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Pseudonimo: berardino
Pseudonimo: berardino
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno Dott. la disturbo solo per una curiosità. Ho un caro amico, con il quale, molto spesso, esco a cena. Ebbene, questa persona, una volta seduti a tavola, inizia puntualmente, a guardarsi attorno, fissando spesso le persone che sono sedute ai tavoli a fianco e spingendosi con lo sguardo anche verso i tavoli più lontani, escludendo a priori che possa essere un paranoico.... perché lo fa?
Grazie
Cordiali Saluti
Risposta del Dott.Zambello: Glielo chieda.
Aggiunto: Luglio 22, 2014
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Pseudonimo: Borderline
Pseudonimo: Borderline
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno dottore. Ho ventidue anni e mi hanno diagnosticato da poco un disturbo borderline di personalità. Un inferno in terra. Faccio un analisi da quasi quattro anni e mezzo, ma ho dovuto interrompere per problemi econonomici. Secondo lei sono in tempo per depotenziare questa struttura di personalità così incancrenita e instabile?
Risposta del Dott.Zambello: Si, certo. Tutta le letteratura psicoanalitica parla di grandi possibilità di successo nelle terapie con borderline.
Anch'io, nella mia esperienza clinica ho potuto registrare significativi risultati.
Occorre però un costante: volontà di riuscirci.
Se lei è durata quattro anni, direi che questa costante non le manca. Coraggio.
Aggiunto: Luglio 21, 2014
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Pseudonimo: Chiara
Pseudonimo: Chiara
Domanda allo psicoterapeuta:
Dottore buongiorno,
Leggo spesso le sue risposte e ho deciso di chiedere qualcosa anche io.
Secondo lei è possibile amare i propri genitore ma arrivare in alcuni momenti ad odiarli? Non sono una ragazzina ma ho una famiglia mia. I miei non sono mai stati bravi genitori e ancora adesso mi chiedo
perché abbiano deciso di mettermi al mondo.
Mio padre è sempre stato dedito solo al lavoro, mortificandomi e umiliandomi spesso, mi svegliava la notte per dirmi quando mia madre (sua ex moglie fosse una poco di buono, giusto per farle un esempio). Ha sempre controllato mia mamma (ne avrei da dire anche su di lei) con ronde notturne, telefonate ecc insomma uno schifo. Da quando sono nonni sembrano tutto loro. Vengono qui a darmi consigli su come crescere i miei figli, cose che loro con me non hanno mai fatto. Io credo davvero di odiarli a volte.
Per esempio oggi tornando da un giro con mio
Marito trovo la macchina di mio padre parcheggiata sotto casa mia ma di lui nemmeno l'ombra. Lo chiamo e non risponde. Dopo due ore richiama da casa non accennando minimamente al perché si trovasse sotto casa mia (vive a 10km da qui quindi non ci viene per caso). Io ho fatto finta di nulla ma mi ha preso una rabbia che mi ha rovinato la serata. Voglio, pretendo di stare in pace e giuro a volte li vorrei eliminare, stare in pace per sempre senza questo giochini assurdi.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Chiara,
il differenziarsi, il diventare grandi, indipendenti, autonomi da coloro che sono stati i nostri genitori è un processo lungo di metamorfosi.
Vi sono in gioco forse enormi che ci spingono ad essere diversi, noi stessi e nel contempo siamo spesso "coperti" da residui del vecchio, di ciò che noi siamo stati.
E' un processo doloroso, faticoso e la tentazione e nel colpevolizzare gli altri, in vecchio, piuttosto che concentrarsi sul nuovo.
Oltre la metafora, lei non può chiedere ai suoi genitori di essere diversi da come sanno essere. E' lei che deve trovare la forza in se stessa per sgusciare fuori. Non odi, senza loro lei non ci sarebbe non solo fisicamente ma anche nella sua coscienza di esistere.
Non le è chiesto di amare ma di perdonare.
Aggiunto: Luglio 20, 2014
Domanda allo psicoterapeuta:
Buon giorno Dottore.
Inizio col dire che mi vergogno molto di quello che sto per dire, ma sono davvero disperata. Ho quasi 17 anni e sono ipocondriaca. Sono sempre stata una ragazza aperta a nuove esperienze, senza paura e solare. Due anni e mezzo fa ebbi il mio primo attacco di panico. A scuola, ci ho messo due anni a capire come controllarli. (Ed infatti ora sono diminuiti e vengono soltanto quando leggo le cose che ho cercato in merito ai miei 'dolori'.) Ho peró intrapreso un percorso con una psichiatra e psicologa. Però hanno scatenato dentro di me un processo che io definisco nero. Ho cominciato a piangere dal nulla, a non parlare più. Ad essere depressa. Così la mia psichiatra mi ha prescritto lo zoloft per disturbo ansio depressivo. Ovviamente ho cominciato gradualmente e in effetti funzionava per quanto riguardava la depressione, ma ero sempre stanca, sempre intontita e mai veramente contenta. Da uscire ogni sabato o almeno ogni volta che ne avevo l'occasione sono passata al chiudermi in casa. SEMPRE. E questo non era niente.. Poco tempo fa ho deciso di smettere lo zoloft, sono comparsi i sintomi di astinenza subito, che mi hanno fatta stare male come un cane. Da lì l'ipocondria è peggiorata, ho smesso di andare dalla psichiatra Perchè non mi diceva NIENTE, soltanto che ero così di carattere e dovevo accettarlo. Ho cominciato a: avere paura di uscire di sera, di nuovo. Litigo con tutti per questo. Compreso il mio fidanzato che costringo da un anno a stare in casa con me. Non tocco una goccia d'alchol, zero. Totale. Ho il terrore di morire, di andare in coma etilico. Non ne bevo nemmeno un sorso. Se ci provo mi metto a piangere ogni volta. Cerco di toccare il meno possibile le cose. Ma non per lo schifo, sono la persona meno schizzinosa del mondo, perché ho paura. Io fumo molto peró, sigarette. Per esempio quando pulisco con uno spruzzino ho paura di inalare l'odore sulle dita quando fumo. Allora mi lavo le mani 100 volte al giorno. In casa non bevo l'acqua se è fuori frigo da due giorni Perchè ho paura che possa essere successo qualcosa. Ho paura dei fulmini, cosa assurda. Come tutto d'altronde. Ho paura di impazzire, anche se credo già che lo sto facendo. Ma la mia paura più grande è la congestione. In quanto sono debole di stomaco. Amo l'estate, odio tutte le altre stagioni. Non faccio più il bagno. Se sono passate 4 ore ci posso anche pensare su, altrimenti zero. Anche se bevo solo. Ho il terrore. Di tutto. Di ogni cosa. Ho così paura di morire, che ho paura di vivere. Piango tutti i giorni. Piango sempre. Piango solo se ci penso. L'unica cosa che mi rende felice è il fatto di poter scegliere cosa fare della mia vita. Per il resto sono sempre depressa. Non riesco più a fare le cose che mi piacciono, quelle NORMALI. Guardo SEMPRE su internet, tutto. Ogni
Minima cosa. Questa non sono io. Sto penando, non so più con chi parlare. Ormai non mi sopporta più nessuno. Voglio
Uscire la sera, stare tranquilla. Ma giuro, lo dico con il cuore in gola, non riesco mai. Sto rovinando OGNI rapporto sociale. Sul lavoro, a casa, con il mio fidanzato che amo da impazzire, con i miei amici. Sono sempre nervosa e arrabbiata, non capisco Perchè. Se sento la notizia al telegiornale di qualcuno che ammazza una persona ho il terrore di perdere la ragione e di poterlo fare anche io. Chiedo aiuto a lei, la prego di darmi una soluzione. Farei qualsiasi cosa per far smettere questo incubo. Grazie mille per l'attenzione.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signorina,
immagino che lei avrà visto il mio video sull’ipocondria; http://youtu.be/EMJf6YJveNs?list=UUoTxYh6e1uDT-uCIipVWFCQ
Spero che da questo emerga una cosa a cui credo tanto: il suo è tutt'altro che un piccolo disagio. A mio avviso è una delle sofferenze psicologiche più pietose.
Però, lei può uscirne. Non con una magia, né con la pillola miracolosa ma, lavorando, lavorando, lavorando. Come? Con una psicoanalisi, lunga e dolorosa. Ho detto psicoanalisi, non un succedaneo di questa.
Mi chiede un consiglio. Si, concentri tutte le sue forze psicologiche ed economiche per fare una analisi.
Nel frattempo, non faccia pasticci inutili con i farmaci. Si faccia seguire dalla psichiatra. Non eliminerà il problema alla radice ma, ne limita i danni.
Sarà una lotta dura ma, mi creda, ne varrà la pena.
In fondo vivere è questo.
Aggiunto: Luglio 20, 2014
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno Dottore
Mesi fa ho incontrato un ragazzo a lavoro, era un cliente, da quel giorno diciamo la sera stessa lui mi ha invitata ad uscire io rifiutai perché stanca e perché fidanzata con un uomo non mi pareva il caso di uscire con un altro.
Dopo qualche mese il rapporto con il mio ragazzo di allora è terminato e questa persona nuova ha iniziato a scrivermi, telefonarmi chiedere di andare nella sua città per vederci (viviamo a 4 ore di treno) io serena e contenta di questa specie di corteggiamento ma ad un certo punto lui ha cominciato a chiamarmi tutti i gg per ore come se fossi la sua fidanzata. La cosa mi sembrava un pò strana. Sono andata per un week end vicino la sua città per trovare lui una mia amica che vive la e lui è venuto li per vedermi e stare insieme. Siamo stati bene davvero bene e ad un certo punto volevo baciarlo ma lui ha detto no, non vuole rovinare l amicizia. Non sono un mostro e non è gay. Cosi io mi sono sentita rifiutata e presa in giro (perché cmq ci sono stati dei messaggi confusi) e me ne sono andata. Mi ha detto di non provare attrazione fisica per me e io gli ho detto ok allora non chiamarmi più perché non possiamo essere amici perché io non voglio negarmi questo sentire solo per non perdere qualcuno. Mi prenderei in giro. Lui non mi molla. Continua a chiamare. E' ossessionato? come dovrei comportarmi? Grazie
Risposta del Dott.Zambello: Lo mandi " a quel paese", se ha dei problemi se li risolverà lui.
Lasci perdere.
Aggiunto: Luglio 19, 2014
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno Dottore,
ho appena visto i suoi video sul Narcisismo patologico. Sto ricercando perché andando in terapia di coppia è venuto fuori che il mio partner è un narcisista, anche se gli aspetti perversi, maligni, presenti al 100% nelle sue relazioni precedenti, sono con me più leggeri e in miglioramento (ha smesso di minacciare continuamente di lasciarmi e fare le valigie, non mi urla più addosso, non riesce a scalfire la mia salutare autostima). Insomma non mi sento una vittima.
Ovviamente dopo che la terapeuta ha accennato al fatto che il problema dei nostri rapporti difficili potesse essere in lui, lui si è rifiutato di proseguire la terapia (secondo lui io ho manipolato la terapeuta). Io sono andata ancora questa settimana, ma ora anche la terapeuta è un vacanza, per questo chiedo a Lei.
Alcune brevi premesse: siamo insieme da 5 anni, viviamo assieme da tre, ma ci conosciamo da 30 anni (il primo amore liceale per entrambi), io ho due figlie dal primo matrimonio e lui un figlio. Lui ha grossi problemi ad accettare la mia figlia maggiore, ora 17enne, su cui riversa la sua aggressività (evitando di ferire me direttamente, per paura di perdermi), con il figlio di 10 anni ha un rapporto ossessivo, ansioso, molto fisico e confusivo, il figlio è sempre "come lui".
Il nostro rapporto è sul filo del rasoio tra il suo bisogno di me (psicologico e materiale)perché, come dice Lei, mi idealizza (da 30 anni), io sono come lui vorrebbe essere, e il suo bisogno di denigrare e sminuire (me e chiunque gli stia intorno) ogni qual volta non si sente super valutato (ma i miei commenti positivi non gli bastano mai,o sono interpretati come ironia). Come detto però, per quanto faticoso, io penso di potercela fare (forse il mio stesso narcisismo viene gratificato dall'esagerata opinione che lui ha di me?).
Ecco le domande:
1. Posso aiutarlo in qualche modo a stare meno male (perché quello che sta peggio poi è lui, e quando lui sta bene, stiamo tutti meglio e torna ad essere la persona che amo)
2. Come posso proteggere i figli? La mia grande dai suoi attacchi e suo figlio dal suo narcisismo (la madre del bambino, vittima, è stata malissimo e sta ancora male dopo anni di separazione, ma usa il bambino per compensare le ferite che, in parte, lui le ha provocato).
Ovviamente cercherò le risposte anche dalla nostra/mia terapeuta, ma appunto ora è in vacanza per più di un mese e io vorrei sapere se posso migliorare qualcosa.
Grazie
Risposta del Dott.Zambello: Scusi Emma,
sono in vacanza da una settimana.
Aggiunto: Luglio 16, 2014
Inserito da
Pseudonimo: Tino
Pseudonimo: Tino
Domanda allo psicoterapeuta:
Buonasera dott. Ho approfittato altre volte di questo suo trovo paziente e incondizionato servizio...le scrivo perché' dopo anni 7 di sofferenze non trovo la via...mi sono traumatizzato sessualmente, ovvero dopo moltissimi tentativi con la donna di cui mi sono innamorato la diagnosi datami e' blocco della libido, ovvero il mio cervello si difende dal non farmi ripetere degli eventi così traumatici da me vissuti, ho somatizzato e viola' il sesso e' diventato con il tempo un incubo e ho perso erezioni spontanee e sono diventato impotente. Il sessuologo dice che il problema e' tenace e resistente alla terapia, suona come irrisolvibile, pazienza se non fosse per il fatto che il blocco della libido porta depressione grave e insopportabili ossessioni. Il sessuologo mi spedisce dallo psichiatra e lo psichiatra tampona i sintomi di un problema a quanto pare irrisolvibile, ma cavolo il lavoro tra blocco libido e i suoi sintomi dovrebbero essere trattati multidimensionale te da un medico che non mi dica e' ma se hai depressione e ossessioni vai dallo psichiatra ma cazzo se la fonte e' il blocco libido.....ha mai avuto casi simili, comprende ciò che voglio darle, e' davvero irrisolvibile. Mi suggeriscono un periodo in una clinica che tamponerà le sofferenze psichiche con farmaci...non è' certo la mia salvezza, vorrei vivere anche senza libido e impotente ma non con le sofferenze psichiatriche che comportano, mi accontenterei pensa, ho pensato ad un intervento chirurgico che mi tolga i testicoli, insomma la pace dei sensi...perché avere tutta questa energia bloccata mi sta implodendo mi sta facendo impazzire....misericordioso consiglio o meglio miracoloso...grazie
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Tino,
i miracoli li abbiamo esauriti da un bel po'. Si dia pace, non li fa nessuno.
E' chiaro che non sono in grado di farle una diagnosi e tanto meno una prognosi.
Ho l'impressione che il suo disagio non sia solo traumatico, forse ci potrebbe essere altro.
Voglio dire, al di la della terapia farmacologica che è sintomatica, la via più corretta è una analisi un po' più complessa della situazione.
La terapia sessuologica è prettamente comportamentale ma, forse avrebbe bisogno di un approccio psicodinamico.
Aggiunto: Luglio 15, 2014
Domanda allo psicoterapeuta:
Gent.mo Professore, sono una donna di 59 anni compiuti. Da circa un anno ho un disturbo che mi mette una paura tremenda: quando cerco per alzarmi da dove sono seduta sedia o quant'altro è come se ci pensassi che devo camminare e mi sembra di mettere i piedi male come se mi si storcessero e devo stare attenta se no mi faccio male. quindi ho un po' paura di camminare insomma o di andare in giro. Di cosa si tratta? e sento molta paura perché penso a malattie gravi della deambulazione. Grazie. se può rispondermi per e-mail. Grazie buon lavoro
ANTONELLA MARIA.
Risposta del Dott.Zambello: Premesso che non lo so che cosa lei abbia o non abbia ma, l'unico specialista che può dirimere i suoi dubbi è il Neurologo,poi, in seconda battuta, sarà lui a darle l'indicazione, l'ottorino,
La smetta di spaventarsi e, ne contatti uno.
Aggiunto: Luglio 12, 2014
Domanda allo psicoterapeuta:
salve sono un ragazzo di 25 anni e gradevole di aspetto ho una vita tranquilla genitori che mi amano e amicizie ma....
sono ancora vergine nel rapporto con le persone non ho mai avuto difficoltà ma quando si tratta di ragazze mi blocco inizio a pensare che non piaccio ecc...
vorrei se possibile sapere da lei come devo comportarmi per riuscire a vincere questo scoglio e a quale psicologo mi devo rivolgere nel caso ne avessi desiderio.
grazie mille
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo ragazzo,
oggi è il 12 di luglio, tardi per chiedere aiuto da un punto psicoterapeuti a chiunque.
Ne approfitti anche lei per "andare in ferie", viva questo periodo senza attese, aspettative e stia solo a vedere cosa succede, le succede. Ma, ripeto, senza forzare nulla.
A settembre se le cose si saranno sbrogliate, le faccio tanti auguri, altrimenti chieda l'aiuto di uno/a psicoterapeuta sessuologo/a.
Aggiunto: Luglio 12, 2014
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Pseudonimo: gaia
Domanda allo psicoterapeuta:
gentile Dottore, sono borderline e, assumo antidepressivi uniti ad una psicoterapia da due anni. tutto procedeva a meraviglia, finche' la solaventilata ipotesi di allentare la terapia mi ha riportata alla mente l'abbandono. sono dieci giorni che attacco a morte l'analista, la quale dopo il consulto col mio psichiatra hanno deciso che sarebbe meglio darmi antipsicotici. le rassicurazioni dell'analista che la terapia non finira' certamente a breve, non servono a niente, perche' piango, urlo, scappo per paura dell'abbandono. e' giusto, per il mio bene, usare antipsicotici? e come tornare alla fortealleanza terapeutica con il mio analista, faticosamente da lui creata, dandomi sempre prove concrete di costanza e linearita'? saluti
Risposta del Dott.Zambello: Bhe! Se voleva convincerli a "non lasciarla" c'è riuscita.
Magari, ora, potrebbe calmarsi un po', non le sembra?
Sulla terapia non so niente.
Come posso io che non la conosco, giudicare una terapia impostata da due colleghi che la seguono?