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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dottore,
vorrei chiederle una sua opinione sull’episodio che è avvenuto in questi giorni a Torino.
Sarò scemo io completamente, ma penso che ci sono tanti giornalisti della televisione di Stato che guadagnano tanto e sono più stupidi di me. In un noto programma di approfondimento giornalistico, la giornalista dice che noi italiano siamo nel panico più totale e temiamo attacchi terroristici. Ora, nel periodo storico in cui viviamo, dove una città come Manchester ha subito pochi giorni fa un attacco terroristico ad uno stadio, vedere un ragazzo a torso nudo con uno zainetto alle spalle con le braccie aperte e che sicuramente avrà borbottato qualcosa, penso che sia normale che la gente scappa generando il caos più totale. La giornalista ha detto che gli italiani stanno nel panico più totale, ma secondo voi quella gente che si trovava accanto a quel ragazzo che con lo zainetto alle spalle ha aperto le braccie e si girava attorno per smania di protagonismo, uno con tutto quello che si sente oggi, che doveva fare? Stringergli la mano?

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Michele,
ricordo che un giorno a Londra, in metropolitana, affolatissima, improvvisamente arrivò l'ordine di uscire per motivi di sicurezza.
Immediatamente vidi centinaia e centinaia di persone, andare verso le scale mobili. Quasi con un ordine scolastico e abbiamo lasciato la metropolitana. Non successe poi fortunatamente niente, falso allarme. Ma, non un segno di isterismo, non un urlo né tanto meno spintoni.
Vede Signor Michele, nessuno di noi sa esattamente come si comporterebbe in una situazione di stress acuto. Dobbiamo tener conto poi, come nel caso di Torino, il risultato finale dipende da quello che faccio io, ma soprattutto da quello che fanno gli altri. Se mi schiacciano, posso fare poco.
Allora io credo che l'evento di Torino metta in evidenza due cose: la prima che noi italiani non abbiamo insito in noi, un'idea che deve essere quasi congenita, del sociale, dell'appartenere, dell'essere con gli altri, del rispetto sociale. La seconda è che la gestione delle dinamiche e sicurezze sociali è una scelta politica. Solo la politica ha il potere e gli strumenti per leggere e prevenire.


Aggiunto: Giugno 6, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


cambiarlo no ma lui non ha rispetto.
l'indipedenza economica attualmente non l'ho ma non l'ho anche dal fatto che io ho commesso molti errori ascoltando i suoi consigli. d'altronde tu pensi che un padre ti possa dare dei buoni consigli quando altro che ha fatto che distruggere la mia vita in modo tale che io non potessi essere meglio di lui.
non ha rispetto ed è sempre volgare. si può fare qualcosa?

Risposta del Dott.Zambello: Si, si può fare qualcosa: smetterla di pensare che sia sempre colpa degli altri.
Lei ha 30 anni, è nel pieno delle sue forze mentali e intellettuali. Continuare a pensare che la sua vita dipendeda da suo padre è una stupidaggine. Stop.


Aggiunto: Maggio 31, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Vorrei un parere su come comportarmi.
Stasera a tavola si guardava il tg locale e si parlava di truffe e più precisamente il caso di una coppia di coniugi truffata facendo entrare dei falsi tecnici di una nota compagnia di servizi. La reazione di mio padre, dal classico meridionale dalla mentalità ottusa, è stata “che fessi, che stronzi, non si prendono vergogna neppure nel dirlo”. A che io ho risposto educatamente dicendo che è cosa corretta denunciare questi avvenimenti per mettere in guardia altre persone dalle stesse possibili truffe. Ne è nata una discussione dove lui come a solito risponde “non mi cacare il cazzo” io che di età ne ho 30.
Sono molto religioso e quindi ho sempre portato rispetto a mio padre. Lui è stato inaffettivo nei miei confronti e quando ero giovane e avevo bisogno di una guida, io per rispetto suo non mi sono legato affettivamente ad altre figure maschili.
A 30 anni mi sono rotto io.Saranno stati i rosari detti a maggio ma ho capito che lui non è in grado di darmi nulla,di non darmi insegnamenti positivi e che quindi + giusto pensare a me stesso e al mio meglio. Però la sua negatività mi circonda e non riesco a mettermi un cappotto per coprimi dalla sua completa negatività. Che fare? Soprattutto sarebbe utile un percorso terapeutico, di che tipo poi?
Che fare?

Risposta del Dott.Zambello: Forse la cosa più utile sarebbe uscire di casa. Cercare una sua autonomia economica e sociale.
Lei non può chiedere a suo padre di essere diverso da come è . È lei che deve cambiare, essere se stesso.
Non ci sono particolari restrittivi sul tipo di terapia.


Aggiunto: Maggio 31, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile Dottore,
sono una specializzanda di cardiologia di 27 anni; dall'esterno la mia vita sembra normale: lavoro, amici, famiglia fidanzato... In realtà sono ormai quasi 10 anni che soffro di un "male di vivere" che mi impedisce di essere felice. Non mi interessa nulla. Non provo nulla. Sono sempre stanca: la mattina è faticoso alzarsi dal letto. Piango spesso.
Vorrei essere entusiasta, appassionata, vorrei dare un senso alla mia vita attraverso il mio lavoro, vorrei avere dei figli. Invece niente sono bloccata, raggomitolata nel letto a pensare che la vita non ha significato. Mi sento bloccata, immobile: vedo scorrere la vita degli altri come se tra me e loro ci fosse un vetro.
E fingo. Sempre. Sorrido. Mi devo sforzare per rimanere concentrata sul.lavoro. Cerco di vincere la stanchezza con il caffè. Esco la sera con gli amici,
Sono stato per un anno in terapia (psicanalisi) senza il minimo beneficio; probabilmente è colpa mia.. non credevo avrebbe funzionato dal principio.
Ho assunto paroxetina per un anno, di nuovo senza gran beneficio.
Rimango convinta che ci sia una soluzione, che la vita non possa essere questo insieme di nulla e di dolore. Ora però non so davvero a chi rivolgermi!!
Le chiedo un consiglio.. cosa dovrei fare?
grazie

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Dottoressa,

mi sembra di capire che lei sia bloccata in una situazione nevrotica che la bloccata e le fa perdere energia. Come sia strutturata dentro di lei questa ipotetica nevrosi, proprio non lo so.
Che fare? Non rinunciare e continuare a lottare. La psicoterapia ad indirizzo dinamico credo sia la prima scelta.
Non si spaventi se alla prima esperienza non ha funzionato. La psicoterapia è un rapporto e può o non può funzionare.
Lei è un medico e sa che in primis devo allentare il sintomo quando questo diventa troppo fastidioso. Quindi, in attesa di affrontare i nodi psichici, si curi farmacologicamente. Non funziona un farmaco, ne scelga un altro, giochi sulla posologia ma, si curi.


Aggiunto: Maggio 24, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dottor Zambello,
Mi associo all'utente precedente nell'augurarle di risolvere al meglio i problemi personali. Nemmeno io la conosco di persona ma questo spazio già altre volte mi è stato utile. Rifacendomi al mio precedente messaggio vorrei sapere secondo lei cosa posso fare per trovare le risposte che cerco e che nemmeno la medicina riesce a darmi. Paradossalmente ho sperato che la colpa della mia nascita fosse di uno dei miei genitori, avrei potuto avere un colpevole su cui scaricare tutta la rabbia e la frustrazione, e un giorno magari,chissà, sarei riuscita a perdonare. Ma la colpevole sono io e so che non riuscirò mai a perdonarmi di essere nata sbagliata. E ho bisogno di sapere il perché ciò sia successo. La ringrazio.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Sisifo,
al contrario del Signore precedente, alla sua domanda volutamente non ho voluto rispondere.
Per una semplice questione: non c'è una risposta, o per lo meno io non la so e, a quanto pare, neanche gli altri la sanno.
Continuare a porsi la stessa domanda mi sembra un delirio al quale non voglio partecipare.


Aggiunto: Maggio 14, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Grazie. Precisando che quello che ho detto al mio psicologo è quello che ho riassunto nella mail a lei, le osservazioni fatte da lui, le sembrano giuste? Ps non sono ruffiano e anche se non la conosco spero che possa risolvere le sue cose.arrivederci

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signore,
la ringrazio per la sua fiducia ma le assicuro che posso fare ben poco.
Posso solo darle delle generiche indicazioni, nulla più.
Si, le osservazioni del suo terapeuta mi sono sembrate di buon senso. Ma se diamo per buone le sue considerazioni si deduce che il lavoro che lei deve fare è lungo e non può certo accontentarsi di generiche indicazioni o inutili consigli.


Aggiunto: Maggio 14, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Non riscrivo tutta l'email perchè sarebbe da stupido.Volevo un suo parere e se mi poteva consigliare su come muovermi nel pubblico. Nel caso delle mie problematiche a quale psicoterapeuta mi devo rivolvere, cioè con quale indirizzo?
Grazie.

Risposta del Dott.Zambello: Mi scusi per il ritardo ma ho avuto dei problemi personali.
Nel pubblico purtroppo si affrontano tematiche "urgenti" e solitamente l'ASL mette a disposizione pacchetti di 8 o 12 sedute ripetibili al massimo per 3 volte,
Sul tipo di psicoterapia, non c'è dubbio: dinamica.


Aggiunto: Maggio 14, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Ho un problema serio.
Mi sono recato da uno psicologo perché ad oggi ho un problema molto serio. MI sento donna. Mi sento donna perché da bambino, essendo cresciuto con un padre molto severo che mi picchiava soltanto, sono cresciuto sotto mia madre e due sorelle maggiori. Le ho viste nude fin da bambino, sono stato con loro a parlare di mestruazioni, di trucco, di sesso e quant’altro, venivo vestito con abiti maschili ma con colori più femminili e da bambino ovviamente venivo deriso da tutti. Ad oggi vorrei fare le cose da maschio che non ho mai fatto e cioè masturbarmi con altri uomini, fare gara a chi l’ha più grosso, a chi il bicipite più grosso, vorrei fare culturismo o lotta ma a casa mia quando si guardano questi sport si comincia a parlare di omosessualità creando in me tanti complessi. Per di più mia sorella e mia mamma mia spiano quando stando su internet a parlare con altri uomini di sesso, di dimensione, di voler confrontare, pensano che sia sia proprio frocio facendomi continue ramanzine, di tipo religioso soprattutto. Se poi vado in palestra è finita propria: il culturista o l’uomo muscoloso è frocio! Il mio psicologo con cui ho fatto 3 mesi di sedute, e poi ho dovuto smettere perché non avevo soldi, mi ha detto solo una cosa: lei non è frocio ma solo uno che cresciuto in mezzo a tante femmine e trattato da loro come una femmina, è mancante completamente di una parte. Mi diceva sempre la metafora del bambino cresciuto dai lupi: un bambino che si perde nel bosco e viene allevato dai lupi, sarà un uomo o assumerà comportamenti da lupo? Vorrei continuare le sedute nel pubblico ma ho paura di come vengono affrontate queste problematiche nel pubblico specie vivendo nella città di pulcinella. Se dovessi andare nel pubblico, in cosa un terapeuta dovrebbe essere specializzato per queste tematiche?


Aggiunto: Maggio 7, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dott. Zambello

spero si ricordi di me, le ho scritto varie volte, l'ultima circa un mese fa.
Ero alla ricerca di una risposta riguardo la malattia genetica da cui sono affetta dalla nascita. Volevo sapere di chi fosse la colpa, se l'anomalia cromosomica che io sono si fosse presentata dopo la fecondazione o fosse già presente nell'ovocita o negli spermatozoi da cui sono stata generata. Ho interpellato un paio di genetisti la cui risposta è stata univoca: l'errore è sopravvenuto dopo la fecondazione. Quindi la colpa di tutto è solo mia. Tra l'altro non ci sono fattori di rischio noti che avrebbero potuto favorirne l'insorgere, quindi i miei genitori proprio non c'entrano, sono io che sono nata sbagliata. Avevo chiesto anche quale fosse il motivo di tale errore, perché avvenisse. Mi è stato risposto che i meccanismi che lo causano non sono ancora noti, e che è stato un fatto del tutto casuale. In pratica mi hanno detto "boh, non ne abbiamo la più pallida idea". Ma io questa risposta non la posso accettare. Il caso non esiste, non più di quanto esistano Dio o Babbo Natale. La verità è che la colpa è mia anche nessuno me lo dice, perché quando è successo l'errore io già esistevo. Mi sento presa in giro. Io ho bisogno di sapere assolutamente perché è successo e perché è successo a me. Come posso fare a trovare queste risposte? So che finché non le avrò non mi darò pace. Mi sento se possibile ancora più depressa e arrabbiata di prima. La mia vita mi sembra tutta un grandissimo sbaglio.


Aggiunto: Maggio 7, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile renzo zambello,
ho 30 anni e volevo porvi una domanda.
Stamattina sono andato all’università per ritirare un certificato di laurea e di fronte alla segreteria c’è un’aula universitaria che ricordo molto bene perché in quell’aula ci ho seguito e ci ho fatto un esame con una professoressa molto tremenda. Ho scoperto poi lavorando (anche una grande città diventa piccola se poi frequenti un determinato ambiente professionale) che questa stessa professoressa ha oggi un figlio della mia stessa età e che quindi quando io seguii il suo corso all’età di 22 anni, avevo un figlio coetaneo a me.
Non ho mai capito perché lei ci trattasse male, specie i tipi i timidi e gli impacciati. Ad oggi, avendo scoperto che lei era madre di un figlio, mi ripongo con maggiore enfasi la domanda, e cioè di come una professoressa, molto affermata nell’ambito lavorativo in quanto grande dirigente e poi passata ad insegnare, fosse così stronza verso gli alunni essendo poi essa stessa madre. Gli esami non si regalano e io non ho mai chiesto di voler regali. Anzi penso che l’università italiana, a seguito del 3+2 sforni molto ignoranza dovendo fare esami accelerati!
Spero che lei possa rispondere alla mia domanda oppure alla domanda più ampia e generica “perché i professori universitari si divertono a umiliare i ragazzi a lezione e agli esami!

Risposta del Dott.Zambello: Caro Dottore,
non posso proprio risponderle perchè credo non ci sia proprio una uniformità nel comportamento degli insegnanti. Ognuno da di quello che ha e, per gli insegnanti universitari valgono quei meccanismi proiettivi, le grandezze e i limiti di tutti.
Forse la vera differenza è che il professore universitario è un Re nel suo piccolo regno. Pochi , quasi nessuno lo controlla.
Però, se devo pensare al mia esperienza, devo dire che ho trovato insegnanti bravissimi, altri scarsi ed alcuni "stronzi" ma, alla fine, ho imparato che valeva quello che ci aveva insegnato un professore delle superiori. Lui diceva, la scuola è come la vita, l'importante è che impariate a starci. Aveva ragione.


Aggiunto: Maggio 6, 2017
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


Dott. Renzo Zambello
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