Dopo il divano di Freud: La psicoanalisi apre al confronto.
Dichiarazione forte, per chi conosce l’antica severità dei congressi della categoria, da sempre attestata su rigide chiusure verso l’esterno. In omaggio a un rigore metodologico dai tratti a volte autoreferenziali. «E’ vero, abbiamo dato spesso all’esterno un’immagine di chiusura, in un rapporto con la società che possiamo definire oscillante. Ma da sempre abbiamo avuto al nostro interno personalità di grande apertura verso il mondo esterno. Una per tutte, Perrotti, partigiano e poi fortemente impegnato in politica. O ancora, Fornari, teorico di uno scambio fecondo tra psicoanalisi e cultura altra». Domenico Chianese, già presidente della Spi fra il 2001 e il 2005, conferma che però ora siamo davanti a una svolta. «I congressi della Spi si tengono con cadenza biennale, ogni quattro anni i lavori saranno aperti a un confronto con il mondo esterno».
ll tema del Congresso è “Identità e cambiamento”. Qual è la cifra forte del cambiamento che voi analisti cogliete nella stanza d’analisi?
«S’impone una premessa. Nel passato ci sono stati cambiamenti davvero eclatanti da un punto di vista storico-culturale. Basti pensare alla nascita della psicoanalisi. Freud assiste alla “finis Austriae”, è un mondo che si dissolve, scoppia la guerra del 1914-1918. E ancora la nascita del nazismo, le persecuzioni, gli orrori della seconda guerra mondiale. Non si può dire altrettanto oggi, ma siamo comunque di fronte a mutazioni destabilizzanti per l’identità dei singoli. Mi riferisco sul piano sociale ai grandi fenomeni migratori e alla radicalizzazione dei fenomeni religiosi. Il melting pot che ne è seguito è stato fecondo come lo è ogni incontro con l’Altro, ma anche portatore di grandi contrasti».
Quali le conseguenze da questo confronto?
«Una dispersione dell’identità, quindi una depressione diffusa, intesa non solo come grande depressione ma anche come sentimento depressivo-melanconico. In analisi continuiamo a incontrare le patologie classiche, ma accanto scopriamo un’area sempre più vasta di atteggiamenti borderline».
C’è una peculiarità italiana?
«Direi proprio di sì. La difficoltà che i giovani incontrano nel trovare un lavoro, rende difficoltoso il processo di formazione dell’identità. Basti pensare all’impossibilità di formare una famiglia nei tempi desiderati, di proiettarsi nel futuro».
E sul piano del costume che cosa si muove, c’è confronto?
«L’allargamento delle famiglie al di là dei confini naturali apre nuovi interrogativi. Così come le nuove tecnologie nel campo della riproduzione. L’inseminazione artificiale, gli uteri in affitto portano con sé la scomparsa di paternità e di maternità. E non c’è bisogno di essere religiosi per interrogarsi sul senso morale di questi interventi».
La psicoanalisi che cosa può fare?
«Seguire con attenzione questi fenomeni, cercare il confronto, aprirsi sempre di più verso l’esterno, verso i mondi contemporanei. Non irrigidirsi utilizzando vecchie categorie, ma cercare un adeguamento continuo nel confronto del cambiamento che ci troviamo davanti».
Video: Psicoterapia, quale? Del Dott. Zambello
Del Dott. Renzo Zambello il libro: ” RICORDI E RIFLESSIONI DI UNO PSICOANALISTA”. Ed. Kimerik
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