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Domanda allo psicoterapeuta:


Spett.le Dott. Zambello,
mi permetto di disturbarla un'ultima volta, alla vs. risposta della mia predente del 13/05 mi sono sentita sollevata dal fatto che l'interessamento fosse reciproco. Infatti l'ho visto il giorno dopo e lo sguardo era di tutto interesse per me. E' venuto apposta nella mia aula per salutarmi.
Però il dubbio mi assilla ancora: avendo la sua e-mail l'altro ieri gli ho scritto chiedendogli l'autorizzazione a chiedergli un parere personale con conferma di riservatezza sulla sua e-mail, ma ad oggi neanche un minimo cenno di risposta. Non ho mai patito così tanto, anche perchè lo vedrò solo altre due volte e poi non sò se sarò ancora assegnata al suo corso. Per favore mi dia un consiglio sincero e poi cosa intendeva nella risposta del 13 : gioco narcisistico? I suoi 34 anni invece li intendevo come uomo già adulto. Per Lei una differenza di età in cui la donna ne ha 43 e Lui 34 si può sostenere o no?
La ringrazio cordialmente

Risposta del Dott.Zambello: Sento che il "delirio" lavora ancora. Che le posso dire, cerchi di non farsi troppo male quando si sveglierà.


Aggiunto: Maggio 15, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Lasciarlo???? E perché dovrei??? Mi perdoni ma non capisco il senso della sua risposta! Solo perché sono donna e quindi?

Didi

Risposta del Dott.Zambello: Le volevo evitare il "baratro". Ma, sembra proprio che lei si comporti i maschietti che lei conosce: " ha difficoltà a lasciare"


Aggiunto: Maggio 15, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Dottore buongiorno!
Una domanda...e' un detto popolare oppure e' verita' che gli uomini hanno difficolta' a lasciare?

Ho la sensazione che il mio compagno non voglia piu' stare con me.
Lui dice di essere in crisi con se stesso, che non e' in discussione NOI ne IO, fatto sta che mi sembra di scivolare in un baratro...

Qualche consiglio?

Didi

Risposta del Dott.Zambello: Lei é donna, lo lasci.


Aggiunto: Maggio 14, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dott. Zambello,
ho un figlio di due anni e mezzo che da pochi mesi frequenta la sezione primavere di una scuola materna.
Dopo un breve periodo di inserimento, si è sempre recato a scuola molto volentieri e senza pianti. Da circa una settimana, invece, il suo approccio è completamente cambiato. Appena si sveglia chiede di non essere portato a scuola. Io sto insistendo nel farlo frequentare ma lo lascio sempre in lacrime. Prima di questa esperienza nella scuola, ho avuto una baby-sitter che si occupava di lui a casa nella mezza giuornata in cui io sono al lavoro e, anche in questa situazione, lui non mi è sembrato aver sofferto il distacco da me e da mio marito.
Cosa mi consiglia di fare? Cedere alle sue richieste e tenerlo a casa (considerato che non è ancora in età da asilo)? Alla lunga, questo disagio da lui manifestato, poterbbe arrecare danni al bambino? Spero di ricevere una sua gentile risposta.
La ringrazio anticipatamente e la saluto.
RAFFAELLA FRACCALVIERI

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
più che difficoltà a staccarsi da lei è probabile che il bambino si sia "spaventato". A volte nei bambini basta poco, anche qualcosa di oggettivamente inocuo è invece avvertito dal bambino come "pericoloso". Il comportamento dei genitori deve essere quello di rispettare, fare sua la paura che si esprime nel rifiuto del bambino ma senza assecondarla. Un po' come quando il bambino cade, si spaventa e si mette a piangere. Il genitore non dice: "su, su, non ti sei fatto niente, alzati" ma accoglie il bambino in braccio, eventualmente lo accarezza la dove ha picchiato e poi lo rimette in piedi.
Accolga la sofferenza di suo figlio, gli dica che lo capisce, eventualmente lo tenga a casa qualche ora in più ma poi, lo riporti all'asilo. Vedrà che in pochi giorni se ne dimenticato.


Aggiunto: Maggio 13, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Spett.le Dott. Zambello,
sto impazzendo ed ho bisogno del suo aiuto. Mi sono iscritta ad un corso scolastico e qui ho conosciuto un tutor privato, peraltro psicologo cognitivo, di cui lezione dopo lezione mi sono innamorata. I suoi atteggiamenti nei miei confronti erano gentili e tutto faceva coincidere le nostre complementarità. A lui sono riuscita a confidare i vari tradimenti di mio marito in 23 anni di matrimonio, lui che aveva notato che mio figlio, preso anche lui a lezioni private dietro mia richiesta personale, non aveva un padre presente e che mi diceva e mi dice che sono da sola. La penultima lezione ha deciso di ribaltare la mia vita, più che una lezione è stata terapia, mi ha fatto capire da sola che dovrei pensare al divorzio e nello stesso tempo mi ha detto delle sue cose personali che anche lui non riusciva a dire da dieci anni tra le quali che non ama la sua compagna e che i suoi genitori si sono separati. Per me è stata la rappresentazione di una conquista di vita. Per lui lascerei mio marito. Alla lezione di ieri gli ho chiesto perchè sta facendo tutto questo per me e lui mi ha risposto che ..... dopo un lungo silenzio e una lunga riflessione su come esprimersi al meglio... che non c'erano secondi fini. Mi sono sentita morire, lui lo ha capito e mi ha chiesto come si poteva iniziare una relazione con un rapporto ancora aperto. Io gli ho semplicemente detto che avrei preferito ci fossero secondi fini e che dopo essere stata tradita dal marito, in una situazione peraltro non cercata, mi sentivo pronta a vivere le mie emozioni. Mi ha chiesto perchè avevo scelto lui, lavoro nell'impresa di famiglia e le occasioni non mi sono mancate, ma gli ho detto che lui è una perosna VERA che mi ha trasmesso emozioni, attrazione fisica, ecc e gli ho ribadito che la situazione di innamoramento non l'ho cercata ma mi è capitata e non riesco s gestirla emotivamente. Ha rotto la mia corazza che avevo costruito contro le ferite avute dai tradimenti di mio marito in dieci anni.
Non sò cosa fare. Come mi devo comportare? Io sto malissimo e mi sono sentita rifiutata. Non capisco se lui vorrebbe prima vedere il mio divorzio o se mi sono creata tutto io nella mia testa ed ho magari creato in lui anche una forma di disagio. Dopotutto è un mio professore. Io ho 43 anni e lui ne ha 34 ma sembra un uomo di 40 anni nei ragionamenti.

Come mi devo comportare, fare finta di niente d'ora in avanti, tacere o definire ancora?
Attendo una sua risposta e la ringrazio cordialmente.

GRACE

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
io seduco, tu seduci, poi seduco ancora, tu mi rispondi seducendomi poi, improvvisamente, lo specchio si rompe e rimane solo la delusione del gioco narcisistico.
Certo, si può giustificare pensando che suo marito fa altrettanto ma, rimane il vuoto. E' un vuoto doloroso che vorrebbe riempire a tutti i costi, magari delirando: "forse aspetta il mio divorzio", ma che dice? Lei lo sa bene che lui gioca come lei: seducendo.
Mi piacerebbe sapere che differenza c'è tra i ragionamenti di un uomo di 34 anni e uno di 40 ma, credo, sia un malcelato tentativo di renderlo il più possibile simile a sé, appunto, un meccanismo narcisistico.


Aggiunto: Maggio 13, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


SALVE DOTTORE SONO UN RAGAZZO DI 36 ANNI SPOSATO E CON UN FIGLIO DI 4 ANNI.E DA CIRCA 8 MESI CHE HO PROBLEMI DI EREZIONE NON RIESCO O PER LO PIU DOPO VARI TENTATIVI LO FACCIO.EFFETTIVAMENTE DORMO POCODURANTE E HO IL SINTOMO E HO POCA CONCENTRAZIONE NEL FARE LE COSE MI DISTRAGGO FACILMENTE. .MA OLTRE CHE NON AVERE EREZIONE E CHE NON CI PENSO PROPRIO NON HO STIMOLI E HO POCA SENSIBILITA E COME SE FOSSI DISTANTE DA CIO CHE FACCIO.HO ESEGUITOI ANCHE GLI ESAMI ORMONALI RISULTATI NELLA NORMA.GRAZI EANTICIPATO

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Massimiliano,
è probabile che alcune difficoltà psicologiche, rimandate, riemergano ora e si facciano sentire a livello somatico con i disagi sessuali che lei ha descritto.
Sono sintomi di problemi più profondi che, probabilmente lei rimuove. Ad esempio, mi impressiona che a 36 anni continui a definirsi ragazzo. Lei è un "adulto" ma forse, c'è una parte sua che fa fatica ad accettarlo.


Aggiunto: Maggio 12, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Sono la figlia di una donna di 71 anni. Da ottobre è in cura per una forma depressiva da un dottore geriatra. Prende le seguenti medicine Xanax gocce: 5 gocce la mattina e 5 dopo pranzo; Zolpidem 10: 1/2 compressa la sera; Citalopram EG 20: 1 compressa la sera. Ha il glaucoma. In tutto questo periodo ha avuto momenti di alti e bassi, ma ora improvvisamente anche per motivi banali si è messa a letto mangiando pochissimo (questo è già da un pò di tempo) dorme pochissimo piange in continuazione e soprattutto non vuole venire dal dottore. Io ho preso ugualmente un appuntamento, ci andrò io a parlare, ma sono demoralizzata cosa mi consiglia di fare? Tenga presente che è sempre stata una donna molto attiva, accudiva i miei due figli tutti i giorni (perchè io lavoro) e ora non c'è niente che la faccia reagire. Mi aiuti, La prego.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,

fa bene ad ad andare dal medico. Gliene parli. Verifichi con lui l'attuale terapia ma, è sempre possibile, nel caso in cui le cose peggiorassero, programmare un ricovero. Ma lei, perchè si chiama "barbi", ha paura di crescere?


Aggiunto: Maggio 12, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile Dottor Zambello,

ho un lavoro (un'occupazione) ma ogni giorno mi relaziono

con colleghi che sono sposati. Io non lo sono, e vivo

questo stato con grande sofferenza, soprattutto quando

sento i colleghi parlare delle loro mogli o dei loro

mariti. Vivo un grande senso di inferiorità, di fronte

al mio "non essere in coppia con nessuno", soprattutto

quando sento (i colleghi) parlare dei loro compagni.

Hanno tutti "un marito" o "una moglie".

Che siano felici o meno con loro questo io non lo so

perchè, di certo se non lo sono, loro non me lo dicono;

fatto sta che quasi tutti sono sposati (o almeno

l'anello al dito ce l'hanno). Questa cosa mi fa soffrire

molto, perchè è come se nella mia testa, regnasse l'idea

o convinzione che " chi è sposato" automaticamente

"è anche felice", ed è anche per questa convinzione di

conseguenza, "che soffro molto della mia condizione di

single".

Mi sento inferiore (mi sento di avere un valore minore

di loro). Cosa devo fare, per sentirmi, quanto meno

con "una certa dignità" che non sia così inferiore a

quella che conferisco a loro?

E' vero che da sposati si vive meglio? (in fondo lo sono

quasi tutti). Al lavoro tutti parlano, o almeno più di

una volta al giorno salta fuori che i colleghi parlano

di episodi di vita, vissuti col marito o la moglie

(poi che vada bene o meno con loro questo non si sa).

Fatto sta che nella vita vera, sono sopratutto e quasi

tutti sposati. Io sto male.

La ringrazio molto

Paola

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Paola,
non mi racconta niente di sé, non so quanti anni lei abbia e perché non si é sposata, però, è vero, la maggior parte delle persone sono sposate ma, continuano a star male. Non è il matrimonio che "salva" anzi, è ormai esperienza comune che se ci sono dei problemi , nel matrimonio esplodono.
E' vero che siamo fatti per "stare assieme" ma bisogna prima stare "assieme a noi" poi, se ci è possibile, con gli altri. Paola, non perda il suo tempo ad invidiare situazioni che magari non lo meritano. Si concentri su se stessa, cerchi di stare bene con sé, poi, senza urgenza, potrà stare un po' con gli altri.


Aggiunto: Maggio 11, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Grazie per la risposta "fulminante" (intendo dire non solo per la rapidità). Non vorrei abusare del suo tempo: in passato ho già provato un aiuto psicologico, risultato efficace solo per un breve periodo. E' emerso, principalmente, il sentirsi non amato da una mamma poco disponibile sia per l'età (41 anni alla mia nascita), sia perchè l'ultimo di 5 figli. E, ovviamente, il temere la medesima situazione anche nelle altre relazioni affettive.
Ha mai incontrato qualcuno che dopo 25 anni non ha né perdonato né dimenticato? Che a volte ha l'impressione che tutto nasca dalla propria mente? Che pensa che la migliore soluzione sia "sparire"?
Grazie ancora

Risposta del Dott.Zambello: Quello che lei non ha capito è che il tempo è una variabile che non ha alcuna influenza sulle sue difficoltà. Potranno passare altri 25 anni e lei sarà ancora li a ricordare qualcosa che ormai esisterà solo nella sua mente. Perchè rinunciare, ha lottato per così tanto tempo e ora le vengono pensieri di rinuncia. Proprio ora che forse intuisce che il problema non è all'esterno, quello che succede esternamente ma in quello che "lei fantastica". Perchè pensa che nessuno la possa aiutare? E' un'altra fantasia. Cero che ho incontrato persone con le sue stesso difficoltà e non solo io ed é possibile vivere meglio, più liberi.


Aggiunto: Maggio 11, 2011
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buon giorno Dott.Zambello, a distanza di 25 anni soffro ancora per un tradimento subito, durato oltre un anno dalla scoperta. Immagini e pensieri che si presentano spontaneamente o sollecitate da film, letture, ecc.; nell'ultimo anno con frequenza quotidiana, prevalentemente al mattino appena sveglio (da sempre non ricordo i miei sogni).
Qualche volta interferiscono con la sessualità con manifestazioni di D.E.; ovviamente sono molto disturbanti della relazione di coppia in generale.
Un suo collega, cui mi ero rivolto due anni fa, alla domanda "c'è una terapia che possa rimuovere queste immagini ed i pensieri associati?" mi aveva prospettato (anche se con riserve) l'ipnosi.
Lei cosa mi suggerisce? Se l'ipnosi rientra, anche per Lei, nelle possibilità, può consigliarmi un professionista che opera a Milano.
Grazie per l'attenzione.

Risposta del Dott.Zambello: A Milano c'é l' AMIS (www.AMISI.it) é un'associazione di terapeuti ipnotisti.
E' proprio certo che la via sia quella di "rimuovere" cancellare la memoria o invece quella di capire perchè lei a distanza di 25 anni si sente così debole?


Aggiunto: Maggio 11, 2011
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


Dott. Renzo Zambello
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