Raccontare un percorso terapeutico: Il film Tommaso.

Il racconto

Kim Rossi Stuart

 

Il racconto di relazioni sbagliate.

Raccontare un percorso terapeutico in un film  è ciò che fa Kim Rossi Stuart  il regista e l’interprete principale di Tommaso. E’ la storia  di un percorso terapeutico ma  credo che per il protagonista,  il film sia stato parte della  terapia.

Kim Rossi Stuart in una intervista ha negato che Tommaso sia autobiografico. Direi che è una affermazione tanto scontata  quanto poco credibile. Certo,  nessuno  può definirsi  in un personaggio e  abbiamo tutti  diritto alla privacy. Una cosa è certa,  Kim Rossi Stuart di psicoanalisi ne ha masticata tanta. Come e perché,  sono affari suoi.

Il film.

Torniamo al film. E’ lì che  si sente  il peso di un vissuto personale che non è stato ancora totalmente elaborato. Se da una parte si coglie il calore, l’odore di  ferite che  non si sono  chiuse del tutto, dall’altra,   il coinvolgimento autobiografico toglie un po’ di lucidità e di capacità di sintesi al regista. E’ questo il motivo che alla fine ha reso il film poco visto e il giudizio di chi c’è andato,  non  entusiasmante. Capisco come sia difficile,  per chi non è del mestiere, decodificare una serie di messaggi, di emozioni che possono apparire contraddittori e confusi.

Kim forse non aveva letto che, nella preparazione di  “Inside Out” nel 2015, la Pixar Animation Studios aveva coinvolto numerosi psicologi e psicoanalisti. Questi avevano presentato un elenco di emozioni che una ragazzina di 11 anni, come  la protagonista Riley,  poteva provare . L’elenco raggiungeva  oltre le 70 emozioni. Alla fine decisero, per rendere  comprensibile il film, di sceglierne cinque. Fu un successo, vinse un Oscar.

Capisco come sia’ difficile, forse impossibile, fare un lavoro di sintesi se sei ancora coinvolto,  perché sei dentro a quello che racconti.

Il dolore del protagonista

Il vantaggio nei film come Tommaso è che ne cogli il dolore, la sofferenza ma anche il messaggio di  speranza in maniera  coinvolgente, vera,  anche se di “pancia”.

Kim Rossi Stuart è credibile in quello che dice.

Vedere il film Tommaso è come  leggere gli appunti un po’ disordinati  di uno psicoanalista. E in fondo,  la crescita, se pur sofferta,  del protagonista,  è di buon auspicio a quanti si trovano ad affrontare le stesse difficoltà.

Il racconto psicoterapeutico

Il racconto di Tommaso è il racconto di un uomo di circa 40 anni che soffre di una grave forma di narcisismo patologico.  E’ incapace di  provare e di far provare piacere alle donne che stanno con lui. Prima o poi tutte scappano più o meno ferite, più o meno arrabbiate. Tutte  lo detestano, si sentono usate,  mai veramente raggiunte. Lo avvertono  chiuso in un insopportabile egoismo.

In realtà Tommaso soffre, dilaniato tutto il giorno, in  ogni momento della  giornata dal desiderio di avere una donna. Vede la donna e la desidera ossessivamente ma  a pezzi. La sua mente è stipata di  seni, sederi e gambe femminili.  Sono oggetti da adorare e  che insegue  senza mai raggiungerli veramente.  Così, quando qualcuna  gli si offre,  o lui scappa, o momentaneamente  idealizzata, la  distrugge subito dopo quando non  apparirà più perfetta. Un difetto insignificante  diventerà insopportabile.

Dinamiche narcisiste

Per il narcisista,  qualsiasi oggetto desiderato, non è avvertito per quello che è. Il narcisista  proietta  sull’altro  parti che  non riconosce in sé e alla fine,  inevitabilmente, l’altro è  destinato a deludere semplicemente perché non potrà mai essere come immaginato. Il narcisista, Tommaso, vive in una continua tensione, desiderio, ossessione ad incontrare una donna che non c’è, né  potrebbe mai esserci perché sta solo nella sua mente, è il frutto del meccanismo idealizzante. Egli  cerca all’esterno, in un rapporto,   una compensazione fisica,  affettiva,  impossibile.

Nessuno  può darti ciò che  non riconosci  in te stesso.

Il Film Tommaso è il racconto di relazioni interrotte, di fallimenti affettivi  però,  è anche il racconto della volontà, di una spinta vitale  inconscia del protagonista ad uscire dalla trappola del suo disturbo di personalità, a cercare una soluzione.

La psicoterapia è una strada che lui percorre quasi inconsapevolmente, spinto da una forza inerziale. Cerca aiuto, racconta se stesso prima ad un counselor. Va da lui  come si va da un amico  anziano per ricevere comprensione e un buon consiglio. E’ evidente che il professionista pur cercando  di aiutarlo non ci può riuscire. Tommaso ha problemi così profondi e strutturati che  il colloquio con una impostazione amicale  non lo potrà aiutare. Alla fine arriverà a chiedere un intervento più specifico, andrà dallo psicoterapeuta.  Tommaso lo farà quando  ormai, provato nell’anima, sull’orlo di un fallimento psichico che l’ha portato anche ad un pericolo di morte,  sarà riuscito a cogliere frammenti di  verità in sé.

Riuscirà dentro di sé a dare voce al bambino ferito, come già le suggeriva inutilmente  il suo amico  counselor.

Nel dolore anche fisico, riuscirà a conquistarsi  un po’ di  consapevolezza di ciò che è successo e  finalmente potrà nuotare nel mare della vita.  Nel  buio è solo, come  tutti,  ma capace e aperto a cogliere, forse con un voluto riferimento junghiano, le occasioni che il mondo che lo  circonda  sincronicamente gli offrirà.

Mi hanno detto che è possibile recuperare il film in streaming. Vale la pena di vederlo, anche perché Kim Rossi Stuart è capace di una sottile forma di autoironia che alleggerisce la tensione e rende il film  godibile

Di Renzo Zambello

Contatti:

Studio è in via Amico Canobio 7, CAP 28100 Novara.  Cellulare 3472282733,   Aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle ore 19 .  mail: renzozambello@libero.it

 

 Di Renzo Zambello il libro: “Ricordi e riflessioni di uno psicoanalista” Ed. Kimerik

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