Studio: Via Amico Canobio, 7 – 28100, Novara Cell :347 2282733
Menu



Domanda allo psicoterapeuta:


test Gbook

Aggiunto: Maggio 3, 2017
ELIMINA QUESTA DOMANDA RISPONDI ALLA DOMANDA Guarda IP address


Domanda allo psicoterapeuta:


Dottore,
Quando un paziente dopo anni di psicoterapia proficua, tenta seriamente il suicidio, il suo terapeuta prova rabbia?

Risposta del Dott.Zambello: La rabbia non è un sentimento che dovrebbe provare uno psicoterapeuta difronte ad un fallimento terapeutico ma frustrazione si.
Il terapeuta non dovrebbe investire alcuna aspettativa sul paziente, il quale è libero di "fare" di se stesso quello che vuole o riesce- Il terapeuta deve solo aiutare a capire, discernere. La scelta è sempre e solo del paziente.


Aggiunto: Aprile 22, 2017
ELIMINA QUESTA DOMANDA RISPONDI ALLA DOMANDA Guarda IP address


Domanda allo psicoterapeuta:


Dottore, mi scusi se insisto, ma vorrei descrivergli degli esempi per riuscire a capire meglio come dovrei interagire con mia figlia. Una regola a cui noi teniamo molto è tenere in ordine la sua stanza dai giochi e quando torna a casa da scuola il grembiule e i vestiti che si cambia in modo da contribuire ad aiutare a casa poi l'igiene tipo lavarsi le mani prima dei pasti... Il mio stress nasce dal fatto che lei non fa queste cose ed io devo ripeterle più volte al giorno e alla fine esausta urlo solo quando io "espodo" lei poi fa ciò che le chiediamo. Come posso evitare che accada questo?

Risposta del Dott.Zambello: Iniziando a pensare che se la cameretta non è in ordine come lei la vorrebbe non "casca il mondo", non mette a repentaglio la vita della sua bambina etc.
Non capisce che queste sono nevrosi sue, di lei mamma che scarica sulla bambina e la bambina si ribella.
Che vuol dire: "Una regola a cui noi teniamo molto è; tenere in ordine la sua stanza dai giochi e quando torna a casa da scuola il grembiule e i vestiti che si cambia in modo da contribuire ad aiutare a casa...."?
Le sembrano motivi validi per fare una battaglia tutti i giorni che diventa motivo di stress per lei ma soprattutto per la bambina?


Aggiunto: Aprile 21, 2017
ELIMINA QUESTA DOMANDA RISPONDI ALLA DOMANDA Guarda IP address


Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile Dottor Zambello,
La ringrazio per la sua risposta e certamente rifletterò su quanto da Lei suggerito.
Cordialmente
Zoe


Aggiunto: Aprile 21, 2017
ELIMINA QUESTA DOMANDA RISPONDI ALLA DOMANDA Guarda IP address


Domanda allo psicoterapeuta:


Salve dottore, ho un problema con mia figlia di 6 anni, premettendo che è una bimba molto vivace e che ha un carattere bene definito nonostante la sua età, ho diversi scontri con lei perché non ci ascolta, non rispetta le regole nonostante le punizioni severe. Ha fatto una visita da un neuropsichiatra infantile perché scriveva e leggeva da destra verso sinistra e il dottore dopo diversi incontri con altri suoi colleghi psicologi e logopedisti mi ha detto che la bimba sta bene non ha nessun problema ma che io mostro segni d'insicurezza e ansia eccessiva. Ora vorrei capire come interrompere questo circolo vizioso che si è creato, lei si ribella alle mie regole perché io le sto troppo addosso ma quando provo a mollare la presa lasciandola un po più libera lei non rispetta lo stesso ciò che le dico di fare e quindi mi costringe a darle una punizione. Sto veramente diventando ansiosa perché tutti i miei tentativi stanno risultando vani. Spero mi posso aiutare. Distinti saluti

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Nina,
è possibile che la bambina senta la sua ansia e pertanto risponde con comportamenti ansiogeni.
Certamente lei non può pensare di affrontare la sua ansia "utilizzando" la sua bambina, sarebbero dei tentativi che inevitabilmente fallirebbero.
La sua bambina deve essere perseverata dalle sue difficoltà.
Capisco che poi la realtà sia comunque difficile da gestire, perché comunque scattano meccanismi ansiogeni.
Che fare? Non affrontare, o affrontare il meno possibile situazioni di quel tipo.
Là, dove non è possibile trovare una soluzione, devo evitare lo scontro. Nello specifico, giri più possibile gli ostacoli, le provocazioni di sua figlia. Faccia finta neanche di averla vista e proponga come risposta una cosa positiva.
Alias, non si scontri mai con sua figlia, non faccia mai con lei "un braccio di ferro" a chi la vince.


Aggiunto: Aprile 21, 2017
ELIMINA QUESTA DOMANDA RISPONDI ALLA DOMANDA Guarda IP address



Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile Dottor Zambello,
le scrivo per chiederLe un parere.
Sto seguendo una terapia psicodinamica da tre anni (non avevo sintomi evidenti, studiando Psicologia ho ritenuto opportuno intraprendere un percorso conoscitivo), credo di aver instaurato una buona alleanza con il mio terapeuta e noto dei benefici.
Accade puntualmente però che in seduta non riesca a raccontare ciò su cui ho riflettuto e pensato durante la settimana, che solitamente riguarda il mio rapporto con lo psicologo e quanto avvenuto in seduta (allargabile poi a tutti i rapporti che vivo); il mio atteggiamento non verbale è sempre di chiusura, sono sempre molto rigida e provo sempre molta ansia prima di una seduta; nel momento in cui mi siedo sulla poltrona non so di cosa parlare e mi chiedo il perché del mio ritornare costantemente da anni lì nonostante queste difficoltà.
Abbiamo affrontato spessissimo questo problema con lo psicoterapeuta, e siamo giunti alla conclusione che questo mio comportamento possa derivare dalla mia paura del giudizio e di essere quindi giudicata anche da lui. Ma non so se questa ansia ed imbarazzo sia ascrivibile solo alla paura del giudizio, che indubbiamente sento.
Credo che il mio non riuscire ad aprirmi completamente con lui sul nostro rapporto possa dipendere anche dal fatto che io non sopporti l’idea che io non sia “importante” per lo psicologo quanto lui lo è per me.
Sono consapevole dell’asimmetria insita nel rapporto terapeuta-paziente, so cosa è il transfert (che sicuramente ho e sto esperendo, anzi riconoscerlo mi ha aiutata a capire come mi rapporti con gli altri) e sono consapevole che il rapporto che c’è fra noi rimane nella stanza di terapia.
O per lo meno, a livello razionale tutto ciò mi è ben chiaro. Non riesco però a tollerare la mia dipendenza da questo rapporto e l’idea che per il mio psicoterapeuta io rimanga “una” paziente: non sopporto l’idea di aprirmi con qualcuno per cui io non sia importante, mi ferisce l’idea di essere “lavoro”.
Ciò che penso una volta arrivata in stanza è “che è tutto finto”, che il mio essere lì annoia lo psicologo, che mi ascolta e mi presta attenzione per deontologia, non perché io gli interessi come persona. E’ come se non mi sentissi “desiderata”, “voluta”.
Mi rendo conto che questo sia un pensiero infantile e che sicuramente risale al mio desiderio di sentirmi amata in modo incondizionato, cosa che forse non ho provato da bambina. Ciò che mi dico sempre è che però nessuno può amarmi nel modo totalizzante che avrei voluto, a maggior ragione una persona “estranea” che, pur prestandomi aiuto, non è tenuto e non può sopperire a tale desiderio.
Ho provato a spiegare varie volte in seduta ciò che ho scritto, ma, invariabilmente, l’imbarazzo di espormi in questo modo mi ha frenato.
Riesco a portare in terapia dei temi anche molto importanti su cui riesco a riflettere, ma sento sempre “qualcosa” che non mi permette di essere completamente libera.
Ho anche più volte ipotizzato, parlandone con il terapeuta, di chiudere il percorso perché mi sembra inutile proseguire non riuscendo a raccontarmi liberamente: sento che il non riuscire a parlare di questo non mi permette di trarre tutto il beneficio che potrei dalla terapia; anzi, ultimamente mi sento non capita, non “voluta” ed esco dalle sedute sfiduciata e sempre di più con il pensiero di abbandonare tutto.

So che non può decidere Lei per me, ma sarebbe importante sentire il suo parere: è ancora utile continuare questo percorso? Questa difficoltà è “La” difficoltà da affrontare ( e se lo è come posso farlo) o forse è il rapporto con il terapeuta che arrivato a questo punto sta subendo un’ impasse e sarebbe opportuno cambiare terapeuta?

La ringrazio per il tempo che vorrà dedicarmi.
Zoe

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signorina Zoe,
credo che lei abbia capito molto del complesso mondo di emozioni, anche contrastanti, che si muovono in un rapporto terapeutico. Non c'è dubbio che lì, la terapia, è il posto, l'occasione per elaborarle, per utilizzarle positivamente, per andare oltre.
Certamente lei conoscerà la Klein e il suo libro "Invidia e Gratitudine". E' impressionante come lei ponga dei temi che sembrano proprio rispecchiare letteralmente la sua teoria.
Se non l'ha letto lo legga e, se lo conosce, pensi al suo "blocco" davanti al "potere del terapeuta", così come lei descrive, come un sintomo aggressivo, .


Aggiunto: Aprile 20, 2017
ELIMINA QUESTA DOMANDA RISPONDI ALLA DOMANDA Guarda IP address



Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile Dottor Zambello,
sono un ragazzo di 25 anni. Ho iniziato da 6 mesi una terapia cognitivo-comportamentale; infatti da circa 7 anni soffro di depressione, ma solo poco tempo fa sono riuscito ad ammettere di avere un problema e cercare un aiuto.
Lo psicoterapeuta ad ogni seduta mi ripete che sono "bloccato" e che la mia depressione non ha contenuti. Di fatto è vero che non ho pensieri sui quali rimugino.. semplicemente non penso a nulla, non provo nulla, vivo come un automa; ho una ragazza, un lavoro, una famiglia che mi supporta. Io però non provo niente, mi sento svuotato.
Durante le sedute finiamo per non parlare di niente, o a passare i minuti in silenzio. Secondo il mio psicoterapeuta non è normale che sia così, mi dice sempre che gli altri suoi pazienti sono in grado di esporre i loro problemi.
Mi chiedo se a questo punto un percorso di psicoterapia potrà mai essere efficace per me; io vorrei davvero guarire, far sparire questo doloroso taglio dalla mia vita, tornare ad essere sereno come sono stato per anni. Ma di certo non posso inventare durante le sedute di psicoterapia.
E' chiaro dal suo sito che lei ha molta esperienza.. quindi la domanda è: cosa dovrei fare?
Grazie se vorrà rispondermi

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Marcello,
mi sembra di capire da ciò che lei scrive che il vostro rapporto non funziona. Prendete atto. Non si tratta di incapacità del terapeuta e tanto meno sua, semplicemente i rapporti posso o meno funzionare.
È giovane, affronti il suo disagio con un altro/a terapeuta.
Nelle depressoioni non deve essere sottovalutato la possibilità di una integrazione, per un giusto periodo, di una terapia farmacologica.


Aggiunto: Aprile 18, 2017
ELIMINA QUESTA DOMANDA RISPONDI ALLA DOMANDA Guarda IP address


Domanda allo psicoterapeuta:


La ringrazio per la gentile e precisa risposta, fornita per di più in questo dì di festa. Avevo già scritto in precedenza con un altro nick, Josephyne.
Se la mia psicoterapeuta è socia Arpa, significa quindi che è anche psicanalista? Spero di sì!! Sul suo sito però non fa menzione dell'essere anche psicanalista. Ma, alla fine la differenza con uno psicoterapeuta è solo che lo psicanalista ha fatto, a sua volta, terapia?! Grazie ancora. Buona festa.

Risposta del Dott.Zambello: Ma si, essere anziani qualche vantaggio lo si ha. Ad esempio si dorme meno e si ha più tempo per scrivere. Se la sua psicoterapeuta è una Socia dell'Arpa significa sicuramente che ha fatto un training individuale.


Aggiunto: Aprile 16, 2017
ELIMINA QUESTA DOMANDA RISPONDI ALLA DOMANDA Guarda IP address


Domanda allo psicoterapeuta:


Buonasera, vorrei chiedere, gentilmente, cosa può dare in più ad un paziente, uno psicanalista e psicoterapeuta junghiano rispetto ad un semplice psicoterapeuta junghiano.
Ho letto che lo psicanalista deve, a sua volta, essersi sottoposto ad analisi personale, è solo questa la differenza? Io sto andando da una psicoterapeuta junghiano, poi però ho letto questa cosa e... Tristezza. Mi trovo bene, anche se è da poco che ci vado, però non vorrei accontentarmi, sapendo che uno psicanalista potrebbe darmi di più. Grazie molte.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Eloise,
la sua domanda è suo malgrado alquanto insidiosa. Cercherò di essere chiaro.
Premesso che in Italia non esiste ufficialmente lo Psicoanalista, in quanto è un titolo, un percorso di formazione non previsto dal Ministero della Salute ma l'unico titolo all'esercizio della Psicoterapia è Psicoterapeuta. Quindi, per assurdo, ognuno di noi può definirsi Psicoanalista e nessuno gli può contestare niente, in quanto lo Psicoanalista "non esiste".
In realtà ormai tradizionalmente vi sono alcune Società di Psicoanalisti che si sono formate più di 50 anni fa e preparano, dopo una severa selezione e con un training lungo almeno 10 anni.
Le Società junghiane riconosciute in un contesto internazionale in Italia sono: l' AIPA, il CIPA e L' ARPA. Stop.
E' chiaro poi che la formazione psicoanalitica non esenta il futuro Psicoterapeuta ad una preparazione e formazione in una Scuola di Psicoterapia riconosciuta dal Ministero.
Detto ciò, credo veramente che il rapporto terapeutico, richieda a monte una formazione del futuro terapeuta ma poi, il risultato terapeutico dipende soprattutto da ciò che i due: paziente-psicoterapeuta, riescono a dirsi, dal loro rapporto, e ciò dipende da una enorme quantità di valenze. Valutare a priori il risultato sui titoli è riduttivo e forviante.


Aggiunto: Aprile 16, 2017
ELIMINA QUESTA DOMANDA RISPONDI ALLA DOMANDA Guarda IP address


Domanda allo psicoterapeuta:


No dottore, non ci siamo capiti.
Non accetto che mi si dica che una cosa così sia successa senza un motivo, per caso e che non è colpa di nessuno.
Voglio sapere di chi è la colpa, e perché è successo a me. Io non posso cambiare in alcun modo la mia vita, sono condannata ad essere infelice. Voglio almeno sapere chi è il responsabile.

Risposta del Dott.Zambello: Perché, ci deve per forza essere un responsabile?
Le è così difficile poter pensare che le cose avvengono "per caso", senza un fine e solo noi possiamo dargliene uno, se smettiamo di guardare in dietro.


Aggiunto: Aprile 9, 2017
ELIMINA QUESTA DOMANDA RISPONDI ALLA DOMANDA Guarda IP address
Powered by PHP Guestbook 1.7 from PHP Scripts
 
Numero di domande: 2298 Numero di pagine: 230 « First ‹ Precedente 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 Successivo › Ultima »

Medico psicoterapeuta e psicoanalista


Dott. Renzo Zambello
Via Amico da, Via Canobio, 7, 28100 Novara
Cell. +39 347 2282733

Per appuntamento contattare telefonicamente
o via email
zambello.renzo@gmail.com