Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno,
Sono un ragazzo di 27 anni pieno di interessi e ambizioni.
A 18 anni ho avuto una crisi depressiva con ansia generalizzata che mi e’ stata curata con mirtazapina (mezza compressa al giorno per l’insonnia)per circa 2 mesi e venlafaxina. Il mio medico psichiatra mi ha consigliato di continuare la terapia con venlafaxina anche quando stavo bene. Sono stato bene per 4 anni (in cui ho continuato a prendere la venlafaxina) ma poi ho avuto un forte attacco di panico durante una gita con la mia ragazza. Dopo vari tentativi durati circa 1 anno in cui assumevo anche Xanax, la situazione si e’ risolta con la paroxetina 20 mg. Per 2 anni mi sono sentito benissimo e sono riuscito ad affrontare problemi anche gravi e situazioni stressanti. Purtroppo, la scorsa estate ho avuto un altro attacco molto violento. Da allora posso dire di non essere piu’ lo stesso. Il fatto che mi sia venuto un attacco cosi’ forte nonostante la paroxetina e dopo esser stato bene per 2 anni mi ha lasciato un senso di debolezza psicologica e causato un ansia anticipatoria notevole che mi trascino ancora adesso.
A settembre mi sono trasferito in Inghilterra per lavoro, riesco ad affrontare tutto ma l’ansia anticipatoria mi impedisce di godere a pieno della vita e di essere felice. Il mio lavoro mi piace ma spesso non riesco ad essere me stesso. Ho spesso paura di stancarmi troppo e di stare male. Mi sentivo in grado di affrontare tutto ma adesso il pensiero di viaggiare in posti lontani da solo mi fa paura per la paura di sentirmi male come e’ successo la scorsa estate.
Adesso ho chiesto aiuto a una psicologa in inghilterra e iniziero’ con lei 8 sedute di terapia cognitiva-comportamentale. Dal punto di vista farmacologico, lo psichiatra che mi aveva curato in italia mi ha detto di aumentare la dose a 30 mg di paroxetina. Il problema e’ che a 20 mg non ho effetti collaterali, ho paura che aumentandola a 30 mg possa farmi ripetere l’incubo che ho provato anni fa quando la cura non era quella giusta per me e stavo male. Inoltre non capisco come per 2 anni sia stata sufficiente 20 mg di paroxetina e adesso sia necessario aumentare.
Vorrei risolvere il problema all'origine e una volta per tutte. Come posso fare?
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Salvus,
lei pur avendo solo 27 anni ha già alle spalle un lungo periodo di terapia farmacologica atta ad affrontare la depressione. Ci sono due cose da dire, per quello che lei mi ha raccontato, la prima: non mi preoccuperei troppo sull'aumento della posologia, direi che è fisiologica. C'è stata sicuramente una certa assuefazione al farmaco ed ora lei ha bisogno di aumentare la quantità. Le ripeto, non si preoccupi. Abbiamo una quantità di molecole diverse e lei è ancora ad una posologia così bassa che proprio non è il caso di farsi dei problemi. Se una molecola le darà fastidio, la cambierà, vedrà che troverà sicuramente il farmaco e la posologia giusta. Però, ed è questo forse il motivo per cui lei scrive a me che sono uno psicoanalista, non è possibile pensare alla depressione solo in termini organicistici, e quindi farmacologici. La sua ansia potrebbe essere il sintomo di un disagio psicogeno e, in quel caso, per fortuna, dico io, non c'è farmaco che "tappi" definitivamente il sintomo. Questo prima o poi risalta fuori. Come affrontarlo? Con otto sedute di terapia comportamentale? Sarebbe come curare la polmonite con l'aerosol. Non che non faccia bene, è anche un bel sollievo ma, non cura sicuramente. Lei lo sa bene, solo una psicoanalisi, strutturata, la può aiutare a dare un senso a quell'ansia.
Aggiunto: Gennaio 4, 2012
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Pseudonimo: Daniele
Pseudonimo: Daniele
Domanda allo psicoterapeuta:
Caro Dottore Zambello io la seguo da anni e mi creda mi fa sempre molto piacere leggere le sue risposte. Molto spesso sento che mi toccano dentro é come fossero rivolte a me. Però Dottore ho visto che lei lavora sempre. Mi chiedo ma lei non si riposa mai perchè lavora così tanto? Mi scusi so che forse sono un po' invadente e le faccio delle domande personali ma mi creda questa cosa mi incuriosisce molto. Se la domanda la trova fuori luogo la butti pure. Ad ogni modo grazie.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Daniele,
grazie, ma non è proprio così. Ho una vita privata, una famiglia e per fortuna, interessi diversi dalla psicologia. Ad esempio riprenderò la professione interrotta prima di Natale, il giorno 9 gennaio. Ciò nonostante ho fatto una scelta, compatibilmente ai tempi e possibilità anche tecniche, di rispondere a quanti mi interpellano. E' un mio modo di essere socialmente utile, se vuole, fare volontariato. In fondo sono un medico vecchio stampo, un po' il vecchio medico di famiglia. Ne sono orgoglioso. Detto questo, mi creda, l'impegno su internet non è poi così gravoso. Oggi è possibile leggere le domande e rispondere, direi dovunque, basta avere un portatile ma anche un telefonino. Il mio impegno è quello di concentrarmi sui contenuti, su quello che le persone mi chiedono. Come avrà visto poco sulla forma che inevitabilmente ne risente, e molto. I miei "catoni" mi rimproverano spesso di fare un sacco di errori di ortografia e purtroppo qualche volta anche di sintassi. Chiedo scusa ma, veramente questo mi costerebbe troppo in tempo. Scrivo di getto e pubblico. I cultori dello stile portino pazienza.
Aggiunto: Gennaio 4, 2012
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Pseudonimo: Franco
Pseudonimo: Franco
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno Dottore. Anch’io le faccio i miei complimenti per il suo lavoro che mi creda è di grande aiuto. C’è una cosa che però non capisco nel suo articolo "Una risata ci salverà" (www.psicoterapiadinamica.it), cosa intende quando dice che pur non vivendo più in una società sessuofoba i meccanismi primari sono più forti di prima? personalmente penso che la sessualità stia dilagando, non ci sono più freni, cosa vuol dire più forti di prima?
Le sarei grato se mi rispondesse.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Franco,
quando noi, psicoanalisti, parliamo di bisogni primari ci riferiamo ai bisogni, naturali che ha il bambino nei primissimi mesi della sua vita. Il bisogno di vivere fuso e confuso con la propria mamma, poi i bisogni orali, di succhiare il latte, toccare la tetta, ecc. bisogni che piano, piano evolveranno e diventeranno sempre più specifici fino a provare piacere prevalentemente attraverso gli organi genitali. In un rapporto adulto, dove la parte genitale è prevalente rispetto alle altre, non significa affatto che primi, quelli primari, vengono annullati o bypassati, anzi, un rapporto adulto è un rapporto che recupera, per un tempo ben definito, nella sua massima intensità tutti quei linguaggi primari, li utilizza, in ogni sfumatura compresa la parte genitale. Il rapporto sessuale è un rapporto, sospeso nel tempo e nello spazio, dove due persone adulte decidono, consensualmente, di regredire, fondersi, confondersi utilizzando tutti i linguaggi del corpo e dell’anima per poi, riemergere. Purtroppo, gran parte della sessualità oggi proposta è una sessualità prevalentemente genitale. Le persone fanno sempre più fatica ad utilizzare gli altri linguaggi come l’affettività, il linguaggio del corpo, il bisogno di essere toccato, il bisogno di sentirsi mentalmente un tutt’uno con l’altro.
Abbiamo ragazzi che fanno sesso a poco più di 11, 12 anni ma poi, dopo un po’ si stancano, non sanno più cosa desiderare, sono come fiori recisi nei vasi, appassiscono. La terra dell’amore sono i bisogni primari: l’affettività.
Certo, lei sa bene che anche su questo piano non mancano le difficoltà. Ad esempio ci sono molti che non riescono a staccarsi da questi bisogni e non evolvono: i “bamboccioni”. E’ la vita, i nostri limiti.
Non so se sono riuscito a chiarire i sui dubbi. Comunque grazie.
Aggiunto: Gennaio 4, 2012
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Pseudonimo: Marco
Pseudonimo: Marco
Domanda allo psicoterapeuta:
Salve Dottore, ho 26anni e da circa 2 anni soffro di eritrofobia...ho questa maledetta paura di diventare rosso in viso, e proprio il pensiero che io lo possa diventare, accende il mio viso!!! Qualche volte questa paura è accompagnata da ansia..non so proprio come uscirne!!!!!aiutatemi!!!
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Marco,
se a lei sembra che l'unico disturbo o comunque quello prevalente sia la paura di diventare rosso, chieda aiuto ad un ipnotista. Faccia una terapia ipnotica, meglio quella ericksoniana. Guardi sul sito dell AMISI www.amisi.it . Diversa invece è la situazione se lei sente di avere un Io un po' debole, in questo caso chieda aiuto ad uno psicoterapeuta per una psicoterapia supportivo-espressiva
Aggiunto: Gennaio 2, 2012
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Pseudonimo: Lado
Pseudonimo: Lado
Domanda allo psicoterapeuta:
Egr. Dott. Zambello, innanzitutto la ringrazio per aver risposto al mio quesito (194). In queste feste la situazione è addirittura peggiorata, visto che proprio ieri mi ha detto di non volerne più sapere di me. Quello che volevo chiederle visto che non vuole prendere farmaci (ma di natura, non prende neanche la pastiglia del mal di testa) è sapere, uno se è legale due se è possibile, somministrare a mia moglie farmaci a sua insaputa, ad esempio, se insapori,mischiandoli con qualcosa da bere o da mangiare. Grazie
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Lado,
non solo non è possibile ma è anche un reato grave somministrare farmaci ad una persona senza il suo consenso. Le consiglio di chiedere aiuto al suo medico curante o, vada a parlare con qualche psichiatra dell'ASL.
Aggiunto: Gennaio 2, 2012
Domanda allo psicoterapeuta:
Perché la psichiatria a livello mondiale ha formulato ed ha ben stabilito a livello mondiale, e soprattutto, mediante la voce dell'autorità, che qualsiasi tipo di voce interiore può provenire soltanto dal cervello, e generalmente, come risultato del cervello che si difende da un comportamento troppo ossessivo ossessivo, producendo così, da se stesso le voci interiori? Di fatto, il cervello di chi sente le voci può essere clinicamente perfettamente normale!
Non sarebbe più ragionevole consigliare alla maggior parte degli uditori di voci, di liberarsi da ogni cosa che abbia a che fare con lo spiritismo, visto che la pratica spiritica può dare il pretesto eccellente agli spiriti demonici per disturbare la persona?
Lei, il titolare di questo sito, ed altri psichiatri e psicoanalisti, non avrebbero potuto documentarsi in merito alla psicoanalisi spirituale, riconoscendo pure, che molte conoscenze ed "asserzioni" nell'ambito della psichiatria sono opinioni non dimostrate?
Se siete interessati il mio blog, psicologiadietroiltriangolo.blogspot.com, cerca di dimostrare, e, come se fossi in un'aula di tribunale, che Satana ed i demoni sono delle persone reali con un corpo spirituale, inoltre, ho proposto un metodo di indagine e di verifica e di diffusione, che potrebbe permettere ad ogni "operatore" di distinguere con buona approssimazione, chi sente le voci realmente da chi è allucinato.
Il principio base è semplice, ma, ci sono diverse cose da conoscere e da capire con intendimento prima di poter praticare la psicoanalisi spirituale, (in aggiunta e completamento a quella di Freud e di Jung).
Se lei è interessata all'argomento, posso mandarle una e-mail con una breve spiegazione sulla psicoanalisi spirituale, (da me proposta),diciamo, al massimo, della dimensione di una pagina da computer a carattere 12 New Times Roman, essendo le "mie" tesi, spiegate molto per esteso sul blog di cui sopra.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Aldo,
lei mi ha già scritto altre volte e io ho sempre pubblicato le sue lettere ed osservazioni. Non mi sento di diventare un adepto alle sue teorie. Porti pazienza, ognuno ha i suoi limiti ma la prego, accetti la mia libertà
Aggiunto: Gennaio 1, 2012
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Pseudonimo: Stella
Pseudonimo: Stella
Domanda allo psicoterapeuta:
ho 30 anni e un grosso problema con il mio corpo.Leggermente in sovrappeso ho da sempre fatto diete col risultato di svuotare il seno e migliorare solo leggermente il reale problema,vale a dire i fianchi un pò troppo larghi.Disagio che si è ripresentato im modo amplificato nel rapporto con mio ragazzo,minando ulteriormente la mia già precaria sicurezza. I rapporti intimi con lui sono calati, e da un paio di settimane non ha proprio l'erezione, e sebbene a causare il deficit siano state di fatto motivazioni fisiche (non è sta di stato molto bene,a suo dire ovviamente) io sono invece convinta di non eccitarlo più.All'inizio del mio rapporto c'era passione intensa tanto che mi chiede perfino di sposarlo dopo appena 4 mesi; poi un buio tacito e di matrimonio non ne abbiamo più parlato.E secondo me perchè ho perso peso e due taglie di reggiseno.Può questa cosa rendere una donna così meno desiderabile rispetto a prima fino ad influenzare dei progetti di vita?Il mio lui non me lo ha detto esplicitamente, ma secondo me, il fatto che non mi abbia fatto conoscere i suoi, il fatto che non abbia ripreso l'argomento matrimonio,e il fatto che nelle ultime sere nn abbia avuto erezione (adducendo probabilmente scuse) è imputabile alla mia perdita del seno, non certo ai suoi convincimenti errati sul mio grado di fedeltà e non sincerità nei suoi riguardi, così come dichiara..Sto impazzendo sotto il peso dell'ambiguità della vicenda: da un lato, il particolare che lui non si fidi di me, sia geloso di me e sia sempre presente mi fa ricredere sulla mia potenziale perdita di "sensualità", dall'altro canto invece, sento con l'istinto (coadiuvato dal riscontro razionale delle sue defaillance) che lui non mi trova attraente come prima nonostante,dica il contrario.La mia allora cos'è?Insicurezza, superficialità o reale preoccupazione?Fatto certo è che non mi sento più donna senza i "tratti canonici" che rendono tale; mi sento una donnina, soprattutto se penso che sono diventata invidiosa delle altre, gelosa e paranoica di un uomo probabilmente mediocre che è fissato per "le tette",e amaramente consapevole che a far perdere la testa è l'adeguamentto dell'individuo a determinati codici sessuali, da cui io sono ormai fuori.Sono depressa dottore.COsa ne pensa?Cosa devo fare?Lasciarlo?Come scioglo i miei dubbi se non lui non mi direbbe mai che mi trova meno attraente?Non ho parametri di riferimento.Sono disperata-
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Stella,
oggi è il primo dell'anno nuovo, si faccia una promessa: smettere di volere piacere agli altri. E' lei che si deve piacere. Se al suo ragazzo bastano un po' di tette in meno, per far cilecca, lo lasci perdere. Che se ne fa di un marito così? Il tempo passerà per tutti, lei ora è giovane ma, verranno i 40anta, 50anta… e verranno le gravidanze, il corpo si trasformerà e lei pensa di dover inseguire il piacere, l'interesse dell'uomo che dovrebbe stare con lei su una questione di un etto in più o in meno di tette, o di fianchi? No, l'amore di coppia e anche la sensualità si basa su ben altri parametri che non siano la taglia del seno o i chili della bilancia. Lei lo deve sapere, cercare, pretendere dall'uomo con il quale vorrà stare.
Aggiunto: Gennaio 1, 2012
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Pseudonimo: Guido
Pseudonimo: Guido
Domanda allo psicoterapeuta:
Egr. Dott. da diversi anni sono in psicoterapia per diverse "difficoltà". Qui ne vorrei citare 1. Sono molto attratto dai transessuali...ed a volte anche da alcuni tipi di ragazzi...il mio psicoterapeuta mi ha detto che il giorno in cui sarò sicuro del mio membro questa attrazione cesserà...ebbene io mi chiedo: ma a prescindere dalla mia insicurezza sessuale potrei, invece, essere solo bisessuale?e poi, riguarderebbe solo me, oppure ogni bisesuale altro non sarebbe che un insicuro del proprio pene?grazie.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Guido,
premesso che non conosco le sue difficoltà né tanto meno quello che pensa il suo terapeuta ma, dubito che ancora una volta venga proposto una "etero-sessualità" come punto di arrivo, verso una maturità sessuale che in realtà sono solo delle fantasie che risentono di preconcetti culturali. Lei lo sa bene che lo stesso Freud considerava il rapporto genitale tra uomo e donna come unico rapporto adulto. Gli stessi rapporti orali, fossero anche tra un uomo ed una donna erano da considerate delle deviazioni. Era anche lui uomo del suo tempo. Strascichi morali, culturali, persistono ancora oggi e a tutti i livelli. Il guaio non è tanto che vengano riproposte vecchie schematizzazioni, ma che queste si confondono con quelle che sono le personali difficoltà. Le faccio un esempio: se io dico che è peccato masturbarsi, come è stato fatto per secoli, dico una stupidaggine ma, nel contempo forse non aiuto, e non riconosco le difficoltà che ogni adolescente ha rispetto alla propria sessualità.
Aggiunto: Dicembre 31, 2011
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Pseudonimo: Slayman
Pseudonimo: Slayman
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno,ho recentemente letto "L'uomo e i suoi sumboli",tuttavia discutendo riguardo agli archetipi con un mio amico ci siamo posti la seguente domanda.In una persona bisessuale si manifesterà l'animus o l'anima?e poi volevo chiederle se ci sono libri o studi di riferimento riguardante l'omosessualità affrontata dal punto di vista junghiano.
Risposta del Dott.Zambello: Credo non ci siano dubbi: con ambedue.
Le riporto in sintesi alcune citazioni di Galimberti e Lingiardi a proposito dell'omosessualità per Jung. "Per Jung l’omosessualità deriva da un’identificazione con le componenti controsessuali, che nel maschio sono rappresentate dalla sua “Anima” e nella femmina dal suo “Animus”. La personalità di un uomo identificato con l’Anima assume una inclinazione femminile che lo indurrà a ricercare un partner maschile; il contrario succede con la donna identificata con il suo Animus" (Galimberti, 1999).
"Pur concordando sostanzialmente con Freud circa l’“infantilismo del carattere” all’origine dell’omosessualità nell’adulto (Lingiardi, 1997), Jung riconosce al maschio omosessuale numerose doti positive derivanti dall’elemento femminino più sviluppato: senso estetico, capacità di immedesimazione, senso della storia con culto dei valori del passato, “... senso dell’amicizia che tra le anime maschili crea legami di sorprendente tenerezza” (Jung, 1938-1954, p. 87).
In realtà siamo ancora ad una schematizzazione della sessualità, libido ma lontani da quella che è l'indivisuazione che proprio secondo Jung, da un punto in poi non sceglie alcun percorso prestabilito.
Credo che Hillman si sia più di ogni altro avvicinato alla possibilità di una analisi archetipica, forse, la più junghiana di tutte.
Aggiunto: Dicembre 30, 2011
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Pseudonimo: Giacomo
Domanda allo psicoterapeuta:
salve dott ZAMBELLO ,IO SONO AFFETTO DA EIACULAZIONE PRECOCE ADESSO IN PEGGIORAMENTO. HO 45 ANNI ,SONO STATO DAL MEDICO CHE HA ESCLUSO FATTORI ORGANICI, MI HA PRESCRITTO DELLE PILLOLE SENZA ALCUN RISULTATO.PREMETTO CHE CREDO DI CONOSCERE LA CAUSA DEL MIO PROBLEMA ,CAUSATO DA DISAGI DOVUTI DALL'AVER UN PENE DI MISURE RIDOTTE (10 CM IN EREZIONE)NONOSTANTE TUTTO SONO SPOSATO ABBIAMO 4 FIGLI 2 MASCHI 2 DUE FEMMINE,ED IL RAPPORTO ERA MEDIOCRE PER LE MIE PRESTAZIONI ,ADESSO E' DIVENTATO INSODDISFACENTE PER ME E MIA MOGLIE . LE MIE DOMANDE ,UNA, COSA POSSO FARE? C'E' UNA CURA PER ME' ,DUE I MIEI FIGLI AVRANNO LO STESSO PROBLEMA VISTO CHE HANNO LE MIE STESSE CARATTERISTICHE GENITALI? GRAZIE
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Giacomo,
ci sono alcune cose che non capisco e che mi sembrano poco coerenti:
Da quale quale specialista è andato? Solo l'andrologo é lo specialista in grado di fare una diagnosi differenziale credibile. Quali esami strumentali ha fatto per arrivare alla diagnosi? Che terapia le è stata proposta? Però, diamo per scontato che che non ci siano cause fisiche, le assicuro che i farmaci oggi in commercio funzionano e, direi anche bene. Credo comunque che il disagio sia sostenuto da una forte componente psicogena. Ad esempio, la lunghezza del pene non ha affatto alcuna relazione con la eiaculazione precoce, se non a livello psicologico. Se lei ritiene, come credo, che la causa di fondo sia psicologica, si faccia aiutare. Mi creda, conosco tanti uomini che vivono e fanno vivere una sessualità piacevole e gratificante anche con peni più piccoli del suo.