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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dott. Zambello, la prego di non fare paragoni assurdi. Con tutto il rispetto per San Francesco, a me non frega assolutamente nulla di cambiare il mondo. Io voglio solo essere come tutte le altre, sposarmi, avere dei figli e occuparmi al meglio di loro, del mio futuro marito e della casa. Solo questo voglio, nient'altro. Ma questo non sarà mai possibile finché avrà questa patologia genetica, quindi devo assolutamente guarire.
Voglio sapere perché sono nata sbagliata. Il mio terapeuta dice che è un mio diritto voler essere normale, e che non devo per forza accettarmi come sono.
Ha promesso che mi aiuterà a cercare e contattare medici e ricercatori che potranno darmi una risposta, anche se non sarà facile. Lui pensa che una risposta definitiva al momento non ci sia, ma io so che si sbaglia. Ci deve essere per forza, e ci deve essere una cura, per quanto sperimentale, che mi farà diventare normale e mi farà diventare bella, alta, sana e fertile. Ne sono sicura, non morirò sbagliata.

Risposta del Dott.Zambello: Auguri.


Aggiunto: Giugno 23, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno,
mi chiamo alberto, sono un ragazzo di 25 anni, le scrivo riguardo ho un problema che non riesco bene a focalizzare, riguardo una scelta importante che dovrei compiere in questo periodo. Ho avuto una vita difficile fino ad adesso a causa di un disturbo post traumatico, e vari disturbi psicologici e relazionali. Ho fatto una psicoterapia per molti anni finchè non sono riuscito a vedere bene quali fossero le mie reali problematiche e ora ho iniziato una terapia nuova , e anche una terapia familiare per migliorare il rapporto con i miei genitori. E' difficile perchè certe cose non sento di averle superate ancora,anche se sento per la prima volta di essere più o meno nella strada giusta. Fino all'anno scorso ero iscritto all'università, che ho interrotto sempre per i suddetti problemi, proponendomi un anno di pausa per recuperare le forze e cercare di stare meglio. Ora credo di essere riuscito a ottenere una sorta di equilibrio, ma ancora ho gli incubi la notte, erte volte non riesco a pensare, a ragionare e vedo tutto nero, e tornano pensieri suicidi. Senza contare le difficoltà a regolare le emozioni, le rigidità insomma...e ho paura che in sostanza di non essere capace di gestire una responsabilità, e fallire, che non sia il momento giusto ancora, forse dovrei aspettare ancora mi dico. ma se aspetto ancora, poi non finisce che metto in 'parcheggio' la mia vita? Ho una terapeuta che è brava, lei mi dice che dovrei portare avanti un progetto, che magari potrei essere anche bravo nel campo che avevo scelto (psicologia).
Io vorrei fare lo psicoterapeuta, ma sento che la mia motivazione è ambivalente: da una parte c'è un forte desiderio di approfondire degli argomenti di studio, di aiutare le persone, e di fare del bene, e fare che questo sia un lavoro normale, come un altro. mentre dall'altra sento che vorrei farlo anche per ottenere potere, libertà, conoscenza, successo, anche con fantasie di poter diventare una sorta di 'vecchio saggio' , un illuminato. che magari in una certa misura ci potrebbe anche stare, non lo so, ma comunque rendermi conto di questo mi mette a disagio. e se volessi fare il terapeuta solo per una forma di avidità, per dei bisogni infantili? sarei un pessimo professionista, un immaturo, un alienato. chi vorrebbe poi un terapeuta che da giovane è stato così disturbato?è scoraggiante.. so che si sta parlando di una cosa che dovrebbe succedere tra molti anni, ma io vorrei capire.. sono domande che non mi fanno dormire la notte. cosa ne pensa? saluti

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Alberto,
se per fare il mio mestiere, lo psicoterapeuta, fosse richiesto di non avere problemi, sono certo non vi sarebbero psicoterapeuti.
Lei ora non deve preoccuparsi delle sue idealizzazioni, fanno parte della spinta interna. Ci sarà eventualmente il periodo della formazione e avrà la possibilità di verificare in sé la "bontà" delle sue motivazioni.
Intanto si prepari, studi.

Per questa estate le consiglio, se non la già letto, il libro: "Che cos'è la psicoanalisi" di Piere Daco


Aggiunto: Giugno 22, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dott. Zambello, sono sicura che si ricorda di me, visto che l'ultima volta che le ho scritto mi ha risposto che deliro. Io continuo a chiedere a tutti i medici possibili quale sia la causa della mia anomalia cromosomica. Mi danno risposte vaghe, o addirittura non rispondono. Descrivono la mia patologia senza però dirmi quali siano le probabili cause di insorgenza. Dicono che non sono note. Ma io non posso accettarlo. Devo assolutamente sapere di chi è la colpa, perché sono nata così. Non può essere stato un caso, è una bugia! Devono darmi una terapia che mi guarisca e mi faccia diventare normale! Qualche settimana fa, durante una passeggiata un bimbo sui 10 anni si è avvicinato alla mia cagnolina ed ha cominciato a farle linguacce e gestacci. Io l'ho un po' ripreso anche se scherzosamente, chiedendogli perché le facesse le linguacce al cane. Mi ha risposto "perché è brutto, come te!". Il bambino aveva ragione su di me, le persone non mi vogliono perché sono bassa e deforme. Voglio una cura per la mia malattia che mi faccia diventare normale, bella alta e che mi faccia sviluppare le ovaie di cui sono priva e avere tutti i figli che desidero, minimo 3 o 4. Non voglio morire con questa malattia genetica, voglio diventare una donna. Mi dica, per favore chi mi può aiutare ad avere la risposta che cerco e cosa devo fare per guarire.

Risposta del Dott.Zambello: Io non so se lei è brutta, per me non ha nessuna importanza ma so che è entrata in un tunnel delirante.
Se vuole chiedere un aiuto, non si sforzi a modificare la realtà, è assolutamente inutile, si sforzi ad accettarla.
Chieda aiuto per riconoscere in sé le cose belle che la natura le ha dato e impari ad usarle , per sé e per gli altri. La storia è tappezzata di personaggi esteticamente brutti e a volte molto brutti che hanno cambiato il mondo: pensi a San Francesco. Ha mai visto l'affresco di Cimabue nella Basilica superiore ad Assisi.
Lo guardi, era brutto ma, è diventato San Francesco


Aggiunto: Giugno 23, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno Dottore ed innanzitutto grazie per la risposta. Ma dunque nell'aggressività c'è anche del positivo? Io, alla fine, me ne pento perché faccio del male a persone innocenti. Probabilmente lo faccio per sfogarmi ma questo sfogo non porta poi mai a nulla... eppure devo farlo...

Risposta del Dott.Zambello: L'aggressività è una pulsione vitale. Senza di essa non potremmo vivere. Però, bisogna saperla gestire.
Faccio spesso un esempio: pensi all'aggressività come ad una grande centrale elettrica che sta dentro di sé. Credo non vi siano dubbi nel vedere nella centrale la fonte di energia, potenziale di benessere. Però, quell'energia debbo sapere come usarla. Non posso avvicinarmi ad esse, e tanto meno distribuirla a caso, farei gravissimi danni.
Lei la distribuisce a caso.


Aggiunto: Giugno 13, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buonasera Dottore, la disturbo perché vorrei conoscere le motivazioni che stanno dietro ad un mio comportamento che costantemente, nel tempo, reitero. Tutte le volte che per un qualunque motivo mi arrabbio, finisco col comportarmi male, con terze persone che nulla c'entrano con la motivazione per la quale mi sono arrabbiato. So che questo non è giusto e soffro per questo ma per quanto cerchi di controllarmi puntualmente fallisco. Perché? Benché questo atteggiamento alla fine mi procuri solo sensi di colpa... perché non riesco a sottrarmi? Perché non riesco ad eliminare questo meccanismo tanto inutile quanto dannoso?Grazie

Risposta del Dott.Zambello: Perché lei Signor Pigiamino, non gestisce bene la sua aggressività. Questa, l'aggressività, è una pulsione enorme dentro di noi. Energia pura ma, richiede di essere conosciuta e soprattutto gestita bene. Significa utilizzarla ma non in preda ad essa
Lei fa come i bambini, non riesce a distinguere la parte buona da quella che non lo è, tende "distruggere" tutto, tranne poi pentirsene.


Aggiunto: Giugno 12, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Grazie mille. Mi scuso se ho scritto nuovamente, se il problema è stato questo.
Nel merito del messaggio, ogni terapeuta è diverso e sul frequentarne due di diverso indirizzo ho sentito pareri contrastanti, magari non saranno ortodossi, questo non lo so.


Aggiunto: Giugno 11, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Grazie per le sue risposte, peraltro velocissime. Mi permetto ancora di rivolgerle delle considerazioni. So che c'è chi, come lei, sostiene questo: non frequentare due terapeuti di differente indirizzo. Però lei in un Suo articolo, se non erro, dice anche che i sintomi, se eccessivi, andrebbero ridotti (lei faceva riferimento ai farmaci), ergo se io di farmaci non ne voglio sentir parlare, magari qualche strategia comportamentale per gestirli non va ad inficiare il lavoro psicodinamico junghiano, ammesso che quest'ultimo mi dia qualche beneficio... Ma forse potrei anche attuarli da sola...
Quindi, seguendo il suo esempio metaforico, intendeva dire che è sempre consigliabile andare dal terapeuta perché da soli non si raggiungono gli obiettivi più alti oppure che tutto dipende dalle problematiche che uno ha?
Grazie ancora. La saluto cordialmente.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
si va dallo psicoanalista "per diventare se stessi". Il processo terapeutico è un processo rischioso e voluto. Nessuno la può obbligare a farlo ma, nel contempo non deve chiedere a chi ha la responsabilità del setting, il terapeuta, di alterare le regole. Le regole le difende lui, è il suo compito. Lei può aderirvi o andarsene. E' una perdita di tempo inutile discuterle.
Sappia peraltro che l'analisi, per definizione non si fa carico del sintomo. Il controllo del sintomo, è un lavoro collaterale e insignificante rispetto alla terapia,.
Non ho altro da dirle. Buona giornata.


Aggiunto: Giugno 10, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Ok, nessun problema. Anzi la ringrazio molto per questo servizio che offre a titolo gratuito.
Vorrei chiedere, gentilmente, se lei prende appunti sui pazienti o si affida alla sua memoria. La persona, del suo medesimo orientamento, cui mi sono rivolta non si è ricordata due cose che le avevo detto, irrilevanti dal punto di vista terapeutico ed una invece rilevante. Nell’ultimo caso, me ne sono accorta perché mi ha fatto una domanda su una cosa di cui le avevo già parlato. Poi mi ha detto che in quel momento non se l’era ricordato... Gliene ho parlato ma credo che sia davvero andata così. Vorrei parlare di altre inezie ma temo di poter essere riconosciuta, internet sarà grande ma anche piccolo! :-) Con questa persona mi trovo bene, la terapia però ha un costo e non so se ne valga la pena. Magari posso arrivarci da sola a modificare la mia vita, a essere introspettiva. Poi sarebbe bello leggere opinioni di altri su questa persona ma non ne trovo.
Infine, secondo lei, è possibile abbinare una psicoterapia psicodinamica junghiana con un’altra tipo quella cognitivo comportamentale per la cura del disturbo ossessivo compulsivo per gestire meglio i sintomi?!
La ringrazio molto.
Buona domenica.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Eloise,
lei pone diverse domande, spero di non dimenticarne una.
Vede, io non prendo appunti, semplicemente perché non servono ma soprattutto, sono "devianti" rispetto al lavoro che faccio e che, a mio parere, lo psicoanalista dovrebbe fare.
La seduta è un incontro fra due persone dove uno dei due, lo psicoterapeuta, è lì per incontrare l'altro, Per "fondersi" con lui, "senza storia e senza aspettative" come scrive Bion.
Questo non significa che dentro al terapeuta vi sia tabula rasa, vi è il ricordo di quello che avviene significativamente in terapia, quello che ha importanza, quello che si lega a delle emozioni, quello che vive dentro al terapeuta.
Si può fare senza psicoterapia? Certo, dipende da cosa uno vuol fare. Dipende dai bisogni.
Faccio sempre un esempio: se uno vuole prepararsi per salire sulle montagne bergamasche, non c'è bisogno che si faccia aiutare, basta un po' di allenamento e costanza. Ma se vuole salire sul monte Bianco, è necessario che trovi un trainer, senza il quale non ci arriverebbe mai e rischierebbe di farsi male.
Frequentare contemporaneamente più terapeuti di indirizzi diversi: una sciocchezza epistemologica.


Aggiunto: Giugno 10, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno, l'ho contattata intorno al 31/05 ma la mia domanda non è stata pubblicata. Vorrei sapere se non l'ha ricevuta oppure se non l'ha inserita perché avevo già scritto in precedenza. Grazie molte.

Risposta del Dott.Zambello: Mi scusi ma, ho avuto dei problemi tecnici con il guest-book. La sua domanda non mi è pervenuta. Se vuole la riproponga


Aggiunto: Giugno 8, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gent.le dottore
Ho proprio bisogno di un suo chiarimento. Sono in psicoterapia dinamica da tre anniversario una depressione cronica.al momento la situazione è notevolmente migliorata. Ho una diversa percezione della mia vita e posso essere ottimista.il problema continua ad essere il rapporto con la psicoterapeuta ( bravissima, visti i risultati).con lei continua ad esserci qualcosa di profondo che non va. Da ultimo vede in me( anche se non lo dice esplicitamente) l'invidia" della Klein. È possibile che la depressione di un bambino e poi dell' adulto nasca da sentimenti in lui innati, preesistenti ad ogni esperienza? Indipendenti dalle relazioni con le figure di riferimento?....ho avuto senza dubbio una mamma egocentrica e anaffettiva... Non è che la mia psicoterapeuta voglia liberarsi dalla responsabilità di un rapporto che continua ad avere dei limiti? Ho letto un suo articolo in materia ma non sono riuscita a capire ( per miei limiti) che cosa lei effettivamente ne pensa. Le sarei riconoscente per un riscontro. Buona serata

Risposta del Dott.Zambello: Gent. ma Serena,
spero lei non mi chieda di dare delle valutazioni all'intervento della collega. È chiaro che non solo non posso ma soprattutto, non so niente.
Su un piano invece puramente teorico, non c'è dubbio che ognuno cresce diverso dal altro , ma è pur vero che ci aspettiamo anche biologicamente alcune caratteristiche , dinamiche, si ripetano. È per ultimo, sono invece certo che dopo tre anni, la soluzione del rapporto terapeutico debba avvenire li, in seduta. È lì, in quel rapporto che lei può trovare chiarezza in sé.


Aggiunto: Giugno 6, 2017
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


Dott. Renzo Zambello
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