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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno, sto valutando di chiedere al precedente terapeuta di relazionarsi telefonicamente con il nuovo e/o una relazione scritta sul mio percorso (ho già una mail indicativa, in realtà). Il contatto telefonico a me costerebbe qualcosa? La relazione invece ha un costo variabile, ho visto. Se invece decidessi di condividere con il nuovo terapeuta la mail dovrei per correttezza, e forse anche per legge, chiedere al precedente terapeuta?
Soffro di doc. Come posso escludere una base organica?
Ha dei casi di doc risolti con la terapia psicodinamica, anche trattati da Suoi colleghi?!
Grazie molte.
Cordialità.

Risposta del Dott.Zambello: Non credo ne' penso sia possibile una psicoterapia via mail.

Si, ho avuto diversi pazienti che soffrivano di doc. Dalla terapia hanno avuto notevoli vantaggi.


Aggiunto: Agosto 14, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Guardi, non mi va di entrare nel merito delle questione del perché sono contraria agli psicofarmaci. Diciamo solo che fanno enormi danni al cervello di chi li assume (non riesci più a fare pensieri tuoi, ma solo quelli indotti dai farmaci) e che hanno grossissimi effetti collaterali su tutto il corpo (fanno ingrassare, aumentano la prolattina, causano stanchezza, ti fanno diventare uno zombie, fanno danni al cuore, al fegato e ai reni). Sono droghe che danno dipendenza, infatti la gente una volta che li prende poi non riesce più a smettere. Quando stanno un po' meglio e li scalano poi dopo un po' stanno di nuovo molto male, e gli psichiatri invece di ammettere che si tratta di una crisi di astinenza dicono: "è una ricaduta della malattia" e danno farmaci ancora più forti.

Comunque il mio terapeuta non insiste tanto sui farmaci, quanto sul fatto che sapere come è fatto il mio cervello, se è anomalo oppure no, aiuterebbe me in primis, oltre che lui. Sarebbe un percorso di consapevolezza. Lui c'ha un po' sta fissa della consapevolezza. Mi ha consigliato una visita ginecologica per far valutare se i miei genitali esterni si fossero effettivamente sviluppati normalmente, perché avevo questa paranoia che nonostante la cura ormonale non si fossero sviluppati come quelli delle donne normali. Ok, l'ho fatta, è andata bene nel senso che la risposta è stata positiva. Ma se la risposta fosse stata che effettivamente non c'era stato uno sviluppo completo cosa sarebbe successo? Me li sarei dovuti tenere così come sono, non ci si sarebbe potuto fare nulla. Stessa cosa per i deficit visuospaziali e di interpretazione delle espressioni facciali. Lui dice che è importante che io ne sia consapevole, di queste difficoltà, e avrebbe voluto che facessi dei test per valutare la mia intelligenza, i punti forti e quelli deficitari. Ma ormai sono adulta, le difficoltà cognitive che ho me le devo tenere. Ci si doveva lavorare quando ero bambina ma non è stato fatto, che senso ha fare una valutazione di quel tipo ora? Servirebbe solo a farmi deprimere ulteriormente. Stessa cosa per le anomalie del cervello. Ammesso che ci siano, non ci sarebbe una cura, se non gli psicofarmaci che in realtà non guariscono nessuno, tengono solo a bada i sintomi ma le anomalie del cervello rimarrebbero, quindi dovrei prendere farmaci a vita e non voglio.
Il mio terapeuta dice che la consapevolezza è importante perché, ad esempio, un bambino dislessico è bene che sappia che non è ignorante o poco intelligente, è solo che il suo cervello è fatto diversamente.
Ma a me questa consapevolezza non mi fa sentire affatto meglio. Solo ulteriormente depressa e diversa. E poi, il fatto che su di me si facesse spesso anche ricerca (non dal punto di vista psicologico o neurologico, ancora non ci si era arrivati, adesso lo fanno) quando ero bambina, ha fatto solo dei gran danni, e non voglio che succeda di nuovo.

Risposta del Dott.Zambello: Ok! Va bene.


Aggiunto: Agosto 14, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dottore, scusi se ancora le rompo le scatole. ultimamente il mio terapeuta sta "insistendo" perché io prenda in considerazione di fare una visita per chiarire se per caso ci siano oppure no delle anomalie strutturali nel mio cervello che impediscano il normale regolamento delle emozioni e che di conseguenza mi portino a un livello di impulsività tale da non permettermi di prendere alcune decisioni in modo lucido.

Potrebbe darsi, secondo lui, che la mia malattia genetica abbia influito negativamente anche sullo sviluppo del mio cervello, o per ragioni genetiche oppure per la carenza di estrogeni. Che, in effetti, a quanto pare hanno un ruolo importante soprattutto a livello della regolazione delle emozioni e dell'umore.
Questi discorsi mi spaventano e mi fanno temere che lui pensi che io non sia del tutto capace di intendere e di volere.
Lui mi ha voluta"tranquillizzare" dicendo che pensa che il mio cervello sia normale, o che comunque lo fosse alla nascita ma che vi siano dei traumi, delle memorie (?) che ne abbiano modificato profondamente la struttura o per lo meno il funzionamento. Però io, ad essere sincera, di tutto quel discorso non ho capito nulla. Lui parla di traumi, pensieri e memorie come se fossero qualcosa di "fisico", non dico come se si potessero vedere aprendo il cervello di una persona ma quasi, mentre per me sono qualcosa di astratto e intangibile e proprio non riesco a capire come possano modificare fisicamente la struttura di un cervello.
Cioè il cervello di ognuno di noi sarà pur fatto a grandi linee allo stesso modo, no? Come può modificarsi?
Cioè OK, a livello chimico sì, può non funzionare bene, infatti gli psicofarmaci agiscono su quello, ma a livello strutturale? Come è possibile?
Comunque, per chiarire tutte ste ipotesi il terapeuta all'inizio mi aveva suggerito uno psichiatra, poi ha pensato che fosse meglio un neurologo (visto che di psicofarmaci io non ne voglio prendere, sono contraria a quelle cose).

Io ho molti dubbi, non capisco come uno psichiatra o un neurologo possano stabilire se il mio cervello è fatto come quello dei normali o se è "anomalo". Per me se vado a chiedere un consulto per una roba del genere mi ridono in faccia.
Anzi, uno psichiatra mi ha già detto che sono ipotesi oziose e discorsi di costrutto.
Lei oltre che psicoterapeuta è anche medico, il mio terapeuta invece no.
Per questo le chiedo quanto pensa che siano fondate le sue ipotesi e se, per lei, ha senso fare visita neurologica o psichiatrica a questo proposito.
Scusi il papiro e so di essermi spiegata malissimo, è che io proprio non ci ho capito quasi nulla di tutto ciò...

Risposta del Dott.Zambello: Ha ragione il collega psichiatra quando la definisce uno questione senza "costrutto".
Può darsi che lei abbia delle leggere o grosse anomalie nella struttura macroscopica dell'encefalo. È allora? Cosa cambia, che ci potrebbe fare lui o anche un medico? Niente.
Il compito del suo terapeuta non è quello di fare della ricerca medica, che ha significato solo all'interno di un protocollo di ricerca, ma di aiutarla con gli strumenti che ha a disposizione: la parola.
Cosa un po' diversa è chiedere l'aiuto clinico di un collega psichiatra per valutare in maniera un po' più obbiettiva comportamenti aggressivi ritenuti sopra la media.
Ma lì purtroppo, il povero collega si scontra con le sue chiusure preconcette.
Io ho decine di pazienti che fanno terapia, a volte anche psicoanalisi ma, soprattutto all'inizio, sono aiutati farmacologicamente.
Non capisco ad esempio perché se uno viene da me perché ha la pressione alta e condividiamo che alla base di questa c'è una questione di aggressività, credo che a nessuno verrebbe in mente di non fare con la psicoterapia una terapia antipertensiva.
O no? Cosi vale per tutto il resto. Siamo mente e corpo, inscindibili. Pensare, rispetto ad un disagio fisico o psichico che ci siano solo cause organiche o psicologiche separate, saremmo ancora nel 1500 con Cartesio.

P.S. Lei scrive benissimo e si spiega altrettanto bene.


Aggiunto: Agosto 14, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Ha ragione: devo smetterla di piangermi addosso, ma dove trovo la forza per farlo?

Risposta del Dott.Zambello: Inizi, a piccoli passi. Ad esempio cominci a prendere qualche contatto con uno/a psicoterapeuta. Magari per iniziare un percorso a settembre.
Auguri.


Aggiunto: Luglio 31, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Sono sulla soglia dei trent'anni e la mia vita è "bloccata" da quando ne avevo circa quindici, è come se tutto si fosse cristallizzato: gli altri sono cresciuti (nel senso, di "evoluti"), io sono solo invecchiato e ho sprecato la mia gioventù, quelli che avrebbero potuto essere i miei anni migliori. Ora provo solo pena e vergogna per me stesso e una devastante invidia per gli altri. Vorrei smettere di sentirmi così e iniziare davvero a "vivere". Non so cosa potrebbe aiutarmi, forse iniziare una psicoterapia (ovviamente "del profondo", non cognitivo-comportamentale)

Risposta del Dott.Zambello: Mi sembra un buon progetto. Ma soprattutto, la smetta di piangersi addosso.


Aggiunto: Luglio 31, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dottore,
lei dice che sono intelligente, ma purtroppo non è così.
Ci sono test e studi specifici condotti negli ultimi 20 anni su bambine e adulte come me, che mostrano chiaramente come vi siano grossissime carenze e limiti di apprendimento nelle capacità visuo-spaziali, nel calcolo e nella matematica in generale. Parlo di cose che per i normali sono banali, come calcolare le distanze,distinguere la destra dalla sinistra. orientarsi in un posto nuovo o scrivere/disegnare su un foglio restando entro determinati spazi. Io, come tutte le persone come me, tutte queste cose non sono in grado di farle, manco delle più elementari capacità organizzative e progettuali. Nella maggior parte dei casi non abbiamo nemmeno le capacità o i requisiti fisici minimi per prendere la patente di guida.
No, non sono intelligente come le altre, ho un'intelligenza inferiore alla norma, purtroppo. Non lo dico io, lo dicono i medici.

Risposta del Dott.Zambello: Insomma una nullità, in tutto.
Peccato che lei sappia che non è vero.
Ma non riesce ad abbandonare l'idea di non avere niente e, riconoscere di conseguenza che c'è, come tutti, una ricchezza interna sulla quale lavorare per creare qualcosa di nuovo.
Fin che si lamenta lei si sente autorizzata a invidiare gli altri e intanto, spreca la sua vita.


Aggiunto: Luglio 29, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dottore,
Ho un'amica, quasi coetanea affetta dalla mia stessa malattia. Vive in una città distante dalla mia, ci sentiamo quasi solo via chat o telefono.
Lei abita con i genitori, la sorella 21enne e un fratello che credo abbia più o meno 10 anni. C'è un'altra sorella ma è sposata con figli e vive fuori casa.
Purtroppo lei è la maggiore dei fratelli e l'unica che non è normale, e per questo viene presa in giro spesso. La sorella le dice cose come "mamma mia che tette brutte e strane che hai". Oppure "c'hai la f**a strana". E di solito conclude dicendo " vabbè ma tanto a te non ti s***a nessuno". Mi scusi il linguaggio così volgare ma se lo edulcorassi non si capirebbe fino a che punto si possa essere offensivi. Il fratello piccolo le scatta delle foto e le dice "sei la persona più brutta del mondo". Io vorrei aiutarla, ma non so come, visto che lei reagisce solo piangendo e lamentandosi con me.
All'inizio le avevo consigliato di parlarne con il suo terapeuta, visto che da qualche tempo ha cominciato una psicoterapia, ma purtroppo la mia amica è una persona testimone di Geova, religiosissima e cresciuta in un ambiente molto bigotto, e dice che si vergogna a parlare di queste cose con il suo terapeuta (di seno e organi genitali, insomma) perché è un uomo.
Ultimamente poi,in più di una occasione io ho reagito ai suoi racconti e alle sue lamentele in un modo di cui non vado fiera.
Le ho detto che sua sorella e suo fratello, alla fine, hanno ragione. Che è vero che siamo brutte, deformi a causa della nostra sindrome. È vero che non siamo donne e i nostri seni e gli organi genitali non sono normali, perché non si sono sviluppati naturalmente, quindi la sorella ha ragione. E che le stesse cose le pensano tutti quanti, solo che la gente è ipocrita e magari non ce lo dice, ma è così. Le ho detto anche che lei dovrebbe rassegnarsi al fatto che siamo effettivamente orrende, e che non ci vorrà mai nessuno,che resteremo per sempre sole. Ho detto che farebbe meglio a starsene zitta e prendere su quando i fratelli la offendono a quel modo, perché le dicono solo la verità.
Mi dispiace che lei, che come me da bambina e ragazzina ha subito sempre bullismo per il suo aspetto fisico, debba subirne ancora adesso, però purtroppo noi siamo davvero così, come ci descrivono loro e non posso dirle che non è vero che è brutta, perché le mentirei.
Intanto però sento che la nostra amicizia sta finendo a causa della mia reazione a questi episodi che lei mi racconta.
Non so come fare, purtroppo penso di essere la persona meno adatta ad aiutarla.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
Sono anni che lei mi racconta queste cose e che mi dettaglia di quanto manchi rispetto agli altri.
Faccia un atto di fede: ci credo. Quello che lei non vede e che forse non riesce a trasmettere neanche alla sua amica è che il compito di noi tutti, tutti, è di riconoscere ciò che abbiamo e valorizzare quello. Lei è una persona intelligente, scrive bene: utilizzi la sua intelligenza. Si sforzi a creare cose nuove che nascono dalla sua esperienza.
La smetta di piangersi addosso.


Aggiunto: Luglio 29, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


dottore ho 30 anni ma non ho, anche se non per colpa mia, un buon rapporto con i miei fratelli.
Per mia sorella, che saluto i vicini, visto che lei non ha un buon rapporto, sarei un uomo senza testicoli o una felcia umana, per mio fratello se combino qualcosa sarei un combina guai. e il guaio è una multa in sosta vietata e non lui che parcheggia l'auto nuova di famiglia all'aperto e torna con una fiancata danneggiata per atti vandalici subiti.
insomma cosa fare, come comportarmi visto che viviamo ancora tutti sotto lo stesso tetto. Parlo di mia sorella 45 enne e di mio fratello 35enne.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Andrea,
Le sue sono tensioni, piccole o grandi intolleranze di fratelli che stanno assieme dopo un tempo naturale di convivenza. Basta, se ne vada a vivere per conto suo. Vedrà che poi frequntera' i suoi fratelli con più amore e rispetto reciproco.


Aggiunto: Luglio 24, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Cosa si sentirebbe di dire ad una persona che sta considerando l'ipotesi del suicidio?

(Il titolo di un libro e film recita "Un giorno questo dolore ti sarà utile", ma nella mia vita c'è stato e c'è, tuttora, tanto, troppo dolore e io non riesco a vederne la presunta utilità. Ogni giorno è un guerra con me stesso e non riesco più a reggere)

Risposta del Dott.Zambello: Diego, le dico quello che ho imparato sulla mia pelle.
Domani sarà come oggi e, dopodomani uguale. E, così sempre ma ho capito che il mio dolore non è fine a se stesso. Mi aiuta ad accorgermi degli altri, a capirli e, qualche volta, anche ad amare.
Io sono così. Non vorrei essere diverso.


Aggiunto: Luglio 19, 2019
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Domanda allo psicoterapeuta:


Lei non mi rosponde. Come se conoscesdi la sua ridposta. Pendo di avere bidogno del supporto di un trrspeuta. Per capirmi meglio. Del resto ritrovarmi qui in un monologo triste e' frustrante. Che tipo fi terspia mi consiglia? Puo' essermi utle? Grazie perla sua indicazione

Risposta del Dott.Zambello: Si, ha ragione anche in questo: troverebbe vantaggio in una psicoterapia. Poco importa di che scuola, basta che si crei un rapporto psicoterapeutico.
Su suo marito non ho niente da dirle: non lo conosco, non conosco la coppia, non sono, né potrei essere il suo terapeuta. Le mie sono solo indicazioni di servizio.
Buone ferie.


Aggiunto: Luglio 16, 2019
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


Dott. Renzo Zambello
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