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Domanda allo psicoterapeuta:


Salve, Ringrazio di aver trovato un punto di sfogo, un punto che magari può' farmi chiarezza. Con tutta la semplicità che questo schermo e questa tastiera mi conferiscono, mi presento, sono un ragazzo di venti anni, da un anno a Milano. Mia madre mi ha salutato all'età di quattro anni, ci rincontreremo in cielo. Sono Gay, MA anche cristiano cattolico. Vivo una profonda scissione che non mi fa essere sereno, ma ora ho un problema che mi turba molto, molto molto di più. Gia in passato sono stato seguito giu' nel mio paese, da una psicoterapeuta junghiana, ma ora come ora sia per la distanza sia per un fattore economico, non posso più fare sedute con lei.

Ho un grande problema che mi sta lacerando oramai da diversi mesi e ancora di più dal 18 Agosto. RACCONTO LA MIA STORIA.
Il problema che più mi soffoca e' nato questo 18 Agosto, in cui IL ragazzo, IL, mi ha detto di tagliare, allentare la corda. Sono trascorsi tre anni e mezzo, certo abbiamo avuto alti e bassi, problemi, ma ora come ora ci tengo più che mai. Ho bisogno di essere aiutato a vedere chiare le cose, come comportarmi cosa fare, come agire.
Lo snodo principale della nostra relazione e' stato l'anno scorso, proprio in questo periodo in cui ero stato IO a voler tagliare. Era diventato oppressivo, non potevo fare nulla che mi rendesse felice, NULLA, sicché, giorno dopo giorno ho innescato quel meccanismo di sopportazione che mi ha portato alla mia completa esplosione. avevo accumulato rabbia, tanta rabbia, ma anche tanto dolore poi, visto che dopo aver deciso di dare un taglio, lui c'è andato molto molto sotto. Stava male, ed io intanto me ne venivo a Milano, ad iniziare l'università con buoni propositi, ma senza abbandonarlo.
Io non avevo dato risposte Definitive, anzi, avevo detto semplicemente cosa non faceva più funzionare il nostro rapporto: cosa che coi mesi e' cambiata. il tempo passava ed io, da Milano, e lui, nel mio paese laggiù, andavamo piano piano avanti, riavvicinandoci.
E' Aprile 2013 e decido, pensando tra me e me: "e' cambiato, e' lui la persona di cui mi ero innamorato la prima volta, ora le cose potranno andare bene".
Detto, fatto: lui in ansia per gli esami, non poteva DEDICARSI alla nostra relazione, e aspetto. il tempo passa e senza che la nostra storia prenda forma, lo aiuto, faccio del mio meglio per fargli capire quanto lui sia importante per me. Cerco di fare di tutto. Faccio di tutto, davvero, e nel tutto che facevo, mostravo sorrisi, cercavo di non fargli pesare più di tanto il mio dolore provocato dalla sua incertezza. Ha funzionato? Forse si, ma solo all'inizio, tant'e' che mi disse che potevo vedere finalmente un "noi" come coppia, anche se non lo pensava fino in fondo visto che nei suoi discorsi c'era sempre l'inserzione - non so davvero cosa voglia dire amare, prima credevo solo di saperlo- .
Ed ecco che arriva Agosto, precisamente l'inizio della prima settimana di Agosto. Ricominciamo a frequentarci ed a vederci spesso, quasi tutti i giorni. Ero contento, molto contento, finche' pero' il 18 Agosto ci vediamo e confessa: non provo più quell'euforia del vederti il giorno dopo. non so quello che sento ma così non mi va bene, così sto male. meglio se allentiamo la corda, quel che sarà, sarà. e ancora: PAGHEREI DIO PER ESSERE COSI SICURO, ma non lo sono. non ho interesse a cercare persone, certo, non siamo fidanzati, ma non so cosa fare. Pagherei Dio per essere sicuro della scelta, se staccare completamente o no, ma non lo sono.

Ora sono qui, non l'ho più visto da quel giorno. sono qui a Milano. Lui ora e' qui a Milano. ogni giorno ci sentiamo via messaggi, ma e' dura. mi scrive quel suo solito "come va? ;)" ed io non mostro tristezza o dolore, non voglio farlo allontanare ancora di più e dico che va tutto, tutto bene, anche se e' solo finzione.

Cosa devo fare dottore? E' ovvio che il mio desiderio più grande e' quello che torni a volermi quel bene che un tempo mi voleva. Non so cosa fare. Cerco di essere il più tranquillo possibile con lui per non mettere ansie, ma davvero, così non reggo. La prego.

Ho scritto tutto cio' in preda, non lo nascondo, ad un raptus di dolore. ci sono momenti in cui credo di aver perso la persona che poteva essere la piu' incidente nella mia felicità. Cosa posso fare per ricominciare a stare meglio? Cosa e' giusto fare, per me?

mi scuso per la lunghezza, pesantezza e pedanteria, ma sa meglio di me che quando una persona soffre, pone tutto ad un secondo piano.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo ragazzo,
se vuole che le esprima la mia mia simpatia, non ho difficoltà. Provo commozione a leggere il racconto di sofferenze amorose, struggenti. Poco importa se etero o omo, hanno le stesse dinamiche e, devo tornare a quaranta anni fa per ricordare e le assicuro, mi si gonfia il cuore. Però io non credo che lei abbia scritto ad un vecchio bacuco per dividere con lui le emozioni. Forse vuole capire, forse sente che c'è qualcosa che non va che potrebbe migliorare.
Lei si difende e vorrebbe che cambiasse il suo ragazzo ma, è certo? Caro ragazzo la soluzione, ed è facile a dirsi, non a farsi, sta nel suo Nick Name: la deve smettere a sentirsi "soloio".


Aggiunto: Settembre 5, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno, sono mamma di un ragazzino di13 anni. Oggi andando a pranzo dalla nonna ha detto di essere stato aggredito da un uomo di mezza eta' che lo ha bloccato e gli ha graffiato collo e braccia. Dice che nessuno lo ha visto finchè non è intervenuto un signore ad aiutarlo. Dice che ha bloccato il malintenzionato e gli ha detto di andarsene. In effetti i segni su collo e braccia erano ben evidenti e lui era decisamente scosso. Quando piu' tardi gli ho proposto di andare dai carabinieri si è rifiutato e si è agitato moltissimo.Mi ha detto che non voleva perchè secondo lui questa persona aveva capito di aver sbagliato. Le chiedo: come posso capire cosa sia veramente accaduto e come posso aiutarlo a superare questa brutta esperienza?
In attesa di una sua cordiale risposta, distinti saluti, (una mamma in pensiero)

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
lei teme che la storia che suo figlio non sia vera o, non sia del tutto vera.
Non è poi così importante che voi sappiate cosa è veramente successo, è importante che voi cogliate che vostro figlio vi ha chiesto aiuto, "si sente in pericolo". Rinunciate a voler fare il detective, stategli vicino ma senza togliergli la fiducia.


Aggiunto: Settembre 5, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dottore, da quando ho la nozione del tempo mi succede a volte, anche mentre parlo con qualcuno, di chiudermi in me stessa e non ascoltare. In quei casi la mia attenzione è totale per dei particolari in una stanza o su una ruga su un viso oppure su un libro. Vivo una vita normale, sono sposata, ho pochi amici che mi vogliono bene e a cui voglio bene, genitori e fratelli. Questa mia caratteristica però incide sul rapporto con la società, ho bisogno di un pò di tempo per abituarmi alle nuove situazioni, a nuovi luoghi o persone appena conosciute. Spesso vedo lo stupore negli altri che in me notano la timidezza o il rossore sulle guance ancora a 32 anni. Devo considerarmi malata per essere così sensibile?

Risposta del Dott.Zambello: Perché mai?
Con tanta gente che sparla continuamente, lei attende di capire, essere sicura prima di esprimersi. Bene. Forse vorrebbe essere più diretta, immediata, "stile Sgarbi"? Non è fatta così, non lo sarà mai. Ha una struttura mentale diversa ma, non c'è niente di patologico, anzi. Si tratta di imparare ad utilizzare le sue specificità.


Aggiunto: Settembre 4, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


Perché uomini maturi hanno bisogno di videochat porno? Non amano più la propria donna ? Ho e diventata una malattia? :!devil:

Risposta del Dott.Zambello: E' sicura che sta parlando di uomini maturi?


Aggiunto: Settembre 1, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


Figlio adolescente, che dolore...
Gentile dottore, ho cresciuto mio figlio da sola, e' stato la parte piu' bella e ricca di tutta la mia vita, ma sul piu' bello, e' piombata su di me, come una mazzata in pieno viso, la sua adolescenza.
Ha 14 anni ed e' un peggiorare continuo di giorno in giorno...quando era piccolo era allegro, solare e
giocherellone. Ora si e' chiuso a riccio nella sua musica metal ed e' praticamente dipendente da Facebook.
Siamo diventati due perfetti estranei, non mi saluta neanche piu' quando esce. Non esiste piu' niente.
Non ho piu' accesso alla sua vita. Per quanti sforzi faccia, la risposta e' sempre la stessa: non rompere. Cerco di lasciarlo libero e di fargli vivere la sua vita. Provo a dialogare e dargli fiducia...ma e' un odio crescente. Di giorno in giorno mi odia sempre di piu'.
Sempre arrabbiato, sempre col muso. Sempre piu' distante, evita persino di parlarmi anche di cose banali...non c'e' niente che io possa fare per vederlo di nuovo sorridere...a volte ha degli scoppi di rabbia pazzeschi e minaccia di andarsene via di casa. Mi detesta. Mi offende. Mi esclude...sono stanca.
Questo suo atteggiamento impatta profondamente con i miei antichi truamu di infanzia, mi fa sentire inadeguata, sciocca, disprezzata e sola.
Sono sull'orlo della depressione e credo che se morissi, per lui sarebbe anche meglio, cosi' non dovrebbe piu' avere il fastidio di sentire la mia voce.
Non so se tutto questo sia dovuto solo alla sua eta'.
Io, da parte mia, gli ho dato l'anima e pure di piu'. Ho vissuto per lui, sono stata la madre piu' attenta e premurosa che si possa immaginare, forse perche' a mia volta mi e' tanto mancata una madre cosi'...non so cosa fare. Sto per sprofondare...e' impossibile aiutarlo. Pretende il massimo della liberta', pretende soldi e fiducia, io gli darei pure l'anima in cambio soltanto di un po di affetto. Di un solo sorriso ogni tanto.
So che non tornera' mai piu' ad essere il mio bambino, pero' credevo (stupidamente) che, dopo averlo tanto follemente e disperatamente amato, almeno un po' di affetto me lo potessi meritare...almeno un sorriso. Almeno una carezza cosi'...di tanto in tanto.
...che faccio?...getto la spugna?...cerco di ritrovare me stessa, di riempire la mia vita non saprei nemmeno di che cosa per dimenticarmi di lui?...
Grazie per la sua attenzione e per il suo consiglio.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
lei non può pensare di riempire i suoi "vuoti affettivi" con l'affetto di suo figlio. Forse l'ha fatto me ora lui si ribella, sente che non è giusto, né per lui, né per lei. Certo lo fa con la rabbia, il bisogno di rompere degli adolescenti ma, mi creda, è un bisogno sano.
Purtroppo lui non sa da cosa si sta difendendo e non può immaginare qualcosa che non conosce: un amore adulto.

Signora lo vuole veramente aiutare suo figlio? Chieda aiuto lei. Cerchi di capire, distinguere i suoi bisogni da quelli di suo figlio.


Aggiunto: Agosto 31, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


Che differenza c'e' fra narcisismo covert e nevrosi paranoica? Come riuscire a capire se una persona e' paranoica o narcisa? Cordiali Saluti!

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Giorgio,
Gli individui con personalità narcisistica hanno una insufficiente percezione del Sé compensata da un’idea grandiosa sulle proprie capacità. Ne consegue un costante bisogno di ammirazione ma pochissima empatia. Tutti noi sappiamo cosa questo significhi in un contesto relazionale, affettivo ma anche semplicemente professionale. Dice il Prof. Vittorio Lingiardi : “I narcisisti pensano di essere diversi e migliori degli altri e di potersi permettere di avere o di fare cose speciali che gli altri non possono permettersi. Anzi, pensano di averne diritto. Possono essere sprezzanti e critici nei confronti degli altri, e hanno poca sensibilità verso la sofferenza altrui”.
Un narcisista fa continuamente una esperienza frustrante fra le sue aspettative megalomaniache e la percezione di un Sé insufficiente, ne consegue difficoltà a ricavare piacere dalle cose, e i conseguenti sentimenti di tristezza, indifferenza e noia. Il lato covert poi lo rende fragile, vulnerabile, pauroso del confronto ed ipersensibile alla critica. Siamo comunque in una struttura di personalità nevrotica. Vuol dire che nonostante il dolore, la sofferenza non ci sono comportamenti “bizzarri” sganciati dalla personalità.
L’individuo se pur limitato e sofferente è sempre coerente con se stesso.
Per paranoia è una psicosi ed è caratterizzata da comportamenti e pensieri deliranti, basati su un sistema di convinzioni, principalmente a tema persecutorio, non corrispondenti alla realtà.
Grossolanamente pensiamo che lo specialista per il narcisista sia lo psicoanalista per il paranoico lo psichiatra. E’ una semplificazione e a volte anche sbagliata. Ad esempio non c’è persona al mondo che non abbia qualche nucleo nevrotico e forse anche psicotico, ciò nonostante non è che tutti siamo “ammalati”. Ciò che fa la differenza è la quantità, il sintomo oggettivo e soggettivo.


Aggiunto: Agosto 30, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


Non ho ben capito cosa intende per " illuso" . Comunque la trovo molto verosimile

Risposta del Dott.Zambello: La sua sessualità non è vissuta con dinamiche, si dice in psicologia, "oggettuali". Un termine un po' ruvido ma che aiuta a capire, e cioè : io e l'altro, ma viene messo in atto un tentativo, una difesa di compensare le mancanze del Sé "fondendosi" nell'altro, fagocitando l'altro.
E' un meccanismo difensivo mirante a coprire il deficit di personalità ma destinato a fallire sempre. Non ci sarà mai nessuno che potrà compensare ciò che lei non si riconosce.


Aggiunto: Agosto 29, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno dottore, sto da un po di anni con un ragazzo e lo amo molto.
Vivo però in un costante stato di disagio per quanto riguarda la mia sessualità.
La mia omosessualità l'ho sperimentata per la prima volta da piccolo divertendomi a toccare cugini mentre dormivano.
Penso che questo sia correlato al fatto che continuo ad avere fantasie sessuali che mi portano a fantasticare sulla mia superpassività nei confronti di uomini superdotati e virili ( che assomigliano alle figure dei miei cugini)al limite quasi dello stupro inteso come concedersi all'altro per far fare all'altro tutto ciò che vuole di me.
Il problema è che il mio fidanzato non rappresenta questo immaginario in quanto molto femminile e nella norma per grandezza di dotazione.
Diventa quindi difficile lasciarmi andare sessualmente perché penso molto spesso a quelle fantasie.
Il problema e che non vorrei passare tutta la mia vita a cercare di soddisfare questa fantasia lontana da quello che è il mio desiderio, di continuare la storia con il mio amato, pensando di creare anche famiglia.
Vorrei capire perché non riesco a fermare queste fantasie che ogni giorno diventano fantasmi ogni giorno sempre più presenti a me.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signore,
allontanare, negare i fantasmi, seve a poco, Crescono come funghi. Il problema, per come lo vedo io, è un po' più complesso e per la verità centra poco l'omosessualità. La sua difficoltà è di tipo narcisistico. Lei "non si percepisce nella sua interezza", c'è un deficit del Sé. Si è "illuso", ed ha trovato una soluzione erotizzando questo deficit. Mi spiego meglio: in maniera totalmente inconscia, ha erotizzato questa mancanza, nel tentativo di riempire questa assenza, impossessandosi, introiettando, adorando grandi falli. E' una illusione. Non ci sarà mai nessun ragazzo, fallo che riempirà, la sua assenza.
Che fare? Se ha voglia, è motivato, sente che queste cose che le dico sono verosimili, lei può cercare di trovare una sua soluzione con una psicoanalisi.


Aggiunto: Agosto 29, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile Dottore,

da diversi anni ho sviluppato una dipendenza sia fisica che psicologica da Xanax. Ho iniziato nel 2004 a prenderlo, perché mi era stato prescritto dal mio psichiatra, e non ho più smesso. Premetto che fondamentalmente sono un soggetto che soffre di depressione, dovuta soprattutto ad avvenimenti drammatici accaduti, soprattutto recentemente, nella mia vita, quali la perdita di un figlio l'anno scorso, evento che non ha fatto che aggravare la situazione. Inoltre soffro di attacchi di panico e soprattutto se mi trovo in ambienti frequentati da molta gente (come supermercati, centri commerciali, ecc.) spesso devo fuggire via. Due anni fa avevo fatto, coadiuvata dalla consulenza di uno psichiatra, una desensibilizzazione alla xanax, che era, seppur con fatica, riuscito. Ho trascorso giornate intere senza assumerlo per niente, anche se ne sentivo la mancanza, ma tenevo duro. L'anno scorso, dopo l'evento del bambino, ho ripreso a prendere anche 6 - 8 mg al giorno. Vorrei smettere per sempre, e tornare a una vita normale. Sto cercando di diminuire le gocce, ma appena capita qualcosa di imprevisto mi ributto di nuovo nel farmaco. Ho paura che non riuscirò mai a smettere, e questo mi rende ancora più depressa. Sono in terapia da uno psicologo da quattro anni, ma non sto avendo molto giovamento. Le chiedo un aiuto concreto. Grazie mille. Irene

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
la ringrazio per la fiducia ma, come posso aiutarla "concretamente"' E' evidente, credo anche a lei che il farmaco è diventato una droga. Dalla dipendenza bisogna uscirne con motivazione, forza e strategia. Deve farsi seguire. Se non ha fiducia del suo terapeuta, lo cambi, magari cambi anche psichiatra ma, proceda con determinazione verso la disintossicazione. Mi creda, sarà meno facile di quello che potrebbe sembrare. Tutte le "droghe" hanno tentacoli, fisici e psichici, difficili da estirpare. Per questo lei si deve fare aiutare.


Aggiunto: Agosto 26, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


Domanda:
Buonasera Dottore cercherò di sintetizzare il più possibile quello che sto per raccontarle: sono una donna ormai di 55 anni e quando ne avevo 43 sono stata lasciata dal mio ex marito, sola con tre figli in tenera età, per un'altra donna, sua collega. Nel 2010 lui si è risposato con questa donna per la quale ha mollato la famiglia e ora all'età di 60 anni lui e di 50 lei sono in Columbia per prendere e portare in Italia un bambino da adottare di 10 anni. La domanda che le faccio è questa: nonostante siano passati tanti anni, io non sono riuscita a rifarmi una vita affettiva significativa forse perchè in parte la mia vita è stata sicuramente più difficile con tre figli da tirar su che la sua, nonostante ho tentato di elaborare la rabbia per quanto accaduto (per me la famiglia è sacra),per quanto sia convinta che la ragione per cui fatichiamo a resistere tutta la vita al fianco di una sola persona è che non siamo sufficientemente centrati dentro di noi e che quindi sostituirla è l'illusione che questo rappresenti il modo migliore di sentirsi vivi, considerato il fatto che anche io ho lasciato correre su un problema preesistente tra me e lui di comunicazione profonda mal funzionante sento oggi una sorta di nuova rabbia che mi nasce dall'idea dell'attenzione e affetto che lui darà ogni giorno a questo nuovo bambino (per il piccolo sono felice) e che invece i miei figli non hanno avuto quotidianamente da lui. Lo so che abaglio io che ormai devo rassegnarmi e guardare in avanti ma questo è proprio un boccone duro da mandar giù. Ha qualche suggerimento? Grazie

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
io credo che la sua difficoltà più grande sia quella di riconoscersi incapace a voler bene. La sua mente è occupata da emozioni negative: rabbia, invidia. Queste sono il suo grande nemico. Credo lei lo capisca.
Se avrà il coraggio di guardarsi dentro e affrontarle, avrà poi tutto il tempo per trovare finalmente anche lei qualcuno da amare.


Aggiunto: Agosto 24, 2013
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


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