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Pseudonimo: Josephyne
Pseudonimo: Josephyne
Domanda allo psicoterapeuta:
Grazie per la risposta. Ma, secondo Lei, cosa potrei fare concretamente per stare meglio, al di là del terapeuta?! Non può dirlo dato che è di approccio psicodinamico?!
Anche se la psicodinamica non tratta i sintomi ma le cause, in qualche modo mi dovrebbe aiutare a stare meglio, no? Se sì, in che modo può agire in questo senso?
In riferimento alla massima "L'arte morirebbe se l'inconscio diventasse conscio", se ammettiamo che l'inconscio è infinito, anche portandolo in parte alla luce, non si perderebbe la propria "vana artistica" perché non si potrà mai conoscere tutto l'inconscio, è corretto?!!
Quest'anno compirò 37 anni, non lavoro, sto con i miei e non ho concluso gli studi (mi manca la tesi). Devo costruire la mia vita, smettere di rimandare e lasciar andare le idee limitanti. La ringrazio per la disponibilità. Cordiali saluti.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Josephyne,
è chiaro che io non ho la più pallida idea di come siano "costellate" dentro di lei le sue idee ossessive che la bloccano e limitano.
Non ho suggerimenti specifici da darle se non un generico: la smetta di "menarsela", studi e si laurei.
Aggiunto: Gennaio 24, 2017
Domanda allo psicoterapeuta:
buonasera, a proposito di sogni, uno è ricorrente.
sogno spesso animali soprattutto cuccioli di animali.Ora non ricordo le situazioni ma quasi sempre sono cuccioli di tigri, leoni, cani e gatti e anche uccelli.
Gli uccelli sono gli unici che un po' mi incutono paura.
Cosa vuole dire tutto ciò? Grazie per la risposta. Buonanotte Britta
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Britta,
in psicanalisi non funziona così come lei chiede.
Per avere risposte alle sue domande lei dovrebbe rivolgersi alla "smorfia".
Il significato di un sogno è il risultato di tutto il Sé, inconscio, preconscio, Io, super-io, il fisico e aggiungo l'anima ed ha sempre un valenza relazionale. Che so io di lei? Niente, quindi del suo sogno non posso sapere niente.
Aggiunto: Gennaio 25, 2017
Inserito da
Pseudonimo: Josephyne
Pseudonimo: Josephyne
Domanda allo psicoterapeuta:
Buonasera, vorrei chiedere, gentilmente, qualche consiglio pratico per superare il disturbo ossessivo compulsivo da contaminazione, idee di altro tipo e certi modi di boicottarmi. Cioè, oltre ad andare da uno psicoterapeuta, intendo... Inoltre, un approccio di tipo psicodinamico, una volta individuate le cause, come opera per risolvere i problemi?
Poi, altra "fissazione", ho letto questa massima: "L'arte morirebbe se l'inconscio diventasse conscio" e allora, mi sono detta, un approccio psicodinamico che si pone di portare in luce il mio inconscio, mi toglie rebbe la mia parte artistica?!!
La ringrazio molto e La saluto cordialmente.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Josephyne,
la metafora più comune quando si vuole parlare dell'inconscio è riferirlo all'infinito.
Non si "conoscerà" mai l'infinito.
In realtà la sua osservazione nasce da una confusione storica tra Freud e Jung. Per Freud infatti, l'inconscio era uno spazio, ricco ma finito. Sarà proprio Jung che abbatterà questa limitatezza dell'inconscio per immergersi in spazi senza tempo e senza fine, gli archetipi.
La psicodinamica non si fa carico del sintomo. Se si vuole affrontare il sintomo direttamente bisogna rivolgersi ai comportamentisti. Per i dinamici, il sintomo è il segno, l'indicazione della strada da seguire verso l'individuazione. Poi, quando non "servirà" più, scomparirà per conto suo.
Aggiunto: Gennaio 23, 2017
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Pseudonimo: Sisifo
Pseudonimo: Sisifo
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile dottore,
In terapia da più di un anno a causa di una patologia genetica che non riesco ad accettare, a dicembre il mio terapeuta mi ha proposto di fare dei test cognitivi.
Premesso che quei test mi furono sottoposti già da bambina (ma non ne ho mai saputo il risultato), non voglio assolutamente ripetere quella brutta esperienza. Al mio terapeuta ho detto che ci avrei pensato ma dopo la pausa natalizia non mi sono fatta più sentire. Già so che non mi considera normale fisicamente (giustamente, perché non lo sono), mi ha molto delusa constatare che evidentemente ritiene che nemmeno la mia intelligenza sia nella norma.
Vorrei, per una volta, trovare qualcuno che non mi consideri un soggetto di studio.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
ha fatto benissimo. Ma non le viene un po' da sorridere?
Il terapeuta che dopo un anno le chiede di fare dei test cognitivi. Forse li dovrebbe fare lui i test.
Non si dispiaccia troppo. Ognuno fa i conti con le sue difficoltà e anche lui ha le sue.
Buona giornata.
Aggiunto: Gennaio 15, 2017
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Pseudonimo: Lorenzo
Pseudonimo: Lorenzo
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile Dott. Zambello,
sono un ragazzo di circa 29 anni ed ho tutti i sintomi di quella che è nota col nome di "fobia sociale". :!cry:
A livello comportamentale evito diverse situazioni che non mi consentono di avere la vita sociale e professionale che vorrei.
Elenco solo alcune delle situazioni in cui provo un'ansia invalidante:
- Parlare in pubblico
- Interagire con persone dell'altro sesso considerate attraenti
- Ricevere una critica
- Mangiare in pubblico
- Parlare dei propri sentimenti ed emozioni
A livello di sintomi sono frequenti:
- Rossore in viso
- Tensione dei muscoli
- Sensazione di pressione sul petto
- Tremore delle mani e delle gambe
- Cefalea
Portandomi dietro questo disturbo da anni lentamente sto avendo problemi aggiuntivi come umore depresso e cefalea.
Essendo intenzionato ad iniziare una psicoterapia volevo chiederle: qual'è secondo lei il miglior trattamento per la fobia sociale?
La ringrazio in anticipo per il suo interesse
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Lorenzo,
dipende da cosa cerca lei.
Se il suo bisogno è di "portare a casa" in tempi sufficientemente brevi dei risultati che le permettano di superare quelle difficoltà che lei elenca o per lo meno, diminuirne i sintomi, la terapia di prima scelta è la cognitivo-comportamentale.
Se invece la sua richiesta è: ma perché provo queste difficoltà, cosa "vogliono dirmi" questi disagi? La terapia deve essere di tipo dinamico.
Aggiunto: Gennaio 15, 2017
Domanda allo psicoterapeuta:
per una paziente borderline (35 anni ,mamma ,compagna,) quale tipo
di psicoterapia e più adatta?grazie
(sono un farmacista)
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Dottore,
non ho dubbi: solo una psicoterapia dinamica.
Il problema è che il paziente sia capace di mantenere il rapporto, perché questa è la difficoltà del borderline.
Secondo problema, e non meno importante del primo è che il/la terapeuta abbia esperienza di terapia con questi pazienti.
Sono pazienti infatti che mal sopportano un setting troppo rigido.
Però, l'indirizzo terapeutico deve essere dinamico.
Aggiunto: Gennaio 13, 2017
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno Gent.mo Dott. Zambello,
non vorrei sottrarre spazio e tempo alle domande riguardanti disturbi e preoccupazioni concrete degli altri utenti e mi scuso se questo non è il luogo adatto per la mia tipologia di domanda.
Non è però certo una domanda dal puro gusto filosofico, nasce infatti dalla necessità attuale di indirizzarmi al meglio verso una terapia che senta maggiormente adeguata alla mia indole ed allo stadio evolutivo che negli anni sento di aver acquisito, seppur ancora oggi gestito troppe volte da meccanismi una volta inconsci ed oggi, pur consci ancora molto, troppo efficaci.
Sono consapevole della necessità di verificare poi nel contatto diretto l'adeguatezza o meno di questo o quell'approccio e terapeuta ma gradirei da Lei, se possibile, una semplice, sintetica esposizione delle differenze più evidenti ed immediate tra Psicoterapia Analitica Junghiana (con cui mi trovo in completa sintonia), Psicoterapia Analitica Dinamica (che mi sembra possa abbracciare anche la prima) e Psicoterapia Analitica Transazionale.
Grazie per la Sua attenzione e cura.
Marco Grossi
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Marco,
la sua è tutt’altro che una domanda poco opportuna, anzi, perfettamente calzante con quello che vorrebbe essere lo scopo di questo spazio: capire cos’è la psicoterapia dinamica e come si differenziano tra loro le varie scuole.
Chiaramente devo riconoscere due limiti che sono comunque evidenti ma dai quali non posso sottrarmi: sono uno psicoanalista junghiano e, il tema che pone lei è talmente vasto che una sintesi rischia di aiutare poco. Tenterò comunque.
Tutta la psicologia , lo studio dei meccanismi e comportamenti psichici, può essere divisa in due grandi categorie: la cognitivo-comportamentale e la psicodinamica. La prima studia i comportamenti , le reazioni agli stimoli e i modi per migliorare il nostro comportamento. Quelli che sono state le nostre esperienze pregresse, l’inconscio, è un black box che deve rimanere chiuso e interessa poco. La dinamica a sua volta, si interessa poco di cosa il paziente fa oggi, non entra nelle relazioni attuali del paziente, anche perché, parte dal presupposto che mi sembra obbiettivamente vero: il terapeuta conosce solo il paziente. Non sa niente di cosa succede fuori dalle mura dello studio. Con quale autorità e reale possibilità potrebbe intervenire su rapporti esterni al setting di cui lui non sa nulla?
Quindi lo psicoanalista, cioè il terapeuta che pratica una psicoterapia dinamica si interessa prevalentemente di inconscio. La psicoterapia dinamica a sua volta la possiamo dividere in due grandi scuole: quella freudiana e la junghiana. E’ vero che poi c’è stata una diaspora culturale e sono sorti centinaia di indirizzi dinamici ma, per semplificazione e forse anche per mia ignoranza, non conosco tutti gli indirizzi, rifacciamoci quindi a Freud e Jung.
Secondo Freud il nostro inconscio è come un database in cui si è registrato tutto ciò che ci è accaduto dal momento della nascita e forse anche dal concepimento fino ad oggi. Tutto ciò che ci è accaduto di conscio e inconscio, a livello emotivo ma anche fisico. Tutto è lì, depositato dentro di noi e viene utilizzato dall’IO, la parte cosciente di noi sotto la modulazione e la spinta di due pulsioni: la libido e l’aggressività. Ambedue sono come due “centrali atomiche” che forniscono energia ma che bisogna imparare ad utilizzare. Tutto il lavoro della psicoterapia consiste nel prendere coscienza delle pulsioni e imparare ad utilizzarle. La discrepanza fra la tensione della pulsione e l’Io, è la nevrosi. Scopo della terapia, superare, guarire la nevrosi.
Jung la vede in maniera un po’ diversa. Egli non contesta la teoria delle pulsioni, anzi concorda con la necessità di “imparare e gestirle”, solo che per lui l’inconscio non finisce lì, dove noi abbiamo iniziato ad esistere. C’è un inconscio che ci portiamo dentro che è l’inconscio universale, l’Inconscio collettivo.
Questo concetto apre ad una prospettiva sia terapeutica sia “filosofica” completamente diversa.
Le basti pensare al concetto della sincronicità. Ma soprattutto lo scopo della terapia e la ricerca della strada verso la propria individualizzazione. Qual è la via per l’Individualizzazione? Bisogna cercarla nel sogno ma soprattutto nella nevrosi.
Mentre per Freud la nevrosi è una “malattia” da guarire, per Jung la nevrosi è l’indicazione della strada da seguire. Se vuole, in un linguaggio simbolico religioso, la croce che ci permette la resurrezione.
Termino qui. Capisco di essere stato frammentario, però la spazio non mi concede di più.
La terapia transazionale , è un sincretismo tra la terapia dinamica freudiana e la fenomenologia. I caposaldi di questa terapia sono: Epistemologia e pragmatismo. Clinicamente non conosco bene come funzioni.
Aggiunto: Gennaio 12, 2017
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Pseudonimo: Piercarlo
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Pseudonimo: Rey87
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Domanda allo psicoterapeuta:
Salve,
Oggi finalmente mi sono deciso a condividere un mio problema per cercare di risolverlo,cosa che fin'ora non ero riuscito a fare.Se sono arrivato a questo è perchè mi accorgo che queste difficoltà caratteriali mi stanno creando parecchi disagi..Quello che vorrei è ritornare ad una situazione normale attraverso un consulto di un professionista che mi dia un metodo/soluzione al mio problema. Nel corso del tempo passati i 18 anni mi sono accorto pian piano del cambiamento del mio carattere, sono arrivato al punto che oggi non riesco ad affrontare nemmeno un colloquio di lavoro e/o addirittura un confronto con un mio superiore la cosa mi fa venire l'ansia/paura il cuore incomincia a battermi forte non riesco a ragionare bene e mi sento a disagio.inoltre se affrontiamo un argomento particolare quando siamo in gruppo ho la tremenda paura di essere chiamato/messo in causa, quindi di dovermi esprimere davanti a piu di 1 persona, stessa cosa quando si scherza tra gli amici se siamo in gruppo e mi viene detta una cosa denigratoria o offensiva o intima o una battuta pungente vado in difficoltà credo di essere sotto assedio vorrei scomparire!!!perchè mi succede questo?ho notato che andando avanti nel tempo questa cosa peggiori, da ragazzo non ho mai avuto queste difficoltà..Chiedo a lei quindi a chi dovrei rivolgermi e/o cosa dovrei fare.Vivo a Milano se lei può indicarmi cosa fare per risolvere il mio problema e a chi rivolgermi le sarei molto grato.
La ringrazio in anticipo
Risposta del Dott.Zambello: Lei abita a Milano. Credo che lei potrebbe valutare la possibilità di contattarmi in studio.
Valuteremo assieme la situazione e le possibilità.
Veda lei.
Aggiunto: Gennaio 8, 2017
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Pseudonimo: Ares
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Domanda allo psicoterapeuta:
Perché,mia figlia,ha paura di ingoiare cibo dopo anniche gli è successo un episodio di soffocamento con un cappuccino,aveva16 anni ora ne ha 21 ed è dimagrita 15 kg.come posso aiutarla mangia solo quando la fame è tanta altrimenti sente un senso d'intralcio a livello della trachea,grazie in anticipo per la vostra risposta.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora Ares,
bisognerebbe sapere se sua figlia soffre di un disturbo dell'alimentazione o sono gli esiti post traumatici di quell'episodio dove ha rischiato di soffocarsi.
E' possibile anche che le due cose si siano sovrapposte.
Le consiglio di contattare uno psicoterapeuta esperto di disturbi dell'alimentazione. Chiaramente non deve andarci lei ma sua figlia.