genere" mi blocca in tutti gli ambiti: sociali(non so come pormi, sono a disagio quasi sempre), affettivi (provo attrazione per le donne ma non mi avvicino mai e non ho mai avuto storie, solo amori platonici), lavorativi (arrivo ad invidiare i muratori a volte). Sento che ogni giorno che passa perdo tempo, che la vita scorre e io non la vivo come vorrei. Sono a disagio di fronte all'omosessualità femminile e anche verso la transessualità. Non so come muovermi per dipanare la matassa che sento dentro. Adesso non avrei i mezzi economici, ma Lei pensa che con una buona psicoanalisi potrei arrivare a capire chi sono, se è il caso o meno di cambiare sesso?
Grazie. M.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signorina,
non ha mai pensato che rispetto alla sua identità sessuale lei non ne viene a capo perchè, forse, il suo problema non è quello? Le parlo per esperienza clinica, non la conosco, molto spesso la "questione sessuale" è una difesa a ben altre tematiche. Certo, la psicoanalisi la potrebbe aiutare a dipanare questa nebbia esistenziale.
Aggiunto: Maggio 7, 2012
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Pseudonimo: rosa
Pseudonimo: rosa
Domanda allo psicoterapeuta:
salve dottore, mi dispiace abusare di lei e della sua pazienza, mi risponda solo ne ha voglia e se non la disturbo troppo.x fortuna siamo riusciti a convincere mio fratello a riprendere la terapia, oggi avremmo dovuto fare gli esami x verificare il valore del litio, ma abbiamo preferito rimandare proprio xche' x un paio di giorno non aveva fatto la terapia.se li facciamo potrebbero essere "sballati"?grazie mille anche se non mi rispondera' e' stato davvero molto gentile.
Risposta del Dott.Zambello: Si, ma bastano alcuni giorni per ritornare al suo valore.
Aggiunto: Maggio 7, 2012
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Pseudonimo: Claire
Pseudonimo: Claire
Domanda allo psicoterapeuta:
Salve Dottore,non le chiedo un consiglio per me ma per il mio ragazzo. Lui ha 18 anni e purtroppo è stato bocciato 2 volte...a scuola non si impegnava per niente stava solo li seduto a far niente giusto per andare. Lui è fissato con la palestra e pratica bodybuilding peró da quando non va piú a scuola non vuole uscire se non per andare in palestra. E' da questo inverno che non esce è sempre chiuso in casa a dormire a guardare la tv o a stare al computer. Con me non esce piú e se gli chiedo il perche' lui mi risponde che non gli va oppure dice sempre 'domani usciamo' ma poi non accade. Quando gli chiedo se dobbiamo uscire lui si arrabbia e mi chiude il telefono in faccia. Io mi inizio davvero a preoccupare! Non so se sia stupido preoccuparsi per queste cose xo un ragazzo di 18 anni dovrebbe pensare ad uscire e stare con gli amici la ragazza pero' x lui pare che non sia cosi'... Perchè fa cosi? E' normale?? Grazie mille x l'attenzione
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signorina,
è evidente che il ragazzo che lei descrive non ha "voglia di far niente". Il perchè non lo so, come potrei saperlo ma, lei ha proprio voglia di stare con lui?
Aggiunto: Maggio 7, 2012
Domanda allo psicoterapeuta:
salve dottore mi scusi se la disturbo,ho trovato il suo indirizzo mail sul suo sito che ho trovato navigando su internet.Mi permetto di esporle il mio problema che mi angoscia tanto e che mi sta provocando un crollo psicologico.Mi chiamo alessandro e ho un figlio di 21 mesi.Purtroppo da un po' di tempo mi sono accorto che il bambino non ci guarda negli occhi e quando lo chiami non risponde.E' un bambino che ama molto giocare,esplorare ogni cassetto ed ogni oggetto che li capita tra le mani,è abbastanza vivace e si arrampica dappertutto.Riesco ad attirare la sua attenzione quando per esempio mi nascondo dietro una tenda e allora arriva di corsa tutto sorridente e mi guarda divertito ,oppure quando mi sdraio nel letto arriva di corsa sempre sorridente e mi abbraccia e mi guarda contento.Spesso mi viene incontro perche vuole essere abbracciato e molte volte piange quando esco per andare al lavoro cercandomi dalla finestra,lo stesso fa con la madre quando questa scende in cantina,lui piange e rimane ad aspettarla nella porta.Pero' buona parte della giornata la passa a girare per le stanza e raccogliere e esplorare tutto quello che trova e sembra che non esistiamo.Solo quando piace a lui è affettuoso.Lo vogliamo scrivere su consiglio del pediatra all'asilo per vedere se socializza con gli altri anche se quando lo portiamo al parco non calcola i bambini che gli si avvicinano.Ultimamente gli piace fare il girotondo e si avvicina a me o mio padre con la mano per iniziare il gioco.Devo dire che nella sua crescita non ha mai avuto molte possibilita di interagire con gli altri perche è rimasto quasi sempre a casa ed è figlio unico..Purtroppo non so' se è uno sbaglio oppure no,ma ogni volta che leggo qualcosa su internet si rivela sempre tutto negativo e sembra che rispecchi alla perfezione la mia vicenda personale.la ringrazio in anticipo e spero che potro' avere da una persona autorevole e competente come lei una risposta in base al racconto che le ho esposto,saluti.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Alex,
io credo che lei sia un padre fortunato e sicuramente, con sua moglie, capace. Capaci di fornire a vostro figlio "una base sicura" come scriveva Bowlby nel 1969. Egli. psicoanalista, aveva elaborato in opposizione a Freud una teoria che sarà conosciuta come "Teoria dell' attaccamento. Secondo Bowlby e secondo me, per quello che ho letto, suo figlio appartiene proprio alla categoria dei "bambini sicuri" perchè voi genitori avete saputo creare attorno a lui un ambiente che gli permette di esplorare, staccarsi dalla mamma e papà con sicurezza sapendo di poterci tornare quando ne avrà bisogno e voglia. Bambino fortunato.
Aggiunto: Maggio 4, 2012
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Pseudonimo: rosa
Pseudonimo: rosa
Domanda allo psicoterapeuta:
salve dottore, chiedo scusa se la disturbo ancora ma urge un consiglio, le ho scritto un paio di giorni fa,dicendole che mio fratello stava meglio ed effettivamente e' cosi e x questo motivo ha deciso dopo tre mesi di sospendere la cura che stava facendo a base di litio prendeva tre compressa al di'.purtroppo non riusciamo a contattare il suo medico che e ' in ferie.volevo chiederle se e' possibile sospendere cosi' bruscamente e a cosa va in contro, potrebbe tornare quello di qualche mese fa'?se riusciamo a convincerlo a prenderne almeno una x un'altro mesetto e poi sospendere, potrebbe essere una soluzione?????grazie mille.aspetto notizie al piu' presto!!!
Risposta del Dott.Zambello: No,no,no! Il litio non va sospeso così, improvvisamente né preso a dosaggi non previsti dalla cura. Suo fratello potrebbe ritrovarsi, in poco tempo alla situazione di prima e magari anche peggio.
Aggiunto: Maggio 4, 2012
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Pseudonimo: Fiore
Pseudonimo: Fiore
Domanda allo psicoterapeuta:
Salve Dottore,sono una ragazza di 19 anni e da meno di un anno qualcosa in me è cambiato: il motivo principale penso sia stato il cambiamento,ovvero per motivi di studi universitari, mi sono trasferita in una nuova città,lontana quasi 900 km da casa mia,e dopo un pò di mesi ho notato che non mi sentivo/sento più la stessa di prima: non ho voglia di fare nulla,non riesco a studiare, non ho voglia di uscire, non riesco a dormire, l'unica momento in cui mi sento più "sollevata" è la sera, in quanto so che anche un altro giorno è andato e finalmente è finito, mi sento svuotata, priva di stimoli e voglia di reagire. Infatti per tutti questi motivi ho deciso di abbandonare l'univeristà e tornare a casa: pensavo che questo mi potesse aiutare e invece mi sento sempre nello stesso modo. Magari è solo un periodo cosi della mia vita: non so cosa pensare, spero sia cosi. Grazie dell'attenzione.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signorina,
lei sta diventando grande, adulta. L'uscita, definitiva, dal "nido" l'ha messa davanti a questa realtà. Si è spaventata ed ha pensato che tutto si sarebbe risolto ritornando in famiglia ma, per sua fortuna, non è stato, non sarà mai più possibile. Crescere è una fatica, per tutti. Bisogna trovare il modo per utilizzare bene le proprie energie e, per questo, la psicoterapia la potrebbe aiutare. Se non vuole o non può fare una psicoterapia si faccia almeno aiutare con un antidepressivo. Quest'ultimo però, lei lo deve sapere, è una "pezza" ma, necessaria se si sta male.
Aggiunto: Maggio 3, 2012
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Pseudonimo: rosa
Pseudonimo: rosa
Domanda allo psicoterapeuta:
salve dottore,
le ho scritto tempo fa riguardo mio fratello ed e' grazie a lei che siamo riusciti a capire cosa gli stava accadendo,si trattava di disturbo dell'umore e grazie al suo psicoterapeuta siamo a buon punto e da qualche giorno ha ricominciato a lavorare!!!dopo 4 mesi di inferno finalmente pare che le cose vadano meglio anche se sta vivendo anche la separazione con la moglie.e' successo qualcosa che mi ha lasciato un po' pensare, le lascio immaginare quello che abbiamo passato in questi mesi e sopratutto i miei genitori, il punto e' questo il giorno dopo che mio fratello ha ripreso a lavorare, mio padre ha avuto un malore e dall' ospedale e' stato dimesso in giornata con "ansia".adesso mi chiedo e' possibile che lui abbia tenuto duro fino ad ora e che adesso stia cedendo??e' una coincidenza che proprio quando il figlio e' ritornato ad una "vita normale" lui abbia avuto questo crollo? possiamo aiutarlo a prevenire questa ansia??il vero problema e che lui nn si capacita che si sia rovinata la famiglia...
grazie in anticipo.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Rosa,
ho il sospetto che i rapporti all'interno della famiglia siano molto complicati. Bisogna restare nel fattibile: lasci che suo fratello "si faccia la sua strada". aiutaTe vostro padre a contenere il suo dispiacere e ansia. Credo che per lui la terapia più idonea sia quella farmacologica, fatelo seguire da un neurologo.
Aggiunto: Maggio 2, 2012
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Pseudonimo: Federica
Pseudonimo: Federica
Domanda allo psicoterapeuta:
salve dottore,
le scrivo per riferirle della mia situazione. Ho 19 anni e da circa un mese mi sento stanca senza voglia di andare a lezione (studio all'università), con l'idea che devo studiare solo per gli esami e ciò mi mette ansia tachicardia (mi viene dal nulla anche quando pulisco o faccio una passeggiata) faccio fatica a mangiare e non riesco a vivere in modo pienamente felice quelle situazioni che mi facevano impazzire di gioia. Il problema è che non mi capacito del perché. Cosa devo fare? La ringrazio. Federica
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Federica,
chiede aiuto o al suo medico o ad uno psicoterapeuta.
Aggiunto: Maggio 1, 2012
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Pseudonimo: Emme
Domanda allo psicoterapeuta:
Intanto grazie per la risposta. Per esempio quale o quali problemi potrebbero "nascondersi"? Comunque non c'è dubbio che io viva male tutta questa situazione. Può darmi dei consigli?
Risposta del Dott.Zambello: Gentile Collega,
grazie a lei di seguire questo blog. Sara, non la conosco, ho letto attentamente la sua lettera e ho l'impressione che lei stia facendo un buon lavoro. La depressione, come saprà richiede sempre all'inizio un doppio intervento: psicoterapeutico e farmacologico. Le faccio tanti auguri per la sua analisi e per lo studio.