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Pseudonimo: Laura
Pseudonimo: Laura
Domanda allo psicoterapeuta:
Buonasera Dottore, credo di soffrire di attacchi di panico e sono molto demoralizzata.
Specialmente quando mi trovo in situazioni da cui non posso scappare.
In coda al supermercato, davanti ad una porta chiusa, in ascensore ma soprattutto..la cosa per me più invalidante, ferma nel traffico o ad un semaforo.
Sono in cura da dicembre da una psicologa che si occupa di terapia strategica breve ma per quanto le sedute mi facciano molto bene, ad oggi non ho miglioramenti e anzi, se possibile sono pure peggiorata.
Vivo nell'ansia costante ogni giorno pensando al tragitto casa lavoro e lavoro casa.
Dopo questo periodo di analisi sono arrivata a capire che probabilmente il mio sentirmi costretta in un luogo senza via di uscita corrisponde a quello che mi succede nella vita, da sempre. Costretta a vivere una vita che prima era quella che voleva mio padre, poi i suoceri e cosi via.
Ma come si fa a vivere cosi? Terrore e paura costante,ho due bimbi piccoli e sono una madre orribili per colpa di queste paure e non si meritano questo.
Dovremmo uscire, giocare al parco, andare a spasso ma io da sola ho paura.
Secondo lei c'è una soluzione? Posso uscirne?
Non voglio prendere medicinali ma spesso mi sento sopraffatta...continuo con fiori di bach, valeriana e rodiola.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora, lei lo chiede a me e io sono obbligato a risponderle in coscienza. Lei sbaglia a non prendere i farmaci. Ormai da anni si sa che gli attacchi di panico vanno affrontati su due piani diversi e contemporaneamente: psicoterapeutico e farmacologico. Poi, nel giro di qualche mese abbandonerà il farmacologico e se vorrà, continuerà con la psicoterapia. Altre soluzioni sono un po' naif ma non hanno alcun riscontro clinico.
Aggiunto: Aprile 26, 2018
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Pseudonimo: Fiorella
Pseudonimo: Fiorella
Domanda allo psicoterapeuta:
Egr. dott. Zambello, sono una mamma un po’ in difficoltà ....cercherò di essere breve e spiegarle ... mio figlio 5 anni esuberante come tutti bambini è però un bambino a cui teniamo dare una solida educazione ...e cerchiamo di fargli capire l’importanza di ascoltare la mamma il papà . il problema è la frequentazione tra virgolette quasi obbligata con un suo coetaneo (figlio di nostri cari amici) a cui però viene insegnato il contrario ...è il cosiddetto “cane sciolto” regole zero, a cui viene permesso fare tutto...risultato ??mio figlio viene ripetutamente e continuamente sgridato da me e dal padre semplicemente perché imita l’amichetto a cui vuole tanto bene ....non so veramente più cosa fare sono diventata quasi schiava di questa situazione :( mi dispiace di rimproverare continuamente mio figlio ma non posso manco permettere che tutte le cose che con tanta fatica gli abbiamo inculcato vengono poi meno a causa di questa situazione....mi dia un suo consiglio, non so davvero che fare :(
Grazie e buona serata
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora, suo figlio il prossimo anno andrà a scuola. Troverà di tutto, voi cosa farete, lo metterete sotto vetro?
L'educazione passa attraverso l'autorevolezza che è un giusto mix di regole comprensione e empatia. Se suo figlio non vi segue e si oppone, chiedetevi se esagerate nelle regole o siete poco comprensivi.
Aggiunto: Aprile 26, 2018
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Pseudonimo: Sisifo
Pseudonimo: Sisifo
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile dott. Zambello il disturbo Borderline può essere considerata una vera e propria malattia mentale, pertanto incurabile? Si può, attraverso la psicoterapia tornare sani una volta che è stato diagnosticato questo disturbo?
Inoltre è possibile che venga diagnosticata questa patologia a una persona che a 33 anni, quindi già adulta, non ha mai manifestato autolesionismo, né messo in atto alcun tentativo di suicidio? Oltretutto non ho mai fatto uso alcuno di droghe né abusato di alcool, e la mia vita sessuale è praticamente nulla e i pochi rapporti che ho avuto sono stati adeguatamente protetti, mentre so che in genere si parla di sessualità promiscua e rapporti a rischio. Infine, seppur da anni verso in uno stato emotivo molto doloroso non ho però mai avuto crisi che imponessero una visita psichiatrica o l'uso di psicofarmaci.
Spero che possa darmi una sua opinione in merito, per quanto sia possibile farlo online
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signora,
Non posso di certo farle io una perizia convalidando o smettendo una diagnosi.
Posso solo dirle che in psichiatra la categoria borderline è diventata un po' il "cestino " dove buttare le cose che non si riescono a inquadrare bene.
Una volta si era tentati di catalogare questa persone come pazienti sulla via del fallimento psichico. Non è cosi. Spero che chi ha letto il mio libro gli sia rimasto almeno questa speranza: è sempre possibile farcela.
Aggiunto: Aprile 26, 2018
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Pseudonimo: Lettore curioso.
Pseudonimo: Lettore curioso.
Domanda allo psicoterapeuta:
Mi scusi Dottore, lo sa che il suo libro non é acquistabile ne'in libreria n'è su Amazon? Lei sa dove lo posso comprare?
Grazie. Sono molto curioso.
Risposta del Dott.Zambello: MI ARRIVANO TUTTI I GIORNI SEGNALAZIONI CHE PURTROPPO IL MIO LIBRO, Ricordi e Riflessioni di uno Psicoanalista, PER IL MOMENTO È DIFFICILMENTE ACQUISTABILE IN LIBRERIA E NON È ANCORA DISPONIBILE SU AMAZON È LE ALTRE PIATTAFORME.
MI DISPIACE MOLTO.
QUESTIONE DI DISTRIBUZIONE.
DALLA CASA EDITRICE MI ASSICURANO CHE LE COSE SI SISTEMERANNO A BREVE.
SPERIAMO.
CHI VOLESSE NEL FRATTEMPO ACQUISTARLO PUÒ ORDINARLO ALLA CASA EDITRICE KIMERIK.
Aggiunto: Aprile 25, 2018
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentilissimo vorrei un consiglio a una situazione difficile che sto vivendo adesso. Brevemente le raccondo il mio passato che è fatto di un padre puttaniere, una mamma troppo invadente che mi ha cresciuto come una femmina e non un maschio (peró a mio fratello minore non ha creato nessun disturbo), tanto bullismo e tante violenze e i miei genitori hanno sempre chiuso gli occhi. Per fortuna quest'anno sono uscito di casa trovando un lavoro precario nella pubblica amministrazione come personale ausiliare nella scuola. Contratto fino all' 8 giugno. Dalla sera alla mattina da Napoli mi sono trasferito a Como. Ho trovato diverse difficoltà, quella in primis di trovare casa che poi ho riuscito a trovare. Una coppia di anziani mi ha affittato una mansarda in un villino dove vivono loro. Mi creda che io esco la mattina e torno la sera alle 20 e questi due vecchietti ogni sera a lanciarmi frecciatine del tipo tieni troppo accesa la luce, stai consumando troppo acqua e gas. Questo perchè dovendo stare per 4 mesi, loro e non io mi hanno proposto in nero un affitto forfettario comprensivo di utenze. Sto sopportando ma quello che mi ha scioccato sono i miei genitori. Essendomi allontanato da loro, riesco a capire meglio per come sono. Mio padre che ha 70 anni e mia mia madre 60 sono due stupidi. Mamma mi dice di scendere giù a Napoli appena possibile dicendo che il nord non è per te cioè noi meridionali, che su sei solo e che non hai amici, che su a Nord non troverai mai lavoro ecc. Eppure manco giù ho amici e lavoro ma tanti stupidi che mi hanno rovinato e continuano a rovinarmi la vita. Ho detto che non sscendrò più perché tornare giù per me è fare un passo indietro e non avanti. Ma la cosa bella e che mi sconvolge è la seguente. Mio padre è mia madre hanno la possibilità di viaggiare gratis per il lavoro che ha svolto mio padre in una compagnia di trasporti. Ho detto mamma salī per un Week end cosī mi porti i panni estivi e non mi fai spendere 200 euro di treno visto che viaggi gratis. La risposta sua ė stata no e che devo scendere io per andarmi a prendermi i panni. Neppure via posta vogliono spedirmeli. Eppure a detta sua sono il suo preferito. SO Soltanto che mi ha cresciuto da frocetto creanomi tanti problemi del tipo che la lotta e il culturismo sono da gay. Ho il complesso di castrazione, per me la vagina ė una bocca di uno squalo. Che fare. Sarei disposto pure a lavare i cessi e le scale pure di non scendere giù. E questo ė il lavoro che mi ha augurato mia madre. Mi fa meglio tornare a casa anzichė lavare cessi è scale. La mia domanda è semplice. Secondo lei, 1.mia madre mi vuole bene, 2.è talmente scema che non si rende conto di quello che fa, 3 è consapevole di tutto, anche dei miei problemi di identitå sessuale, e fa finta di nulla per avere un bastone per la vecchiaia.
Grazie e spero che pubblicherå questa lettera. Chiedo scusa per gli errori ma sto usando un tablet.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signore,
Grazie per la lettera. È molto intensa e mette bene in evidenza quali possano essere alcuni degli errori educativi dei genitori.
Ma soprattutto, quanto sia grande la fatica che un figlio deve fare se si vuole individuare, staccare da loro.
Credo sia per me doveroso, per poter articolare meglio la mia risposta, suggerirle il mio libro: RICORDI E RIFLESSIONI DI UNO PSICOANALISTA Ed. Kimerik.
Lo può chiedere in libreria e farselo mandare o prenotarlo alla Feltrinelli o Mondadori via on line.
Ho la presunzione di credere che lì troverà qualche risposta in più.
Auguri.
Aggiunto: Aprile 18, 2018
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno Dottore, volevo chiederle un consiglio riguardo ad un mio atteggiamento nei confronti del prossimo.Per farla breve sorrido sempre a chiunque e in qualsiasi situazione, anche in situazioni meno adatte (esempio funerale). A volte non ci penso, altre volte mi crea un disagio enorme. In più molto spesso viene accompagnato da un forte rossore in viso. La ringrazio
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Gaetano,
nel 1905 Freud pubblicò un libro dal titolo: "Il motto di spirito".Cosa intendeva lui per ‘motto di spirito’? Una frase, una battuta, aggiungerei nel suo caso, una risata che serve a liberare, in maniera mascherata, una "energia interna" che altrimenti non si saprebbe esprimere.
Per capirci, le sue risate sono l'equivalente dei geyser. Se non vi fossero, la terra scoppierebbe.
Perché si vergogna? Per la natura stessa di questa energia. Essa è energia libidica e aggressività.
Che fare? Prenderne atto. Ha in sé una grande energia. Impari ad usarla in maniera proficua per sé e per gli altri
Aggiunto: Aprile 18, 2018
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Pseudonimo: Aldo
Pseudonimo: Aldo
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno dottore, le scrivo per un consiglio... Mi chiamo Aldo, sono single per scelta e ho 48 anni, un buon lavoro, qualche amicizia di lunga data e una grande passione per gli sport d'acqua, dato che ho avuto la fortuna di nascere e crescere in una bella città di mare. Sono in terapia da quasi dieci anni, dapprima per una forte depressione, poi per altri eventi che nel corso di questi anni si sono purtroppo sovrapposti (tra cui il brusco e inspiegabile allontanamento di mia sorella, unica mia parente, a cui ero e sono visceralmente legato e l'aver dovuto affrontare, da solo, un grave e destabilizzante problema di salute)... La terapia in questi anni, con tutta franchezza, è stato il mio sostegno, e così la mia terapeuta, che è stata sempre mia "alleata", non solo come professionista, ma anche come persona, mi è venuta incontro anche logisticamente, perché nel frattempo ha cambiato residenza e per un po' ha avuto problemi di mobilità, e anche via skype o via telefono, la sua presenza è stata sempre costante. I miei problemi ad oggi non sono risolti, ma sento dentro di me di aver raggiunto una maggiore determinazione e consapevolezza, e pian piano la mia richiesta nei confronti della terapeuta è divenuta sempre più di tipo "umano" piuttosto che professionale. Non sono molte le persone che stimo e di cui ho fiducia, specie dopo l'abbandono di mia sorella e alcune altre vicende familiari, e la mia terapeuta è forse (anzi, senza forse) l'unica persona di cui ho fiducia... mi chiedo se abbandonare la terapia significhi per forza abbandonare, oltre la terapeuta, anche la persona, il rapporto umano. C'è un modo, secondo lei, per chiarire questo aspetto con la terapeuta senza offendere la sua dignità professionale? Temo che dirle in maniera asciutta che adesso, dopo tanti anni, vorrei capitalizzare questo bagaglio di stima e fiducia, ma anche di profondo affetto, fuori da una terapia possa essere mal interpretato... tra l'altro mi ha annunciato che tra un po' andrà in pensione, come dire che, da una parte o dall'altra, le cose cambieranno ben presto... tengo a precisare che per "mantenere il rapporto" non intendo solo poterla sentire per le feste comandate, sento che è, e sarà sempre, un mio (l'unico?) riferimento!
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Aldo,
Io non credo che ci possa appellare ad una teoria o ad una prassi per dire cpsa sia giusto o sbaglio in un caso come il suo.
I rapporti terapeutici vanno chiariti e risolti all'interno della terapia. Solo voi due potete decidere come chiudere la terapia e, visti i risultati, io non dubitarei sulla capacità di discernimento della sua terapeuta.
Auguri.
Aggiunto: Aprile 17, 2018
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Pseudonimo: anna
Pseudonimo: anna
Domanda allo psicoterapeuta:
Buonasera caro Dott.Zambello. Le chiedo un consiglio o una chiave di lettura diversa per sopravvivere al mio "problema". Mio padre.
I miei genitori si separano 30anni fa e ancora oggi non si sopportano e non si parlano. All'epoca ero una bambina e mia madre dopo la separazione ha sostanzialmente iniziato a farsi gli affari suoi, trascurando secondo me i suoi doveri di mamma.
Mio padre secondo me aveva chiari disturbi. Di notte faceva le ronde sotto casa citofonandoci e poi scappando o facendo sceneggiate paurose (io ho dormito per anni con la tv accesa per paura di sentire suonare il citofono), mi pedinava quando da ragazzina uscivo, mi faceva la guerra per colpire mia mamma. A volte non ci sentivamo per mesi interi poi tornava alla carica ma dopo poco ricominciava con le sue manie e le sue paranoie.
A causa dei loro continui litigi e delle loro guerre legali ho lasciato il liceo all'ultimo anno, mi sentivo sola e abbandonata. Sono andata a fare un corso e poi a lavorare da un commercialista. Dopodiché ho ripreso la scuola e preso un diploma. Ho deciso di andare all'università ma ovviamente sono iniziati i litigi perché avrei voluto fare una facoltà che secondo lui era da falliti e, per l'ennesima volta sperando di compiacerlo ho scelto ciò che piaceva a lui (cosi come per le scuole superiori). Ma dopo due anni ho deciso di andare a lavorare per non dover piu dipendere da due persone che non facevano altro che continuare le loro battaglie legali.
Lui passava i soldi a mia madre, mia madre li teneva per sé ..a volte mi è capitato di aver un solo paio di jeans da mettere o sempre lo stesso paio di scarpe e i soldi non mancavano. Lascio gli studi e lavoro. Da li ritrovo me stessa, gli amici e un fidanzato. Dopo anni decido di andare a convivere e poco dopo decidiamo di avere un bambino. Ovviamente per l'ennesima volta mi son sentita dare della fallita, la sua parola preferita. Dopo aver lasciato liceo, università decido di non sposarmi e fare un figlio. Sacrilegio.
Di bambini ora ne ho tre, sto col mio compagno da 15anni. 15. (Lui e mia madre si lasciarono dopo 6anni tra fidanzamento e matrimonio), il nostro rapporto fa abbastanza pena ma coi bambini va d'accordo e pensavo che comunque avesse cambiato la sua opinione su di me.
Mesi fa io e il mio compagno decidiamo di vendere casa per prenderne una in campagna con un bellissimo giardino. Dal niente un giorno si presenta qui insultandomi e dandomi come sempre della fallita, dicendomi che sono un'incosciente oggi come oggi a vendere una casa senza sapere come andranno le cose. Che per lui son stata sempre causa di problemi fin da quando sono nata.
L'ennesima pugnalata. Io lavoro, il mio compagno anche, viviamo con i soldi nostri e non chiediamo un euro a nessuno. I miei bambini hanno una famiglia serena e unita, fanno sport, frequentano buone scuole, non abbiamo vizi, non usciamo, viviamo per loro.
I miei genitori sono SOLI. Loro, cosi perfetti sono tremendamente soli e vengono da me certamente per vedere i bambini ma non per fare un favore a me ma per farlo a sé stessi impegnando i loro pomeriggi o i loro momenti vuoti. E lui che fa? Per l'ennesima volta mi offende. Gli ho risposto urlando, che non è mai stato in grado di tendermi una mano, non mi ha mai difeso, sempre e solo accusata e incolpata.
Per settimane non si fa sentire per fortuna, poi piano piano ricomincia. Per i bambini. Poi riprende a venire qui ma io sto molto sulle mie e oggi, dal niente, mi dice...guardati, dovresti perdere peso.(il peso è sempre stato un problema per me, son sempre passata dalla tg40 alla 48 e vicecersa, ho alternato momemti di abbuffate a momenti di digiuno)
Ho perfino balbettato, avrei voluto urlare non so cosa. Ho trattenuto a stento le lacrime.
Sono stufa di loro, stufa di subire, stufa di sensi di colpa e di pensare che sono soli, stufa di sentirli...sono orribile perché sono arrivata anche a pensare che starò bene solo quando non ci saranno più. Sono in cura da una psicologa, ho ansia, mi ha diagnosticato una claustrofobia relazionale.
Quale sarebbe stata secondo lei la risposta giusta da dargli? Cosa dire alla prossima provocazione?
Mi perdoni per la lungaggine, avevo proprio bisogno di parlarne con qualcuno.
Risposta del Dott.Zambello: Purtroppo lei è ancora lì che pensa che ci sia una risposta giusta. Non c'è una risposta giusta, semplicemente perché loro non ascoltano. La smetta di aspettarsi di essere capita. I suoi genitori ascoltano solo se stessi.
Però sappia una cosa. È difficile, psicologicamente costoro , costosissimo anche chiuderli definitivamente fuori casa.
Aggiunto: Aprile 16, 2018
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Pseudonimo: Michela
Pseudonimo: Michela
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile dottore, ho intenzione di intraprendere un percorso di psicoanalisi junghiana, dopo aver interrotto il rapporto con la mia precedente analista, che si e' trasferita in un'altra citta'.
Potrebbe darmi un suggerimento di un bravo terapeuta a Roma, visto che sono qui da poco e che di nomi ce ne sono talmente tanti, che non saprei a chi rivolgermi?
Grazie mille della Sua attenzione
Michela
Risposta del Dott.Zambello: Buongiorno,
Le invio l'elenco degli psicoanalisti junghiani di Roma:
http://www.aipa.info/aipa.php?action=search_regione®ione=7
Aggiunto: Aprile 4, 2018
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Pseudonimo: Anselmo
E-mail: Contatti
Domanda allo psicoterapeuta:
Come definisce la speranza
Risposta del Dott.Zambello: La conoscenza, l'esperienza quotidiana del "numinoso" in se'.