Ipnosi ericksoniana, una terapia che sa di nuovo
La cronaca ha parlato dell’ ipnosi ericksoniana. Ha rilanciato i primi di settembre il tema della Ipnosi, non quella da spettacolo ma quella clinica della ipnosi ericksoniana. Qualcuno ha dato dei numeri straordinari: 8 milioni di italiani avrebbero richiesto un intervento d’ipnosi. Altri, forse a ragione, negano non solo questi numeri ma anche l’attualità dell’Ipnosi clinica, definendola sostanzialmente una tecnica desueta.
Eppure esistono scuole di specializzazione in Ipnosi e Psicoterapia e sono riconosciute dal Miur. Esiste una Società Italiana di Ipnosi ericksoniana e addirittura una Internazionale.
L ‘Ipnosi terapeutica
Dunque l’ Ipnosi terapeutica è ben radicata nella cultura clinica italiana e non ha niente a che vedere con le pazienti isteriche di Freud. Milton Erickson, psichiatra e psicoterapeuta americano, negli anni ’50 ha dato un impulso formidabile allo sviluppo delle moderna ipnosi in psicoterapia. Non per analizzare le cause dei problemi psicologici dei pazienti ma per trovare una soluzione pratica, immediata. Un soluzione che non può mai essere standardizzata, perché ogni individuo, ogni paziente e ogni storia di vita è unica. La psicoterapia ericksoniana sottolinea proprio l’individualità di ogni singola persona utilizzando le risorse individuali, le sue capacità personali.
La modalità dell’intervento
Ma qual è realmente la modalità dell’intervento, in cosa consiste l’ipnosi ericksoniana’? Lo abbiamo chiesto a Camillo Loriedo, in Italia il massimo esperto tanto da fondare la Scuola Italiana di Ipnosi Ericksoniana. Dice Loriedo: «L’ipnosi è uno stato psico-fisiologico di focalizzazione, di aumentata concentrazione, di restrizione del campo di coscienza.Questa restrizione del campo di coscienza rendere superfluo ciò che è collaterale. E’ una capacità di focalizzare e rendere al massimo ciò su cui si è focalizzati».
Fondamenti dell’ ipnosi ericksoniana
L’ipnosi ericksoniana sembra fondarsi sulla relazione tra paziente e terapeuta e non ha niente a che vedere con le rappresentazioni cui siamo abituati. Nella definizione corretta l’ipnoterapeuta è colui che applica l’ipnosi a scopi terapeutici. In realtà si può anche usare l’ipnosi senza finalità terapeutiche. In questo caso si parla di “ipnotista”. L’ ipnotista è quello che da spettacolo per intenderci.
Così Loriedo spiega la differenza nell’uso psicoterapeutico dell’ipnosi ericksoniana. «Ovviamente c’è chi usa l’ipnosi ericksoniana non per interventi terapeutici ma soltanto per fare uno show. Un ipnotista formato, preparato che aderisce ad un Associazione medica di Ipnosi, non lo farà mai per spettacolo.
Psicopatologie in cui si può usale l’ipnosi ericksoniana
In quali situazioni psicopatologiche invece può essere di aiuto l’intervento di uno psicoterapeuta specializzato in ipnosi ericksoniana? Secondo Loriedo sono diversi gli ambiti clinici in cui l’intervento dell’ipnoterapeuta è particolarmente efficace. L’ipnosi ericksoniana ha dimostrato la sua validità per una serie di problematiche cliniche. Dalla terapia del dolore in cui viene riconosciuta a tutti i livelli l’importante efficacia. Permette infatti di ridurre l’uso di analgesici se non di evitarli del tutto.
Non si tratta di far sparire il dolore ma di poterlo controllare, gestire. Poi è molto efficace nel trattamento dei disturbi d’ansia, attacchi di panico, fobie.
Ansia e fobie
Nelle fobie in particolare l’ipnosi è un grande aiuto per risolvere una delle negatività maggiori che è l’attesa. Una grande sofferenza che è tipica del paziente fobico è l’evitamento. E questo comportamento di solito aggrava la patologia stessa. Porta infatti il paziente a comportarsi in modo da evitare luoghi, situazioni rinunciando a tanti momenti importanti della propria vita».
Non ultimo, sottolinea Loriedo, i così detti “disturbi da conversione”, quelle paralisi che una volta si definivano isteriche. Ad esempio la perdita di sensibilità, la perdita dell’udito o della capacità verbale che può colpire all’improvviso o gradualmente. In assenza di lesioni o patologie di natura medica sono spesso legate ad episodi traumatici. Sono esiti di vissuti fortemente negativi, difficili».
Le nuove frontiere della psichiatria
Camillo Loriedo è medico, psichiatria, ipnoterapeuta e piscoterapeuta della famiglia. Gli chiediamo, come si combinano tutte queste competenze mediche nel trattamento dei disturbi psicologici e psichiatrici? Insomma come lavora lei, risolve con un farmaco, convoca il nucleo familiare, ipnotizza? L’ approccio integrato, inteso come sinergia di competenze e tecniche ed è innegabilmente il più efficace. Nelle psicosi è ormai consolidata la certezza che non si può fare a meno di un approccio integrato farmacologico e psicoterapeutico. Per le patologie minori l’uso della psicoterapia prevale rispetto all’uso del farmaco. Prevarrà sempre di più anche se l’intervento del farmaco non va mai demonizzato, sarebbe un errore. Il farmaco va considerato con rispetto perché può servire in determinati momenti. Ad esempio dove il paziente può aver bisogno di un sostegno, che l’intervento psicoterapeutico non può dare nell’immediato».
Sanità pubblica o privata?
In tema di salute mentale in Italia è sempre molto attuale “pubblico o privato?” In Italia la richiesta di ipnosi ericksoniana come terapia è in forte crescita. Ci sono circa 10.000 psicoterapeuti specializzati e formati per praticarla. Questa è accessibile sia nel pubblico che nel privato, rassicura Loriedo. Non è diffusissima nei servizi pubblici. Però diversi centri la applicano. Comunque è una prestazione riconosciuta dal Sistema Sanitario Nazionale tra le varie psicoterapie di cui si può usufruire.
Ipnosi ericksoniana nel pubblico.
Ma se nel pubblico è sicuro che il terapeuta abbia determinate qualifiche, nel privato come facciamo per non finire da un ipnotista al posto di un ipnoterapeuta? In Italia c’è una legge specifica che regolamenta la psicoterapia. Dopo una laurea in medicina o in psicologia si può accedere ad un corso di formazione. La durata è di 4 anni e ci si specializza in psicoterapia. Quindi nessun professionista che non abbia seguito questo percorso può intervenire in modo psicoterapeutico. Quando la sofferenza è di attinenza clinica, psicopatologica è tale da considerarsi un vero e proprio disturbo e va trattato e curato da chi ha la competenza per farlo. Deve essere abilitato legalmente e accademicamente a farlo.
Necessità di verificare.
Importante è verificare se si ha davanti un medico o uno psicologo che ha conseguito una specializzazione post-universitaria per praticare l’attività psicoterapeutica. E’ facile farlo: basta controllare gli albi dei rispettivi ordini, ormai sono tutti on line.
di Luana De Vita*
*piscologa e psicoterapeuta
Commento del Dott. Zambello
Ho praticato l’ipnosi ericksoniana per anni, la mia prima specializzazione é stata proprio come ipnoterapeuta. Da tempo ho abbandonato questa tecnica, Ho imparato che con la psicoterapia psicodinamica si arriva lo stesso a rimuovere quei nuclei di sofferenza che disturbano il paziente. Ma, con un presupposto essenziale nel rapporto paziente-terapeuta: il lavoro lo si fa assieme. E’ sintomatico quel numero che appare nell’articolo: 7, 8 milioni di persone che chiedono l’ipnosi. Molte di queste, moltissime, si aspettano un “atto magico”, si aspettano che il terapeuta”magicamente” le liberi dai loro problemi.
Bisogna abbandonate le aspettative magiche
La terapia é invece un lavoro duro, difficile, dove il primo attore non é il terapeuta ma il paziente.
Non sono poi in accordo, con chi sostiene che gli attacchi di panico siano uno dei disagi curabili con l’ipnosi. Non lo credo proprio, perché se sotto un attacco di panico c’è una struttura isterica borderline, come sosteneva Jung, é facile che l’intervento ipnotico degeneri verso la psicosi.
Di Renzo Zambello il libro ” Ricordi e riflessioni di uno psicoanalista “ Ed. Kimerik
Contatti:
Lo studio del Dott. Renzo Zambello è in via Amico Canobio 7, CAP 28100 Novara. Cellulare 3472282733, Aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle ore 19 .
L’approccio Ericksoniano non è una tecnica, semmai l’iponsi “decontestualizzata” dal processo psicoterapeutico può essere considerata una “TECNICA”.
Singolare che un collega che si dichiara “ipnoterapeuta” poi esprima un’affermazione come quella espressa dal dott. Zambello, la relazione e la reciprocità nel processo psicoterapeutico ericksoniano è assolutamente fondamentale. Ma che formazione ha avuto?
Non entro nei meriti di Jung, attacchi di panico e strutture isterico-borderline e psicosi perché davvero siamo lontani anni luci dalle più elementari nozioni degli ultimi 50 anni di ricerca e pratica clinica.
Insomma pur senza criticare la lettura psicodinamica dei sintomi e quindi della terapia (e lo potrei fare per ore, pagine e quintali di gigabyte) non capisco che necessità ha un terapeuta di un orientamento X di dimostrare a sé stesso di essere più efficace del terapeuta dell’orientamento Y?
Nello specifico dell’articolo si parla di Psicoterapia e Ipnosi ericksoniana non di quanto sia inefficace qualsivoglia altro approccio psicoterapeutico e dunque, cordialità
La collega. farebbe bene a firmarsi, é così arrabbiata che faccio fatica a capire di cosa mi rimprovera. Di usare per l’Ipnosi Ericksoniana il termine “tecnica”? Ma la tecnica é fondamentale. E’ la modalità, la procedura per mezzo della quale si applica la psicoterapia. La tecnica psicoterapeutica é chiaramente conseguente alla teoria ed il metodo di riferimento. E’ assolutamente fantasioso, ideologico e anche un po’ pericoloso, immaginare un terapeuta che non utilizzi tutta una serie di “Tecniche” che gli appartengono e lo hanno formato, prima come persona e poi come Terapeuta.
Consiglio la collega di leggere bene quello che ha affermato Camillo Loriedo e quello che ho scritto io. Però, forse, non ho capito bene, chiedo scusa.