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Domanda allo psicoterapeuta:


riposto la domanda perchè penso che non l'abbia letta.
gentile dottore vorrei un'informazione. Non so come comportarmi con mia madre. A volte vorrei avere un'armatura per non essere penetrato da lei. Ho 34 anni e vivo ancora con i miei genitori e cioè con mamma e papà perchè non lavoro anche se la voglia di scappare di casa c'è ed è tanta. Vi racconto perchè le scrivo: nei momenti migliori dove dovevo studiare per realizzare il mio futuro, ho dovuto fare il badante dei miei nonni, genitori di mia madre, che vivevano in casa con noi. Ovviamente mio padre era straffottente perchè non erano i suoi genitori, mia madre che è la classica donna debole che urla per dettare la sua legge, non ha mai voluto un aiuto esterno sia per non pagare una badante e quindi incassare al netto l'assegno di invalidità dei nonni, sia per non avere estranei in casa, donne soprattutto che avrebbero potuto scatenare le voglie di mio padre.
Morti entrambi i nonni, ogni giorno della giornata si diverte a darmi del fallito perchè non lavoro. Io che sono stato fregato dai miei credi morali mi ritrovo oggi con un pugno di mosche: insomma ho fatto cornuto e mazziato.
Ovviamente scappare di casa è la migliore strategia che sto attuando. Ma nel frattempo dove trovo le forze per convivere con una donna del genere?

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Raffaelle,
le chiedo scusa ma mi sono reso conto che avevo "dimenticato" la sua domanda. La verità è che questa mi mette un po' a disagio.
Per dirgliela chiaramente, non so cosa dirle. o meglio, avrei voglia di "urlarle dietro" qualcosa che però temo sia percepito come un'offesa e poi, è sempre rischioso entrare nelle scelte economiche-familiari.
Però, fatta questa premessa che ha lo scopo di chiederle venia preventivamente, le dico: ma la smetta di dare la colpa alla mamma. A 30 anni uno deve essere responsabile della sua vita. Sua madre avrà tutti i difetti del mondo ma, è lei, lei solo il responsabile di se stesso.
Se ne vada. Conosco ragazzi che sono partiti, andati anche lontano, in altri paesi senza sapere la lingua e senza soldi e sono riusciti ad inserirsi e lavorare. E' su lei stesso che deve fare affidamento, non su sua madre o su quello che dice.
Se però non ce la fa, si dia pace.
Sua madre non cambierà. Nel giusto e nello sbagliato fa quello che sa fare e lei la deve accettare.


Aggiunto: Marzo 5, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


gentile dottore vorrei un'informazione. Non so come comportarmi con mia madre. A volte vorrei avere un'armatura per non essere penetrato da lei. Ho 34 anni e vivo ancora con i miei genitori e cioè con mamma e papà perchè non lavoro anche se la voglia di scappare di casa c'è ed è tanta. Vi racconto perchè le scrivo: nei momenti migliori dove dovevo studiare per realizzare il mio futuro, ho dovuto fare il badante dei miei nonni, genitori di mia madre, che vivevano in casa con noi. Ovviamente mio padre era straffottente perchè non erano i suoi genitori, mia madre che è la classica donna debole che urla per dettare la sua legge, non ha mai voluto un aiuto esterno sia per non pagare una badante e quindi incassare al netto l'assegno di invalidità dei nonni, sia per non avere estranei in casa, donne soprattutto che avrebbero potuto scatenare le voglie di mio padre.
Morti entrambi i nonni, ogni giorno della giornata si diverte a darmi del fallito. Io che sono stato fregato dai miei credi molari mi ritrovo oggi con un pugno di mosche: insomma ho fatto cornuto e mazziato.
Ovviamente scappare di casa è la migliore strategia che sto attuando. Ma nel frattempo dove trovo le forze per convivere con una donna del genere?


Aggiunto: Marzo 2, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno Dottore,
non ho mai pensato di potere trovare la forza di scrivere al suo forum ma faccio sul serio fatica ad essere lucida e coerente, fedele ai miei ragionamenti. Ora apro un vaso di Pandora che spero non la tedi troppo. Sono molto confusa insomma.. Ho 33 anni e ho una carriera di buon successo. Sono diagnosticata ,da quando ho 21 anni di sclerosi multipla, una malattia che finora non mi ha troppo invalidato. Sono una persona positiva, discretamente sicura di sè e gioiosa, però a tratti vulnerabile, malinconica e bisognosa d'amore. Da quattro anni sto con un uomo di due anni più vecchio, abbiamo vissuto all'estero per i primi 3 anni e mezzo. conviviamo da sempre essendo la nostra storia iniziata da coinquilini. Lui è una persona estremamente colta, ha una memoria sbalorditiva e pure lui ha una carriera di successo come divulgatore, giornalista, coordinatore di progetti . Mi dilungo sulla questione professionale perché molto spesso i nostri litigi partono da questo: per quanto lusingati dai successi di uno e dell'altra, lui lamenta spesso che non mi interesso a quello che produce, che ho una cultura limitata e che su certi argomenti sbaglio a voler esprimermi perché non ne ho le competenze.. Diciamo che io sono inoltre una persona permalosa e con una memoria da elefante per quanto riguarda litigate e offese. Lui, d'altro canto, non ricorda troppo del nostro vissuto :) strana la vita! Comunque arrivando al sodo.. il mio compagno si dimostra spesso arrogante, con smanie di superiorità nei confronti degli altri. Quando beve troppo poi il tutto diventa un turbinio di rabbia, invettive e offese contro me che divento subito l'incarnazione di quel "VOI CHE PENSATE" "VOI CHE FATE". Lui contro il mondo insomma, un don chisciotte incompreso con velleità da leader. Nella normalità invece è impossibile affrontare discorsi scomodi, tipo le critiche costruttive, i progetti, il rapporto di lui con i genitori (abbastanza difficile) perché lui è sempre pronto a scattare ed inscenare immotivati sfoghi di rabbia. A volte la rabbia scatta perchè lui dice che "non sono riuscita a spiegarmi bene" oppure "le parole sono importanti" (proprio alla Nanni Moretti). Sono convinta che lui sia molto insicuro, infatti spesso alla tempesta segue una lunga confessione su quanto lui si senta inadeguato, incapace, inetto, e limitato proprio dal suo carattere. Infatti è una persona timida e che solitamente beve un bicchiere di vino per muoversi più comodamente nella socialità. La cosa peggiore però è che mi ha detto almeno un centinaio di volte che dobbiamo lasciarci, che sarebbe meglio per tutti e due: io potrei trovarmi una persona più semplice e lui invece una persona più intellettualmente stimolante e più comprensiva con lui. E dopo l'ennesimo litigio (beati i vicini) vuole far finta di niente, anzi baciarmi e dirmi che sotto sotto lui sa che non ci lasceremo mai.. personalità completamente sdoppiata! In realtà nella quotidianità le cose vanno discretamente bene, abbiamo una vita sessuale abbastanza attiva, cerchiamo di interessarci alle passioni "dell'altro" e siamo entrambi grandi amanti della casa. Ma lui beve spesso (in maniera un po' adolescenziale) e fuma molto (pure io fumo abbastanza quando siamo assieme e partono queste discussioni che fungono da catalizzatore) , ha un rapporto molto difficile con i genitori e anche con la mia famiglia e amici è talvolta ipercritico. Ora io ho 33 anni, la consapevolezza di una malattia che potrebbe risvegliarsi da un momento all'altro, la voglia di avere dei figli e di fare una famigliae soprattutto voglia di serenità. Non nego che ogni volta che incontro un uomo più nelle mie corde mi chiedo "ma come sarebbe se stessi con lui?" e non nego che ogni volta che accadono questi episodi mi sfiducio sempre di più e veramente vorrei mandarlo a quel paese. Se gli parlo di andare dallo psicologo poi.. Impossibile! mi schernisce subito e mi fa esempi esagerati sull'inutilità della psicoterapia. Se all'inizio la dinamica poteva essere del tipo "sadico - masochista" (vivevamo all'estero assieme in un paese di cui non conoscevamo la lingua ne le persone e quindi con un gran bisogno di ricreare la bambagia). Ora che siamo tornati in italia (a casa) vorrei prendere di petto questa situazione. aiutare lui ma anche aiutare me. Sono un po' spaventata, la mia vita è completamente permeata da lui, la casa, i parenti, gli amici. tutto, che disastro! Ma sono anche confusa, gli voglio molto bene e a tratti pure lo amo.. ma a volte mi sembra di camminare sulle uova, evito il confronto, e sento che mi fido sempre meno di lui come possibile compagno e padre dei miei figli. E poi che gli racconto io ai figli? "io e tuo padre sai, non abbiamo fatto altro che litigare prima di avere te". come la vede lei? come si fa a quadrare il cerchio? un colpo alla botte un colpo al cerchio? quindi lavorare su entrambi? o semplicemente gettare la spugna e prendermi cura di me?

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Dottoressa,
sicuramente la vostra convivenza non è stata l'esperienza più semplice per iniziare una conoscenza. Vivere assieme, nello stesso appartamento, all'estero, in un paese dove non si conosce la lingua, è come vivere una situazione di cattività. Sono emerse le parti più negative di ambedue.
Però, qualunque sia stata la dinamica, lei sembra descrivere il suo ragazzo come un narcisista patologico. Si guardi un po' di letteratura, anche io ho scritto qualcosa sul narcisismo. E lei, dal canto suo, fa i conti con un senso dell'Io un po' fragile e una aggressività che mal gestisce.
Che fare? Non lo so. Non sono certo io, né mi creda, alcun altro che le può dire qual'è la scelta migliore per lei.
Certo, io al contrario del suo ragazzo, credo che lei farebbe bene a lavorare un po' su se stessa.
Solo conoscendosi potrà trovare ciò che più le appartiene.


Aggiunto: Febbraio 21, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Salve buongiorno, le scrivo per un disturbo dell'umore stagionale che come l'anno scorso si sta ripresentando anche quest'anno. Essendo sensibile di costituzione soffro l'aumento della luce in questo periodo, con stanchezza nervosismo, cambiamenti di umore... la mia domanda è, ci sono della cose che si possono fare per rendere la cosa più vivibile, fortificare il fisico o simili? Alcuni miei amici mi dicono che sono intrattabile in questi momenti, volevo capire se posso fare qualcosa di pratico, sto già facendo una psicoterapia per sistemare altri aspetti della mia vita (ma magari può aiutare anche in questo non so). Grazie e saluti

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Claudio,
i disturbi come il suo si possono affrontare su piani diversi.
Anzitutto va valutato quanto questo incide nella sua vita emotiva e relazionale. Successivamente lei può affrontarlo o con una terapia farmacologica, antidepressivi o con una psicoterapia o con ambedue per un certo periodo per poi proseguire solo con la psicoterapia.
Chiaramente queste valutazioni vanno fatte solo dallo psicoterapeuta e da lei in sede di un colloquio.


Aggiunto: Febbraio 17, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Salve. Un tizio che conosco solamente di vista mi ha offeso pubblicamente. Ora sono arrabbiato e continuo a pensare che vorrei fargliela pagare. Non riesco mica a lasciar perdere! Io gli ho risposto a tono, ma mi infastidisce che questa gente vada in giro a prendersela con gli altri, probabilmente per sfogarsi per motivi propri! Non è giusto! E gente così ne è pieno il mondo. So che sarebbe meglio lasciare stare, ma quanta pazienza a volte! Perdoni lo sfogo, volevo solo conoscere un altro punto di vista.
Saluti

Risposta del Dott.Zambello: Non ho dubbi: ci vuole molta più forza a tollerare che a vendicarsi.
La vendetta è la forza del debole.


Aggiunto: Febbraio 12, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Sono una signora sposata, sono di dottrina ortodossa è molto religiosa. Da circa 6 anni ho una storia d'amore con un signore separato dalla moglie, una storia molto intensa e coivolgente e magica con molte incomprensioni ma inseparabili e innamoratissimi entrambi. Ma da un anno non ho più rapporti sessuali con lui perché essendo molto credente lo ritengo peccato è piu forte di me e ho promesso alla Madonna è santi che non avrei più peccato. Ora lo vedo avvolte nervoso freddo non è più coccolone com'era perché quando lui cerca coccole e tenerezze io mi sottraggo è lo respingo. Ora temo che questo mio atteggiamento e sottrarmi ai desideri rovini questo rapporto. Come potrei fare e rimediare perché non avvenga. Grazie

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
scenda giù di tre domande da questa risposta e legga la domanda del Signor Vale...
Non so se lei lo conosce ma, è quello che penso si debba fare in situazioni simili.
Lei avrà tutte le sante ragioni ma, i sacrifici che promette a Dio e ai Santi, li deve fare lei, non il suo compagno.


Aggiunto: Febbraio 11, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile Dott.Zambello; mi chiamo Mariam è ho 26 anni. Le scrivo per esporle una dinamica che sotto l aspetto relazionale mi crea dei dubbi in relazione non solo al perché determinate persone si comportino in un determinato modo, ma soprattutto del perché io rimanga cosi' male in relazione al loro comportamento, mi spiego meglio... Mi è capitato più volte che 2 persone, nello specifico una datrice di lavoro e la madre di mio marito in momenti di rabbia o di nervosismo in relazione a delle situazioni in cui erano arrabbiate con terze persone (quindi tali situazione riguardavano me solo in minima parte e indirettamente)nonostante ciò sfogassero su di me la loro rabbia, essendo di proposito " cattive e offensive "giustificando successivamente le loro reazioni con frasi del tipo: -" Sono fatta così quando sono arrabbiata sfogo la mia rabbia in questo modo, è il mio carattere." Ovviamente jo di rimando ci sono rimasta male e trovo assurda tale scusa xkè insensata a mio avviso, e priva di responsabilità per le proprie azioni nascondendosi dietro la questione carattere come se fosse qualcosa di, ingestibile o fuori dal controllo. riflettendoci mi son resa conto che provo fastidio e trovo il comportamento ingiustificabile nonché una mancanza di rispetto nei confronti dell altro, perché la definisco una modalità comportamentale secondo quello che è invece il mio modo di essere e di gestire la rabbia, perché nel momento in cui io provo rabbia non la sfogo mai verso la persona che non è oggetto del mio sentimento negativo, cerco di controllarmi perché so che non è la persona con la quale sono arrabbiata e non avrebbe senso scaricargli delle negatività. Cio' che mi fa star male è quindi perché le altre persone non riescono a farlo con, me? Perché io prima di ferire o attaccare una persona mi metto nei suoi panni e analizzo la situazione e gli altri non lo fanno con me? Capita, ovviamente anche a me di perdere la calma e cedere all impulsività sono umana e menomale, ma non lo faccio mai gratuitamente e senza cognizione di causa e quando non ricevo tale trattamento dagli altri ( per altri intendo le persone, per me significative come quelle citate precedentemente)rimango davvero basita e delusa. A volte vorrei essere anche io come loro, ma mi rendo conto che non è una modalità comportamentale che mi appartiene andrei contro me stessa... Desiderei conoscere suo punto di vista.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Miriam,
non lo so perché queste due donne sfoghino apparentemente senza motivo la loro aggressività su di lei. Chiaramente non lo posso sapere. Non sarei però sincero se non le dicessi una fantasia, un mio "fumetto".
Io penso che la più aggressiva delle tre sia lei. Le altre, inconsapevolmente forse, sentono la sua aggressività e compulsivamente la agiscono.
Non è necessario agirla l'aggressività, la più "pericolosa" è quella trattenuta.
E' solo un fumetto, se sente che proprio non le appartiene, dimentichi. Se però, pensa che potrebbe essere vero, si faccia aiutare a far uscire queste sue parti trattenute. L'energia trattenuta non solo non è utile ma fa male.


Aggiunto: Febbraio 9, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Grazie. Grazie infinite

Aggiunto: Febbraio 6, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Sono un signore di oltre 60 anni da 6 anni circa vivo una storia d'amore con una magnifica donna, io separato lei sposata. Da un anno circa lei si rifiuta di fare l'amore senza darmi spiegazioni, l'ultimo periodo si nega a qualsiasi tipo di coccole, mi dice che è pazza di me ma che nn ci sarà più nessun rapporto o coccole perché là promesso a un prete in confessione.lei ortodossa Io cattolico. Io sto male, male fisicamente,mentalmente e moralmente la desidero tanto è non riesco a assecondarla. Cosa è come posso fare? Per viverla Bene? Grazie...

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signore,
sono certo che lei avrà usato, tentato con tutte le argomentazioni possibili di convincere questa donna a fare l'amore con lei. Lei non vuole. I motivi ufficiali sono quelli che lei dice. Altri? Sono possibili infiniti motivi. Esercitarsi a trovarli e poi scardinarli, è a questo punto, tempo perso.
C'è un pericolo, che si crei un piacere nel dolore, di lei e suo.
E allora che fare? Niente, prenderne atto e, sottrarsi a queste dolorose dinamiche.
Forse, il distacco potrebbe rivelarsi il modo per far chiarezza.


Aggiunto: Febbraio 6, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buonasera, grazie per la Sua risposta. La mia "paura" è rivolta anche alle possibili cure perché, avendo letto la massima "L'arte morirebbe se l'inconscio diventasse conscio", mi sono detta: non è che se seguo una terapia psicodinamica perdo la mia creatività (o "solo" parte di essa dato che, come ha scritto Lei, l'infinito è inconoscibile)?
Le mie ossessioni vertono su: contaminazione (eccessivo lavaggio dopo essere "entrata in contatto" con le feci) e onestà (paura di essere raccomandata, agevolata e simili). Quest'ultimo punto mi sta creando qualche problema per la scelta del docente per la tesi...
Grazie ancora.


Aggiunto: Febbraio 1, 2017
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


Dott. Renzo Zambello
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