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Pseudonimo: francesco
Pseudonimo: francesco
Domanda allo psicoterapeuta:
Dottore tempo addietro le scrissi perchè dovendo fare un intervento per ridurre la miopia, lei mi consigliò l'ipnosi.
Le raccontai anche perchè ho paura dell'intervento: sono stato bullizzato e sono cresciuto con una madre fallica e un padre assente. Ora lei immagina i miei problemi, problemi soprattutto di identità di genere visto che ho avuto una madre molto possessiva e un padre praticamente assente.
L'ipnosi in questo caso è sempre possibile utilizzarla, per superare le mie paure? O la presenza di altri problemi possono turbare una terapia ipnotica?
E poi su Napoli o Salerno, dove posso trovare un buon ipnologo?
Risposta del Dott.Zambello: Le dissi che se non vuole fare l'anestesia, l'unico modo è la sedazione ipnotica.
La valutazione dell'opportunità e la sua risposta all'induzione è compito del medico che la prenderà in cura.
Per conoscere gli ipnotisti che lavorano a Napoli guardi nell'elenco dell' AMISI.
Aggiunto: Gennaio 16, 2020
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Pseudonimo: Giada
Pseudonimo: Giada
Domanda allo psicoterapeuta:
Buonasera dottore
sono in terapia da anni per il disturbo borderline e bipolare. Ormai sono entrata nella fase in cui, teoricamente, non soddisfò più i criteri del DSM perché ho solo 2 punti su 9. Ho fatto passi enormi avendo così una vita pressoché normale. Purtroppo però ciò che non è cambiato in questi anni è la forte gelosia nei confronti della mia terapeuta e l’odio verso i suoi altri pazienti che peraltro non conosco. Mi faccio film mentali su loro, che sono più bravi e che pertanto vengono amati più di me dalla psico. Ne soffro tanto. È normale?
Risposta del Dott.Zambello: L'aggettivo normale in psicologia non ha senso. Ci sono dinamiche e disagi che sono sempre strettamente personali.
Credo sia evidente anche a lei che sta vivendo meccanismi proiettili nei confronti del suo terapeuta che evidentemente poco hanno a che vedere con la realtà. Le sarà sicuramente possibile superare questo stato elaborandolo con il suo terapeuta.
Aggiunto: Gennaio 8, 2020
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Pseudonimo: viaggiatoresolitario
Pseudonimo: viaggiatoresolitario
Domanda allo psicoterapeuta:
Dottore stasera ho scoperto di essere arrogante. Non sapevo di esserlo visto che con una laurea in tasca ho fatto anche le pulizie pur di lavorare e non cadere in depressione restando a casa.
Il giudizio di essere arrogante mi è stato dato da un dipendente di una famosa impresa di traporto che opera da noi in Lombardia. Parlando in treno con questo dipendente, fuori servizio che rincasava ed era seduto accanto a me, (tra l'altro si lamentava di lavorare il sabato e la domenica e di non aver potuto festeggiare a Capodanno con gli amici), ho semplicemente raccontato, con esempi concreti per davvero avvenuti e con educazione, come molto personale è impreparato perché non conosce il sistema tariffario ( io lo conosco perché sono appassionato di ferrovie), com’è maleducato e a volte strafottente nei confronti del viaggiatore.
Mi ha dato dell’arrogante. Mah! Mi ha fatto rimanere di stucco.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signore, non capisco perché se l'è presa.
Non vorrà piacere a tutti o che tutti la capiscano?
Sarebbe davvero un pensiero arrogante.
Noi dobbiamo cogliere e accettare i giudizi degli altri ma lasciarli cadere se non appartengono.
Aggiunto: Gennaio 7, 2020
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Pseudonimo: Ricordi
Pseudonimo: Ricordi
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentilissimo,
mi piacerebbe avere più chiarezza di come funzioni la mente umana e di come funzionino i ricordi.
Credo che in genere i primi ricordi si comincino a costruire verso i 4-5 anni di età.
Se non erro, normalmente in un ricordo dovrebbe esserci un insieme di immagini, odori, suoni, parole,sensazioni (più o meno fedele o distorto).
Eppure a me capita di avere ricordi di situazioni non molto belle, nitidi ma senza l'audio.
Cioè ricordo i luoghi, i volti delle persone, anche i loro nomi spesso. Rivedo le azioni che sono state compiute, mi ricordo se faceva caldo o freddo. Ma nessun suono e nessuna parola. Come fosse un film muto, per capirci.
Non so se sia una cosa normale oppure no. Lei che ne pensa?
Risposta del Dott.Zambello: Penso che sia proprio come lei dice ma è coerente con come funzioniamo.
Noi ci accostiamo al mondo che ci circonda non utilizzando i cinque sensi allo stesso livello. Si dice che uno è visivo, uditivo o cinestesico.
Io ad esempio ricordo perfettamente tutto ciò che una persona mi racconta ma faccio fatica a ricordare la faccia. Dopo alcuni mesi posso non riconoscere più una persona.
In compenso quando sento la sua voce, come un registratore mi viene in mente tutto.
Aggiunto: Gennaio 5, 2020
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Pseudonimo: Vinjafanja
Pseudonimo: Vinjafanja
Domanda allo psicoterapeuta:
Dottor Zambello lei che è anche medico laureato in neuropsichiatria quindi avrà anche competenze con gli psicofarmaci, vorrei sapere da lei perchè si soffre di insonnia? Perchè neanche molti dei farmaci che ci sono in commercio per questo problema e mi sembra di aver capito sono qualcosa come 80, riescono a guarire un paziente malato d'insonnia? Nonostante egli sia profondamente cambiato dentro riuscendo a cambiare quasi totalmente se stesso attraverso anni e anni di correzione e studio su di sè che hanno protato a grandi traguardi? Come si può ancora parlare di cause a monte o psichiche, quando egli ha distrutto parte considerevolmente grande del suo male? intendiamoci, il concetto di guarire da una malattia psichica solo attraverso l'accettazione e la comprensione non è completo. Insomma una volta lei parlava di guarigione di un suo paziente narcisistico (cosa che a quanto pare, da quello che dicono gli psicoterapeuti è impossibile , mentre io sono certo che niente è impossibile)(Certo sia accettazione che disturzione della malattia vanno usate insieme)...insomma cercherò di farla breve, di insonnia si muore? Lei è a conoscenza di come questa malattia sia in realtà una piaga che sta distruggendo le vite di qualcosa come 10 milioni di italiani che ne soffrono? Cosa può dirci al riguardo? Scusi il guazzabuglio, ma sono certo che lei capirà. Un suo ammiratore.
Risposta del Dott.Zambello: Gentile Signore,
Ho fatto un po' fatica capire se lei stava parlando di me o faceva un'ipotesi.
Comunque sia va bene. In fondo è così ancheio dormo mediamente 4 ore a notte.
Mi va bene così, per me sono sufficienti. A molti no. Vorrebbero o sentono il bisogno di dormire di più. In questo caso se ne valutano le cause che possono essere organiche o psichiche o ambedue.
Vi sono numerosi centri universitari che ricercano e curano questa insufficienza organica.
È chiaro che lo psicoanalista si fa carico solo degli aspetti psicologici che stanno alla base.
La questione del narcisismo è altro e posso ripetere che credo che un'analisi ben strutturata possa aiutare il paziente ad uscire da questo.
Aggiunto: Dicembre 27, 2019
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Pseudonimo: Le sottopongo un problema
Pseudonimo: Le sottopongo un problema
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile dott. Zambello
Supponiamo che lei abbia in cura da qualche tempo una paziente con problemi di accettazione del proprio corpo, che vede pieno di difetti e schifoso, al limite della dismorfofobia.
Mettiamo anche che da un po' di tempo si sia instaurata una dinamica poco produttiva, anzi dannosa. Del tipo che la paziente afferma di essere talmente orribile che le persone la guardano con ribrezzo e pensano che faccia schifo ma non glielo dicono per non offendere. Ogni volta che lei, come terapeuta, prova a dire cose come: "Ma lei non è affato orribile come pensa, io non trovo che lei faccia schifo"la paziente si arrabbia, le dà dell'ipocrita, del falso e le dice che in realtà anche lei prova schifo guardandola ma non lo vuole ammettere.
Se per assurdo, durante una seduta nel bel mezzo di uno di questi battibecchi, questa tizia in un momento di rabbia e impulsività si togliesse improvvisamente gli abiti rimanendo in biancheria intima (le sembrerà incredibile che possa accadere, ma facciamo finta che sia plausibile) e le dicesse, arrabbiata "Adesso voglio vedere se lei ha ancora il coraggio di sostenere che non faccio schifo!". Lei come reagirebbe? E come valuterebbe il gesto di questa paziente?
Tenga presente che: 1- se le dicesse che effettivamente è brutta, la terapia con lei non avrebbe più senso di esistere.
2- se affermasse, ancora una volta, che non pensa affatto che la paziente sia brutta, questa ricomincerebbe a darle dell'ipocrita e del bugiardo arrabbiandosi ancora di più.
3- Se restasse in silenzio o reagisse con eccessivo imbarazzo la paziente probabilmente interpreterebbe la cosa come una ulteriore conferma che lei prova ribrezzo vedendola ma non lo vuole dire.
Risposta del Dott.Zambello: Ricordo una didatta di una certa età che raccontava che un giorno le entrò in studio un paziente che appena entrato si abbassò i pantaloni e mostrò il suo pene in erezione.
La Didatta inforco' gli occhiali e si avvicinò al paziente, guardò il pene e disse: "Tutto bene, tutto bene, metta via."
Io non so se avrei il sangue freddo della Didatta ma, mi sembra di aver capito che con i pazienti, qualsiasi problema pongano va affrontato guardandolo.
Premesso che non mi fa schifo nessuno, davanti a qualsiasi persona che mi chiede cosa penso, non mi sottraggono, dico quello che penso. Sono certo che quello penserei non è assolutamente svalutare.
Aggiunto: Dicembre 27, 2019
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Pseudonimo: Solo
Pseudonimo: Solo
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno dottore, sono nuovamente a scriverle. Le vorrei chiedere un altro paio di cose:
1) Come faccio a sapere se ho trovato il terapeuta "giusto" per me e che la terapia sta funzionando?
2) Se mi vergogno di parlare di certe cose (utili però alla terapia) con il terapeuta, cosa posso fare?
Grazie
Risposta del Dott.Zambello: Il terapeuta giusto è quello che le muove delle emozioni, positive o negative che siano.
Passaggio successivo, tradurre queste emozioni in parole.
Questa è la psicoterapia: la terapia della parola. Parola del terapeuta e del paziente.
Se non ce la fa, si scelga un'altro tipo di terapia; ad esempio la teatro-terapia. Una terapia dove si usi prevalentemente il corpo.
Le auguro Buone feste.
Aggiunto: Dicembre 22, 2019
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Pseudonimo: Solo
Pseudonimo: Solo
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno, le avevo scritto ieri una domanda, ma ho visto che non è stata pubblicata, allora le scrivo nuovamente.
Ho iniziato l'ennesima psicoterapia (ho già cambiato molti terapeuti) e per ora ho fatto quattro sedute; nelle prime tre, mi sentivo abbastanza a mio agio e pensavo di aver finalmente trovato il terapeuta giusto per me; durante la quarta seduta, invece, mi sono sentito "strano", quasi in imbarazzo, non so perché. Per esempio, io so che dovrei affrontare il discorso della mia sessualità (che è uno dei motivi che mi spinge ad andare in terapia), ma me ne vergogno molto, non so se con questo terapeuta riuscirei ad affrontare questo discorso (in realtà, nemmeno con i terapeuti passati sono riuscito ad aprirmi completamente). Adesso vorrei quasi cambiare di nuovo terapeuta, ma non so se è una necessità reale o una mia resistenza alla psicoterapia. Mi sono accorto che seguo sempre lo stesso "copione": scelgo un terapeuta, all'inizio mi sembra di aver trovato la persona giusta, poi dopo un po' comincio a pensare che invece non è il terapeuta giusto, che ce ne sarà uno più adatto a me, e alla fine interrompo la terapia, scelgo un altro dottore e il circolo ricomincia... Io non so più cosa fare, mi sembra che nessuno sia "capace" di aiutarmi. Ho paura di non essere in grado di farmi aiutare (eppure ne ho un disperato bisogno perché sono bloccato in tutto nella vita). Cosa potrei fare?
Risposta del Dott.Zambello: Mi scusi, non avevo visto la domanda.
Che fare? Lei stesso è convinto che il problema non sia il terapeuta.
Dica a lui le stesse cose che ha detto a me e così coglierà la disponibilità o meno del medico a seguirla. Cambiare ancora, non le servirebbe a niente.
Aggiunto: Dicembre 20, 2019
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Pseudonimo: NICOLETTA
Pseudonimo: NICOLETTA
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno dottore, avrei una domanda da porle in quanto mi trovo in una situazione di "stallo" all'interno di una terapia psicodinamica che si protrae da qualche anno. Vivo in un piccolo paese e la terapeuta mi è stata presentata dal medico di famiglia. La conoscevo di vista, ma ho accettato, ed ha accettato anche lei, di intraprendere comunque il percorso. Credo che, anche per questa circostanza, il rapporto si sia evoluto anche nel senso di una relazione personale, non che ci si frequenti fuori dalla terapia, ma in qualche modo ci si "conosce" nella vita reale, e ci si stima e apprezza, reciprocamente. Le faccio un esempio: sono studentessa fuori sede ed ogni tanto è capitato che la dottoressa mi abbia chiesto di portarle dei libri dalla biblioteca della città in cui studio, e magari a volte ci siamo soffermate a parlare delle ricerche che facciamo, e mi ha dato consigli sulla tesi (la citerò probabilmente nei ringraziamenti)...Sembra assurdo ma, non avendo ancora superato i miei problemi, adesso mi pongo il dubbio che non sia opportuno cambiare terapeuta, mi spiego: il fatto che esista una relazione umana e cordiale in cui io debba "pagare" per sentirmi apprezzata o essere in diritto di parlare, stranamente mi blocca. Credo che ci siano i margini per una relazione personale nella vita reale con la mia terapeuta, e ci terrei a svilupparla in modo sano, ma nello stesso tempo ho necessità di un terapeuta che si muova solo ed esclusivamente in un ambito professionale. Lei cosa ne pensa? E, soprattutto, ritiene che il mio comportamento possa risultare offensivo nei confronti dell'attuale terapeuta? C'è un modo che mi consiglia per affrontare il problema? Grazie mille dottore e buone festività!
Risposta del Dott.Zambello: Premesso che non c'è un setting psicoterapeutico giusto e uno sbagliato a priori. È giusto o sbagliato a secondo se funzioni o meno per il paziente.
Premesso questo, il paziente ha il diritto, direi dovere di cercare per se stesso la risposta che gli è più utile
È possibile che una situazione sia utile per un certo periodo e poi non lo sia più. Si evolve, si cresce.
La terapeuta, se lei glielo dirà chiaramente, valuterà con lei le sue motivazioni ma non potrà che essere contenta se leggerà che la sua richiesta é il frutto di una crescita.
Aggiunto: Dicembre 20, 2019
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Pseudonimo: mirco
Domanda allo psicoterapeuta:
dottore,
oggi è morto un noto medico, volto noto in tv, molto preparato, da cui io in passato mi ero rivolto per risolvere il mio problema di obesità.
Questo medico è morto all'età di 86 anni. Appreso la notizia, mio padre era molto felice e le sue parole sono state le suguenti: "ecco un grande medico muore a 86 anni e non sa curare manco se stesso', se era un grande medico sarebbe campato molto di più".
Premesso che mio padre nella vita è un ignorante e solo un uomo che andava a prostitute, la mia domanda è la seguente:
come mai ci sono uomini, o meglio padri che quando i figli perseguono modelli positivi, li ostacolano, quando invece perseguono modelli ed esempi negativi, sono felici e li incoraggano. Di che malattia soffrono?
Risposta del Dott.Zambello: L'ha detto lei: ignoranza.