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Domanda allo psicoterapeuta:


Il transfert è necessario per il successo di una psicoterapia?

Risposta del Dott.Zambello: Il trasfert è un meccanismo fisiologico del Io. Dipende quindi dal terapeuta è dal tipo di terapia che uno sta facendo, interpretarlo o meno.


Aggiunto: Gennaio 31, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Qual è l'interpretazione psicodinamica dell'invidia? A me, l'invidia, sta rovinando la vita

Risposta del Dott.Zambello: Credo non potrei aggiungere nulla a ciò che ha scritto la Klein nel suo libro: "Invidia e gratitudine".
È mia esperienza che l'analisi la potrebbe aiutare molto.


Aggiunto: Gennaio 26, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno dottore, è da anni ormai che non faccio altro che "guardare" gli altri, nel senso che osservo le loro vite e i loro successi e li paragono alla mia vita (che invece è nella stasi da tempo immemore). Provo invidia nei confronti di tutti (dal vicino di casa che si compra l'auto nuova al muratore straniero che incrocio per strada, per esempio); mi faccio veramente il sangue amaro per gente che nemmeno sa della mia esistenza. Spesso mi capita anche di augurare del male alle persone che invidio (ad esempio, spero facciano un frontale in auto, ecc.). Questa cosa mi sta davvero rovinando la vita : vedo tutti andare avanti (e, quindi, provo un'invidia lacerante, con annessa somatizzazione a livello fisico) e io rimango sempre immobile, fermo dove sono, nella mia vita schifosa, vuota e bloccata. Come potrei smettere di provare questa invidia e questo odio per gli altri e iniziare a costruirmi una vita bella, smettendo di fare paragoni con le altre persone? Non ce la faccio più ma non riesco a non provare invidia, è un meccanismo automatico ormai.

Grazie


Aggiunto: Gennaio 19, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dottore,
quando il percorso ormai sta per finire il terapeuta inizia a svelarsi o aprirsi di più verso il paziente?

Risposta del Dott.Zambello: Dipende.
Non c'è un protocollo pre definito. La terapia è una relazione e ogni relazione ha solo due grandi variabili: il paziente con le sue richieste, il terapeuta con la sua empatia. Stop


Aggiunto: Gennaio 17, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Dottore auguri di buon anno!
Ho visto che nessuno gli ha fatto pubblicamente gli auguri e questo sarà lo spunto di una prossima domanda che le farò a seguito.
Andrew

Risposta del Dott.Zambello: Grazie, auguri anche a lei.


Aggiunto: Gennaio 13, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno dottore, avrei da scriverle tante cose che riguardano la ns. Famiglia. Nel tempo le ho scritto di tutti un po'...ma stamattina le scrivo di me e della mia paura di affrontare ogni giorno senza riuscire a cambiare le cose. Come le ho scritto sto vivendo in attesa di un possibile cambio di lavoro ( per via di un ricorso vinto dovrei passare a nuovo lavoro). In realta ci sara' una nuova udienza e l' ente pubblico non sembra disposto ad accogliermi nonostante oltre 10 anni di contenziso. Cosi' giudizio di ottemperanza tra breve....sono molto in ansia dottore e preoccupata per me. Confido molto nell'esito del giudizio...risolverebbe tanti problemi. Primo fra tutti stabilita e maggior guadagno fino alla pensione con lavoro parametrato al mio titolo di studio in ambito amministrativo in area di mio interesse Ho gia lavorato diversi anni nel settore a vario titolo. Ora lavoro part time nel terzo settore. Molto faticoso per il pressing psicologico Ruolo amm.vo ma retribuito poco e senza alcuna soddisfazione. Ma lavoro importantissimo per noi di casa visto che sono stata assunta dopo precariati di vario tipo. Quindi riconoscente per aver trovato questo posto in un periodo di grande difficolta con compagno allora disoccupato e figlio appena uscito da scuola. Oggi mi accorgo di aver vissuto, in attesa della realizzazione di questa nuova opportunita come sotto anestesia. In attesa del risveglio. Ore e ore di lavoro in piu non pagato(tanto...dovra' finire prima o poi pensavo....). Rapporti con colleghi quasi inesistenti(senza confidenza...tanto me ne andro'...). Nessuna aspettativa nei confronti dei miei capi( ora sfruttano, ma poi se ne accorgeranno...quando nin ci saro'...). Credo di aver vussuto questi ultimi anni cosi..con la presunzione che tanto si sarebbe risolta la mia situazione....allora si che sarei stata piu contenta. Certo adesso avrei dovuto tirare avanti cosi ancora un po' ma poi sarebbe andata meglio...anche in casa. Avrei avuto orari piu comodi, migliore stipendio, piu soddisfazioni o cmq nuove cose, mi sarei rapportata a nuovi colleghi. Avrei affrontato nuove sfide. E' come se stessi faticosamente vivendo in apnea ma ancora non e' arrivato l'ossigeno. Non ho piu resistenza. Sono quasi a pelo d' acqua. Ma se poi alla fine non dovesse andare come spero? Se non mi assumessero alla fine? Sto molto molto male dottore. Questa sfida va vinta. Pensi, dopo anni e anni di fatica ( mi ha letta gia'...) potrei rinascere. Respirare a pieni polmoni. Magari avrei altr difficolta, ma altre. Diverse Da questi lunghi anni. Mi verrebbero riconisciuti diritti. Ruoli. Siddisfazioni per lo meno economiche e spero anche personali. Sto puntando tutto su questa vicenda. Mi sento quasi fuori. Ma ho paura che qualcosa vada storto e che il giudice non mi dia ragione. e allora....non sono attrezsata psicoligicamente a questo. Ci sto pensando disperata ma non e' quello che voglio. Mi sono sentita sempre sospesa. Ho lavorato e lavoro con il massimo impegno ma non conto sui colleghi sulla stina dei capi. Lo stpendio e' necessario in casa ma non mi da spazio per me. Non sto bene cosi e penso sempre che devo avere pazienza e che finira. Naturalmente in uff.non sanno nulla. Nessuno sa nulla di questa importante opportunita. A casa il mio compagno e i ns. Figli sperano. Specie il mio che mi dice che merito soddisfazioni...ho paura. Ho veramente paura. La prego mi aiuti a organizzarmi mentalmente per tutto quello che potra' o non potra' verificarsi. Aspetto il suo consiglio. Grazie

Aggiunto: Gennaio 10, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buonasera Dottore. Sono mamma di due bimbi, il grande di 8 anni e la più piccola di 4.
Lui è sempre stato un carattere davvero particolare. Duro, testardo, tosto capace di passare da una sceneggiata terribile a baci, abbracci e lettere d'amore.
È il primo e sicuramente è stato viziato.
Il problema nasce a scuola. Dal primo anno le maestre ci ripetono che il bambino è distratto. Questa cosa è diventata ormai al limite del patologico. Per me incontrarle ormai, è angosciante. Dicono che sia uno dei piu intelligenti, che a livello cognitivo è messo benissimo ma questa cosa dell'attenzione è a parer loro PREOCCUPANTE.
:!thinking: mi stanno creando moltissima ansia. Mio figlio ha dei bellissimi voti, studia senza fatica, fa delle belle verifiche, torna sapendo gia la lezione per cui in classe ha seguito eppure.. In tre anni la frase è sempre "è sempre distratto"
Non gironzola, non si alza, non è un bullo, non prende in giro nessuno, dicono sia molto servizievole eppure non va mai bene niente.
A casa legge, guarda film, ascolta storie e pur avendo il suo carattere difficile, pur essendo un terremoto sempre in movimento, pur muovendosi mille volte sulla sedia.. Quando è interessato sta attento eccome.
Ci hanno consigliato incontri con la psicologa della scuola. Ovviamente siamo andati. Lei non ha riscontrato niente di anomalo anche dopo averlo più volte osservato in classe.
Son disperata perché ormai mio figlio è stato etichettato in questo modo e ho paura che non ne verremo più fuori.
Mi consiglia di farlo visitare da qualcuno? O devo lasciar perdere?
Grazie

Risposta del Dott.Zambello: Lasci perdere.
Non sottovalutati con suo figlio il giudizio degli insegnanti ma, non faccia niente. Lasci che finisca la scuola. Se può, il prossimo anno lo iscriva in un'altra scuola, altrimenti lo lasci stare.
Evidentemente si annoia, ha bisogno di programmi e metodi un po' più stimolanti.


Aggiunto: Gennaio 6, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno, non riesco a raccontare al mio terapeuta certe cose del mio passato perché me ne vergogno. Cosa fare? Continuare a tacerle (a discapito magari della buona riuscita della terapia) o superare la mia vergogna?

Risposta del Dott.Zambello: Cominci col dirgli che ha questa difficoltà.
Saprà aspettare i suoi tempi e modi.


Aggiunto: Gennaio 6, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Mi scusi dottore, ma se non mi viene proposto alcun percorso di tipo medico (se non assunzione di estrogeni, che non servono certo a farmi diventare fertile) né di psicoterapia (se non quello di "sopportare" la mia condizione così com'è), allora mi scusi, ma voi a che cosa servite? A far spendere soldi alle persone inutilmente. No, per me non sarà affatto un buon anno. Spero che il suo sarà migliore del mio.

Risposta del Dott.Zambello: Le ho sempre detto che una dei pochi doni che la storia mi ha dato è di non essere il suo terapeuta. Confermo.
Cosa faccio come terapeuta? Cerco, aiuto i miei pazienti a cercare di essere se stessi. Ogni tentativo di andare oltre è un delirio che inevitabilmente paghiamo caro.
Auguri.


Aggiunto: Gennaio 3, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dott. Zambello cosa si intende esattamente per disforia di genere?
Le faccio questa domanda perché mi è stata "diagnosticata" recentemente dal mio terapeuta. Posto che poco più di 6 mesi fa mi era anche stato detto che sono borderline, sinceramente sono confusa.
La disforia di genere, che io sappia, ce l'hanno i transessuali, e io non capisco perché debba essere paragonata a quelle persone. Quelli vogliono cambiare il loro sesso biologico stravolgendo la natura, mentre io, che sono nata con un fenotipo apparentemente femminile, ma con un genotipo anomalo, io voglio solo essere una donna vera. Voglio essere una donna come tutte le altre e poter avere un corpo normale, un ciclo mestruale e dei figli come tutte le altre donne. Come sarebbe a dire che io sono come quelli là se, al contrario loro, voglio solo essere normale?
E poi non capisco assolutamente perché a quelli là, che hanno un sesso biologico ben definito e un corpo maschile perfettamente funzionante venga permesso di cambiare sesso, gli venga proposto un percorso di transizione ben definito, fatto di psicoterapia e di interventi chirurgici, mentre a me invece niente? Perché non mi fanno diventate una donna vera, perché non mi fanno guarire?. Perché a loro non viene detto che devono accettare di essere nati come sono nati, e di farsene una ragione, loro che sono perfetti e possono avere figli, mentre a me invece siete solo capaci di dirmi che devo vivere la vita così come sono nata? Non lo accetto.
Io voglio essere una donna vera, non un essere schifoso che non è né uomo né donna, che è solo un errore.

Risposta del Dott.Zambello: Gentile Signora, non me ne frega niente delle definizioni. Non spiegano ma soprattutto sono imprecise.
Tornando a noi, le è così difficile capire che tutti, anche coloro che a suo giudizio "sono perfetti " in realtà non lo siamo. Nessuno lo è. Tutti, tutti facciamo i conti con la nostra "croce ". La soluzione è: non illudersi mai di non portarla ma soprattutto non invidiare mai quella degli altri.
Buon anno.


Aggiunto: Gennaio 2, 2019
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


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