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Domanda allo psicoterapeuta:


Domanda:
Buongiorno dottore, e innanzitutto auguri per questi giorni di festa. Sono un Suo collega di Brescia con un problema abbastanza grave. Un mio paziente viene una volta la settimana nel mio studio per psicoterapia supportiva. Purtroppo, questa persona iniziò con me esattamente sedici anni addietro. Dopo circa tre anni di trattamento, gli dissi che avrebbe dovuto cambiare terapeuta, perchè ritenevo con buoni motivi che il trattamento non fosse più utile: una forte fase di stallo. Egli insistì per continuare con me. Allora, vi fu una prosecuzione per altri due anni, seguiti da una ulteriore esortazione ad interrompere il trattamento, visto che non si usciva dalla fase di stallo. Stesso risultato: il paziente s'impose e volle ancora venire da me. Io gli spiegai con calma e precisione i motivi per interrompere e cambiare terapeuta, (mancanza totale di introspezione, nessuna collaborazione, presenza di noia, comportamenti quali togliersi le scarpe e appoggiare i piedi sulla poltroncina di fronte coprendoli con la giacca, inviare continuamente sms col cellulare...). In breve, i tentativi motivati di dissuaderlo dal frequentare il mio studio sono stati almeno 5 in 16 anni, ma il risultato è che questa persona continua imperterrita. Ora le sedute si sono trasformate in soliloqui spenti da parte di lui, e da un ascolto indifferente da parte mia. I pagamenti sono regolari, ma io non lo sopporto più. Devo precisare che fra me e lui esisteva, negli anni '90, una sorta di amicizia blanda, dovuta ad un'amica comune, per cui se lo mettessi alla porta letteralmente, come già mi è stato consigliato, mi causerebbe un forte imbarazzo, anche se non mi sembra un buon motivo per sopportarlo. Cosa può gentilmente dirmi?
Grazie infinite.
(lettera firmata)

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Collega,
la teoria e la tecnica, che dovremmo sempre tenere come sfondo nella nostra professione, ci insegna che per capire i nostri pazienti bisogna leggere il contro-transfert. Cioè, quello che noi proviamo davanti a quel paziente. Lei descrive perfettamente quello che prova. Quei sentimenti negativi che lei descrive, è ciò che il paziente vuole, più o meno consapevolmente provocarle. Non mi sembra ci siano dubbi che lui, forse nella sua parte borderline, vuole sadicizzarla. Lei potrebbe sapere da cosa derivino questi bisogni sadici che, chiaramente non dovrebbero mai, mai essere agiti, tanto meno sopportati per un tempo così lungo. Vanno immediatamente letti e poi ridati al paziente affinché lui ne prenda coscienza e, in quanto può, gli elabori.
E ' chiaro che ci sono state degli errori di valutazione iniziali ed una certa collusione che ha reso il setting terapeutico un po' debole ma, dopo tanto tempo, deve solo chiedersi se è in grado di fronteggiare le fantasie sadiche ed onnipotenti del suo paziente. Se non si sentisse in grado, chiuda.


Aggiunto: Dicembre 26, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Dottor Zambello,

mi dia qualche motivo per cui valga la pena vivere, mi

sento spesso un peso per me e per le persone a cui

voglio bene. Mi dia qualche ragione per andare avanti in

questa vita. Sono spesso disillusa e senza forze, e ho

spesso ripetuti attacchi pianto, per la "pura" paura di

vivere.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.le Laura,
non lo so, non la conosco. Lei mi chiede questo perché pensa che io sia uno strenue difensore della vita e magari anche infarcito da chi sa quali valori morali o religiosi. Mi dispiace, faccio altro: lo psicoanalista. Applico, per quanto ne sono capace l'arte della maieutica per aiutare, chi me lo chiede a ri-nascere e crescere.
Se in lei c'è ancora una piccola Laura che vuole uscire, ricominciare a vivere, le auguro veramente di cuore, un Buon Natale.


Aggiunto: Dicembre 24, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno. Ho un amico che x la seconda volta dovrà affrontare la cura x combattere il virus del epatite. So che questa cosa da molti scompensi a livello fisco e mentale. Come posso stargli vicino e come trattarlo?

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signorina,
la malattia, sia per chi ce l'ha che per chi gli sta vicino è un crogiolo, una vera prova di verità. Davanti alla malattia che può essere o diventare grave, non servono le strategia né sono richieste, bisogna essere se stessi.
Chi soffre, regredisce naturalmente e i suoi bisogni diventano "antichi" ma essenziali. Tutto ciò che è artefatto, è inutile e stona. La sofferenza diventa, può diventare, un periodo di ricchezza dove si scoprono "le cose vere" e questo, non solo per chi soffre ma per tutti coloro che condividono la situazione con empatia.


Aggiunto: Dicembre 23, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


I ragazzi d'oggi di 12-13-14 anni non conoscono il senso del limite e il delirio di onnipotenza è molto frequente
in loro.

Ma in questo modo in quali problemi potranno incorrere nella vita vera?

Si può sfrontando ogni divieto e ogni limite vivere bene?

(mi allaccio alla risposta data sotto e agli adolescenti che ci sono ora in quest'epoca, li conosco perchè lavoro alla scuola media e faccio fatica a relazionarmi con loro)

Siccome mi affrontano e sfrontano ogni giorno, con quest'atteggiamento vivranno bene nel mondo dopo
durante la vita adulta? Io sono di vecchia generazione e
come tale ho un'educazione di una volta. Ma i ragazzi
di oggi sono più vincenti rispetto a noi? Mi collego
al problema che con ilfiglio dell'utente che ha scritto prima di me

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora Pina,
Massimo Recalcati, psicoanalista Lacaniano vede in quella che lo stesso Lacan definiva "evaporizzazione del Padre", della funzione del Padre, direi io, la genesi dell'attuale psicopatologia (dipendenze patologiche, anoressie, depressioni, somatizzazioni e attacchi di panico). Secondo Recalcati, l'assenza o "vaporizzazione" della funzione del Padre comporta l'estinzione dell'inconscio nel soggetto.
E' chiaro che per un junghiano l'immagine, se pur forte, non corrisponde al possibile. Sarebbe come dire, su un piano biologico che un comportamento "patogeno" porta all'estinzione del cuore. E' un assurdo ma, c'è una lettura suggestiva del fenomeno. Continua infatti Recalcati:" L'evaporizzazione del Padre comporta la deriva di soggetti spaesati, vuoti, privi di punti di riferimento ideali, ingessati in identificazioni conformestiche, indifferenti, chiusi nelle loro nicchie narcisistice..."
Questa lettura della realtà non lascia speranze ma, non é vera. Non è vero che possiamo rinunciare all'inconscio e, Li, abbiamo ancora tanto e tante possibilità di intervento. La sofferenza psicologica, il disagio, non è la prova di qualcosa che si è perso ma di quello che ancora di sano esiste e chiede di essere "aiutato" a ri-nascere.


Aggiunto: Dicembre 22, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buonasera Dott.

Ho una domanda strana da farle... Non riesco a dire NO

Le racconto un episodio, sono in fase di innamoramento di un uomo di 37 anni divorziato ma ora fidanzato con una mia conoscente...
Ci siamo visti abbiamo avuto un rapporto e tutto eranella normalità lui è gelosissimo di me
Un giorno ho rivisto un mio ex, ho un bel rapporto con lui dovevamo scambiarci dei regali mi ha detto che aveva voglia di baciarmi io in quel momento pensavo all uomo che mi piace e quindi non volevo ma quando lui si è avvicinato io non ho fatto nulla x evitare che cio' accadesse apppena sono arrivata a casa ho raccontato l accaduto al mio uscente si è arrabbiato mi ha detto di chiudere il nostro "rapporto " ma non lo trovo giusto lui è fidanzato io ho sbagliato

Ma la domanda è perchè spesso non riesco a dire no anche se una cosa non voglio assolutamente farla, sembra ke lo faccia x non fare rimanere male l altra persona ma così è solo peggio

Le mando un saluto e gli auguri di buon natale attendo una sua risposta.
Grazie x la sua attenzione

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signorina,
lei si chiama Sara o Sarina? Perché, se si chiama Sara, cominci a farsi chiamare così, senza sminuirsi. Credo che il problema sia proprio questo, un “Io” troppo debole, "liquido" che prende la forma di chi la contiene. Lei deve lavorare su se stessa, rafforzarsi così da non temere di essere dispersa o andare in frantumi se non è d'accordo e lo dice.

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Aggiunto: Dicembre 23, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Salve,io sono il padre di un ragazzo mdi 14 anni,e tutto va bene,tranne che non riconosce nessuna gerarchia in nessun luogo,questo gli comporta diversi problemi,sia in ambito scolastico che sociale,posso dire che è iperattivo,e questo lo porta a sfidare sempre chiunque.Dimenticavo,io e la madre siamo separati da tre anni,ma questo suo atteggiamento c'è sempre stato,non vi ho detto molto,ma vorrei qualche consiglio su come comportarmi,grazie

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Paolo,
ogni ragazzo/a a 14 anni ha bisogno di "riconoscere" un padre, sperimentare che ci sono gli adulti e che lui non può fare tutto quello che vuole. Il compito dei genitori a quell'età è di dire per il 90% dei casi di no. No alle fantasie onnipotenti dei figli, ad un Io che se non viene contenuto tende ad espandersi verso l'onnipotenza, fallimento. Questo comporta attrito, frustrazione nei figli e anche nei genitori ma, è l'unica via per poter aiutarli a crescere ed affrontare la realtà.


Aggiunto: Dicembre 21, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Caro Dottor Zambello,sono fidanzato da qualche mese con una donna di 39 anni,la quale soffre di anorgasmia totale,in pratica lei afferma di nn avere mai provato un orgasmo nella sua vita;in effetti anche Io come i suoi precedenti compagni nn sono riuscito a donarle piacere.Mi chiedo se con un approccio psicoterapeutico la situazione potrebbe migliorare e,se si in quanto tempo mediamente,visto che oraMAI ho rinunciato al sesso con lei perchè è alquanto frustante per entrambi.GRAZIE della eventuale risposta.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Leonida,
la sua ragazza, se interessata, dovrebbe rivolgersi ad un sessuologo. Solo in un secondo momento, se ce ne fosse bisogno, potrebbe valutare la possibilità di una psicoterapia


Aggiunto: Dicembre 20, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile Dottore,
La ringrazio comunque per le sue indicazioni che mi stanno facendo molto riflettere.

Saluti e buone feste


Aggiunto: Dicembre 20, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile Dottore,
La ringrazio per la solerte risposta e per la sua gentile disponibilità. Ho qualche dubbio che mi permetto di esporle. Perchè dovrei far pagare una mia patologia a mio marito? Com'è possibile che questa patologia si sia manifestata subito dopo la gravidanza e in questo modo così acuto? In passato non ricordo niente del genere, o meglio, non ricordo di avere avuto dei comportamenti ossessivi nei confronti di persone, oggetti, situazioni. Credo di aver trascorso un'esistenza normale. Inoltre, in cosa consisterebbe il mio ricatto nei confronti di mio marito? Io sono convinta dei sentimenti che provo per lui e non ho alcuna intenzione di nuocergli.
Mi scuso per la serie di domande, ma sto davvero tentando di capire cosa mi stia capitando visto che questa situazione mi sta condizionando pesantamente la vita, quella affettiva, quella lavorativa.

Grazie ancora
Saluti

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
qui, io non faccio diagnosi né, tanto meno psicoterapia.
Le mie sono solo indicazioni. Se uno le sente proprie, utili se le tiene, altrimenti le lascia cadere. Ogni altra richiesta richiedono risposte che possono essere trovate solo all'interno di un rapporto terapeutico


Aggiunto: Dicembre 20, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dottore,
Sono una donna di 32 anni che negli ultimi 2 anni ha subito di tutto: gravidanza a rischio, litigi furibondi con il marito e suoceri dopo la nascita del bambino, mobbing sul lavoro al rientro dopo la maternità. Dopo circa 5 mesi dal parto ho cominciato ad avere crisi di pianto sempre più frequenti correlate ai litigi furibondi con marito e suoi genitori. A seguito di una mia crisi "isterica", mio marito mi ha confessato di avermi tradito due mesi prima del matrimonio (ovvero tre anni prima): una "sveltina" con una donna conosciuta in chat che si è rifatta viva proprio nel periodo di nostri litigi a seguito della nascita del bambino (motivo per il quale mio marito si è sentito in obbligo di rivelarmi cosa ci aveva fatto 3 anni prima). Da quel momento i miei pensieri si sono focalizzati solo su questa donna e sul tradimento: le ho scritto, parlo di lei in continuazione e benchè mio marito non abbia più alcun contatto, sono io che la faccio rivivere tra noi. Le crisi di pianto continuano, le crisi "isteriche" peggiorano e il chiodo fisso di quella donna non va via anche perchè lei continua a cercarlo nonostante lui non le risponda. Sono in cura da uno psicoterapeuta e da un neurologo da marzo di quest'anno. Ho assunto prima remeron, poi paroxetina, poi noritren con scarsi risultati. Anche la psicoterapia non sembra sortire effetti rilevanti. Dopo essermi recata in pronto soccorso per una grave crisi "isterica" (in questi momenti perdo totalmente il controllo e medito il suicidio), mi è stato confermato il noritren ma mi è stato aggiunto un neurolettico in bassissime dosi (Risperdal) che non ho ancora cominciato ad assumere. Mi è stata diagnosticata una depressione con carattere ossessivo. Qual è il percorso psicoterapico più corretto per liberarsi da un'ossessione? So che non conoscendo tutta la mia storia, è difficile dare delle indicazioni, ma ha un consiglio da darmi?
La ringrazio.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Disperata,
no, non ho consigli ma, una cosa certa da dirle:la ragazza è solo un pretesto, un modo per vivere la sua nevrosi ossessiva facendogliela pagare a suo marito. Lei soffre di nevrosi ossessiva per conto suo. Un "oggetto" ossessivo vale l'altro. Non è vero che lei non ne possa uscire, la psicoterapia la possono aiutare, cosi pure i farmaci ma, soprattutto la aiuterebbe se suo marito la "mandasse un po'...a quel paese", si sganciasse dai suoi ricatti.


Aggiunto: Dicembre 19, 2011
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


Dott. Renzo Zambello
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