Ho paura di essere omosessuale.
“Dottore, ho paura di essere omosessuale”.
Ancora troppo spesso mi capita che pazienti mi facciano questa triste affermazione: Ho paura di essere omosessuale. Sia chiaro l’omosessualità non è una malattia ma, neanche un privilegio. E’ la realtà.
Equivalenza tra l’etero e l’omosessualità
Non considero affatto gli omosessuali né sfortunati ma neanche dei prediletti. A coloro che mi chiedono cosa penso dell’orgoglio gay rispondo sempre con un esempio. Dico che è come se mia nonna che le piaceva il pecorino sulla pastasciutta, fosse stata così orgogliosa di questo suo gusto da organizzare un gruppo per la libertà della pasta al pecorino.
Il contesto sociale dell’omosessualità.
Mi si dice che si tratta di problemi un po’ più profondi. Certo, è vero. Non sono così sciocco da non rendermi conto che viviamo in una società dove l’omofobia è ancora attiva e comunque, strisciante, depositata nell’inconscio sociale. Infatti ma, il sentirsi gay, omosessuale è anzitutto una presa d’atto personale. Esserlo è forse una questione genetica, forse dipende solo dalla struttura psicologica o forse, l’uno e l’altro. Comunque sia, difficilmente se non impossibile da modificare.
Tappe nello sviluppo sessuale.
Che siamo o meno omosessuali, comunque sia la nostra sessualità si sviluppa attraverso varie tappe e con enormi difficoltà. Sempre. La prima e forse la più importante é quella di staccarci dalle fantasie fusionali da nostra madre. Staccarci da là, dove eravamo un tutt’uno indistinto e andare verso un’altra persona, uomo o donna che sia. Viverla come diversa da noi. Rischiare il non conosciuto.
L’incontro con l’altro diverso da sé.
E’ l’unione con un diverso da noi, momento primo, condizione indispensabile per la nascita del nuovo. Nascita di ciò che non ci sarebbe mai stato e, non mi riferisco certo solo ai bambini. Tutto questo, è difficile.
Le difficoltà narcisistiche dell’omosessuale.
Ed è vero anche che chi fa i conti con la propria omosessualità, le cose sono un po’ più difficili, perché il diverso da sé è mascherato dal fatto che l’altro è fisicamente simile.
L’incontro con il nuovo, il diverso, all’interno di una coppia omosessuale è più difficile. E’ ostacolata da un esterno fisicamente non diverso.
Difficile ma non impossibile perché il diverso da sé è un connotato prevalentemente psicologico. Chiaramente più una situazione è problematica più avrebbe bisogno di aiuto, ma purtroppo, non avviene. La famiglia in primis, ma soprattutto la scuola, ha perso quel ruolo di “guida” che aiutava l’adolescente a intravvedere una via di uscita oltre il loro “piccolo mondo”. Conseguenza: molti, omo o etero che siano, stagnano in una situazione narcisistica.
L’ omosessualità: problemi sociali e psicologici.
D’altra parte, mi è difficile capire quali possano essere le ragioni storiche e sociali che hanno fatto sì che venisse negato l’evidente: l’omosessualità. L’unica ragione storica che trovo è il vantaggio di tenere di fatto delle persone in uno stato di “colpa”. Parlo chiaramente della chiesa. D’altra parte, la chiesa non ha fatto mancare i suoi strali neanche agli eterosessuali. Tutto era peccato. Il piacere sessuale era peccato.
La sesso-fobia della chiesa.
A mia nonna piaceva il pecorino e nessuno glie l’ha mai negato, se qualcuno l’avesse fatto mia nonna presumibilmente avrebbe avuto dei piccoli problemi.
Quando si pongono ostacoli alla realizzazione sessuale e affettiva, si procurano grandi problemi. E’ orribile pensare che ancora oggi ci sono nazioni dove c’è ancora il rischio della pena di morte per coloro che dichiarano e vivono l’ omosessualità.
L’omofobia.
I gay sono stati uccisi nei forni crematoi solo per le loro scelte sessuali. La Chiesa continua a considerare l’omosessualità un peccato ma anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per restare in tema, ha depennato solo nel 1994 l’omosessualità dall’elenco delle malattie.
E’ giusto scandalizzarci per le ingiustizie, lottare perché le cose possano cambiare, anche con un impegno sociale culturale, ma ci sono dei pericoli. C’è la possibilità di spostare all’esterno le difficoltà di crescita di cui parlavamo prima. Avere l’impressione di lottare per una libertà ma è solo un abbaglio.
I disagi psicologici che statisticamente affliggono i gay ne sono una conferma. La capacità di amare non è un concessione sociale, è il risultato di una profonda maturazione personale.
La psicoanalisi e l’ omosessualità
La psicanalisi non si propone impegni sociali ma cerca di separare le difficoltà interne da quelle esterne. Rende possibile al paziente di riconoscersi, di staccarsi dalle sue proiezioni narcisistiche, permettendo un processo di individuazione. Tutto ciò, a prescindere che uno sia o no omosessuale.
La prossima volta vi racconterò cosa avrebbe fatto mia nonna, che era una saggia, se qualcuno gli avesse detto di non mangiare il pecorino.
Video correlato: http://youtu.be/L9GooDFU_sI
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Di Renzo Zambello il libro: “Ricordi e riflessioni di uno psicoanalista”. Edizioni Kimerik.
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