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Domanda allo psicoterapeuta:


Mi sono chiesto: come mai non pubblica più articoli sul suo sito? Un po mi mancano. Grazie anche se non risponde. Buon lavoro

Risposta del Dott.Zambello: Grazie Giovanni, un motivo molto semplice: mi sento un po' stanco. Oltre agli acciacchi personali c'è che lavoro tanto.
Dal giorno 15 luglio vado in ferie. Vorrei, oltre a riposare, approfittarne per registrare qualche nuovo video e magari portare a termine un libretto che ho li da alcuni anni, e a settembre riprendiamo "carichi" di nuova energia. Speriamo.


Aggiunto: Luglio 7, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gent.mo dottor Zambello
Volevo chiederle se c'è una relazione tra il digiuno e il cosidetto stato di estasi. La ringrazio anticipatamente per una eventuale risposta, arrivederci.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Roberto,
se lei mi conoscesse personalmente saprebbe bene che sono il meno indicato a darle una risposta su ciò che chiede. Certamente il digiuno non è uno dei miei comportamenti e per la verità neanche una mia meta. Però so che c’è una vasta letteratura sul tema e, forse in qualche modo ha toccato anche la psicoanalisi junghiana. E' quest'ultimo forse il motivo per cui lei si rivolge a me. Le dico ciò che ho letto:
L’estasi è anzitutto uno stato modificato di coscienza e ci si può arrivare attraverso pratiche meditative, ipnotiche, o attraverso l’assunzione di sostanze che la inducono. E’ possibile avere uno stato alterato di coscienza, fino alla estasi anche a seguito di una febbre, per l’ ipo o iperventilazione o per l'eccitamento a seguito di una fatica o, per il digiuno.
Il digiuno infatti fa parte di situazioni di privazione e frustrazione che sono alla base delle grandi tradizioni mistiche. Gesù prima di partire per la sua missione di maestro e pastore delle anime, trascorre 40 giorni di digiuno nel deserto.
Perché lo si fa? Secondo Marghanita Laski le sensazioni estatiche sono intimamente connesse con sensazioni di soddisfazione, di dissolvimento dei problemi quotidiani e di una visione positiva della vita.
Da un punto di vista fisiologico le risposte variano molto da caso a caso ma solitamente si registra: un rallentamento della frequenza cardiaca, modificazione del ritmo respiratorio, della temperatura corporea e dei ritmi cerebrali. Alcuni ipotizzano che alcune trasformazioni fisiologiche che si verificano durante l'esperienza mistica, potrebbero anche facilitare la guarigione da alcune malattie, in particolare quelle cosiddette psicosomatiche e a base isterica, secondo il meccanismo di deviamento dello stress fisiologico (James ed Underhill ).
Che dire? Siamo a “contatto” con gli archetipi, ma l’uomo non è fatto per interessarsi delle “cose di dio”. Ma, forse, sono un po’ troppo pingue per capire.


Aggiunto: Luglio 6, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


buonasera dott.
da circa 2 anni assumo litio con una pausa di qualche mese,adesso ho sospeso dopo 9 mesi di 3 comp. al di'potrebbero esserci conseguenze?
anche se adesso ho raggiunto uno stato psicologico sereno nel senso che ho capito che devo superare un ostacolo che fino ad oggi per me era insormontabile.
grazie

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Saverio,
non ho capito se l'interruzione nell'assunzione del litio è condivisa dal suo medico oppure no. Non gestirei da solo questa scelta. Anche se sta bene, torni comunque dal suo medico e verifichi con lui. Sono certo che la aiuterebbe molto una psicoterapia ma, anche su questo versante, quello psicologico, non faccia auto-analisi, si faccia aiutare. Nessuno cresce da solo.


Aggiunto: Luglio 4, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


buonasera dottore,
volevo un suo parere riguardo mio marito,ha degli atteggiamenti non proprio normali, nel senso che ho scoperto che ha l'abitudine di andare in giro a chiedere soldi addirittura un giorno e' andato a casa di una persona che lui a malapena conosce,qualcuno lo ha visto giocare alle macchinette,ho scoperto da poco che ha chiesto dei prestiti a mia insaputa.cosa faccia lui con questi soldi io in realta' non lo so anche se ho qualche dubbio,ha sbalzi di umore a volte e' violento e dopo 5 minuti per lui non e' successo nulla.ho provato a parlarne con lui ma nega,anche se le voci sono tante e poi anche a casa e' strano.ho deciso di allontanarmi da lui per fargli capire che cosi' mi sta perdendo ma lui non molla non e' intenzionato a dirmi la verita'.che posso fare, come devo comportarmi?
grazie in anticipo.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
io non so cosa faccia suo marito dei suoi soldi e di quelli che chiede in prestito ma, lei lascia intere che se li gioca alle macchinette. Forse ma, se così fosse suo marito soffrirebbe di una dipendenza che ha dinamiche assolutamente non diverse da qualsiasi altra dipendenza. L'esperienza insegna che l'unica via per uscirne è chiedere aiuto. Lei lo può aiutare mettendolo davanti ad una scelta: "o ti fai aiutare o me ne vado". Se lo vuole aiutare, non accetti mai alcun compromesso su questo piano ma, sappia che sarà una lotta dura, per lei ma anche per lui.


Aggiunto: Luglio 4, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buon giorno
sono una ragazza di 26 anni e 4 anni fa mi è venuto il primo attacco di panico,sono andata da un neurologo che studia l'ansia e la depressione e mi ha prescritto subito una cura di farmaci;cioè prendo l'Eutimil alla mattina e le gocce di Laroxyl alla sera.
Ad oggi vorrei smettere ma dopo 3 settimane che prendevo solo l'Eutimil mi è venuto un forrte attacco di panico e ho ripreso la cura con in aggiunta gocce di Xanax.
Sto comunque iniziando un percorso con una psicologa per capire se c'è motivo a ciò.
E' normale sentirmi comunque sempre pesante fisicamente e non avere stabilità fisica?
grazie

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Valentina,
si è "normale" ma, non giochi troppo con i farmaci. Intendo dire che vanno usati con molta attenzione e supervisione del medico ma soprattutto mai interrotti bruscamente. Richiedono tutti un periodo di desensibilizzazione, lento. Vanno cioè scalati piano, piano.
Però, i farmaci non "curano" gli attacchi di panico, ne alleviano la sintomatologia. La cura la faccia con la sua psicoterapeuta e, abbia un po' di pazienza.


Aggiunto: Luglio 3, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


Egregio dottore, vorrei un Suo prezioso consiglio. Soffro (fortunatamente) sporadicamente di attacchi d'ansia (o panico, nn saprei come definirli...) dovuti a pensieri che al momento sembrano devastanti e che dopo (quando riacquisto lucidità) mi rendo conto essere davvero pensieri assurdi. Il tutto ha un filo comune: mi porto come un "peso" del mio passato (che tra l'altro è probabilmente non molto diverso dalle ragazze della mia età, 28 anni): ora ho una relazione stabile, bellissima e ogni tanto senza nessuna apparente motivazione mi faccio prendere dal panico pensando se ho detto tutto dei miei trascorsi al mio attuale compagno, o ho tralasciato qualcosa....questi attacchi sono cominciati di seguito a nostri litigi dovuti appunto alla grande gelosia che il mio compagno nutre x le cose passate. La mia domanda è questa: come superare qst momenti? Cioè come fare a far passare l'attacco? È una sensazione bruttissima...! Scusi se mi sono dilungata, era x farle capire x bene questa assurda situazione che ogni tanto vivo. Grazie x l'attenzione, cordiali saluti

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signorina,
la sua "ansia" nasce dalla percezione, esatta che non è possibile "raccontare tutto" e neanche, "raccontarsi tutto".
C'è una parte di noi che non conosciamo e che spinge, si fa sentire nei sogni, nelle libere associazioni, nei pensieri liberi: l'inconscio. E' una fantasia infantile quella di dirsi tutto. E' come dire: conosco tutto il mare o lo spazio. Ne conosciamo solo l'esistenza e poco altro.


Aggiunto: Luglio 3, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


L’omosessualità è una devianza, pertanto costituisce un’anomalia del “normale” e “naturale” comportamento sessuale che ha funzione procreativa e quindi necessariamente eterosessuale. Di tutti i comportamenti umani, quello sessuale è il meno “naturale” nel senso che nel corso dei millenni la sessualità è stata caricata di molti significati culturali, politici e religiosi. Se la sessualità fosse naturale, non esisterebbe il senso del pudore (sconosciuto in ogni altro animale) e un pene eretto non farebbe più scandalo di un uomo che sorbisce un gelato: si tratta di due atteggiamenti naturali che hanno la stessa dignità. Il nudo in pubblico non sarebbe considerato osceno e offensivo; Che senso ha parlare di naturalità nella sessualità quando per millenni una cultura sessuofobica ha reso la sessualità innaturale e fonte di disagi e frustrazioni? Se partiamo dall’assunto che la funzione normale della sessualità sia la procreazione, ne deriverebbe che l’eterosessuale non è “normale” quando pratica il sesso decidendo di non procreare o si sollazza con il sesso orale. Anche la pratica del sesso anale tra eterosessuali non è “normale“. Su quest’ultima pratica si potrebbe anche formulare l’ipotesi che l’uomo attratto dai glutei femminili sia un latente omosessuale.(a onor del vero riporto parte di un articolo)

Risposta del Dott.Zambello: Quindi?


Aggiunto: Giugno 29, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


Risposta all'articolo:
http://www.psicoterapiadinamica.it/2011/04/omosessualita-non-una-malattiama-non-tutti-gli-psicologi-sanno/

l’omosessulalità è una devianza. tanti psicologi interpellati personalmente senza il pericolo e la minaccia di essere accusati di omofobia o stronzate simili ve lo confermeranno ( come peraltro leggendo l’articolo esposto sopra appare già evidente).
Potete battere i pugni sul tavolo quanto volete ma la verità è questa.

Risposta del Dott.Zambello: Perché dovrei battere i pugni per difendere ciò che tutta la natura dice?


Aggiunto: Giugno 28, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gent.mo Dr. Zambello,
grazie, la Sua risposta è stata come una carezza al cuore. Ma non ne sono molto convinto. Vede, la persona etero non deve necessariamente fare coming out solo perchè tutto il mondo è pensato e strutturato per lui, la persona gay invece sì. Siamo in minoranza e per affermarsi, per ritagliarsi uno spazio sociale, credo che lo si debba fare. Non è un obbligo, ma un modo di volersi bene fino in fondo. Se l'omosessualitità non è una malattia, non è una scelta, ma soltanto una "caratteristica", perchè se dico di essere "biondo" non dovrebbe essere altrattanto facile e naturale dire di essere "gay"? Sono confuso?. Un abbraccio.

Risposta del Dott.Zambello: No Luca, non credo lei sia confuso, credo sia tentato di fare un salto in avanti, trovare una scorciatoia rispetto la difficoltà di amare. Però, mi creda, questa è di tutti, etero o omo che siamo.
Le confesso però che ho sempre un po' di paura quando faccio queste affermazioni. Si potrebbe credere che non conosca o sottovaluti le difficoltà sociali e personali che gli omosessuali vivono a causa dell'omofobia. Non è così, mi sforzo di distinguere quello che è un impegno sociale da quello che sono i percorsi personali. Nella mia esperienza ho conosciuto decine e decine di omosessuali che vivevano male la loro omosessualità perché "la società non li capiva" ma, quasi sempre, non era vero. Non era il vero motivo e allora, la stigmatizzazione sociale, anche quella che ne verrebbe dal coming out non è mai di aiuto. Abbiamo bisogno di privacy come condizione per essere sufficientemente liberi. se mi permette una immagine un po' retorica, per capire bisogna fare silenzio e, il coming out non lo favorisce di certo.


Aggiunto: Giugno 28, 2013
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentilissimo Dottore,
il mio problema, come penso in tante famiglie, è causato dai miei suoceri, persone troppo presenti e assillanti.
Per quanto io abbia apprezzato e apprezzi la loro presenza nella vita di mio figlio che li adora, trovo che siano davvero TROPPO.
Purtroppo abitano di fianco a noi ma è una presenza, non solo giornaliera, ma oraria costante.
Ogni qualvolta io debba uscire col bambino mi si parano davanti, facendo proposte di ogni genere al bambino senza prima interpellarci, spesso creando in lui lo scontento per il dover fare altro.
Mi creda, ogni volta cerco di privarmi di quello che vorrei fare io pensando al fatto che il bambino si diverte con loro e che li adora ma poi mi fermo a pensare e mi dico che non esiste al mondo che io debba vivere male per far felici loro. Dovrebbero imparare che le cose si fanno un po' per uno invece quelli che si devono sempre piegare siamo noi.
Esco di casa alle sei del mattino e torno stanca, se mi capita di dover andare dal dottere me li trovo davanti e ci intrattengono almeno per 15 minuti. A poco servono tutte le mie parole, arrabbiature ecc..loro vanno avanti per la loro strada. Se una sera usciamo possiamo tornare anche tardi che sempre e comunque davanti li troviamo.
Ormai sono diventati per me un incubo e mi ritrovo spesso a dover dire al bimbo..shhhh che i nonni dormono. per farlo stare in silenzio e non far sentire a loro che usciamo.
lei si chiederà...e suo marito? ecco...il problema è che li giustifica sempre in tutto. Fin quando si stufa lui, e allora in quel caso parte la litigata. se quella che si stufa sono io non fa che giustificarli.
io continuo a sostenere la sua responsabilità nella cosa nel senso che una persona secondo me è in grado di rompere fino al punto in cui glielo consenti.
Io però non son davvero in grado di arginare le loro intromissioni..ho provato a fatti, ho provato a parole ma il giorno dopo tornano a fare ciò che vogliono.
Son disperata davvero, vorrei solo vivere in santa pace mi creda. sto perfino pensando di lasciare il marito che non mi supporta mai in niente....
quello che vorrei domandarle è fino a che punto secondo lei, parlano di nonni, una persona è in DOVERE di sopportare (perchè sono consapevole del fatto che spesso bisogna accontentarli anche non avendone alcuna voglia) e quando è in DIRITTO di vivere un po' come vuole anche se la cosa disturba gli altri?

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Cristina,
le chiedo scusa ma, la sua domanda era andata nello Spam, mi dispiace. Dice la Bibbia: "Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua moglie, e saranno una stessa carne". Genesi 2:23,25. Io non credo che lei dovrebbe concentrarsi sul comportamento a suo giudizio, anomalo, dei nonni, ma chiedersi: "perché mio marito non è capace di 'lasciare' suo padre e sua madre?" Lottare contro i suoceri è una difesa, uno spostamento del problema.


Aggiunto: Giugno 13, 2013
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


Dott. Renzo Zambello
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