Caso clinico di impotenza maschile con somatizzazioni
Impotenza maschile con somatizzazioni e ansia sono il quadro clinico con cui si è presentato a me Andrea. E’ un quadro di sintomi che spingono spesso il paziente a chiedere aiuto allo psicoterapeuta. Si pone subito un problema: la psicoanalisi non si fa carico del sintomo, questo non è affrontato direttamente.
Il sintomo
E? vero che la dinamica non si fa carico del sintomo, nel senso che lo considera un segno. Un segnale del corpo, e così va letto. E’ pur vero che il terapeuta è un medico e questo come tale si prende cura di tutto il sé corpo compreso. Quindi, per tornare alla sintomatologia di Andrea, alla sua impotenza, non ero lì per prescrivergli il Viagra ma per capire cosa c’era sotto il disagio.
Psicoanalista e andrologo.
Mai uno psicoanalista, davanti ad un uomo che si presenta con una sintomatologia di impotenza maschile risponderebbe solo sul piano sintomatologico. A quello ci pensa l’urologo, l’andrologo, non la psicoanalisi. E’ chiaro che se uno che soffre di impotenza maschile ed è li, dallo psicoanalista, chiede altro oltre il Viagra. Vuole sapere cosa c’è dietro la sua impotenza maschile.
Vediamo come è andata con Andrea.
Grande sportivo
Andrea, uomo di 35anni, perito elettronico, caporeparto nella fabbrica dove lavora, fisico atletico e sposato da 15 anni. Il motivo che lo portò nel mio studio, circa due anni fa, fu una improvvisa sintomatologia cardiologia, un episodio di fibrillazione atriale, che l’aveva colpito in montagna, mentre tentava di scalare una vetta. Fu soccorso e riportato a valle dall’ elicottero e ricoverato nel più vicino ospedale. Quel episodio lo spaventò molto e dopo alcuni esami clinici il medico curante gli suggerì che probabilmente il suo problema era prevalentemente psicologico. Si era trattato forse di un attacco di panico. Andrea decise di prendere appuntamento con me.
Primo incontro.
Al primo incontro, dopo avermi descritto nei minimi particolari la sintomatologia cardiaca, in particolare la paura di morire che aveva provato. Mi descrisse come “il cuore andava come un pazzo e sembrava gli saltasse fuori dal petto”, mi chiese se potevo aiutarlo con una terapia veloce e che risolvesse prima possibile il suo problema fisico .
Gli risposi che non sapevo cosa potevamo fare assieme e come. In ogni caso, prima di qualsiasi decisione, era necessario incontrarsi almeno tre volte e parlare liberamente.
Andrea mi chiede se posso fare qualcosa per la sua impotenza maschile.
“Liberamente” pensò ad alta voce, “io veramente ho un altro problema” continuò “ soffro di impotenza maschile, mia moglie è ancora vergine. Centra qualcosa con le mie aritmie, lei può aiutarmi anche a proposito della mia impotenza maschile?” Risposi che non lo sapevo e che potevamo fare solo ciò che lui era disposto a fare.
Programmiamo una psicoterapia
Dopo alcuni incontri ci accordammo per due sedute alla settimana. In seguito il lavoro si snodò su piani diversi, proposi ad Andrea e che lui capi che la fibrillazione atriale, l’impotenza maschile sono dei sintomi, un po’ come una febbre. Sono dei segnali che qualcosa non funziona a livello psicologico. Chiaramente non c’interessa curare il sintomo, ma tentare di capirne la causa. Proposi di spostare l’attenzione.
I sogni.
Abbiamo lavorato tanto sui sogni, dove spesso emergevano figure parentali terrificati, in particolare una madre vampiro ed un padre padrone. La storia che abbiamo costruito assieme è una storia dove i suoi genitori erano figure onnipotenti, odiate e temute a cui aveva pensato di sottrarsi. Sposando sua moglie, senza per altro mai raggiungere una vera indipendenza aveva inconsciamente ripetuto quello che sua madre voleva: castrarlo.
Andrea era bloccato, controllato da suoi fantasmi.
Il blocco di Andrea.
Il blocco era così forte che Andrea non si poteva permettere di imitare in niente i suoi genitori, compreso la loro sessualità. La struttura psicologica di Andrea era chiaramente di tipo ossessivo.
Il transfert con me era positivo. Io rappresentavo un padre buono e Andrea imparò piano, piano a non temermi e a fidarsi.
Cominciò a vedere ciò che veramente gli apparteneva e ciò che invece era solo frutto di reazione nei confronti delle figure parentali.
Il sogno di paternità.
Dopo circa quindici mesi Andrea mi portò un sogno dove la sua voglia di paternità era evidente. Diminuì il risentimento verso i suoi genitori e iniziò a pensare alla sua famiglia in termini diversi. Si ripresentò così la tematica della sua impotenza maschile che lui risolse rifacendosi alla sua esperienza sportiva.
“In fondo,” disse, “è un muscolo, e come tutti i muscoli ha bisogno di fare esercizio per funzionare al meglio.”
Iniziò a pensare al sesso come ad un esercizio sportivo. Comunque fosse, era qualcosa di suo, non dei genitori e tanto meno, mio. All’età di 36 anni, dopo 18 mesi dall’inizio della terapia, Andrea deflorava sua moglie e faceva per la prima volta l’amore con una donna.
Andrea non è più “un caso” di impotenza maschile
Chiaramente all’inizio della terapia non fu sottovalutata la possibilità che ci fossero delle cause organiche che causavano la sua impotenza maschile. Andrea aveva interpellato un andrologo ma, organicamente non aveva alcun deficit. In seguito, Andrea mise incinta la moglie per due volte. Oggi Andrea è un uomo che a mio avviso vive molto meglio di prima. E’ rimasta la struttura ossessiva che è molto meno pervasiva di prima e, la sua qualità di vita è sicuramente migliorata. Il sintomo impotenza maschile così come la fibrillazione atriale, gli attacchi di panico, sono totalmente scomparsi.
di: Renzo Zambello
Di Renzo Zambello il libro ” Ricordi e riflessioni di uno psicoanalista “ Ed. Kimerik
Video: Impotenza maschile e Psicoterapia