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Pseudonimo: Vinjafanja
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Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno Dottor Zambello.La pigrizia può essere considerata una patologia psichica?Volevo chiederlo a lei perchè conosce molto bene la mente umana.
Risposta del Dott.Zambello: Non so se conosco un po' come "funzioniamo" ma so che già gli antichi pensavano che l'accidia fosse un "peccato mortale". Avevano capito che non vivere fino in fondo ciò che abbiamo è sprecare la propria vita.
Aggiunto: Settembre 20, 2019
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Pseudonimo: Sisifo
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Domanda allo psicoterapeuta:
È arrivato l'illuminato...Ma lei, scusi, chi è, e a che titolo sta sputando sentenze da stamattina? Ne sentivo proprio il bisogno guardi. Vuole citare Orazio? Lo faccia almeno con cognizione di causa e nel modo corretto! E mi faccia il favore di andare a coltivare la sua individualità così unica e preziosa da un'altra parte.
Aggiunto: Settembre 17, 2019
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Pseudonimo: Giulio
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Pseudonimo: Sisifo
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Domanda allo psicoterapeuta:
Nessuno infatti le ha chiesto di intromettersi, avrebbe potuto benissimo risparmiarselo. Oltretutto lei è talmente pieno di sé e ha delle fette di prosciutto davanti agli occhi così grandi che non si è nemmeno reso conto che ho sempre parlato di me al femminile e continua a rispondermi come se fossi un uomo. Mi dia retta, io non posso avere figli ma lei di sicuro non è degno di averne, dato che si crede così unico e speciale da non dover sottostare alle leggi della Natura e della Società.
Le auguro di buttarcisi davvero da quella scogliera, chissà che non riesca più a riemengere.
Aggiunto: Settembre 17, 2019
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Pseudonimo: Giulio
Pseudonimo: Giulio
Domanda allo psicoterapeuta:
Ha mai visto due nuvole nel cielo che fossero uguali? Nemmeno due gemelli omozigoti sono uguali, perché quello che fa la differenza è la storia di ognuno, una storia unica ed irripetibile, ed è questa storia che ha fatto quello che sei oggi. A parte il fatto che uno dei problemi principali a livello mondiale che si riverbererà per i prossimi 30 anni è la sovrappopolazione degli esseri umani, quindi il vecchio paradigma per cui: "fate figli, Procreate, producete ecc. ecc." è andato, finito, morto; ma, se ci ostiniamo ad affrontare le sfide della vita che sono sempre nuove attraverso schemi mentali ormai obsoleti, finiremo veramente per rimetterci tutti quanti. Siamo sull'orlo dell'abisso, ma in nome della "prosecuzione della specie" siamo disposti ad autodistruggerci, che è un paradosso, ma è proprio quello che facciamo; creiamo per distruggere. Se un giorno avrò la possibilità di fare un figlio, voglio prima sapere che razza di animale io sono, non è che facciamo i figli prima ancora di sapere in che mondo viviamo, sarebbe come fare un tuffo da una scogliera senza prima andare a controllare se sul fondale ci sono delle pietre, se è abbastanza profondo ecc. ecc. Scusate se mi sono intromesso. Un saluto caro Sisifo.
Aggiunto: Settembre 17, 2019
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Pseudonimo: Sisifo
Pseudonimo: Sisifo
Domanda allo psicoterapeuta:
In merito alla risposta di Giulio: siamo davvero diventati così egoisti e presuntuosi da credere di essere unici, speciali?
No, caro Giulio,lei esattamente uguale a tutti i normali e il solo ed unico scopo per il quale lei è nato è quello di trovare una donna, metterla incinta, fare dei figli e assicurare loro una casa e un futuro. Prosecuzione della specie si chiama.
Poi da vecchio potrà godersi i nipoti e morire sereno sapendo che continuerà a vivere nella memoria e soprattutto nel patrimonio genetico dei suoi discendenti.
Io invece,che dovevo nascere donna ma sono solo un errore genetico, non potrò mai riprodurmi. Nessuno mai mi vorrà bene perché sono sterile e deforme, non servo a nulla e a nessuno. Meglio morire adesso che handicappata, vecchia e sola. Adesso, almeno, sono solo handicappata.
Aggiunto: Settembre 17, 2019
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Pseudonimo: Giulio
Pseudonimo: Giulio
Domanda allo psicoterapeuta:
Caro Sisifo, mi permetto di, se posso, di entrare in merito al tuo messaggio; Due cose: la morte e il perché dopo 4 anni di terapia non è cambiato nulla nella tua vita; Il vivere è veramente faticoso, ma solo quando ci sforziamo di inseguire determinati modelli di vita che non hanno nulla a che vedere con la nostra autenticità. Ognuno è un essere unico ed irripetibile, ma la società cerca di standardizzare gli esseri umani diffondendo un modello, che vada bene per tutte le persone rendendole così degli enti senza una storia, senza una traccia. E questa traccia è dentro e fuori di me e nessuno deve cancellarla perché è quello che fa la differenza rispetto agli altri; io la difenderò, questa traccia. Per questo motivo, è quando vivo che muoio veramente. Ma per morire veramente devo vivere falsamente, ossia vivere per vedere il vero nel falso, e il falso in ciò che ritenevo fosse vero, ma che in realtà non lo era, perchè solo una credenza. Perché la terapia non ha funzionato? A volte funziona a volte no, e, lo dico senza sarcasmo, a me piace quando la terapia non funziona, e lo dico da paziente passato, presente, futuro.
Aggiunto: Settembre 17, 2019
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Pseudonimo: Sisifo
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Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile dottore,
Le scrivo nuovamente perché durante la seduta di oggi il mio terapeuta mi ha proposto di terminare la terapia, dopo 4 anni. Stranamente (oddio, non tanto stranamente visto come andavano le cose ultimamente) durante la settimana scorsa avevo pensato anche io di proporgli di cominciare a diradare le sedute, per cui si può dire che ci siamo trovati d'accordo, almeno sulle tempistiche. Mi ha proposto di cominciare a vederci ogni 15 giorni, poi mensilmente in modo da concludere verso la fine dell'anno.
Solo che io l'ho presa male. Sono scoppiata a piangere e non ho fatto altro che piangere fino a quando lui ha deciso di terminare, dopo 40 minuti circa di colloquio.
Solo che non era un pianto del tipo "oddio come farò senza psicoterapia, non voglio finire, ecc..."
Mi sono messa a piangere per come è finita la terapia (ok, non è ancora finita ma insomma...). Ho cominciato 4 anni fa che stavo male, e finisco che sto peggio. Ho contattato, in questi mesi un'associazione che si occupa di fine vita, oggi ho portato al mio terapeuta due copie del mio testamento biologico già compilate da me, pregandolo che accettasse di farmi da fiduciario, in modo da poter così cominciare l'iter burocratico.
Ovviamente lui si è rifiutato,come già ha fatto più volte nell'ultimo mese, ha detto che comprende la mia scelta e che capisce che sono arrivata fino a questo punto attraverso il mio percorso di terapia, che ho preso coscienza dei miei limiti e del fatto che non potrò mai avere una vita del tutto normale. Ma ha ribadito che non è d'accordo,che secondo lui dovrei cercare di vivere una vita il più normale possibile, per quanto la malattia me lo permetta, per cui ha rifiutato di nuovo.
Tutto questo per farle capire quanto io in realtà stia male.
Siamo rimasti d'accordo che chiederò ai miei genitori di venire con me per una seduta, tra due o tre settimane, così da informarli di questa mia intenzione di intraprendere questo percorso di fine-vita.
E io su questo sono d'accordo, anche se sarà molto difficile. Sì ma poi che succederà?
Cioè la terapia finirà praticamente dopo poco. Bello schifo.
Le persone normali si sentono proporre la fine della terapia quando hanno fatto dei progressi, quando stanno meglio e hanno cominciato a riprendere in mano le redini delle loro vite.
A me invece mi è stato detto che ho fatto dei progressi, che ho preso coscienza dei miei limiti e che finalmente non mi illudo più di poter diventare normale e che, purtroppo certe cose non le potrò mai cambiare e che non potrò avere le possibilità che altre persone senza la mia malattia invece hanno.
Bello... proprio meraviglioso, infatti sono così contenta che voglio morire.
Che razza di fregatura è?
Una entra in terapia per stare meglio e poi si sente dire "bene, adesso che sei più consapevole dei tuoi limiti, e del fatto che non potrai avere una vita del tutto normale, cerca di viverla per quel poco che puoi e ti saluto!"
è sempre la stessa storia. Ai normali che vanno in terapia non gli viene detto che hanno dei limiti, loro possono avere quello che desiderano e vengono aiutati a realizzare i loro desideri e le loro aspettative di vita. Io invece no. Io non
ho ottenuto niente dopo tutta questa fatica. Ho ottenuto solo di stare peggio di prima. Anche se mi sono impegnata nella terapia e sono stata male, anche più dei normali.
la volevo anche io una vita bella, con un marito che mi amasse e dei figli a cui volere bene, a cui dare tutto.
Invece, non mi resta che morire.
Oggi sono uscita dallo studio che piangevo ancora e non me la sentivo di uscire in strada in quelle condizioni.
Mi sono messa a sedere sulle scale fuori dallo studio in attesa di calmarmi un po'. Sarò stata lì quasi mezz'ora, poi dopo è arrivata una, credo fosse un'altra psicologa che lavora lì, ma non ne sono sicura. Mi ha vista che piangevo e mi ha chiesto qualcosa ma non ho capito cosa perché non ci sento bene. Comunque io con le donne non ci parlo perché le odio, quindi non le ho risposto, ho preso su e me ne sono dovuto andare se no continuava.
Bella giornata schifosa. A lei è mai capitato di dover concludere una terapia così, senza che il paziente effettivamente stia meglio?
Cosa ha fatto in questi casi?
Premetto che penso che sia io che il mio terapeuta abbiamo fatto molto in questi anni (il mio terapeuta soprattutto), è solo che purtroppo ci siamo dovuti arrendere ancora una volta alla mia malattia. Quella è più forte di ogni cosa. L'unico modo per sconfiggerla, ormai lo so, è di morire. Così non ci sarà più e io, finalmente, smetterò di soffrire.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora, legga la risposta di Giulio. É interessante, gioca un po' con la parola, sui paradossi ma, ha ragione. Noi viviamo all'interno di paradigmi e leggiamo la realtà con le regole preparate da altri. Lo scopo della psicoterapia, è scoprire quali sono le proprie regole. Non
ho mai detto; né pensato che lo scopo della psicoterapia sia la guarigione. Ma, scoprire le proprie regole. Per farlo è necessario conoscersi nei limiti ma, cosa più difficile, nei propri carismi.
Un terapeuta non deve tenere per mano il paziente, ma aiutarlo ad intravedere la sua strada. Poi, ci saranno altri e altri...
Aggiunto: Settembre 16, 2019
Domanda allo psicoterapeuta:
Caro dottore la seguo da tempo su Youtube. Penso di essere arrivata al mio limite soffro di ansia dal 2008 quando a mia madre viene a scoprire una malattia grave e io quel giorno quando l'ho saputo è come se mi si spaccò qualcosa in testa....da lì comincia il mio calvario prima terrore di essere malata io e le mie figlie della stessa malattia poi dopo aver fatto accertamenti e apparentemente tranquillizzata è cominciato l'incubo....una macchietta al piede melanoma e ore su internet .un neo un pò scuro melanoma tumori di tutti i tipi ossa seno cervello ore e ore su internet paura dissenteria vomito tantissimi problemi e sempre paura paura.Sono seguita dal cps della mia città ho preso antidepressivi per anni e ancora stò prendendo sertralina da 50 mg non vedo via d'uscita .penso alle ore e ore passate su internet ore in coda dal medico ore a stare male e non riuscire a godere di nulla e il paradosso è che ho 43 anni e non ho mai avuto linfluenza ......stò buttando la mia vita e non cè l'ha faccio più ....
Risposta del Dott.Zambello: Penso che lei mi stia chiedendo un consiglio. O no? Perché vede, il problema sta proprio lì: lei non vuole star bene, almeno fisicamente. In fondo vorrebbe che qualcuno le dicesse che lei è ammalata. Perché lo fa? Avrà capito anche dai miei video e articoli che l'ipocondria è una vera sofferenza, forse la peggiore ma non la si supera con la volontà e anche i farmaci fanno poco. L'ipocondria la si supera con una analisi.
Si cerchi uno psicoanalista.
Aggiunto: Settembre 13, 2019
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Pseudonimo: Solitario
Domanda allo psicoterapeuta:
Caro dottore vorrei un consiglio.
Dopo tanti anni ho deciso di scrivermi in palestra per motivi di salute. Ho scelto una palestra lontano da casa visto che da bambino Caro dottore mi sono scritto in palestra, una lontana da casa perche da bambino sono stato vittima di bullismo e volevo evitare di vedere i soliti compaesani. mi sono iscritto in una palestra che dicevano essere frequentata da persone per bene appunto un pò lontana da casa. Primo giorno e vedo che è frequentata dal camorrista di turno. Ho paura di queste persone perché nella vita queste persone non hanno nulla da perdere e non ti puoi relazionare con queste persone con le parole. Non voglio relazionarmi con queste persone, sia chiato, ma in passato mi è capitato di essere provocato e cioè stando in un luogo pubblico tipo un bar essere avvicinato per attaccare brighe.consigli?
Risposta del Dott.Zambello: Caro Signore, la soluzione non è quella di allontanarsi, scappare ma riconoscere in sé la forza per non avere paura.
Lo so, è difficile ma è la sola via. In caso contrario lei vedrà sempre ovunque potenziali nemici.