Inserito da
Pseudonimo: rosanna
Pseudonimo: rosanna
Domanda allo psicoterapeuta:
salve dottore,
le pongo questa domanda perche' a quanto mi pare di aver capito lei e' cattolico!sono credente e praticante(la domenica a messa)da anni non mi confesso ma faccio la comunione, dico i miei peccati durante la messa e prendo la comunione anche perche' non compio grossi peccati....questo fino a domenica scorsa mentre ero in chiesa ho riflettuto sul fatto che non riesco a perdonare una persona che mi ha davvero ferita, porto ancora le cicatrici di questa storia, ma davvero non ce la faccio!!cosi' mi sono ripromessa di non prendere piu' la comunione finche' non riusciro' a perdonarla.secondo lei sbaglio?
grazie
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Rosanna,
non so perchè lei pensi che io sono un Cattolico, certamente non sono un teologo né, tanto meno un prete e non posso darle una risposta al suo scrupolo morale. Mi dispiace ma, deve proprio rivolgersi ad un sacerdote.
Però, anche la psicologia e, non c'entra niente credere o non credere, ha la sua idea "sul perdono". Troverà un’ ampia letteratura anche in rete.
Se proprio non ce fa, dia retta a quello che scriveva Oscar Wilde: “Perdona sempre i tuoi nemici. Nulla li fa arrabbiare di più”.
Aggiunto: Gennaio 7, 2013
Inserito da
Pseudonimo: Chris
Pseudonimo: Chris
Domanda allo psicoterapeuta:
Buonasera. Sono vedova da 10 anni e quando avevamo 40 anni io e mio marito abbiamo adottato una banbina di due anni brasiliana Ce l'abbiamo messa tutta prima insieme poi da sola. Mia figlia oggi 28enne ha lavorato per recuperare tutto il danno fattole dall'abbandono della madre naturale ma non tutto é stato recuperato. Lei ha disturbi relazionali é stata sempre con me anche se é andata a scuola di teatro, di danza ecc.ec... Sono stati fatti molti tentativi anche lavorativi e lei che ha un animo artistico e sensibile (ha fatto la scuola d'Arte) adesso si trova ancora senza aver trovato un lavoro un ragazzo ecc.ecc. Lei dice che sta bene cosi. Di psicoterapia ne ha fatta tanta ma non tutto é stato recuperato. Io ho 68 anni ed ho tanta paura del futuro, non per la sua sopravvivenza avendo una rendita, ma non posso pensare che lei rimarrà sola..........in balia di parenti che dovranno amministrare la sua vita anche amministrativamente. E' veramente difficile, questa paura mi sta portanto verso il panico e l'ansia. Ci sono suggerimenti? Grazie.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
io che sono della sua generazione, ricordo che la risposta alla sua angosciosa domanda la si trovava in Dio. Ci penserà lui, si diceva e, in qualche modo l'ansia si placava. Forse era una soluzione un po' semplicistica ma, aveva una sua verità intrinseca. Senza voler escludere, non è compito mio, la possibilità di Dio, le dicevo che in ciò c'è una verità che forse sfugge anche a lei. Sua figlia non "è sua", ma non tanto per la questione biologica ma nel senso, che come genitori siamo solo degli attivatori delle capacità dei figli. E' un peccato di onnipotenza ma soprattutto relazionale pensare che i nostri figli non possano fare senza di noi. E, molto spesso, siamo invece noi la causa dei loro ritardi, perchè, se pur con le più buone intenzioni, ci interponiamo alla loro crescita, pensando di avere noi le uniche chiavi per vivere.
Se mi permette una sintesi un po' ruvida: "non so se ci penserà Dio ma, sono certo che ci penserà l'Io di sua figlia".Non lo schiacci.
Aggiunto: Gennaio 4, 2013
Inserito da
Pseudonimo: Chris
Pseudonimo: Chris
Domanda allo psicoterapeuta:
Gent.mo Dottore,
le scrivo nella speranza che mi possa dare una sua opinione in merito ad alcuni sintomi che accuso da diversi mesi.
Nello specifico, ho quasi continuamente una sensazione di soffocamento, come di peso sul petto. Alcune volte mi manca proprio l’aria e faccio fatica a respirare. Altre volte, oltre a questa sensazione ho delle leggere fitte oppure forti bruciori localizzati nella zona superiore del petto.
Ho fatto vista pneumologica e elettrocardiogramma ma non ho nulla. Ho anche smesso di fumare, senza alcun miglioramento percepibile.
Ne ho parlato con il mio medico che, non potendo attribuire alcuna causa al mio malessere continua a prescrivermi infinite analisi (che, oltre al costo, sono una vera e propria tortura…), senza nemmeno prendere in considerazione il fatto che il mio malessere possa avere cause psicologiche.
A questo punto vorrei sapere se secondo lei può trattarsi di una forma d’ansia…
Premetto che faccio un lavoro piuttosto strassante e che impegna almento 12 ore al giorno, inoltre soffro di anemia (in cura con ferro) e ipotiroidismo (in cura con eutirox)…
A volte prendo control 1mg per dormire.
Le sarei davvero molto grata se volesse darmi il suo parere dato che ad oggi, nonostante le infinite analisi e le informazioni che ho cercato di reperire tra libri, web e conoscenze non sono ancora riuscita ad avere alcuna idea di cosa posso avere.
La ringrazio fin d’ora.
Cordiali saluti, Chris.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Chris,
non la conosco e non posso di certo far diagnosi ” per lettera”. Teoricamente, ma solo teoricamente, ciò che scrive mi fa pensare a qualche meccanismo “somatizzante” o meglio di “conversione in organo”. Sarei quasi certo, teoricamente che c’è una base depressiva. Continuare a fare esami clinici non serve a niente. La via di uscita è una psicoterapia ma ad indirizzo psicodinamico.
Aggiunto: Gennaio 4, 2013
Inserito da
Pseudonimo: Diletta
Pseudonimo: Diletta
Domanda allo psicoterapeuta:
GENTILE DOTTORE, MIA FIGLIA NON MI PERMETTE DI VEDERE IL MIO NIPOTINO,CI STO IMPAZZENDO IN QUESTA SITUAZIONE, CI STO MALE,MALE DA MORIRE, HO PARLATO CON PERSONE A LEI VICINE MA LEI NON DA ASCOLTO A NESSUNO ANZI,DICE CHE IO LA SPARLO E MI NEGA ANCHE DI PARLARE AL TELEFONO CON IL BAMBINO,LE HO PROVATE TUTTE MESSAGGI,TELEFONATE.IL PRIMO NATALE DOPO 9 ANNI SENZA IL MIO NIPOTINO,SONO ANDATA A PASSARE IL NATALE ALL'ESTERO MA ANGOSCIA E DOLORE MI HANNO ACCOMPAGNATA SEMPRE! TORNANDO A CASA IL DOLORE E'ANCORA PIU'INSOSTENIBILE,VORREI ADDORMENTARMI E NON SVEGLIARMI PIU'. VORREI DIMENTICARE MIA FIGLIA,CANCELLARLA DALLA MIA MENTE COME SE NON L'AVESSI MAI PARTORITA,VORREI RIUSCIRE A FARE COME FA LEI,NON AVERE LA TENTAZIONE DI CHIAMARLA,LA VOGLIA DI SENTIRLA,VORREI,VORREI,MORIRE!HO PENSATO TANTE VOLTE DI PRENDERE DELLE PILLOLE E FARLA FINITA,VOLEVO ANDARE ALLA STAZIONE E BUTTARMI SOTTO UN TRAM,HO VAGATO PER ORE PER LE STRADE DELLA CITTA',VORREI MORIRE SENZA SOFFRIRE,DEVO TROVARE IL CORAGGIO,MA VORREI VEDERE UNA ULTIMA VOLTA IL MIO CARO,CARO DOLCE NIPOTINO,SOLO UN'ULTIMA VOLTA!
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Diletta,
mi piacerebbe tanto poterle dire qualcosa che alleviasse il suo dolore ma, non posso, non conosco soluzioni se non consigliarle di aspettare. Non chiamare sua figlia e "dimenticarla", almeno nel comportamento. E' l'unica via per ottenere qualcosa da sua figlia.
Però, non sarei onesto se non le dicessi veramente quello che penso e, penso che il problema non sia sua figlia né il suo nipotino ma, lei. Penso che lei paghi per un suo "modo di voler bene". Perchè, invece di pensare a sciocchezze non pensa a chiede aiuto, magari, per il suo nipotino.
Aggiunto: Gennaio 3, 2013
Inserito da
Pseudonimo: stella
Pseudonimo: stella
Domanda allo psicoterapeuta:
cosa succede ad una persona anziana brachicardica e con glaucoma se le viene somministrato alpralolam?
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora Stella,
immagino che lei intenda l’alprazolam che è un efficace farmaco per il trattamento dell’ansia associata a depressione.
E' una benzodiazepina molto usata e ben tollerata. Va comunque avvisato il medico il quale valuterà la posologia.
Aggiunto: Gennaio 4, 2013
Inserito da
Pseudonimo: bigghino
Pseudonimo: bigghino
Domanda allo psicoterapeuta:
Dottore la ringrazio per avermi risposto, è stato veramente gentile. Volevo chiedere come può succedere che una ragazza possa stare meglio con gli adulti e non con le persone della sua età. La sua malattia, può esserne la causa? oppure c'è altro? Lei dice di non sentirsi a suo agio. La timidezza e l'insicurezza certo non la aiutano. La ringrazio Tanti Auguri
Aggiunto: Dicembre 28, 2012
Inserito da
Pseudonimo: Azzurra
Pseudonimo: Azzurra
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile Dottore,
ho 27 anni, e da circa 1 anno ho terminato una psicoterapia breve durata 9 mesi, con successo. Avevo solo bisogno di focalizzarmi su me stessa e ritrovare della sana autostima, nonchè iniziare a parlare con me stessa, cosa che non ho mai fatto per tutta la mia vita. La psicoterapia è terminata per volontà mia e dello psicoterapeuta, entrambi soddisfatti dei risultati ottenuti.
Ora, i sintomi di cui soffrivo prima della cura si stanno lentamente rimanifestando tutti. Conosco quali sono gli “esercizi” che devo operare su me stessa per risolverli, ma non ho voglia di farli, con conseguente aggravamento. Allo stesso tempo rifiuto questo stato e mento a me stessa ogni giorno dandomi una chance di migliorare.
Il motivo per cui non voglio tornare dallo psicoterapeuta (nè raccontare ad alcuno come sto realmente) è semplice umiliazione, mi rendo conto che ovviamente questo motivo è ridicolo, ma dopo mesi che me ne sono accorta sono ancora qui.
Mi consiglia di trovare coraggio e risolvermi i problemi con le mie forze, tornare dallo psicoterapeuta o altro?
Grazie in anticipo
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Azzurra,
per quanto le potrà sembrare strano, solo lei ha la risposta alla sua domanda. Io sono uno Psicoanalista e faccio fatica ad immaginare che in 9 mesi "uno sistemi" qualcosa che si è strutturato in 27 anni ma, sono pensieri di uno Psicoanalista. Vede, la cosa più perniciosa, nel lavoro che facciamo è che il paziente si senta in colpa per le sue fatiche, ritardi. Purtroppo questo evento è più probabile se il lavoro è a tempo, è focalizzato, in qualche modo, deve terminare. A lei dico, con certezza, torni a chiedere aiuto, da chi vuole lei ma, torni.
Aggiunto: Dicembre 28, 2012
Inserito da
Pseudonimo: bigghino
Pseudonimo: bigghino
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno, ho una figlia di 18 anni, una bella ragazza mora con occhi verdi, anche se ha una malattia genetica, la sclerosi tuberosa, sta bene. Ma la mia preoccupazione più grande è che lei, non ha amiche, anche se conosce tante ragazze della sua età, e inoltre non esce mai,e quando lo fa e si trova con ragazzi e ragazze della sua età, non parla. Esce solo per andare a scuola o con me, non ha un ragazzo. Lei dice che sta meglio inseme agli adulti. Questo mi rattrista molto, perchè anche se è molto timida, sa essere socievole e simpatica. Le ho proposto della psicoterapia, ma non vuole sentirne parlare. Cosa posso fare per aiutarla, mi devo preoccupare? cosa sarà del suo futuro se continua così? Grazie
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
aspetti. Non le faccia pesare le sue paure. ha solo 18 anni. Verrà il tempo dell'Università o del lavoro e vedrà. Se sarà necessario. sarà lei a chiedere aiuto.
Aggiunto: Dicembre 27, 2012
Powered by PHP Guestbook 1.7 from PHP Scripts
Pseudonimo: ROSSELLA
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile dottore, non sono più giovanissima, l'esperienza non mi hainsegnato nulla, non riesco a farmi rispettare, a farmi amare, non riesco a lasciare mai un segno indelebile del mio modo di fare, di amare, non dico questo perchè ho delle aspettative, di solito non chiedo nulla in cambio ma, come dicevo sopra almeno un po di rispetto; con i figli, con mio marito, con i conoscenti (non riesco ad avere dei veri amici).I miei genitori non mi amavano, mia sorella mi odia e crea il deserto attorno a me, mia figlia mi detesta, mi critica, non mi tiene in considerazione, l'unico che penso mi voglia veramente un pò di bene è mio figlio ma, è introverso e riservato, chiuso in un suo mondo dove nessuno riesce ad entrare, non c'è dialogo,scambio, partecipazione; senza parlare di mio marito che è insofferente, irascibile, prepotente: Insomma Dottore, che ci sto a fare in questo mondo da schifoso? Sono sola, disperatamente sola: Aiuto, esisto anch'io!!!!
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma ROSSELLA,
anche Gesù che pur era Dio ma anche vero uomo, sente la necessità, il bisogno di chiedere ai suoi apostoli: "Chi dicono che io sia?...e voi chi dite che io sia?" Abbiamo bisogno, tutti, della conferma degli altri. Certo, è essenziale, totale, quando siamo bambini, si dirada, diventando grandi ma, non possiamo sopportare di sentirci trasparenti. Abbiamo bisogno che gli altri "si accorgano" di noi. Lei dice, io non ci riesco, ma poi aggiunge che la detestano e le creano il deserto attorno. C’è una certa incongruenza tra l'essere "trasparenti" e sentirsi odiati.
Non la conosco Rossella ma, è certa che il suo vero problema non sia la gestione della sua aggressività?