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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dottore, sono una donna di 48 anni. Soffro di disturbo bipolare da molti anni e vivo una situazione familiare particolarmente frustrante. Dopo un lungo percorso psicoanalitico, mi sono resa conto di essere completamente anaffettiva e centrata su me stessa...non sento amore o affetto per nessuno. La mia anima e' un deserto. E' vuota. Sento soltanto, sul piano vitale, i morsi della depressione profonda, del dolore d'esistere oppure della grande euforia, in quelli che io chiamo i periodi SI...per il resto, uso le persone per sentirmi indispensabile. Meravigliosa. Per farmi adorare. Le mie relazioni umane finiscono qui.
Da un po' di tempo in qua, sto coltivando la fantasia di scomparire per sempre...non esserci piu'. La morte, ovviamente, sarebbe la soluzione perfetta. Ma siccome non ho il coraggio di uccidermi, sto contattando delle agenzie online per la sparizione che non lasci tracce...la vita mi annoia. Profondamente. Non ha stimoli. Non ha piacere. Non ha niente, e' un piattume grigio e spento nel quale, sinceramente, sento di non avere piu' posto e piu' tempo...ha senso continuare cosi'?...e lei crede che mollare tutto e ricominciare una vita nuova, magari dall'altra parte del mondo, possa essere una soluzione da prendere in considerazione?...che possa, in qualche modo, portare una sferzata di vitalita' nel grigiore mortifero in cui vivo e nel quale (adesso lo so) sono sempre vissuta?...grazie della sua attenzione.
Angela

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Angela,
conosco il dolore che è espresso della anaffettività e conosco le tentazioni nichiliste. Penso di conoscere anche bene le tentazioni alla fuga. Queste, quando agite, moltiplicano il dolore. Ma, non ho una risposta né una promessa da farle.
Posso solo aiutarla a vedere che non è vero che in lei tutto si sia appiattito.
Se fosse così, perché mai mi scriverebbe?
Si aggrappi a questo residuo di "speranza" interna e lotti. Ce la può fare.


Aggiunto: Gennaio 30, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


egregio dottore sono una decina d anni che lotto contro un blocco della libido, ho fatto terapia di tutto ma niente, quello che non capisco e' il fatto che mi toglie anche emotivita perche'questo sto letteralmente spegnendomi risultato grave depressione non posso vivere cosi.....mi dica qualcosa lei dicono che queste forme sono resistenti a qualsiasi terapia....aiuto tanti saluti

Risposta del Dott.Zambello: Signor Tony,
Io non le posso dare niente. Come potrei?
Mi chiedo se lei non cerchi "nel posto sbagliato ".


Aggiunto: Gennaio 22, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


Salve,
Sono in psicoterapia da ormai 3 anni e non vedo ad oggi molti benefici..avevo provato con una psicoterapeuta che non aveva minimamente capito il problema quindi mi ero spostata su questa da cui sono in cura e con cui mi trovo bene ma non sento grande giovamento anzi mi sento sempre più triste e arrabbiata... la mia psicoterapeuta dice che è normale perchè stiamo facendo “crollare” tutti i muri e le convinzioni/modi di fare e pensare errati che spesso erano proiezioni dei miei genitori..avrei piacere di sentire anche un suo parere.

Grazie

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Eva,
che le devo dire? Credo che lei non sia mai contenta, che si aspetti, come una bambina, che avvenga una "cosa" meravigliosa, risolutiva. Non puo' avvenire e non avverrà mai.
Su questo piano, forse, lei dovrà ancora lavorare su se stessa: .Abbandonare l'idea che c'è qualcosa di perfetto.
Buona serata.


Aggiunto: Gennaio 22, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno dottore,
vorrei un consiglio riguardo un ragazzo che mi sta a cuore. Il ragazzo ha 25 anni e fin dal liceo ha manifestato scarso impegno nello studio insieme ad un atteggiamento molto apatico verso le relazioni familiari e umane in genere. Dopo il liceo si è iscritto a ingegneria, ma non è riuscito ad affrontarla, in quanto, cosa a me poco chiara, non riesce a portare a termine alcun tipo di impegno nello studio. Personalmente ho provato a trattenermi con lui, a parlargli ed ho capito di trovarmi di fronte a una persona sensibile che tuttavia sembra come aver spento un tasto di attivazione interiore. Non appena ci sono minime difficoltà o impedimenti lui rientra nel suo guscio e si arrende. Ultimamente ha lasciato l' università e non è stato possibile nemmeno avviarlo verso un qualsiasi tipo di lavoro. Trascorre la maggior parte del tempo in casa, tra PC, TV ed ha pochi amici con i quali non sempre si sente. I genitori gli hanno proposto uno psicologo ma dopo le prime sedute lui si è rifiutato di continuarle. Il dottore, da quanto riferitomi, non ha insistito più di tanto ed ora il ragazzo si ritrova più solo di prima. Mi scusi ma è normale che uno psicologo titolato, con un notevole curriculum vitae, non entri in sintonia con il suo paziente e che dichiari di non essere riuscito a capire che cosa abbia? Le chiedo questo proprio in virtù di ciò che lei ha scritto nei suoi articoli, in cui riflette su quanto sia importante l' approccio junghiano e su quanto sia prezioso instaurare una sorta di dialogo con l' anima del paziente Sono rimasta perplessa dal fatto che uno psicologo abbia mollato così immediatamente una situazione di certo non semplice e vorrei comunque capire come poter aiutare questo ragazzo molto profondo, ma che rischia di sprofondare nella depressione più nera. Nel frattempo la ringrazio in anticipo per l' attenzione dedicatami.

Cordialmente
Valeria

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Valeria,
non so proprio come si potrebbe aiutare il suo amico, non lo conosco. Nel suo racconto però vi sono alcune inesattezze, oppure sono accadute situazioni che non corrette.
Uno Psicologo non può prendere in terapia un paziente. Lo può fare uno Psicoterapeuta. Credo comunque che la persona che ha incontrato il suo amico fosse unno Psicoterapeuta e lei si sia sbagliata. A "naso" penso che il suo amico avrebbe bisogno anche di una terapia farmacologica.
Ma, sono solo supposizioni, non lo conosco.


Aggiunto: Gennaio 21, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


Mi chiamo Luca e da poco sto lavorando nella pubblica amministrazione. Supplenze saltuarie nelle scuole ma felice anche per queste briciole cosī come le definiscono mia mamma e mia sorella. Mi creda che anche delle briciole sono felice perchė fuori di casa sto respirando aria pulita. Eppure ogni sera chiamo a casa mamma e sorella per assicurarli che la giornata ė andata bene. E loro anche a telefono a sputarmi addosso le loro negatività e la mia precarietà lavorativa tant'ė che ho spento il telefono. Voi potete pensare che una mamma si preoccupi del futuro del proprio figlio ma non ė cosī perchė ė sempre stata una mamma che ha visto in me il marito mancante.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Luca,
spenga il telefono. Recuperi la sua vita. La viva. Lasci perdere, rinunci alla comprensione di sua madre. Non l'avrà mai la comprensione di sua madre ma, potrà cominciare ad essere se stesso.
Se saprà farlo, alla fine saprà anche perdonarla.


Aggiunto: Gennaio 18, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


salve sono marco e ho 20 anni.
le scrivo perché ho seri problemi legati alla mia sessualità, alle relazioni sociali e familiari, con me stesso.
non godo di positività e nemmeno di autostima, probabilmente perché vivo in una famiglia che vede tutto nero da quando persi mia madre, una decina di anni fa. da allora vivo insieme ai miei fratelli con mia nonna materna e mia zia. questo ha causato un allontanamento da mio padre nonostante ci veda tutti i giorni.
non ho molti amici e ho difficoltà ad istaurare nuove amicizie. me ne sto accorgendo ora che frequento l'università. non ho scopi, progetti per la vita e nemmeno passioni. penso proprio che le scelte che faccia sono tutte comandate dalla negatività e dalla pigrizia. questo mi rende mediocre in tutto.
ho rapporti omosessuali da tempo ormai ma sogno di avere una ragazza. di rado però ho attrazione per l'altro sesso.
tutte le buone intenzioni svaniscono sempre dopo aver costruito castelli immaginari dove tutto va bene.
so che per risolvere i miei problemi dovrei rivolgermi ad un professionista e non online ma di questo mio malessere non voglio che la mia famiglia lo venga a sapere e soprattutto non vivo in una florida situazione economica da potermi permettere di pagare un professionista di tasca mia. la ringrazio anticipatamente e spero di ricevere qualche consiglio. cordiali saluti

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Marco,
credo invece che lei debba fare tutto ciò che le è possibile per star bene.
Se pensa di non riuscire a pagarsi un terapeuta, veda se nella sua Università c'è uno sportello psicologico o anche un coaching.
Se non ci fosse niente, vada dal suo medico di base e gliene parli. Si faccia prescrivere una terapia antidepressiva.
Insomma, faccia qualcosa, non rinunci e vedrà che poi crescendo, le ritornerà come forza.


Aggiunto: Gennaio 18, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dott. Zambello,
le scrivo per metterla al corrente del fatto che finalmente dopo 10 mesi di ricerca so per certo che se sono affetta da una malattia genetica che mi ha resa deforme, quasi sorda e sterile la colpa è di uno dei miei genitori, senza nessuna possibilità di errore. Grazie alla costanza del mio terapeuta e a una endocrinologa di mia conoscenza sono riuscita a contattare un genetista esperto della mia patologia, l'unico dei tanti specialisti a cui mi sono rivolta che finalmente abbia voluto visionare un mio referto citogenetico. Cariotipo alla mano mi ha chiaramente risposto che l'origine è senza dubbio materna o paterna. Per dirla in parole semplici, uno dei miei genitori ha prodotto un gamete i cui cromosomi sessuali erano anomali e da cui poi sono nata io, un essere altrettanto anormale. Come vede,non sono pazza né tanto meno deliravo. Una causa per la mia malattia c'è ed è chiara, non è stato un caso. Così come c'è un colpevole certo. Per 25 anni nessuno dei tanti medici che mi ha avuta in cura si è mai premurato di dirmi quale fosse l'origine della mia malattia, il momento in cui è avvenuto l'errore genetico. Così mi ero fatta l'idea (scientificamente possibile ma nel mio caso errata) che l'anomalia potesse essere insorta dopo il mio concepimento, e ho pensato che la colpa di essere nata sbagliata fosse mia. Adesso che so la verità l'unica cosa che mi resta da fare sono ulteriori test genetici per stabilire definitivamente quale dei miei genitori sia il responsabile. E poi fargliela pagare.

Risposta del Dott.Zambello: Vedo che il delirio continua.
Auguri


Aggiunto: Gennaio 11, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentilissimo Dottor Zambello buon anno. Le scrivo perché davvero non so più come far fronte a questo mio problema ..:..fortunatamente non sono sempre in questa “fase” ma prendo (me ne rendo conto) delle vere e proprie fissazioni su mio figlio di quattro anni ...basta una semplice febbre, un dolore, un mal di gola o una qualsiasi cosa che nella mia testa diventa “anomala” a far scattare in me un campanello d’allarme (spesso ingiustificato).:..tremore, mal di pancia, ansia che mi perseguita tanto da togliermi il fiato. A parte un breve ricovero (giorni d’inferno per me), ringraziando Dio è un bambino normalissimo, mi rendo conto che il problema sono io...ma non so come contrastare questa cosa!!!! Mi dia un suo parere per favore. Grazie anticipatamente

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora Elena,
temo che non le farà piacere quello che le devo dire. Lei rischia di nevrotizzare suo figlio. Il compito dei genitori, in particolare della madre è lasciare che il figlio cresca con la sensazione di sentirsi "protetto " dai genitori ma responsabile e libero. Chiaramente in proporzione a quanto lo può essere rispetto alla sua età. La libertà di crescere passa anche e soprattutto attraverso un messaggio positivo che la madre conferma tutti i giorni al figlio. Positivo rispetto a lui ma anche rispetto alla vita.
La vita è un dono, un regalo rispetto la quale dovremmo coltivare pensieri positivi.


Aggiunto: Gennaio 4, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno Dottore, secondo lei a quale età un bambino o un giovane iniziano ad affermare la propria identità sessuale?
Mio figlio, 7anni appena compiuti, mesi fa ha disegnato degli omini nudi (con organi genitali). Mi ha stupito perché gli uomini erano molto molto muscolosi nel disegno. L'altro giorno ha chiesto alla nonna come si chiamano le persone con organi maschili ma col seno e quelle con il seno ma anche la barba. :!thinking:
Ieri sera eravamo sul lettoe ridendo e scherzando gli ho chiesto se da grande volesse diventare maschio o femmina e mi ha risposto che non lo sa, ma forse femmina.
Non nego che sono rimasta un po' interdetta ma poi non ho capito bene la sua spiegazione. Mi ha detto che maschio lo è già quindi se dovesse rinascere vorrebbe provare ad essere femmina per vedere la differenza ma che poi metterebbe la gonna solo in casa, mai fuori.
Mi ha detto che vorrebbe essere maschio ma col cervello, quindi femmina.
Non so dove possa aver sentito certe cose, non credo in casa.
È un bambino molto sensibile e profondo che ama però giochi maschili. Supereroi, piste, mostri ma anche fare esperimenti e lavoretti di ogni tipo.
Ha portato per molto il capelli lunghi e ricci e spesso veniva scambiato per un bimba xche ha dei lineamenti molto delicati e non vorrei che questo l'avesse confuso perché si è trovato spesso a dire "sono un maschio".
Sono un po' confusa

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
il processo che ci porta ad una identità sessuale è un processo estremamente lungo e molte volte non ben conosciuto.
E' verosimile che vi sia una componente genetica ma sicuramente non è semplicemente determinata dal fattore XY. Lo dimostra il fatto che in natura, contrariamente a quanto erroneamente si afferma, esistono centinaia di specie di animali superiori dove viene praticata l'omosessualità.
Nell'uomo il processo di identificazione e particolarmente lento e mai del tutto definito.
Personalmente ho visto in clinica che il momento più significativo in questo processo è l'adolescenza.
Premesso che credo che la maturazione affettiva sessuale sia determinata dalla capacità di amare. E' insignificante se un uomo o una donna, anche se conosco bene le difficoltà culturali in gioco in queste scelte.
Non stigmatizzerei mai un bambino in base alle sue fantasie o comportamenti all'età di 7 anni.
Lo lasci crescere e fantasticare quello che vuole e gli trasmetta un solo concetto: l'importante è che sappia amare.


Aggiunto: Gennaio 2, 2018
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Domanda allo psicoterapeuta:


Mio padre ė un padre padrone o meglio tra i padri padroni ė quello che fa parte della schiera dei controllori. Come uomo mi sento fallito e ancora un bambino. La scenata di fine anno ė stata oggi: essendo obeso mi sono iscritto in una buona palestra che dista 7 km da casa mia e apriti cielo. Due sono però le domande che le voglio fare. La prima è perchė un padre controllore sulle banalità è poi un padre vigliacco quando bisogna affrontare un problema serio della vita? La seconda ė se avete una lettura da consigliarmi per meglio affrontare questa situazione.

Risposta del Dott.Zambello: Buon giorno Andrea,
non bisogna chiedere al padre o alla madre di essere diversi da come sono. Sono i figli che devono crescere e migliorare, diventare indipendenti. A che serve vedere, sottolineare i limiti dei genitori? Nulla. Sono i figli che devono cercare di diventare migliori.
Credo che la lettura più illuminate che la potrebbe aiutare a capire perché è difficile crescere sia sempre la Klein con il suo libro: "Invidia e gratitudine". Lì, forse, può trovare anche alcune idee sul suo rapporto con il cibo.
Auguri di Buon Anno


Aggiunto: Dicembre 30, 2017
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


Dott. Renzo Zambello
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