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Domanda allo psicoterapeuta:


Dott Zambello,
come capisce un paziente che la terapia sta volgendo al termine? Quali sono i segni e quanto tempo bisogna calcolare da quel momento per scalare le sedute e chiudere? Grazie e buone feste

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Viviana,
il termine di un rapporto è legato alla variabile scopo.Cosa stiamo cercando, perché "stiamo assieme".
È evidente che se lo scopo è il sintomo, alla scomparsa di questo ci si può salutare. Se invece, come mi sembra di capire in lei, è di poterci sentire "sulla nostra strada", l'unica variabile diventa sentirci sufficientemente forti da andare da soli. E, questa autorizzazione, ad mandare, non gliela può dare l'analista, se la deve sentire lei. Lei ne può parlare, direi, ne deve parlare con lui ma, alla fine, la scelta è solo sua.


Aggiunto: Dicembre 22, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Comprensione no ma educazione si. Spero che non pensi cerchi comprensione patch è so bene che il mondo ė fatto di ingiustizie viste sulla mia pelle. Ma manca il rispetto delle persone che oggi si sentono delle superstar. Chiedevo solo rispetto e umiltà.

Aggiunto: Dicembre 22, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Dottore ho 33 anni. Sto facendo la prima esperienza lavorativa lontano 1500 km da casa. Una scuola per un mese mi ha chiamato a sostituire un collaboratore scolastico. Ho accettato sia per fare un' esperienza di lavoro ma anche per staccare la spina di casa fatta da mamma, sorella e papà invadenti e denigranti. Ho accettato di lavare i cessi e non me ne pento. EH sì, pur di uscire di casa ho accettato questo. La cosa che ho però notato ė l atteggiamento non denigrante ma di superiorità fatta dalla classe dei professori che ha nei miei confronti. Mai un buongiorno e mai un grazie. Eppure mi ė capitato un giorno di mettere in ordine l' archivio e di leggere le loro schede personali:insomma semplici laureatinè piū nė meno di me oppure diplomati in arte o in sociologia messi a fare docenti di sostegno ai disabili senza nessuna specializzazione a trattare problematiche dei disturbi dell'apprendimento. Eppure il rispetto per la persona non conta proprio?

Risposta del Dott.Zambello: Ricordo che quando avevo 26 anni mi trovai ad accettare di andare a pulire i cessi dell'ospedale dove abitavo. Io che volevo fare il medico, mi trovai all'ultimo gradino in ospedale. Soffrivo tantissimo, provavo rabbia e invidia. Ma ben presto capii che il problema non erano gli altri ma io che non ero ancora riuscito a realizzarmi. Non dovevo chiedere agli altri comprensione per la mia situazione, ero io che dovevo trovare il modo per uscirne.


Aggiunto: Dicembre 19, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongorno Dottore,
sono certa che da Lei avrò un suggerimento giusto.
Sto facendo psicoanalisi, ma il mio Analista mi ha detto chiaramente che sono fredda e dura, che non mi lascio "andare". Io non sono così, contrariamente a qualcuno, conosco il codice deontologico ed anche il rispetto fra paziente e medico.
Il mio problema è che il mio comportamento è dovuto al fatto che sono veramente innamorata di Lui, ma assolutamente non voglio che se ne accorga, pertanto sono sempre composta e controllata. Cosa mi consiglia? Come posso fare per rilassarmi e nello stesso tempo nascondere questo sentimento. La informo che Lui è nella vita una persona libera e, nel suo lavoro, una persona molto corretta e seria.
Grazie di cuore per la sua risposta.

Risposta del Dott.Zambello: La terapia analitica a questo serve, analizzare le dinamiche, sentimenti che si generano nello spazio analitico.
Lo scopo è uno solo: capire come lei funziona. Quindi è una fortuna che lei provi sentimenti così forti, avrete la possibilità di leggere obbiettivamente quello che succede.


Aggiunto: Dicembre 19, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dottore,come forse ricorderà
sono in terapia ormai da due anni a causa di una malattia genetica che condiziona pesantemente il mio corpo e la mia vita, e che non riesco ad accettare in alcun modo.
Non c'è mai stata da parte mia nessuna ricerca di contatto fisico con il mio terapeuta. Non ci siamo nemmeno mai stretti la mano per salutarci.
Lui un paio di volte ha provato a porgermi la mano ma io non ho saputo ricambiare, perché comunque c'è sempre una parte di me che mi dice che non è opportuno, che non mi è permesso avere contatti fisici con persone normali,e a quel punto mi blocco.
A dire il vero lui durante le primissime sedute mi ha dato qualche pacca sulla spalla di incoraggiamento, oppure mi accarezzava velocemente un braccio in modo da stabilire un minimo di contatto di fiducia. Ma dopo le prime settimane ha capito che io mi irrigidivo e che il contatto fisico non mi faceva piacere, per cui ha smesso.
Quindi, se di solito con il progredire della terapia e l'instaurarsi di un rapporto tra paziente e terapeuta ci può essere una forma di contatto fisico che agli inizi non c'era, per me è stato il contrario. Anzi, ultimamente il terapeuta ha rinunciato anche ad accogliermi sulla porta d'entrata o accompagnarmi all'uscita, perché si è reso conto che ciò implica una vicinanza fisica che mi mette un po' a disagio.
Ma se da una parte questo suo prendere le distanze mi tranquillizza e mi fa sentire più sicura, dall'altra però mi rende anche quasi triste, e delle volte mi fa pensare che per qualche motivo lui non mi voglia come paziente e mi sento "rifiutata".
Durante l'ultima seduta il terapeuta mi ha detto che a volte vorrebbe anche potermi accarezzare il viso, ma sa che io non voglio. Dice che con altri pazienti questo accade, che lui di solito lavora così, anche stabilendo un minimo di contatto fisico con i pazienti. Ma secondo me dimentica che gli altri pazienti sono fisicamente normali, io no. Mi ha fatto notare che ancora non mi fido di lui, e che non è abituato ad avere un rapporto così distaccato, soprattutto considerato che sono in terapia da ormai 2 anni.
Non è che io non desideri un abbraccio o una carezza. Al contrario, vorrei eccome. Ma so che non riuscirei a gestire una cosa del genere a livello emotivo. Per me sarebbe troppo, anche perché non ricordo che qualcuno abbia mai avuto per me gesti simili, se non forse tanto tempo fa, quando ero molto piccola e non ci sono per niente abituata.
Non so come risolvere quello che non è altro che un mio blocco emotivo.

Risposta del Dott.Zambello: Affrontandolo e parlandone con lui.


Aggiunto: Dicembre 12, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno dottore. Secondo lei che influenza può sulla sessualità avere un padre assente, che nei rari momenti di presenza non fa altro che insultare e denigrare l'operato di un figlio?

Risposta del Dott.Zambello: Può essere causa di disordini sessuali. Nulla però in psicologia è definitivo.


Aggiunto: Dicembre 6, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno dottore, recentemente un inviata del programma televisivo Le Iene di nome Nadia Toffa ha avuto un serio problema di salute... proprio oggi sulla pagina Facebook del suddetto programma ha comunicato di stare meglio. A seguito di questa notizia una innumerevole quantità di persone si è dichiarata particolarmente coinvolta da tutta questa situazione, manifestando reazioni paragonabili a quelle che si proverebbero, qualora si stesse parlando di un proprio familiare stretto, persone che si sono dette angosciate fino all'arrivo della buona novella, persone che hanno dichiarato di piangere dalla gioia, Insomma persone che hanno condizionato pesantemente le proprie giornate perché in profonda preoccupazione per questa persona nota. Ebbene io vorrei sapere da lei che cosa c'è dietro a tutto ciò... Ovvero che cosa spinge queste persone (e non sono poche!) a preoccuparsi in maniera viscerale di chi neppure conoscono se non attraverso uno schermo televisivo.... personalmente, conoscendo anch'io questa persona esclusivamente per quello che fa in televisione, sono rimasto colpito per l'accaduto e mi ha fatto moderatamente piacere sapere che stesse meglio ma senza particolari coinvolgimenti, è più che altro per una questione umana coadiuvata dalla giovane età di questa donna.
Grazie

Risposta del Dott.Zambello: Nel bar sotto casa dove tutte le mattine faccio colazione, c'è un Signore vicino ai settant'anni che sta bene o male , fino a stare malissimo anche fisicamente a seconda se la Juve vince o perde.
Assurdo, vero? Ma è così. Cosa succede? Sono verosimilmente persone che proiettano i loro sentimenti, emozioni, belle o brutte, su "oggetti" estranei e che vivono come immagini di se stessi. In fondo il meccanismo li difende da prendere contatto con le proprie difficoltà ma soprattutto li protegge da relazioni reali che potrebbero essere frustranti


Aggiunto: Dicembre 3, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno dottore, recentemente un inviata del programma televisivo Le Iene di nome Nadia Toffa ha avuto un serio problema di salute... proprio oggi sulla pagina Facebook del suddetto programma ha comunicato di stare meglio. A seguito di questa notizia una innumerevole quantità di persone si è dichiarata particolarmente coinvolta da tutta questa situazione, manifestando reazioni paragonabili a quelle che si proverebbero, qualora si stesse parlando di un proprio familiare stretto, persone che si sono dette angosciate fino all'arrivo della buona novella, persone che hanno dichiarato di piangere dalla gioia, Insomma persone che hanno condizionato pesantemente le proprie giornate perché in profonda preoccupazione per questa persona nota. Ebbene io vorrei sapere da lei che cosa c'è dietro a tutto ciò... Ovvero che cosa spinge queste persone (e non sono poche!) a preoccuparsi in maniera viscerale di chi neppure conoscono se non attraverso uno schermo televisivo.... personalmente, conoscendo anch'io questa persona esclusivamente per quello che fa in televisione, sono rimasto colpito per l'accaduto e mi ha fatto moderatamente piacere sapere che stesse meglio ma senza particolari coinvolgimenti, è più che altro per una questione umana coadiuvata dalla giovane età di questa donna.
Grazie


Aggiunto: Dicembre 4, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Ho 30 anni e non lavoro. Ho un mio amico con il quale ho fatto il liceo assieme e che è diventato un pezzo grosso nel campo della medicina. Un po’ bravo, un po’ camminando sui cadaveri, è arrivato dove è arrivato. Non sono invidioso però da quando è diventato un pezzo grosso, il rapporto nei miei confronti è cambiato. Dolcemente offensivo perché non ho concluso nulla nella vita, quando vado da lui per una consulenza medica, non si fa pagare ma me lo fa pesare (avrei la possibilità economica per pagarlo perchè qualche piccolo lavoro riesco a farlo ma lui non vuole ma io ricambio comprandogli regali commisurati alla prestazione ricevuta), le cose sono peggiorate quando sua moglie, mia amica perché anche con lei ho fatto il liceo assieme, di punto in bianco per strada ha deciso di non salutarmi più. Che dire, dico che ho affrontato il problema chiedendo il perchè del loro comportamento e loro hanno negato il tutto dicendomi che io ho le paranoie, che a volte per strada è normale che non ti salutano perché vanno di fretta. Lo schifo è avvenuto però questa estate: ho saputo che loro hanno avuto una coppia di gemelli e non mi hanno detto nulla. L'ho saputo tramite terze persone e quando il mio amico l'ho visto per strada per fargli gli auguri e chiedergli come sono i gemelli mi ha risposto con un secco “stanno bene e sono un maschio e una femmina e cambiamo discorso”. Che dire. A me hanno sempre insegnato all'università di separare il lavoro dall'amicizia. Dal punto di vista professionale vorrei avvalermi delle sue consulenze mediche perchè è bravo, ma dal punto di vista dell'amicizia è diventato troppo pungente. Non so che fare. Una vostra chiave di lettura?

Risposta del Dott.Zambello: Lasci perdere. Medici in giro bravi, ce ne sono tanti. Mi creda, gli "costerà" meno. Se sono degli amici, si faranno risentire e lei risponderà come se nulla fosse successo. Nel caso opposto, meglio così.


Aggiunto: Dicembre 3, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno Dott.Zambello, ho 40e una madre rimasta "vedova" da tre anni.
Lo scrivo tra virgolette perché parlo del suo compaGno col quale non conviveva ma stava da 16anni.
Lei dipendeva psicologicamente molto da lui.
Le sue passioni erano quelle di lui, gli amici solo in comune abbandonando le sue amicizie.
Se lui doveva fare qualcosa lei lo accompagnava. Il tutto ruotava intorno a questo uomo. Che improvvisamente muore.
Lei si trova delle amicizie e inizia a passare molto molto tempo fuori casa e secondo me nonostante i quasi tre anni, ancora non si è fermata e seduta ad elaborare il lutto.
Da allora però, sostiene sempre di avere problemi di cuore (mai rilevati negli esami), tachicardia e palpitazioni.
Spesso mi chiama anche al lavoro per dirmi che è stata poco Bene o per dirmi che il medico le ha prescritto il tale esame. Quasi come se trovasse sollievo nel farmi preoccupare.
Prenota ricoveri ed esami dall'altra parte del "mondo", sapendo poi di far fare salti mortali a tutti. Io sono figlia unica, madre di tre bambini e non ho suoceri che possano aiutarmi.
Mio marito come me ovviamente lavora.
Sono davvero stanca, le ho proposto un percorso psicologico ma mi ha quasi presa per pazza.
Sostiene di stare benee e non avere problemi ma anche durante la sua vacanza al mare è andata a farsi vedere per questo problema.
Mi aiuti a capire come prenderla.
Negli ultimi due mesi avra fatto 7/8 visite di ogni tipo. Dalla punta dei capelli alla punta dei piedi.
È tra l altro una persona abbastanza aggressiva o molto irascibile quindi insomma anche stare con lei non è una passeggiata.
A voltr vengo presa dai sensi di colpa perché non capisco più quando preoccuparmi e quando no.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora, penso che il dovere lei lo debba sentire verso la sua famiglia. Sua madre ha diritto di essere rispettata ma, deve fare la sua vita e soprattutto non deve condizionare la sua. La lasci nelle sue "nevrosi", sicuramente la aiutano a compensare le sue ansie ma, non devono inquinare la sua vita.
Se un giorno avrà bisogno, lei ci sarà.


Aggiunto: Novembre 25, 2017
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


Dott. Renzo Zambello
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