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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno,
La ringrazio per la risposta. Il mio obiettivo è eliminare il problema alla radice. Elimino quindi la prima e la seconda possibilità. La mia domanda è: secondo lei esiste la possibilità di, forse con la terza opzione, di cancellare e superare il problema? Purtroppo non ho le possibilità in questo momento della mia vita di affrontare delle sedute, ma lo farò appena possibile. La paura è proprio la cristallizzazione del problema, arrivare ad un punto di non ritorno.
Cordiali Saluti
Marco

Risposta del Dott.Zambello: Si, la possibilità c'è e anche io, come professionista, come tanti altri miei colleghi, ho un buon numero di casi "anche gravi" che si sono risolti brillantemente.


Aggiunto: Gennaio 2, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buona sera e buon anno.
Mi chiamo Marco, ho 21 anni e le scrivo perché non parlo a nessuno del mio problema se non con la mia ragazza (mia coetanea) con la quale sto meravigliosamente da 5 anni. Lei è stata la mia unica vera storia seria e l'unica persona con cui davvero ho condiviso la mia vita. Soffro di eiaculazione precoce da più di 4 anni da poco dopo che cominciammo a "tentare" di avere i primi rapporti sessuali. Avevamo solo 16 anni e le prime volte furono frettolose, non avevamo posto per stare tranquilli, ma non credo fosse quello il problema dato che ora si verifica anche quando siamo tranquilli.. ho sofferto le prime volte di ansia da prestazione e ciò mi fece molto male, ma duró pochissimi episodi per lasciar posto all'eiaculazione precoce che ancora ora non mi ha abbandonato.. mi sembra una forza che non mi lascerà mai, non ne ho il controllo. Sono piuttosto introspettivo, forse troppo, e ho provato a lavorarci su moltissimo. Purtroppo il problema persiste e mi appare come qualcosa di insormontabile. La ringrazio sinceramente per l'attenzione. Cordiali Saluti Marco

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Marco,
credo lei abbia capito che il suo disagio è prevalentemente psicologico.
Ci sono delle tensioni dentro di lei che la portano s "somatizzare" nella eiaculazione precoce.
Che fare? Le possibilità sono tre.
La prima è che lei rimane così. In qualche modo blocca le sue tensioni interne, paga pegno ma, rimanda. Ha il vantaggio, di essere tanto giovane e di avere davanti a sé tanto tempo per affrontare "la questione". Lo svantaggio è che comunque le cose interne, col passare del tempo, si cristallizzano.
Seconda possibilità: ricorre a sintomatici. Lo sa sicuramente, esistono vari sintomatici, "cure" sia a livello superficiale, pomate ma anche farmaci. Uno di questi, il Priligy ha il riconoscimento della medicina e, funziona abbastanza.
Terza possibilità: affronta in una psicoterapia le tematiche interne. Le suggerirei in questo caso di cercarsi un/a terapeuta psicodinamico. Se affrontasse una psicoterapia cognitivista rimarrebbe ancora nella seconda possibilità, quella sintomatica.
La psicoterapia, dinamica, la potrebbe aiutare molto e non solo per la eiaculazione precoce.

Tanti auguri di un Buon Anno anche a lei.


Aggiunto: Gennaio 2, 2017
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Domanda allo psicoterapeuta:


Ho 30 anni, vivo ancora a casa con i miei perché non trovo lavoro.
Non ho un buon rapporto con i miei genitori e per questo sto male e non riesco per questo neppure a crescere. Però la causa del mancanza di rapporto non è colpa mia ma tutto ciò risale da quando ero un bambino.
Io sono cresciuto con il classico padre padrone e la classica madre bonacciona. Padre che sicuramente avrà avuto dei problemi visto che facendomi andare a scuola con colori più femminili che maschili, a scuola mi sfottevano ricchione fin dall’elementari (oggi mi sento rispondere da mio padre che quei colori li sceglievo io). Per poi non parlare dal fatto che venivo molestato psicologicamente da mio zio, fratello di mio padre, visto che tra i due non correva buon sangue. Mio padre e mia madre in tutto questo hanno messo sempre la testa dentro a un sacco. Soprattutto mio padre.
Veniamo a questo Natale. Ho fatto volontariato il giorno di Natale perché non volevo stare a casa con i miei genitori. Ho preso una multa per un divieto di sosta con il mio motorino, motorino perché io non guido la macchina. Per una multa presa non potete immaginare gli sguardi schifati dei miei genitori. Perché se io sono tornato con una multa, apriti cielo, mio fratello che è tornato con una ammaccatura al paraurti della macchina nuova di papà perché uno stupido gli è andato addosso e poi è scappato per non pagare il danno, a questo mi sento rispondere che non è successo nulla, che sono cose che capita e si sorvola.
Ovviamente non sono scemo che torno a casa dicendo che ho preso una multa. Però mamma e papà hanno l’abitudine di controllare nelle mie cose e io ho zero privacy.
Io sono triste. Mi sento sconfitto e un perdente. Sconfitto perché mi prodigo a far capire ai miei genitori che se si vogliono interessare a me, lo devono fare per cose serie. Invece no. Di me si interessano solo per le stronzate mentre quando bisogna affrontare un problema serio, scappano.
Sapete da stamattina mia mamma cosa mi sta chiedendo?
Cosa avete dato ai poveri da mangiare? A quale catering vi siete rivolti? Come è stato cucinato il primo? E il secondo? Quanto avete pagato? E quando rispondo mi sento da lei controbattere che siamo stati dei fessi se abbiamo pagato quel prezzo, che il cibo sicuramente non era di qualità buona, che il primo non va cucinato così, che il secondo va cucinato cosà ecc. Insomma come se lei fosse la vera esperta del mondo mentre è solo una capra. E altrettanto mio padre nei problemi della vita quotidiana. Sa tutto lui quando poi è un uomo psicologicamente e fisicamente senza forza, fragile che scappa davanti ai problemi.
E io per rispetto loro, per l’onorare e il padre e la madre, sono venuto peggio di loro: un uomo, no, un bambino che piange e che non sa vivere, sì.
Scusate lo sfogo.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signore (che non si firma)
chieda a "Gesù bambino" di aiutarla a crescere e a capire che a 30 anni bisogna vivere da soli.
Suo padre e sua madre, avranno sbagliato, saranno limitati, quello che vuole ma ora, a lei ci deve pensare solo lei.
A 30 anni, gli unici responsabili della nostra vita siamo noi stessi.


Aggiunto: Dicembre 26, 2016
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Domanda allo psicoterapeuta:


Dottore,
sono madre di un ragazzo di 22 anni. Io ho un disturbo di personalità e recentemente mi sono ricoveratavolontariamente perche' ho avuto un gesto autolesionistico grave. Sono in terapia da quattro anni, assumo farmaci e fino a ieri credevo di essere stata comunque una buona madre. Oggi durane un litigio ha urlato davanti a tutti che mi odia, che gli ho rovinato la vita, che si vergogna davanti agli amici di me. Che vuole fittare una casa e andarsene e poi non verrà mai più a trovarmi. Che maledetto il giorno in cui sono uscita e che sarebbe meglio per lui se mi internassero a vita. Mio marito davanti a tutto questo si è tirato fuori nn commentando nemmeno. Più tardi sono andata in camera da lui per chiedergli perdono se avevo mancato in qualcosa. Mi ha detto che nn perdona e di uscire fuori. Poi e uscito senza salutare. Vorrei un parere spassionato. Grazie

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
noi tutti abbiamo paura della nostra e altrui aggressività.
Davanti ad una esplosione così compulsiva come lei la descrive, dovrebbe capire suo marito che si spaventa e cerca di proteggersi.
Il problema non è chiedere o farsi dare le scuse o il perdono, il problema è imparare a gestire la propria aggressività e mettere gli altri nelle condizioni di sentirsi tranquilli.
Continui a lavorare su se stessa. Non deve chiede agli altri di capirla, deve essere lei che impara a contenersi da sola.


Aggiunto: Dicembre 26, 2016
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Domanda allo psicoterapeuta:


egregio dott Zambello sono uno studente di 23 anni. Circa tre anni fa durante la preparazione di un esame abbastanza impegnativo all' università sono caduto in depressione. aiutato dai miei genitori sono in cura da uno psichiatra che ha fatto la seguente diagnosi: depressione a legata ad un disturbo ossessivo.Per fortuna ho risposto bene alla terapia farmacologica, riuscendo ad uscire dalla fase depressiva e riprendere gli studi. Nonostante ciò questa situazione ha causato un rallentamento nello studio, che mi fa soffrire molto.Durante la preparazione di un esame sottolineo ripetutamente il libro e ritorno sempre in dietro per controllare se ho dimenticato o meno quello che ho già imparato. Ho anche intrapreso una terapia cognitivo comportamentale con una psicologa, con la quale ho parlato di questa problematica legata allo studio ,ma sembra che lei non le da molta importanza. Carissimo dott Zambello mi chiedo se si tratta della terapia giusta per la mia problematica o debba intraprendere un percorso terapeutico diverso. confido in un vostro aiuto. Cordiali saliti Serafino

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Serafino,
se mi concede una ipotesi interpretativa, lei vuole rifare con la sua terapeuta quello che fa con gli esami:tornare indietro.

Non c'è una terapia giusta o meno, c'è un/a terapeuta con quale o la quale ho instaurato o meno un rapporto di collaborazione terapeutica.
La condizione perché ci sia una psicoterapia è che sia in atto una relazione. Quella deve cercare: una relazione.


Aggiunto: Dicembre 20, 2016
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Domanda allo psicoterapeuta:


Soffro da tempo di dolori invalidanti alla gola, problemi a deglutire non riesco a mangiare bene, che si alternano a contrazioni con dolore anche all'orecchio e al collo e da un po' di tempo anche all'occhio, toccando la gola sento dolore. Quando le contrazioni sono più forti ho sensi di vomito.
Mi hanno diagnosticato mioclono idiopatico. Esami RM, elettromiografia e altri esami non hanno rilevato nulla di significativo.

Risposta del Dott.Zambello: Spiego per chi ci legge che il mioclono è ad un rapido scatto muscolare involontario. Per esempio, il singhiozzo è una forma di mioclono oppure gli scatti improvvisi, di quando ci si sta addormentando .Sono forme di mioclono che si verificano in persone sane e raramente sono un problema.
Altre volte invece il mioclono crea fastidio e a volte incide fortemente sulla qualità della vita.
Le soluzioni, sempre difficili, sono su piano psicologico e sintomatico.
Su un piano sintomatico mi viene in mente il vecchio farmaco Spasmomen su un piano psicologico è un po' complesso ma forse conviene affrontarlo quando il sintomatico non funziona.


Aggiunto: Dicembre 13, 2016
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dott. Zambello,
mi scuso se la mia domanda può sembrare forse troppo vaga ma vorrei chiederle se secondo lei esistono traumi che, se vissuti in età evolutiva, non è possibile in alcun modo superare.
Mi riferisco a vissuti che per quanto possano essere elaborati, continueranno comunque a rovinarci la vita e a condizionare negativamente (o impedire del tutto) la relazione con l'altro, traumi nei confronti dei quali né la psicoanalisi né i farmaci né altre terapie possono nulla.
Se sì, mi piacerebbe sapere quali siano.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Sisifo,
mi assolva dal compito di farle un elenco che peraltro a poco servirebbe. Diciamo che i traumi legati alla sessualità, in quell'età forse sono tra i più perniciosi.
Se però ci rifacciamo alla teoria evolutiva di Freud ma anche alla stessa Klein e tanti altri, le ferite più gravi che possono essere fatte ad un bambino sono inversamente proporzionali all'età. Tanto più precocemente avvengono, tanto più è difficile superarle. E questo è abbastanza facile capirlo. Se la ferita avviene là dove non c'era pensiero, pensi ai bambini fino ad un anno, non abbiamo strumenti per elaborarla. Il pensiero non ci arriva. Però, la psicoterapia dinamica, proprio a partire dalla Klein, ha scoperto che esiste un altro modo per arrivarci: l'empatia e poi Jung con la condivisione.
No Signor Sisifo, lasci pure il sua sasso a fondo valle e intraprenda una psicoterapia dinamica. Non si tratta di togliere la ferita ma di elaborarla. "Staccarsi" da essa ed è possibile.


Aggiunto: Dicembre 12, 2016
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dottore, sono una donna di 42 anni con alle spalle dieci mesi di attacchi di panico uniti a forti sensi di colpa. Ora da un paio d'anni la cose pare superata, ma questa crisi mi hanno fatto comprendere che nella mia vita ci sono nodi da sciogliere e verità da mettere a fuoco. Mi sento, per così dire, una donna incompiuta, ancora immatura dal punto di vista spirituale e affettivo. Sono costantemente agitata e nervosa, come se qualcosa mi attendesse e io non potessi afferrarla. Credo che questo qualcosa sia la maturità mai raggiunta. Purtroppo soffro la mancanza di interlocutori con i quali confrontarmi, ho diversi conoscenti ma non tutti sono disposti ad affrontare un dialogo che tocchi argomenti intimi e delicati. Ho un grande desiderio di parlare con qualcuno. Le chiedo se una psicoterapia, secondo lei, potrebbe aiutarmi.
Cordiali saluti.
Gioia

Risposta del Dott.Zambello: Certo e penso anche ne trarrebbe grandi benefici.


Aggiunto: Dicembre 5, 2016
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Domanda allo psicoterapeuta:


La ringrazio dottore per la sua tempestiva risposta. ma non ho capito bene, cosa intende quando dice "dove sono io"? dovrei scegliere il terapeuta più simile a me..?
Saluti!

Risposta del Dott.Zambello: Non certo più simile ma, quello che risponde di più alle sue necessità.
Tutti noi passiamo attraverso varie tappe:quella adolescenziale o identificatoria, quella edipica in cui ci sentiamo forti per poter scegliere, quella della consapevolezza di noi e degli altri così da poterci far carico di un ruolo e per ultima la scoperta in noi del "mondo spirituale" e capire che lì c'è la vera ricchezza.
Si chieda dove è lei e chi "risponde meglio" ai sui bisogni.


Aggiunto: Dicembre 3, 2016
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buonasera dottore. Ho dovuto interrompere la terapia con il mio vecchio analista, e lui mi ha consigliato due terapeuti con i quali continuare. Ho fatto colloqui con entrambi, e mi sembrano tutti e due bravi, ma non so assolutamente decidermi.. uno e maschio e l'altra è femmina, uno freudiano e l'altra junghiana. Lui è giovane ed energico, e mi piaceva parlare con lui anche se mi destabilizzava un pò tutta questa energia, perchè provavo sentimenti più intensi. Lei è più anziana e posata e dopo i colloqui mi trasmetteva una grande tranquillità. Anche gli studi, per dire sono diversissimi, uno ha tutte questo stile ricercato, orientaleggiante, lei ha pareti bianche e mobili di design.. Sono come la notte e il giorno... e sto seriamente confondendomi con tutte queste differenze. Non capisco che cosa voglio e la decisione mi preoccupa, anche perchè ho la sensazione che andare dall'una o dall'altra parte sia una svolta decisiva nella mia vita. Mi sento come uno che deve scegliere l'università o come quando alle medie dovetti decidere tra liceo classico o scientifico. Aiuto! lei come farebbe per orientarsi?

Risposta del Dott.Zambello: Che simpatico! E' molto bello Marco quello che scrive.
Lei ha colto nell'uno e nell'altro due tappe nella crescita, nella individuazione di ognuno di noi.

Non sono certo io che posso dire dove è lei, non la conosco ma sicuramente lei lo saprà leggere in se stesso.

Buon lavoro.


Aggiunto: Dicembre 3, 2016
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


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