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Domanda allo psicoterapeuta:


salve dottore. continuo a pensare alla psicosi, a vedere se ne ho i sintomi. il mio psicologo dice che sono solo molto ansioso, e mi preoccupo di avere malattie che in realtà non ho. io però mi sento strano, e ho spesso una forte angoscia. evito le persone e tendo a isolarmi. avevo letto da qualche parte che se uno è pazzo non è consapevole di esserlo, quindi in teoria io non dovrei entrare nella categoria.è davvero così secondo lei?come si riconosce la psicosi?

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signore,
mi sembra solo un po' confuso, come dice lei. La psicosi non è qualcosa che uno può scegliere né evitare, è uno stato mentale.
Quindi, la smetta, "mi dispiace" ma, non lo diventerà mai. Nel contempo può continuare a rovinarsi la vita con tante altre preoccupazioni. Faccia lei, può scegliere fra mille comportamenti nevrotici, c'è solo l'imbarazzo della scelta.


Aggiunto: Maggio 26, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


perche' un bambino di 13 anni al primo rimprovero si autoflagella?
considerando che la mamma ha disturbi di schizofrenia, paranoica.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Stefano,
lei fa una domanda ma, sembra suggerire la risposta.
Beh! Non sono d'accordo con la sua ipotesi. Certamente il bambino è un po' sensibile e forse ci sono dei disagi psicologici ma, etichettarlo non va bene e non è giusto per lui. Invece, chiedete aiuto ad un neuropsichiatra infantile. Guardate li trovate anche all'ASL.


Aggiunto: Maggio 24, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile Dottore,
pochi giorni fa le avevo posto un quesito,gentilmente mi aveva prontamente risposto, LA RINGRAZIO MOLTO PER QUESTO.
Ecco quesito e risposta:
"Buongiorno Dottore,
Quando si capisce che una psicoterapia è finita? Sono in analisi da 2 anni circa 2 volte al mese,anche se ultimamente,causa precarietà economica,sto andando solo una volta al mese. Il terapeuta dà un paio di mesi mi chiede a fine seduta,quando si fissa l'appuntamento seguente,se voglio continuare la terapia. Io non ho raggiunto gli obbiettivi che mi ero prefissato quando ho iniziato e finire ora in questa maniera mi dispiacerebbe.La prox volta ne parlerò con l'analista,nel frattempo volevo chiederle se,oltre agli obbiettivi più o meno raggiunti, ci sono dei segnali che indicano la fine della terapia.
La ringrazio molto.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Giorgio,
è come se lei mi chiedesse: "quando si vede se un figlio è cresciuto?". Non ci sono elementi certi ma, un figlio "cresciuto" se ne può andare, a volte se ne deve andare. Contemporaneamente non è segno di maturità, andarsene se non è ancora il tempo.
E' evidente poi, e questo mi sembra che lei lo abbia capito, che ognuno ha i suoi tempi, obbiettivi.
Sospetto,ma è un mio pensiero, che una certa lassità nei vostri incontri, abbia fatto venire qualche dubbio sulle sue motivazioni al collega.
L'analisi non aggiunge nulla a quanto uno già ha, eventualmente aiuta a rendere le proprie capacità un po' più fruibili."

Gentile Dottore,
aveva visto bene,la mia terapeuta credeva che non fossi convinto del proseguimento della terapia e vedeva ogni seduta fine a se stessa e per questo mi chiedeva se era mia intenzione continuare o meno. Invece io ero convinto che fosse lei indecisa sul proseguire o meno. Quindi ora ci aspetta un nuovo inizio.La ringrazio di cuore.


Aggiunto: Maggio 24, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile Dott. Zambello

Le scrivo per una riflessione critica sulla clinica moderna.
Negli ultimi decenni abbiamo assistito a un ritorno di importanza della teoria junghiana per quel che riguarda la psicoterapia, in quanto, oltre l'efficacia, per primo l'autore svizzero ha puntato i riflettori su elementi importanti trascurati dalla clinica freudiana, come la concezione finalistica della nevrosi, l'estrema importanza della necessità dell'uomo di autorealizzarsi, e lo smantellamento dell'idea del terapeuta come un passivo "specchio opaco".
La mia domanda era rivolta a sapere cosa ne pensava Jung (ed eventualmente gli autori junghiani) sui meccanismi di difesa, con le relative opere, in quanto la difficoltà nella conoscenza dell'Autore sta nel fatto che tende a non scrivere in maniera sistematica, quanto piuttosto scissa e frammentata. La concezione di Io come complesso e non come istanza unitaria mi ha fatto venire in mente questo dilemma. Le uniche informazioni che ho trovato, sono relative alle cosiddette "difese archetipiche", però non ho trovato altro.

La ringrazio per l'attenzione, complimenti per il sito!

Risposta del Dott.Zambello: Caro Maestro,
complimenti a lei per la tematica che pone che credo sveli l’essenza della sua terapia e, le differenze da quella di Freud .
Le assicuro che rispetto a tali temi ci sentiamo sempre tutti in cammino.
Lei richiama il significato del simbolo e la distinzione tra sintomo e simbolo.
Premesso che è un tema che va oltre le mie possibilità e che certamente non può essere svolto in questo angusto spazio, Lei Maestro, concordava parzialmente con Freud quando questo parlava di azioni sintomatiche e non simboliche . Scriveva infatti in “Tipi psicologici” che le azioni sintomatiche sono indizi di un processo determinato e ben noto. Si riferiva alle difese nevrotiche che non a caso la figlia di Freud, Anna, ben classificherà in “L' io e i meccanismi di difesa”. Però in seguito, lei scriverà sempre nello stesso testo: “Il nevrotico di oggi è fin troppo incline a concepire come sintomo anche ciò che è ricco si significato”. Sostiene Sauro Agostini in “ La teoria del simbolismo” : “ In realtà il sintomo (nevrotico) , nel suo poliedrico manifestarsi, indica non solo la storia della sua genesi, ma contemporaneamente prospetta le sue soluzioni parziali ed allude alle intuizioni che sono necessarie per coglierne l’intimo significato.”
E’ quindi inseparabile il sintomo nevrotico dal simbolo con il suo significato mitopoietico e “rivelatore” della via verso la individuazione.

Saluti alla Signora Emma.


Aggiunto: Maggio 22, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


Egregio Dottore,
Sono in cura da una psicoterapeuta cognitiva comportamentale per l ossessione sull igiene e su ciò che tocco io è i miei famigliari.
Mia figlia ha toccato la ruota di una macchina parcheggiata sotto casa nostra e non ha avuto modo di lavarsi le mani. Le ruote calpestano di tutto.
È poi andata a scuola svolgendo normalmente le attività quotidiane.
Io non riesco a toglier i dalla testa che possa aver preso una infezione e contaminato ciò che aveva toccato e manipolato successivamente.
Può essere possibile una simile cosa?
Grazie davvero per il Suo pronto riscontro. Le assicuro che si vive davvero male in questo modo. Grazie. Cordiali saluti. :!cry:

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
lo so, si vive male, molto male.
A mio avviso farebbe bene a valutare con la sua terapeuta la possibilità di un supporto farmacologico.
I bambini che non toccano da tutte le parti sono destinati ad ammalarsi, anche fisicamente. Ma, questo lei lo sa. Il problema sta altrove: nella sua psiche.


Aggiunto: Maggio 21, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


Salve!

Mi sono rifiutata di descrivere al mio fidanzato lo svolgimento delle mie sedute di psicoterapia, sedute che si svolgono con estrema serietà da parte del mio medico e impegno da parte mia.

mi ha sentito dare del "tu" telefonicamente al mio terapeuta durante una telefonata di disdetta di un appuntamento ed è montato su tutte le furie. (preciso che il mio terapeuta mi ha chiesto espressamente dalla prima seduta se preferissi l'utilizzo del TU o piuttosto che del LEI)

Ritengo che sia "personale" e che riguardi un mio percorso ancora in divenire dunque non idoneo ad essere condiviso con una persona che nutre dei pregiudizi sulla sua validità.

Il mio definire personali il contenuto e le modalità dei miei colloqui ha aumentato la sua ira

Le chiedo sarebbe stato corretto ed utile rispondere alle suedomande?

Grazie della cortese attenzione

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signorina,
la seduta di psicoterapia finisce nel momento stesso che terapeuta e paziente si salutano. Da quel momento il paziente è assolutamente libero di dire, non dire quello che vuole e a chi vuole di cosa accada durante la terapia. Il terapeuta deve difendere il setting, ciò che accade dentro la seduta, per dare al paziente la possibilità "di sperimentarsi" e conoscersi.
Le regole del setting psicoterapeutico vengono decise all'inizio del percorso e sono indicative del tipo di indirizzo teorico che segue il terapeuta e anche un po' dalla personalità di questo.
Io che sono della vecchia scuola non darei mai del Tu al paziente ma, sono appunto vecchio.
Tutto il resto, non riguarda la terapia ma il suo rapporto con il fidanzato e di questo, se vuole, ne può parlare in seduta.


Aggiunto: Maggio 20, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno Dottore,
Ieri sono andata in seduta dalla mia terapeuta e.....sorpresa....aveva tagliato i suoi capelli molto lunghi con un taglio corto. Ho iniziato a piangere, ero sconvolta, mi sentivo fuori fase, mi sentivo tradita..non so. Lei ha detto che e' un'occasione per riflettere sul mio stare male sempre per i cambiamenti. Perche' sto cosi' male e ho attaccato la mia terapeuta perche' ha tagliato i capelli e lo vedo come un tradimento? Mi aiuti a capire, per piacere. Grazie e buon lavoro

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Lorena,
sono d'accordo con la sua terapeuta sul fatto che questa sua "strana" reazione possa essere una occasione per capire come lei funziona. Ma, pensando, elaborando, lavorando con la sua terapeuta, non con me che non so niente.


Aggiunto: Maggio 20, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno Dottor Zambello,vorrei farle una domanda psichiatrica che mi riguarda,altre volte le ho fatto queste domande,ma forse non sono stato chiaro.Mi è stato diagnosticato da uno psichiatra un disturbo della personalità schizofreniforme,poi sono passato a un altro psichiatra e adesso stiamo valutando qual è il mio problema,però ora mi sento guarito da quello che io reputo uno sdoppiamento di personalità,sento che c'è solo un'io buono in me,quello che io da anni cercavo di far vincere,è possibile che io mi senta così adesso?Adesso le cose mi vanno bene.Grazie mille.

Risposta del Dott.Zambello: gent.mo Signor Petsus,
come forse le ho detto le altre volte, io non posso entrare nel merito di diagnosi di colleghi. Per ovvi motivi, non ultimo che non conosco lei.
Però, mi chiedo, di cosa si preoccupa? Mi sembra che lei dia troppa importanza ad etichette diagnostiche che sono solo degli strumenti terapeutici. Niente di più.
Viva la sua vita tranquillo, confrontandosi e collaborando con il suo medico ma, la vita è sua.


Aggiunto: Maggio 19, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dottore,
ho sentito dire da uno psichiatra che la psicoanalisi non ha nulla di scientifico e che, come tale, non ha nessuna attendibilità nè validita' scientifica, che e' fatta solo da parole e cose inventate (come i concetti di inconscio, rimozione, ecc.) e che esistono solo le malattie psichiatriche vere e proprie, curabili con la medicina.
Siccome io sono in analisi da un paio d'anni e la trovo una cosa meravigliosa, spaventosa, sconvolgente e fantastica, che mi sta letteralmente cambiando la vita, scardinando dal profondo dei vecchi schemi deviati di comportamenti e la maggior parte del lavoro la stiamo facendo grazie all'interpretazione dei sogni e quindi del linguaggio inconscio, mi chiedo, e soprattutto Le chiedo, in attesa di parlarne con il mio analista, se una teoria del genere (cioe' che la psicoanalisi si fonda solo su congetture, senza alcuna base scientifica) puo' avere un qualche fondamento di verita'.
La ringrazio molto
Donatella

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
il collega Psichiatra ha ragione quando dice che la psicoanalisi non ha niente di scientifico, peccato che si dimentica di dire che tutta la medicina ha poco, niente di scientifico. La medicina è un'arte non una scienza. Lo dimostra proprio la psichiatria che non solo non sappiamo l'eziologia di gran parte dei disagi psichiatrici ma nemmeno come funzionino veramente i farmaci. Certo vale la prova clinica: constatiamo clinicamente, pragmaticamente che un determinato farmaco, terapia, funziona. Ciò premesso, nessuno è obbligato a credere che ci sia un inconscio e che la maggior parte delle nostre decisioni sono "regolate" da lui ma, bisogna negare il significato dei sogni, delle libere associazioni, cioè dei pensieri liberi, dei lapsus. Ma poi bisogna negare anche le emozioni, l'amore, l'odio. Perchè se queste esistono che sub-strato hanno, dove si radicano dentro di noi? Provi a chiedere a quel signore se vorrebbe essere invidioso, aggressivo, traditore. Agire, vivere, sentimenti negativi. Chiaramente non so quali siano quelli del collega. E' chiaro che nessuno di noi vorrebbe provare sentimenti negativi, dolore, ma se esistono e non li vorremmo, da dove spuntano?
E se allora esistesse un inconscio, come ci arrivo?
Certo, la psicoanalisi non è l'unica via. E' una delle vie, forse la più, con buona pace dello Psichiatra, "scientifica". cioè la più pensata, osservata, studiata. Ma, lui ha ragione, ben lontana, come tutta la medicina, dalla scientificità secondo Galileo.


Aggiunto: Maggio 16, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno Dottore,
Quando si capisce che una psicoterapia è finita? Sono in analisi da 2 anni circa 2 volte al mese,anche se ultimamente,causa precarietà economica,sto andando solo una volta al mese. Il terapeuta dà un paio di mesi mi chiede a fine seduta,quando si fissa l'appuntamento seguente,se voglio continuare la terapia. Io non ho raggiunto gli obbiettivi che mi ero prefissato quando ho iniziato e finire ora in questa maniera mi dispiacerebbe.La prox volta ne parlerò con l'analista,nel frattempo volevo chiederle se,oltre agli obbiettivi più o meno raggiunti, ci sono dei segnali che indicano la fine della terapia.
La ringrazio molto.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Giorgio,
è come se lei mi chiedesse: "quando si vede se un figlio è cresciuto?". Non ci sono elementi certi ma, un figlio "cresciuto" se ne può andare, a volte se ne deve andare. Contemporaneamente non è segno di maturità, andarsene se non è ancora il tempo.
E' evidente poi, e questo mi sembra che lei lo abbia capito, che ognuno ha i suoi tempi, obbiettivi.
Sospetto,ma è un mio pensiero, che una certa lassità nei vostri incontri, abbia fatto venire qualche dubbio sulle sue motivazioni al collega.
L'analisi non aggiunge nulla a quanto uno già ha, eventualmente aiuta a rendere le proprie capacità un po' più fruibili.


Aggiunto: Maggio 15, 2014
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


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