La psicoterapia modifica il cervello? Cambiamenti in psicoterapia, anche neurologici
Cambiamenti in psicoterapia: aree attivate e spente. Sul lettino modificazioni biologiche simili a quelle dei farmaci. La risonanza magnetica riabilita gli eredi di Freud e la psicoterapia.
Cambiamenti in psicoterapia, quali?
C’è un uomo che ha paura dei ragni, ne ha uno davanti. La fotografia del suo cervello mostra che una parte, l’area pre-frontale laterale destra si attiva, stimolata dalla sua paura. Qualche tempo dopo lo stesso individuo non ha più alcuna reazione. Guarda un ragno, eppure reagisce in modo normale, come quello di chi non è assalito da impulsi di terrore.
Il cervello è cambiato.
Il cervello è cambiato: la struttura neuronale si è modificata e tutto senza utilizzare alcun farmaco. Soltanto con la psicoterapia. La risonanza magnetica funzionale può dare la misura di una rivoluzione. La terapia della psiche è in grado di far cambiare forma e anche attività al cervello. Non solo contrasta ansie e fobie, ma regola anche le risposte agli stress causati dalle malattie. Agisce, infatti, sui circuiti neurobiologici. Ha lo stesso effetto dei farmaci anti-paura, spiega Secondo Fassino, direttore del Centro universitario per i disturbi del comportamento alimentare.
Cambiamenti in psicoterapia e la risonanza magnetica.
Un processo consolidato negli anni, a partire dagli studi di Til Wykes. Già nel 2002 aveva dimostrato con una risonanza magnetica che un tipo la psicoterapia aveva sui schizofrenici gli stessi effetti positivi dei farmaci anti-psicotici. Quindi il modello psicosomatico può essere la base per una nuova medicina, spiega Fassino. Nei prossimi anni i trattamenti psichiatrici diventeranno essenziali per migliorare e umanizzare l’assistenza. Spiega Fassino, soprattutto nei campi dell’oncologia, dell’obesità, del diabete e delle malattie cardiovascolari. Serve, di conseguenza, un approccio olistico alla persona, non settoriale all’organo malato. Si parte dai disturbi della psiche per curare le malattie più classiche.
Il neuroimaging
Una prova importante, in questo senso, è la scoperta di neuroimaging, come la risonanza magnetica funzionale. La psicoterapia è in grado di modificare l’attivazione di aree specifiche cerebrali. Permette all’individuo di gestire meglio le emozioni negative quali ansia e paure. Si tratta di evidenze che nascono dalle scoperte del Premio Nobel Eric Kandel. Scienziato famoso per aver dimostrato l’insorgere di alcune modificazioni sull’espressione dei geni.
Ulteriori prove dei cambiamenti in psicoterapia
La possibilità di gestire meglio le emozioni legate alla sofferenza è indispensabile per l’affermarsi di una medicina più avanzata. Spesso, infatti, gli stress si trasformano in disturbi mentali, aggravando la malattia organica, sottolinea Fassino.
Non solo. Altre ricerche con il neuroimaging hanno fotografato in pazienti depressi la normalizzazione dell’attività cerebrale dopo una psicoterapia di qualche mese. L’effetto è paragonabile a quello dei farmaci antidepressivi, con precise basi biologiche.
L’ Io
Uno dei protagonisti di queste scoperte è Claude Robert Cloninger, professore alla Washington University . L’Io , spiega, è costituito da una parte stabile (il temperamento), legato alla genetica. Un’altra parte (il carattere) muta a seconda delle circostanze. Ecco perché molte terapie farmacologiche e anche chirurgiche, devono essere modulate in modo personalizzato. Condizione indispensabile: studiare psicologicamente i pazienti prima e dopo le cure. Del resto Georg Northoff Professore in Germania, ha dimostrato che l’angoscia che si trasforma in somatizzazione.
Come nelle paralisi isteriche. L’isteria non è suggestione: è il frutto dell’attivazione o dell’inibizione di specifici circuiti cerebrali.
di ANDREA ROSSI
Video del Dr. Renzo Zambello
Di Renzo Zambello il libro ” Ricordi e riflessioni di uno psicoanalista “ Ed. Kimerik
Contatti:
Lo studio è in via Amico Canobio 7, CAP 28100 Novara. Cellulare 3472282733, e sarà aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle ore 19 .
Desidero sapere se questa terapia psicologica terapeutica può migliorare lo stato dei malati di Alzheimer o quanto meno se è in grado di aiutare i familiari che assistono un malato di questa patologia.
Grazie Salvina Albanese
Gent.ma Signora,
l’Alzheimer é un processo degenerativo che distrugge progressivamente le cellule cerebrali, rendendo a poco a poco l’individuo che ne è affetto incapace di una vita normale. I tempi di evoluzione sono molto diversi da individuo ad individuo ma, la prognosi non né é mai favorevole.
E’ una situazione per chi é vicino all’ammalato, al limite del sopportabile. In ogni struttura dove é ricoverato uno di questi pazienti é prevista la figura di uno psicologo che dovrebbe supportare i familiari. Se l’assistenza offerta fosse insufficiente o per lo meno l’ansia interna fosse avvertita come troppo pesante, conviene richiedere un aiuto esterno. L’ansia troppo prolungata non fa bene né all’ammalato né a chi la prova.