Eiaculazione precoce come sintomo. Un caso clinico.
Marco e la eiaculazione precoce come sintomo, lui che che si vantava di non avere mai sofferto di eiaculazione precoce.
Quando venne nel mio studio aveva 27 anni e lavorava ormai da 7 in una società di informatica. Si stava laureando in matematica. Da tre anni era fidanzato con Marina, una compagna di studi. Con lei stava preparava la tesi ma nel contempo pensava di lasciarla dopo la laurea. In fondo, disse, non l’ho mai amata. Non posso lasciarla ora che mi sto laureando. Mi serve.
Insoddisfazione sessuale.
Il motivo che l’aveva spinto a venire da me era, a suo dire, una grande insoddisfazione sessuale. Diceva: ho sempre tanta voglia, lo farei continuamente ma poi quando lo faccio finisce tutto in due tre minuti. Vengo subito, soffro di eiaculazione precoce.
Evoluzione terapeutica
Durante i primi tre colloqui iniziali mi fu abbastanza chiaro che la sua non era una richiesta che puntasse alla soluzione del problema sessuale. Mi comunicò una tematica ben più vasta. Le scadenze esistenziali legate alla laurea, l’insoddisfazione affettiva, il cambio del lavoro, creavano un quadro più composito della sola tematica sessuale. Decidemmo così di iniziare un percorso psicanalitico partendo proprio dalla eiaculazione precoce.
Pensai che in fondo la sua vita sessuale era l’aspetto meno nascosto. Così, per circa quattro mesi lavorammo quasi prevalentemente sulle sue fantasie sessuali.
Le sue fantasie sessuali.
Emerse una struttura dove la donna era vissuta come oggetto cattivo. L’unica buona era la madre. Le altre andavano usate ma senza provare gioia né tanto meno farla provare a lei. Era la stessa cosa che stava facendo con Marina: mi serve fino alla laurea. Le tematiche che si srotolavano nel fondo erano da una parte l’attaccamento narcisistico alla figura materna e un’ aggressività usata in maniera inconsapevole.
Il suo tentativo era di mantenere più stabile possibile la situazione narcisistica. La fusione con la madre buona.
Rinascere
Era comunque a me leggibile una voglia di rinascere , di staccarsi da quella situazione mortifera. Il suo malessere psicologico era una funzione al suo bisogno di riscatto. Nel giro di qualche mese scomparve la sintomatologia sessuale. L’ eiaculazione precoce fu dimenticata e Marco si vantava di avere delle performance sessuali assolutamente soddisfacenti per lui e una nuova compagna.
Questo fu possibile in quanto Marco instaurò un forte transfert positivo con me. Questo rendevano suoi meccanismi di difesa quasi inutili, tra questi anche la eiaculazione precoce.
Eiaculazione precoce come sintomo. Verso il superamento del bisogno fusionale.
Ciò che era difficile abbandonare era il bisogno fusionale. Dopo due anni di analisi, Marco decise di iniziare le pratiche per il matrimonio. Ma, il rapporto che aveva instaurato con la nuova ragazza riproponeva inevitabilmente schemi fusionali. Anche con me chiaramente proponeva le stesse richieste, alle quali mi sottraevo ma soprattutto interpretavo.
La sua capacità introspettiva era spiccata. Per quasi un anno continuò ad ascoltare le mie interpretazioni ma non riusciva a fare a meno di aggredirmi e propormi di colludere con i suoi bisogni narcisistici.
E’ in questa ottica che al terzo anno di analisi, comparve un suo improvviso dimagrimento. In poco tempo perse circa 15 kg e lamentava una sequela di malesseri che lo portarono per ben tre volte in Ospedale. Non fu mai fatta una diagnosi.
Bisogni fusionali e l’aggressività.
La sua era chiaramente una richiesta inconscia ad occuparmi di lui totalmente. Io sono un medico. Contemporaneamente la sua aggressività si esprimeva vanificando l’operato mio e di tutti i miei colleghi. Risultavamo tutti impotenti, incapaci ad aiutarlo. Era come se mi dicesse: ” Con quello che mi hai procurato, l’unica cosa che puoi fare e di dedicarti totalmente a me”. A incoronare il mio fallimento, si ripresentò il problema della eiaculazione precoce. Interpretai e resistetti il più possibile ad ogni tentazione di collusione.
La via di uscita.
Marco uscì da questa situazione un giorno, quando, stanco di lottare contro ” i mulini a vento”, contro se stesso. Decise di dir basta all’ennesimo esame clinico. Cominciò così a manifestare nuove modalità e a capire che in fondo l’unico “responsabile” della sua vita era lui. Si era definitivamente staccato dall’altro, idealizzato e di volta in volta tiranneggiato. Poco importa se era sua madre, l’amante, la moglie, io o i medici dell’ Ospedale.
Iniziò il suo percorso verso l’individuazione cioè verso la realizzazione del Sé.
Fece ancora un po’ di strada con me, non più vissuto come una ” mamma buona” ma un altro, “fuori” dal sé narcisistico.
E alla fine, si stacco definitivamente e si allontano. Per sempre.
Video correlato: http://youtu.be/MEwYYFmfbAs
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Di Renzo Zambello il libro ” Ricordi e riflessioni di uno psicoanalista “ Ed. Kimerik
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una pagina di filosofia freudiana, più che di medicina, pare