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Domanda allo psicoterapeuta:


Egregio dottore, mi sono molto piaciute le sue parole sull' importanza del rapporto tra paziente e terapeuta.Io ho sperimentato questo meraviglioso rapporto. A 20 anni ho avuto attacchi di ansia e panico all' ' universita', non riuscivo piu' a uscire da sola ne' a studiare ( ho saputo anni dopo che ero borderline, ma che poi ero guarita)e ho cominciato la psicoterapia (Reikiana) con un dottore che,mi ha seguito per 19 anni. Dopo 10 anni di terapia ho ripreso gli studi, ho preso 30 ad un esame,andavo da parrucchiere e estetista, ero felicissima. Purtroppo, pero' , subito dopo ho dovuto affrontare altri problemi: mia sorella minore mi trattava malissimo( era nervosa per cose sue), nel 2010 mio padre e' morto, mia madre operata all' anca sulla sedia a rotelle, ma ho continuato a studiare e a fare qualche altro esame. Il periodo piu' nero e' stato quando mia sorella si e' sposata e nel 2012 ha avuto ha bambina e pretendeva che mia madre andasse a casa sua. Io stavo male al solo pensiero perche' io sono la primogenita e ho avuto un rapporto molto stretto con mia madre e a 3 anni quando vidi che tutti vedevano la neonata io sono stata male, mi sono sentita trascurata. Quindi nel 2012 mi sono sentita di nuovo male( mia sorella era gelosa di me, voleva mia madre a casa, mia madre per non sentire lamentele la accontentava e io mi sentivo sola e disperata! Il mio terapeuta era l' unico a sostenerli e a starmi vicino, e il nostro rapporto e' diventato cosi' stretto da diventare( dopo 19 anno di conoscenza!!) Amore. Abbiamo vissuto una storia spirituale e fisica bellissima( lui e' stato il mio primo uomo a luglio 2014). Il mio calo( depressione) e' cominciato gia' a settembre 2014 quando questa persona , con la scusa di influenza si assento' per 2 mesi, poi ho ripreso le sedute(
solo platoniche), ma poi di nuovo si assente per 4 mesi, io lo chiamai perche' a luglio 2015 dovevo fare un esame e non trovavo le forze da sola. Ci rivediamo a giugno 2015 per una seduta e poi alla seconda seduta di giugno Lui fa il primo passo verso di me, per riprendere la storia( anche fisica). Io sono felice, a settembre gli dichiarò che lui e' l' uomo della mia vita ma..... altro SMS, ( scusa mi sono influenzato.....). A quel punto io, provata da continui conflitti in famiglia ho lasciato perdere, non ho avuto la forza di lottare per avere spiegazioni, alla fine al suo compleanno gli scrissi un SMS per dirgli che speravo ci incontrassimo in futuro ma senza problemi e lui mi rispose che mi voleva bene. Io comunque da allora ho perso gradualmente tutto cio' che avevo costruito: gradualmente riuscivo a studiare sempre meno e senza voglia, i miei orari si sono scobussolati( non avendo voglia di studiare il pomeriggio, poi dopo vari esercizidi bioenergetici, studiavo unpo' da mezzanotte alle 1, 30) , cenato all' 1, 30, sonon alle 5. A settembre 2016 ho cominciato una terapia( grstalt e costellazioni familiari) che mi aveva aiutata a migliorare i rapporti in famiglia, ma a aprile 2016 ho mandato sms di auguri alla solita persona che, pero', non ha risposto. Ho fatto una grstalt con lui e ho scoperto che ha un blocco alla gola( abbiamo stira familiare molto simile! entrambi abbiamo madre non affettuosa e padre paranoico ). Sembrava stessi bene, a ottobre 2017 ero andata all' Universita' a seguire l' esame di igiene( per poi terminare programma e a dicembre fare esame) ., invece sono stata sempre ammalata di influenza , tosse, ma poi facendo le analisi ho scoperto che mi e' venuta una Tiroidite autoimmune( probabilmente e' nata ad aprile, dopo grstalt,perche' gia' a luglio il TSH era alterato) Conclusione! Da ottobre mi sento prostata, non ho piu' letto un libro, mi sento tutta scombussolata, senza riferimenti( da ottobre la nuova terapeuta mi ha fatto sentire giudicata! Non e' assolutamente all' altezza, lei stessa mi ha detto di provare un' altra persona. La mia domanda e': e' possibile che sia ricaduta nel borderline e se si' andrebbe bene una Nuova terapeuta che mi e' stata consigliata( sono di Napoli) che fa Analisi transazionale e terapia sistemico relazionale? Oppure ci vuole la dott. Trapanese che e' sia psichiatra saia analista ( terapia familiare e di coppia). Faccio bene a lasciare questa terapeuta che mi ha fatto sentire non accolta, giudicata, non ha rispettato i miei tempi? Faccio bene a escludere tutte le terapeuta( ora scelgo solo donne) che fanno terapia cognitivo comportamentale? Io vorrei tanto un punto di riferimento, per Riorganizzarmi di nuovo , come e' successo 20 anni fa( adesso mi sento come 20 anni fa!!! Solo che ho 43 anni, mi mancano 4 esami alla laurea in biologia, mia madre ha 77 anni, mio padre morto, mia sorella e mia nipote, ora sono piu' calme e mia nipote mi vuole bene, MA IO NON SONO PIU' IO! NON ho piu' una vita, non ho piu' interessi , ho orari scobussolati che mi rendono ancora piu' stanca e prostata, non sarei piu' in grado di amare nessuno(mi sono innamorata solo una volta di quella persona), non riesco a organizzarmi neanche per cose piacevoli come una passeggiata e sono ingrassata di 6 kg( per Tiroidite e stress e orari sfasati). Grazie e scusi il disturbo( se fosssi stata di Milano sarei venuta di persona)

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora, è chiaro che quando parlo di rapporto paziente e terapeuta mi riferisco a qualcosa di molto diverso da quel pasticcio che lei ha instaurato e non per sua responsabilità, col suo primo terapeuta.
A Napoli c'è una brava psicoanalista junghiana: Dottoressa Russo Paola via Pacuvio 29 Napoli.
Auguri.


Aggiunto: Aprile 4, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gent.mo Dott. Zambello,
volevo solo comunicarle che ho deciso di rivolgermi ad uno psichiatra; se dovesse fallire anche con il nuovo terapeuta, credo proprio che mi rivolgerò a Lei.
Mi scuso se le scrivo questo, ma non so davvero con chi parlare: i miei genitori acconsentono alle mie richieste, ma mi sembrano comunque "sordi", credo che non si rendano conto del precipizio che ho davanti, mirano solo a "tenermi buona" il più possibile (metaforicamente parlando, non fanno altro che darmi un "ciuccio").
Mi scuso ancora per il disturbo.

La saluto cordialmente e la ringrazio


Aggiunto: Aprile 3, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


La ringrazio per la risposta rincuorante.
Nello specifico intende una scuola adatta?
Lui è il nostro primo figlio e vivendo in un paese della provincia milanese ci siamo indirizzata all'unica scuola che c'è.
Avevo preso in considerazione un'alternativi privata nel paese accanto ma altro in zona non c'è.
Oppure esistono dei corsi e dei percorsi adatti?
Non me ne intendo proprio

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
Credo che lei dovrebbe consultare un Consulente Scolastico. Troverà sicuramente in Internet indicazioni.
Solo lui potrà valutare il suo bambino e darle indicazioni pratiche.


Aggiunto: Marzo 28, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno Dottor Zambello.
Sono mamma di una bambino di 7 anni e mezzo e una bambina di 3 e mezzo.
Reduce da un colloquio con le insegnanti del primo, che frequenta la seconda elementare.
I suoi voti sono buoni, legge molto bene, ama la matematica e scienze in cui ha la media del 9,5.
Non fa fatica a scuola. Ma dal primo anno le maestre non fanno che ripeterci che non riesce a star concentrato, si distrae, si perde via.
Inizialmente pensavo fosse per via delle giornate lunghe e pesanti. Iniziano alle 8,15 e finiscono alle 16,15 e le lezioni e le verifiche vengono fatte e anche di pomeriggio.
Oggi ci hanno detto che il problema che rimane è che il bambino non sta fermo.
Si alza, gioca con le penne, non riesce a stare seduto composto.
Effettivamente anche a casa è un po' cosi ma non mo sembra esageratamente vivace o in movimento. Si, spesso lo vedo "zompettare" per casa e anche mentre fa sport quando c'è da stare in fila e aspettare, difficilmente lo vedo fermo.
Cosa possiamo fare? Esistono degli esercizi da fare o dei percorsi da intraprendere?
Ma soprattutto è cosi grave questa cosa?

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora, no, non è grave anzi è verosimile che sia un segno di grande intelligenza del bambino. Il problema non è quello di bloccare il bambino ma di trovare la proposta educativa che tenga in considerazione le capacità e i bisogni del figlio. Capisco che tutto questo da un punto di vista pragmatico possa diventare difficile, le consiglio di valutare almeno la possibilità.


Aggiunto: Marzo 27, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno Dott. Zambello,
innanzitutto, grazie per la risposta; le inoltro nuovamente la domanda con un'altra e-mail. Vorrei solo qualche chiarimento (sono molto importanti per me, perché davvero non so più dove sbattere la testa)
- Cosa intende precisamente con l'espressione "l'esempio della contrazione"?

- Pensa che io sia affetta da narcisismo?

- Ritiene che potrò mai uscire dalla situazione in cui mi trovo?

- E, in ultimo, cosa mi consiglia di fare?

Grazie ancora

Cordiali Saluti

Risposta del Dott.Zambello: No, non è un mio compito fare diagnosi o ipotesi diagnostiche. Non so quale sia la natura del suo disagio, certamente dai suoi scritti emergono grossolane incongruenze Ad esempio: non ha voglia di lavorare e poi lavora gratis o quasi.
Comunque che fare? Affrontare una psicoterapia dinamica. Ad una sola condizione che se la paghi lei, non i suoi genitori.
Non ce la fa? Va a fare le pulizie a casa di qualcuno per potersi pagare la terapia.
Tra l'altro è un lavoro che lei sa fare bene. Invece di farlo inutilmente pulendo sul pulito, vada a pulire a casa di qualcuno è cominci a diventare autonomia.


Aggiunto: Marzo 21, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


Salve Dott. Zambello,
sono una ragazza di quasi 28 anni ed ho un problema, secondo il mio parere, "grave" o, perlomeno, invalidante; le descrivo la mia situazione.
Dopo il diploma (ormai, circa dieci anni fa) (da sottolineare che ho frequentato le scuole superiori con grandissima difficoltà, a causa delle già emergenti ed evidenti problematiche in ambito relazionale), non ho mai lavorato, o meglio, ho dato per qualche anno ripetizioni scolastiche (che mi impegnavano pochissime ore della giornata), adducendo come scusa il fatto che mia madre lavorasse (cosa vera) e io dovessi occuparmi della casa (in pratica, ero ossessionata dall’ordine e dalla pulizia domestica); insomma, vivevo da reclusa (volontaria) in casa, fatto salvo per quel paio di ore in cui davo ripetizioni. La situazione stava precipitando e allora i miei genitori, esasperati dai miei comportamenti, decisero di affittare un appartamento e mandarmi a vivere lì. Questo fatto servì a qualcosa (ad esempio, vivendo da sola, la mia ossessione per l’ordine è leggermente diminuita), ma adesso la situazione si sta “avvitando” nuovamente (ma temo che non si sia mai sbloccata realmente). Infatti sono circa quattro anni (da quando, cioè, sono stata mandata a vivere altrove dai miei genitori) che "lavoro" quattro ore la mattina. Ho messo le virgolette perché, praticamente, non sono mai stata assunta (tutto era partito con una mia richiesta di stage, che poi è "degenerata") e non vengo praticamente mai pagata (ad eccezione di sporadiche e misere “mance”). La cosa grave è che a me, tutto sommato, questa situazione farebbe anche comodo, ma mi rendo (razionalmente) conto che mi sto rovinando l'avvenire: non ho mai percepito un vero stipendio e versato alcun contributo (oltre a farmi mantenere completamente dai miei genitori). Sono una persona sola (non ho amici), non guido (pur essendo in possesso della patente), ho grossi problemi relazionali e di identità di genere (non capisco se sono transessuale o no) (non so dove finiscano gli uni e dove inizino gli altri) e un grosso, gigante problema con il lavoro: penso che non sia una questione di svogliatezza, lo vedo proprio come una “minaccia alla mia libertà" (del tipo, vorrei lavorare in banca: si lavorano meno ore ma si guadagna di più della media; non voglio tornare a casa tardi la sera; non voglio lavorare nei giorni festivi; ecc.). Questa cosa mi genera una “spaccatura”: invidio quelli che fanno bei (dal mio punto di vista) lavori e che guadagnano; vorrei (o penso di dover [?]) essere uno “schiacciasassi” dal punto di vista lavorativo e, invece, sono proprio l’opposto: sono un fallimento. Ho cambiato quattro psicoterapeuti in otto anni. Adesso sto facendo (da un mese) una psicoterapia con un terapeuta ad indirizzo breve strategico (che è abbastanza pratica come metodologia ed è totalmente disinteressata al passato del paziente); forse è a causa delle mie resistenze (che stanno subentrando anche con l’attuale terapia), ma avverto di dover affiancare anche una terapia che “scavi” anche nel passato, pensavo che una psicoterapia junghiana potrebbe fare al caso mio (nel caso, avrei anche individuato un professionista della mia città al quale rivolgermi). Sento di aver bisogno di uno scossone pratico (terapia breve strategica) ma, allo stesso tempo, di “mettere in ordine” nel mio passato, per capire e “sradicare” questa profonda avversione (e paura) del lavoro (o di diventare una persona adulta?). Cosa ne pensa? Io voglio o, almeno, sento di dover “risolvere” questa situazione che va avanti da quasi un decennio e che minaccia concretamente il mio futuro (di fatto, se non ci fossero i miei genitori, io sarei in mezzo ad una strada). In più, la mia famiglia non è benestante e mi sento molto in colpa per star facendo spendere soldi ai miei genitori (anche se non sempre, a volte penso che se lo meritino per tutte le mancanze affettive che hanno avuto nei miei confronti). Mi scuso per mantenere l’anonimato (ho descritto la mia situazione così dettagliatamente che, almeno il nome, preferirei ometterlo) e per la lunghezza del messaggio, ma non so come (e a chi) chiedere aiuto.
La ringrazio per la lettura.
Distinti (e cordiali) saluti

Risposta del Dott.Zambello: Cara Signorina, lei sembra l'esempio della contrazione. Non le faccio gli esempi, basta che lei si rilegga la sua lunga lettera. Una cosa sola mi sento di correggere, almeno dal punto di vista teorico. Tralasciando la sua situazione economica e, che la terapia comunque la pagherebbero i suoi genitori, è assurdo programmare di andare da due psicoterapeuti contemporaneamente. Non le servirebbe a niente. O forse si, alimentare il suo narcisismo. Potrebbe mandare a quel paese due terapeuti alla volta e così dimostrare che nessuno la può aiutare.


Aggiunto: Marzo 17, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buona sera Dr. Sono preocupata che mi sono resa conto che mi piace una ragazza e attualmente convivvo con lei ma ho una bamabina di 4 anni sarà un problema questo può lo stato togliere la mia figlia perfabore mi aiute

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
se ho capito bene, lei è preoccupata che sua figlia possa soffrire per via della sua amica.
I bambini soffrono quando non di sentono amati. Quando i loro genitori mostrano non non saperlo fare. Ma, se lei saprà fare questo, amare, poco importa se rispetto a un uomo o ad una donna, sua figlia saprà come crescere.


Aggiunto: Marzo 4, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buonasera Dott.Zambello.
37anni e figlia di genitori separati da 25anni. Ho un padre che, pur essendo uno stimato professionista, in casa era, nei miei ricordi di bambina, un pazzo.
Stava in casa settimane senza parlarci, quando stavano divorziando mi svegliava in piena notte per, a suo dire, parlare e dirmi quanto mia madre fosse una poco di buono.
Una volta separati mi trascinava in piena notte in giro x la città al pedinamento di mia madre.
Non gli sono mai andata bene. I miei studi non gli andavano bene. Ho scelto una facoltà universitaria solo per cercare di compiacerlo ma dopo due anni ho abbandonato gli studi per andare a lavorare e non dipendere piu da nessuno.
Non ho mai smesso di lavorare e ora ho un compagno e due bambine.
Ogni volta che ci viene a trovare per me è un incubo, mi critica in tutto a volte anche umiliandomi senza nemmeno rendersene conto.
Critica quello che guardo in tv, entra in casa e mi dice di spegnerla, critif

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Valentina,
mi sembra che lei abbia già concesso troppo alla follia di suo padre.
Lo chiuda fuori dalla sua porta. E, se questo per "mille motivi" non si può fare, lo chiuda fuori dalla sua mente, dal suo cuore. Non dedichi troppo tempo a pensarci, non lo merita. Pensi che ha davanti una vita da vivere. Lo dimentichi.


Aggiunto: Febbraio 23, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


Egregio Dott.Zambello,
sono un ragazzo di 26. Le cose che dirle e chiederle sono molte. Parto dal presente, mi trovo in condizione di insoddisfazione quasi totale della mia vita: per una serie di motivi non stimo/sopporto e provo affetto per i miei familiari (madre, padre e fratello), penso di non essere in grado amare (non sono mai riuscito ad instaurare una vera relazione affettiva con una ragazza), sto finendo gli studi con quasi nessun entusiasmo e voglia di fare.
Ritengo di essere stato un persona sensibile (adesso sono più cinico e distaccato), tendente ad appoggiarsi ad altri (ora non più?)
Credo che alla base di tutto ci sia un certa dipendenza all' autoerotitismo (spesso attraverso la pornografia), pratica che ho iniziato a mettere in atto in maniera forse compulsiva già da molto piccolo (intorno ai 6-7 anni) e che ora pratico sopratutto quando mi sento giù anche se so che non mi aiuta.
Vorrei stare meglio e fare chiarezza su di me.
Le chiedo un consiglio su quale strada intraprendere.
Grazie

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Davide, la capacità, possibilità di amare gli altri è una strada lunga e per niente scontata. Nemmeno rispetto i familiari. Questa constatazione esclude gli atteggiamenti primari, quelli del bambino che vuole bene alla mamma e chi gli sta intorno. In realtà quell'amore è un amore funsionale. Il bambino confonde se stesso con la mamma, con gli altri. Molte volte, al di là della comprensione intellettiva, la difficoltà affettiva permane anche in età adulta.
Non è il caso suo.
Lei si è "separato" dai genitori e poi forse anche dagli amici adolescenziali ma, si sente freddo e demotivato. Affettivamente staccato da tutto e tutti.
Vede Davide la strada da seguire è una sola: amare se stesso. Se lei non si ama, e per armarsi ha bisogno di conoscersi, se non avviene ciò, non può amare nessuno.
Certo, nell'autoerotismo lei non si ama: spreca se stesso.
Come fare?
Questo dipende da lei, dai suoi interessi, capacità, possibilità.
Legga, vada a vedere dei bei film, studi filosofia. Si nutra di arte. Mediti, preghi.
E non ultimo, chieda aiuto a un psicoterapeuta dinamico.


Aggiunto: Febbraio 3, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno dottore,
le vorrei chiedere come si svolge e cosa succede nell’ultima seduta di terapia. Sono in terapia da 6 anni e questo appuntamento mi sconvolge. E se dovessi crollare in un pianto? E se dopo non dovessi farcela? Grazie

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Vincenza,
non c'è un modo prestabilito per salutarsi nell'ultima seduta.
Ogni terapeuta ha un suo modo e, ogni relazione si chiude con una modalità che è il risultato dei due.
Ma, c'è una realtà che deve essere chiara: la terapia finisce
Certo, è un lutto ma questo va vissuto nella sua realtà.
Solo con l'elaborazione del lutto, possiamo andare oltre e percorrere la nostra strada. Questo è il fine della terapia.


Aggiunto: Febbraio 2, 2018
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


Dott. Renzo Zambello
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