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Pseudonimo: Burp
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Domanda allo psicoterapeuta:
Salve, volevo descriverle un episodio che ha reso la mia vita negli ultimi 8 mesi molto...impegnativa. Il mio calvario è iniziato una sera come tante altre guardando la tv, come un fulmine a ciel sereno mi è preso un attacco di panico con una ossessione fobica di poter essere omosessuale, i primi giorni era talmente intensa che appena vedevo un uomo per strada la testa martellava pensieri quali "e se ti piacesse e se fossi gay ecc", in seguito la situazione è peggiorata con la comparsa di ossessioni a carattere pedofilo, appena vedevo un bambino partiva l'ansia e pensieri che mi dicevano "e se ti piacessero i bambini ecc", il culmine è arrivato quando ho passato un periodo in cui l'ansia era cronica, la notte facevo sogni molto vividi per cui non riposavo, insomma non riuscivo a rilassarmi mai, così ho deciso di rivolgermi al medico di base, il quale mi ha prescritto la paroxetina e dell'ansiolitico, la situazione è migliorata un sacco, le ossessioni a carattere pedofilo si sono sciolte, e ho smesso di prendere l'ansiolitico da due mesi, le ossessioni a carattere omosessuale ci sono ancora ma mi danno meno ansia, ho ripreso a guardare la tv e a leggere (prima avevo smesso perchè mi davano ansia), il mio desiderio sessuale però è calato. Le ragazze mi piacevano fin da quando ero bambino, non mai avuto dubbi riguardo al mio orientamento, e credo che averne alla mia età (27 anni) sia un po' crudele, ma il problema mi sembra un altro, alla fine non mi interessa essere etero o omosessuale, quello che mi interessa è ritrovare la tranquillità che avevo prima di quella sera, non sono mai stato omofobico, in questo senso sono aperto di mente, cosa si nasconde dietro queste ossessioni fobiche? Un ultima cosa, tre sere prima di quell'avvenimento ad una festa avevo esagerato con l'alcool e tornato a casa ero stato beccato dai miei mentre vomitavo, sempre in quel momento ho avuto una crisi di pianto perchè non ero soddisfatto appieno della mia vita, può questo episodio essere collegato a tutto il calvario scatenatosi successivamente? La ringrazio per l'attenzione.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signore, noi possiamo “fantasticare” e ipotizzare ogni tipo di passaggio teorico rispetto ai suoi problemi ma, non ci servono, soprattutto non servono a lei. La psicoanalisi ci ha insegnato che quello che serve al paziente è ciò che lui “riconosce come suo” nel rapporto analitico: paziente-terapeuta attraverso le interpretazioni del terapeuta. E’ probabile che in lei ci sia ancora qualche nucleo infantile, forse, legato all’omosessualità che improvvisamente è emerso. Come lei dice, credo non abbia un grande peso rispetto alla sua identità sessuale ma, ha minato alcune strutture infantili. Lei può continuare con la Paroxetina e mettere tutto a tacere per altri 27 anni o, affrontare il problema in una terapia dinamica.
Aggiunto: Marzo 20, 2012
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Pseudonimo: lucry73
Pseudonimo: lucry73
Domanda allo psicoterapeuta:
Buonasera dottore le volevo chiedere come si puo uscire da una condizione che io considero disumana mi sono sposata molto giovane 23 dopo 2 anni di fidanzamento, all'inizio teneva sottocontrollo pure il mio respiro doveva essere tutto in ordine niente fuori posto mi ha alzato anke le mani quando ho cercato di replicare. La situazione si è aggravata con la nascita di mio figlio io vorrei lasciarlo ma vorrei sapere da lei se posso essere in pericolo, in quanto soggetto pericoloso e patologicamente bugiardo. Grazie
Risposta del Dott.Zambello: Gent.le Signora,
lei sa già che suo marito è così ma, non deve chiedere aiuto a me, si rivolga ai Servizi Sociali o ad un Avvocato.
Aggiunto: Marzo 19, 2012
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Pseudonimo: Timido
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Pseudonimo: Sole
Pseudonimo: Sole
Domanda allo psicoterapeuta:
dottore mi scusi non so come fare ma mi sento molto isolata ho mola paura perche la sorella di mio marito ha un figlio in carozzina e tutte le volte mi augura di non passare quello che passa lei ho paura sara solo fobia mio marito non mi ascolta nemmeno anzi mi da dell esaurita come devo fare
Risposta del Dott.Zambello: Scusi Signora ma non capisco. Lei vorrebbe che suo marito si preoccupasse perchè lei teme di essere sfortunata come sua cognata. Non le sembra una richiesta assurda che nasce da una paura assurda? E' chiaro che le sue paure nascondono altre cose ma, invece di tentare di coinvolgere suo marito nelle trame del suo disagio, perchè non chiede aiuto?
Aggiunto: Marzo 19, 2012
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Pseudonimo: Paola
Pseudonimo: Paola
Domanda allo psicoterapeuta:
Gent.mo dott. Zambello,
leggendo la risposta alla domanda dove si parla di individuazione e di guardare il "nostro inferno" mi è sorta una domanda.
Il percorso di individuazione corrisponde al cercare la nostra ombra?
Perché se non annettiamo anche le parti di noi che non ci piacciono non potremmo mai essere "interi" e quindi "individuarci" integralmente...
dove e come trovare la propria ombra?
Nelle parti degli altri che detestiamo? La mia ombra è ciò che vedo negli altri e che io, in apparenza, mai vorrei possedere? Grazie infinite per la sua disponibilità
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Paola,
a parte che non mi piace schematizzare in prima dopo, lo trovo riduttivo anche se necessario forse a livello "didattico". Direi che prendere coscienza dell'ombra è la condizione per incamminarci verso la individuazione. Nel Vangelo c'è un episodio che spiega, simbolicamente questi passaggi. Gli Apostoli, uomini scelti, capaci e generosi, recalcitano un po' prima di "vedere" la loro ambra o meglio, caricarsi della loro croce. Basta ricordare come si comportano durante la passione di Gesù. Scappano tutti, tranne uno, Giovanni. Bene, dopo la passione, hanno un lungo periodo durante il quale sentono , diventano consapevoli della loro povertà. Dice il Vangelo, stavano chiusi nel cenacolo. Avevano paura, ed ecco la svolta: scende Lo Spirito, cioè riconoscono Sé stessi. Solo allora sono pronti, inizia il loro periodo di individuazione.
E' solo l'inizio, il processo di individuazione si protrarrà tutta la vita, fino all'ultimo respiro, coscienti che non arriveranno mai ad essere totalmente noi stessi. Solo il Budda c'è riuscito e Gesù.
Io penso che il periodo analitico corrisponda grossolanamente al primo periodo, quella della croce o dell'ombra, come dice lei.
Aggiunto: Marzo 17, 2012
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Pseudonimo: Doris73
Pseudonimo: Doris73
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno dottore devo compiere 39 anni questo gia mi mette una grande ansia ma il motivo è unaltrole chiedo avere attacchi di pianto durante il giorno significa soffrire gia di grave forma depressiva altre volte ho messo tutte le mie forze per uscirne ma alla fine questi sbalzi di pianto e nervosismo ritornano come mi devo comportare
Risposta del Dott.Zambello: Gent.le Doris,
perché deve essere una "grave" forma di depressione? Forse è solo un leggero stato depressivo ma va valutato e curato. Pensi come sono "depresso" io che dovrò compiere 60 anni.
Aggiunto: Marzo 17, 2012
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Pseudonimo: Vergine
Pseudonimo: Vergine
Domanda allo psicoterapeuta:
sono un ragazzino di 13 anni mi vergogno ma vedo che i miei compagni sono gia avanti io no oltretutto mi deride anche mio padre
Risposta del Dott.Zambello: Gent.le Ragazzo,
se ne freghi! Lei è fortunato, fortunatissimo, segue le giuste tappe di crescita. Avrà tempo. I ragazzi crescono fino a 25 anni, pensi quanto ne ha. Poi, un giorno, quando sarà "grande" vedrà i suoi ex compagni che sono partiti di scatto ma, magari si fermano prima. Impari fin da ora, che ognuno ha i suoi tempi e crescere, significa rispettarli.
Aggiunto: Marzo 17, 2012
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Pseudonimo: BEA
Pseudonimo: BEA
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile Dottore la ringrazio per la sua risposta. Le domando un ultima cosa: è possibile intrapprendere il cammino dell'individuazione anche se guardandosi dentro non si vede altro che il vuoto? Cosa si può "individuare" nel vuoto?
Risposta del Dott.Zambello: Gent.le Signora, le rispondo con una valutazione puramente clinica: se lei avesse "il vuoto" non si porrebbe queste domande.
Aggiunto: Marzo 17, 2012
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Pseudonimo: BEA
Pseudonimo: BEA
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile Dottor Zambello,
è possibile "costruirsi" un Sé in età adulta?
Le domando questo perchè ho l'impressione che ci siano casi in cui la ricerca del Sé sia infruttifera...sembra quindi più facile ricostruirsi. La ringrazio per il suo preziosissimo lavoro.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
Jung pensava proprio di si. Scriveva che il tempo della "costruzione" del Sé o della individuazione, come la chiamava lui, fosse il tempo dell'età adulta. Indicativamente diciamo dopo i 40 anni. Anche Dante dice la stessa cosa, ( mi perdonino i colti letterati per questa citazione grossolana). Lui scriveva:
« Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita. »
Aveva forse 35 anni.
Il motivo che adduceva Jung e che mi sembra vero è che fino a quell'età, l'uomo, la donna fa i conti con le sue pulsioni. Deve impegnare molta della sua "energia" a contenere, indirizzare l'energia pulsionale.
Poi, quando gli impulsi si allenteranno, non scompaiono ma diventano meno pervasivi, sarà possibile guardare altro.
E' certa l'operazione? Ma neanche per sogno, bisogna avere il coraggio di guardare dentro il "nostro inferno", ma, mi sembra comunque un buon progetto per cui vale la pena "investire", vivere.
Aggiunto: Marzo 16, 2012
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Pseudonimo: Mimi
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentilissimo dott Zambello
sono una donna di 38 anni, sono sempre stata una persona molto sensibile e purtoppo la vita non è stata tanto buona con me. Non mi sono mai sposata, non per mio volere anzi ho sempre voluto sposarmi e avere dei bambini. Ho avuto una storia lunga 12 anni con il mio findazato storico che mi ha lasciato perchè lui non poteva darmi quello che volevo,” una casa e una famiglia” mi diceva. in realtà poteva eccome ma non voleva farlo con me. alla fine non l’ho piu rivisto e sono stata male per un anno intero con grandi pianti e disperazione in questo anno perdo anche il lavoro, poi trovo un nuovo lavoro e in questo nuovo ambiente conosco un uomo di cui mi innamoro pazzamente , e diventiamo amanti in quanto lui convive già con una ragazza, riusciamo a vederci costantemente dato che lui ha a disposizione un appartamento dal lavoro. Io lo amo veramente e siceramente credo anche lui e quando sto con lui io sto bene e mi sento me stessa.mi ha fatto dimenticare completamente il mio ex fidanzato e finalmene era rientrato il sole nella mia vita. ma ovviamente le discussioni arrivano presto e quasi subito mi metto in discussione in quanto spero che lui lasci la sua fidanzata, ma lui mi dice che ci ama tutte e due e non vuole lasciarla, tra alti e bassi non riusciamo a stare lontani e sono passati 5 anni. A dicembre di quest’anno nell’arco di una settimana scopro di avere un tumore all’ovaio e mi operano velocemente e mi tolgono tutto ovaie e utero… l’intervento riesce perfettamente e io reagisco bene e senza piangere ( ero orgogliosa di questo) dopo un mese l’esame istologico mi dice che il tumore è di quelli cattivi e sto facendo chemioterapia… anche per questo reagisco bene e senza piangere. ma la persona di cui avevo piu bisogno una settimana fa mi dice che la sua findanzata è incinta ( tra l’altro con fecondazione assistita perchè lui è sterile, non in italia ). ed io a questa notizia ho avuto un crollo. l’ho accusato “perchè mi ha fatto questo proprio adesso che non posso piu avere figli” che adesso so che sarà il mio rimpianto piu grande. Piango costantemente giorno e notte , non voglio neanche piu andare avanti con la terapia perche non mi importa piu di niente e adesso sento di dover fare i conti con me stessa perche non ho concluso nulla nella mi vita e mi sento terribilmente sola e gelosa. ogni attimo della sua gioia con questo bambino sarà un dolore per me e non so se riuscirò a uscirne perchè così non sono mai stata. ho il cuore spezzato e questo dolore immenso perchè all’improssivo non posso piu avere figli. e mi odio perchè spero ancora che lui lasci la sua compagna per me. E’ difficile spiegare tutto queso in poche parole ma vorrei un consiglio su cosa posso fare per trovare se non la felicità almeno la serenità. grazie
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Mimi,
lei racconta una storia drammatica costellata di “impossibilità”. Impossibilità a stare col primo uomo, impossibilità a stare col secondo, già fidanzato quando lei lo conosce, impossibilità a diventare madre. Perchè lottare per una vita intera con ciò che fin dall’inizio sa essere impossibile? La vita è bella nella “normalità”, nella quotidianità, molto spesso limitata ma che contiene il seme della crescita. Non ci si rinnova nello straordinario ma nell’ordinario. Si accetti e cominci a lottare non, per realizzare “il sogno” della sua vita ma per imparare a gioire dei piccoli “fiori” che la circondano. Se non lo farà rischia di impregnarsi di odio e invidia senza ma accorgesi che molto ha anche lei.