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Pseudonimo: DISGUSTATO
Pseudonimo: DISGUSTATO
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile Renzo,
le chiedo un consiglio anche se lei non è un comportamentista.
Io sono un uomo di 30 anni cresciuto con mamma e sorella molto invadenti e un padre si presente in casa ma assente psicologicamente e violento nei miei confronti con le mani e con le parole.
Ogni volta che da bambino volevo fare le cose tipiche maschili come il semplice guardare sport da combattimento o fare il muscolo oppure giocare a pallone, oppure l'osservare un corpo maschile, venivo messo in ridicolo da mamma e sorella e messo in uno stato di vergogna e di sbaglio. Ad oggi questa situazione si ripete ancora e le battute di doppio senso fatte da mia sorella, donna di 45 anni, non spostata e assesuale (asessuale perchè non vuole uscire con gli uomini perchè dice che subito vogliono andare a letto, vuole parlare di sesso con me che è una cosa che reputo assurda, se sto in bagno un pò di più pensa che mi sto masturbando e lo dice apertamente dicendomi esci dal bagno e non segarti), le trovo disgustose e di una ignoranza assurda.
Che fare?
Risposta del Dott.Zambello: Se ne vada.
Lasci sua sorella e tutta la famiglia allo loro sessofobia.
Non si illuda, non li cambierà lei ma, lei può salvarsi.
A 30 anni, è tempo.
Aggiunto: Agosto 23, 2018
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Pseudonimo: Mila
Pseudonimo: Mila
Domanda allo psicoterapeuta:
Salve, ho appena letto il suo articolo sul senso della vita in cui fa riferimento a Jung. Negli ultimi mesi, avendo raggiunto molti dei traguardi che inseguivo da tempo (affettivamente ed economicamente), sento il bisogno di tornare in contatto con i miei veri bisogni e desideri - che avevo accantonato chissà quando per dare priorità al raggiungimento della stabilità economica.
Ho cercato di ricercarli in autonomia, scrivendo, cercando di sfoltire il numero dei miei interessi, ma credo di aver bisogno di aiuto. Lei saprebbe consigliarmi a che tipo di psicologia rivolgermi? Conosce professionisti specializzati in questo tipo di lavoro personale su Firenze? Ringrazio in anticipo.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Mila,
non ho dubbi a suggerirle una terapia dinamica.
Le mando il Link di tutti gli analisti junghiani dell'AIPA che lavorano in Toscana.
https://www.aipa.info/aipa.php?action=search_regione®ione=16
Aggiunto: Agosto 22, 2018
Domanda allo psicoterapeuta:
Grazie per la risposta stiamo provando tutte le ma purtroppo lui si sta arrendendo perché vede che torna sempre a punto e da capo.... Ma la psicoterapia andrebbe bene per questo tipo di depressione??
Risposta del Dott.Zambello: Certo. È una parte integrante della terapia. Il problema è la adesione del paziente. Molte volte è così depresso che non lascia spazio alla psicoterapia. Bisogna aspettare e poi appena passibile, integrarla come parte basilare della terapia.
Se attualmente è in una fase molto depressiva, valutate con lo psichiatra , il medico che lo ha in cura, un ricovero in una struttura ospedaliera.
Aggiunto: Agosto 21, 2018
Domanda allo psicoterapeuta:
Salve dottore sono Rita e ho 18 anni... Le scrivo perché purtroppo è da tanti anni che mio padre soffre di depressione bipolare, ma adesso è in un momento di depressione molto forte, è molto pensieroso e pensa sempre al peggio in questo momento di depressione.. Pensa che ha debiti e non è vero, che non abbiamo soldi, che lui è un disastro etc... Sta facendo la cura ma purtroppo non funziona e siamo a punto e da capo... Come ci dobbiamo comportare con lui quando è così depresso?? Io cerco di essere positiva al massimo dato che lui e molto negativo... Attendo una sua risposta grazie mille 😘
Risposta del Dott.Zambello: Gent.le Signorina,
La depressione, soprattutto la bipolare, è effettivamente molto difficile da gestire e anche curare. Purtroppo gli approcci terapeutici molto spesso sono solo farmacologici mentre invece, sono pazienti che hanno spesso tematiche psicogene.
Che fare? Stare vicino, non giudicare e soprattutto non rinunciare mai a cercare una terapia.
Aggiunto: Agosto 21, 2018
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Pseudonimo: Serena
Pseudonimo: Serena
Domanda allo psicoterapeuta:
Buonasera dr. Zambello
Sono una donna di 56 anni. Ho un buon lavoro e due figli molto in gamba che studiano all’università fuori città. Sono un po’ introversa e, sebbene viva al nord da 25 anni non sono riuscita a fare delle amicizie profonde e vere. Oltre a ciò ho il problema di avere un marito molto infantile e dipendente da me. È eccessivamente disinibito e qualche volta si rende un po’ ridicolo. Spesso nelle situazioni sociali tendo a vergognarmi di lui. È però molto buono e molto affezionato a me. Inoltre sul lavoro è in gamba essendo diventato un buon dirigente di una multinazionale. Mi sembra però di rimanere insieme a lui solo perché non ho altri punti validi di riferimento affettivo, ed anche perché anche lui è molto solo (non ha amici) e lasciarlo mi farebbe pena. I miei ragazzi sono la mia vita e sono molto legati a me ma.... hanno ed avranno la loro vita. Ha senso continuare a vivere con una persona solo per timore della reciproca solitudine, dopo ever constatato di non riuscire proprio ad uscire da una situazione di vita parecchio limitante?
Grazie per la gradita risposta
Serena
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
credo che lei non si aspetti che io le dica di lasciare o non lasciare suo marito. Infatti non lo faccio né lo potrei fare.
Sono queste le vere scelte, personali, individuali. Non c'è regola, né morale in una scelta come la sua ma solo la sua etica. Lei sola può sentire dentro di sé ciò che è giusto o non lo è.
Se mi permette un piccolo consiglio: qualsiasi sia la sua scelta poi, la segua fino in fondo. Non si giri mai indietro, non serve.
Aggiunto: Agosto 20, 2018
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Pseudonimo: Anja
Pseudonimo: Anja
Domanda allo psicoterapeuta:
Gent.mo dottore, le scrivo perché dopo essermi osservata a lungo mi rendo conto di come il tema della morte sia stato presente in forme diverse nella mia vita: da piccola ho vissuto la sofferenza mal vissuta legata alla morte degli adulti che mi circondavano; con il passare degli anni ho iniziato a provare angoscia prima di addormentarmi e, negli ultimi mesi, la sensazione era simile a quella di morire...da qualche tempo ho iniziato a praticare la meditazione e questa ansia si è un po' calmata e ad essa si sono sostituite Delle immagini...mi spiego meglio..da quando ho iniziato a praticare, riesco ad essere molto più presente nei sogni, tanto che alle volte ho la sensazione di non aver dormito e, per quanto riguarda il dormiveglia, riesco ad osservare e ad essere presente alle immagini che sorgono prima di addormentarmi... volevo a tal proposito chiederle, che significato hanno queste immagini che vedo prima di addormentarmi e come possono diventare strumenti di crescita interiore? Se tra queste immagini mi capita di osservare l'immagine del mio funerale, a tal punto che dallo spavento mi sveglio, cosa significa? Come devo interpretare tutto questo?
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Anja,
quello che proprio non deve fare è cercare di dare dei significati alle sue immagini ipnagogiche, quelle prima del sonno o ai sogni stessi.
Rischia di entrare in un corto-circuito che da allucinatorio potrebbe divenire ossessivo, delirante.
I sogni, come l'inconscio sono mari, oceani aperti. Non possiamo avere la pretesa di incapsularli, quasi utilizzarli.
Viviamoci dentro, immergiamoci in essi coscienti che ne intravvediamo solo qualche frammento rispetto all'infinito.
Dobbiamo semplicemente far silenzio, ammirare e vivere.
Così, rispetto alla morte. Che senso ha, cosa c'è dopo, dove andremo...?
Mistero.
O forse no, perché, se avvertiamo l'esistenza dell'infinito, dell'incommensurabile. accontentiamoci e facciamo silenzio.
Aggiunto: Agosto 11, 2018
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Pseudonimo: andrea
Pseudonimo: andrea
Domanda allo psicoterapeuta:
buona sera la contatto per un suo consiglio visto che da un po di tempo non so piu cosa mi stia succedendo le spiego: io sono due anni che ho perso il lavoro e non sono piu riuscito a fare capo alle spese quotidiane e all"ora mi venne fatto un offerta da mio suocero che abita in una casa popolare con altri due figli una donna ed un maschio fino a quando cera mio suocero mi sentivo al sicuro io con tutta la mia famiglia da un anno che e morto mio suocero i miei cognati mi si sono rivoltati contro mi richiamano in continuazione pretendono che io partecipi in tutte le spesse anche se sono in difficolta economica poi se lo stesso problema lo hanno loro non si puo parlare perche se mi permetto di aprire bocca come fanno loro con me mi aggrediscono mi incominciano a dire che quella non e casa mia e che io sono di troppo io non faccio altro che subire perche non ho un altro posto dove andare pero mi tengo tutta la mia tristezza e la mia malinconia dentro e non riesco piu a contenerla se ne provo a parlare con qualcuno non fanno altro che dirmi non ti preoccupare passera oppure solo che gli dispiace io posso solo dirvi che dopo l"ultima scintilla che ho avuto con loro non mi sento piu bene come prima mi e successo qualcosa che non so spiegarmi le spiego mi succede che voglio stare da solo non mi va di sentire piu nessuno e se qualcuno mi vuole parlare dei suoi problemi mi irrito e sono sempre in uno stato d"animo ansioso penso sempre negativo e se esce fuori anche un piccolissimo problema non riesco piu a gestirlo come facevo prima prima la mia sicurezza il mio modo di gestire le situazioni erano al massimo qualunque problema mi succedeva riuscivo a gestirlo in una maniera stupenda ero sempre sorridente riuscivo a gestire tutto adesso no piu da quando mi e successo tutto cio la prego di aiutarmi se puo dicendomi cosa fare per riuscire a superare tutto cio a a tornare la persona sorridente e sicura di me che ero prima grazie di cuore e le auguro un buon pomeriggio
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Andrea,
a parte i problemi logistici che lei già conosce; è chiaro che deve andarsene quanto prima da quella casa.
Vada "sotto i ponti" ma, vada via da quella casa.
Nel frattempo, chieda aiuto al suo medico curante e si faccia dare un antidepressivo della classe degli SSRI (inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina).
Aggiunto: Agosto 3, 2018
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Pseudonimo: Sisifo
Pseudonimo: Sisifo
Domanda allo psicoterapeuta:
Ha ragione, nemmeno io lo invidio il mio terapeuta, proprio per niente. Però su una cosa dissento: non sto facendo nessuna gara e non mi aspetto nessun tipo di vincita, solo sconfitte, se mai.
Risposta del Dott.Zambello: E all'ora, sotterri l'ascia e viva la sua vita, come la natura le ha dato. E si accorga che assieme a tutti questi limiti che lei ha elencato decine di volte, anche a me, ci sono dei doni, specifici, personali. Viva quelli, fortifichi quelli.
Certo lei è una persona, unica, come tutti in questo mondo.
Buone vacanze.
Aggiunto: Agosto 2, 2018
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile dott. Zambello, sono ancora a scriverle per l'ennesima volta, nel giro di poco tempo.
Immagino che si stia anche facendo domande del tipo "chi cavolo è quest* e soprattutto cosa vuole dalla mia vita?". Nel mio ultimo messaggio le parlavo del fatto che avevo il sospetto che il mio terapeuta non mi considerasse veramente una donna a causa della mia condizione clinica. Purtroppo durante la seduta di ieri ne ho avuto la conferma. Ho insistito per affrontare l'argomento. Gli ho chiesto perché ogni volta che dico che non mi sento una donna lui resta in silenzio ed evita il mio sguardo, e che questo mi fa stare male. Mi ha risposto che mi ha risposto che luinon può capire cosa voglia dire essere come me, insomma una condizione del genere, ma che comprende che io possa non sentirmi una donna, insomma capisce le mie ragioni.
E fino a qui non c'è nulla di strano. Ho insistito ancora, gli ho detto che volevo sapere la sua opinione, cosa pensa lui di tutto ciò. Mi ha risposto, come aveva già fatto in passato, che mi vede come una persona. Al che ho cominciato a spazientirmi ma lui mi ha chiesto di spiegarmi un po' meglio, come se non avesse capito bene che cosa gli stessi chiedendo. Gli ho fatto un esempio. Gli ho chiesto di immaginare di non essere il mio terapeuta, ma un estraneo che non mi conosce. Gli ho chiesto di immaginare che io lo fermi per strada e cominci a spiegargli tutto della mia patologia, per filo e per segno, ma senza informarlo del fatto che io ne sono affetta. E ho concluso dicendogli che temevo che avrebbe pensato che chi nasce così, come me, non è una donna, dato che è priva di gonadi, che non ha avuto una pubertà né mestruazioni spontanee e che i cromosomi sessuali sono parzialmente mancanti. Mi ha risposto che è vero, che effettivamente è così. Che chi venisse informato della mia malattia probabilmente non saprebbe come collocarmi. Ha detto proprio così, che la maggior parte della gente rimarrebbe spiazzata e non saprebbe come collocarmi. Non ha parlato di sé ma mi sembra evidente che non lo ha fatto solo perché non ne ha avuto gli attributi. Quel "la maggior parte della gente", comprende certamente anche lui. So che dice la verità, che non mente e non sono arrabbiata. Sono solo tremendamente ferita e da ieri non faccio che piangere. Vorrei morire, davvero. E non capisco proprio perché lui invece di aiutarmi, si ostini a distruggermi.
Risposta del Dott.Zambello: Povero uomo, non lo invidio proprio.
Ha proprio deciso di sfogarsi su di lui.
Auguri a entrambi.
Lei lo sa che non è previsto un vincitore?
Aggiunto: Luglio 31, 2018
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Pseudonimo: Templare52
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Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile dottore,sono un ragazzo di 66anni,che ha avuto ed ha problemi di erezione.Ero un fenomeno ma una brutta prostatite mi ha ridotto ad un fenomeno da baraccone.Sto provando con ginsed coreano e Prostalgene,ma il risultato e zero
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signore,
premesso che non so niente sulla sua impotenza. Non so se è di origine organica, come lei dice, o, con forti componenti psicologiche.
E' evidente che solo un urologo può dirimere i problemi relativi all'ipotesi su base prevalentemente organica. Ad esempio, non so quale sia o sia stata la sua risposta ai farmaci solitamente usati: Viagra, Cialis e altri.
Ciò detto, non ho nessuna fiducia su farmaci placebo e fitoterapici, soprattutto se venduti in internet.
E per ultimo, visto che la domanda la fa a me, mi permetta di dirle che a 66 anni e glielo dico da coetaneo, non abbiamo diritto di chiamarci "ragazzi" neanche per scherzo.
Se pensiamo di esserlo, questo si che è un buon motivo per sentirci impotenti.