Domanda allo psicoterapeuta:
Salve Dott. Zambello,
dopo varie ricerche su internet e prove ad autopsicanalizzarmi, non riesco a trovare cosa scatena la mia ansia!
Ho 26 anni e a differenza di tanti altri il mio problema non e'uscire di casa, ma tornare a casa la sera!!dopo una giornata di lavoro pensare di dover tornare a casa (dove c'e' il mio ragazzo che dorme o che mi aspetta per la cena) mi fa venire l'ansia, preferirei avere qualche altra cosa da fare e tornare sul tardi a casa!Quando ci sono e affronto la serata non mi crea eccessivo disagio e' l'ansia anticipatoria che mi fa star male!non capisco però se la casa, se il mio ragazzo oppure entrambe... di solito tornare a casa dovrebbe essere la cosa più rilassante e confortante dopo una giornata di lavoro invece per me non lo e'!!
Come posso capire dov' la causa?
Grazie Infinite!!
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signorina,
ma c'è bisogno di disturbare "l'auto-analisi" che per altro è un ossimoro, per capire che lei è stanca del suo ragazzo e non sa come fare?
Certo, capisco che sotto a questo ci possono essere molte altre situazioni difficili da decodificare, oggettive e personali: l'affetto, situazioni logistiche, sociali, familiari ma soprattutto personali, ad esempio, cosa voglio?
Mi sento sempre di proporre in maniera pragmatica due soluzioni che sembrano un po' distanti ma, mi creda, non lo sono: o ci si fa aiutare, da un terapeuta o prende un atteggiamento filosofico, cioè la sospensione del giudizio, su se stessa e sugli altri. Si ricorda? L' epoché di Husserl.
Aggiunto: Novembre 19, 2012
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Pseudonimo: Alexandra
Pseudonimo: Alexandra
Domanda allo psicoterapeuta:
salve dottore ! ho 53 ani e ho un figlio 25 ani che a la distrofia muscolare Duchenne .ecco il motivo per cui soffro di attacchi di panico,ho sempre la paura di perdere mio figlio ! come si fa guarire ?sono stata a fare 2 visite psicologiche ,5-6 al psichiatra .vero al ASL ,perché non ho soldi per curarmi in privato. la psicologa mi a fato raccontare il mio problema e prima e la seconda volta e basta …il psichiatra non sembrava che mi prendesse sul serio ,e non si ricordava mai di farmaci che io stavo prendendo,perché non stava prendendo punti su di me …sto prendendo 100mg di zoloft prima prendevo 150 e 50mg di xanaxprima prendevo 75mg.ho cambiato .farmaci li sto prendendo da 4 ani quasi .ma ora ho iniziato a star male.ho cambiato la casa sono trasferita in campaniagiardino,fiori,orto e abbiamo preso anche un cane .ma perché mi sono tornati gli malesseri di prima ? io non poso star a letto a guardare il solfito ,io devo badare mio figlio ! se trovate che non mi sono spiegata bene mi capisca non e una scusama non sono italiana
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Alexandra,
lei si è spiegata benissimo e per quello che ho capito, lei soffre “giustamente” di una depressione reattiva. E’ l’obbiettiva grave situazione del figlio che la preoccupa e la deprime. C’è poco da fare, lei deve farsi curare, sempre, per poter far fronte ad una situazione familiare ed emotiva pesante.
Non c’è niente di male ad usare farmaci, soprattutto in casi come il suo. Si trovi uno psichiatra che le da fiducia e si faccia seguire
Aggiunto: Novembre 17, 2012
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Pseudonimo: antonio
Pseudonimo: antonio
Domanda allo psicoterapeuta:
non credo che sia sconveniente, credo, probabilmente da ignorante che parlarne con qualcuno se pur esperto non cambi la mia situazione ,tutto qua e cominciare una terapia con questi presupposti non mi sembra giusto.
Risposta del Dott.Zambello: Certo, visto i preconcetti, non le servirebbe molto ma, perchè mi ha contattato?
Aggiunto: Novembre 16, 2012
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Pseudonimo: antonio
Pseudonimo: antonio
Domanda allo psicoterapeuta:
buongiorno dottore,
il mio matrimonio e' finito per tanti motivi....uno tra questi la gelosia che purtroppo fa' parte del mio carattere .nell'ultimo periodo in cui stavo con mia moglie mi irritava molto il rapporto che lei aveva con il mio migliore amico, c'era troppa confidenza tra loro e l'ho fatto anche presente ad entrambi non ottenendo alcun risultato.io con lei mi sono lasciato e adesso scopro che tra di loro c'e' una relazione.... anche lui si e' separato dalla moglie...
oltre al danno la beffa essere tradito con il tuo migliore amico e la cosa piu' brutta che ti possa capitare, il problema e' che non riesco davvero a superarla, il pensiero di poterli incontrare insieme, che i miei figli vadano a mano a mano con lui mi tolgono il respiro,non riesco piu' ad andare in giro perche' tutti possono commentare la mia situazione, anche se so che alla fine sono loro che si comportati male tradendo non solo le famiglie ma anche un amicizia.
non ho voglia di fare nessuna terapia perche' sono convinto che questa cosa dipenda solo da me , vorrei riuscire a superarla ma proprio non ce la faccio, mi capita spesso di pensare di farla finita ma poi penso a quei due poveri bambini che pagheranno ulteriormente per gli errori dei grandi.volevo sapere la sua al riguardo.
grazie.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Antonio,
io penso quello che lei dice: "da solo non ce la faccio".
Perchè pensa che sia così sconveniente chiedere aiuto?
Aggiunto: Novembre 16, 2012
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Pseudonimo: Margherita
Pseudonimo: Margherita
Domanda allo psicoterapeuta:
Dottore buonasera, sono disperata. Al rientro al lavoro dalla maternità ho trovato la mia scrivania occupata da un'altra ragazza e quindi dopo sei anni di servizio mi son ritrovata a dividere con lei uno spazio che era mio con non poche frustrazioni.
A distanza di un anno, le cose con lei son solo peggiorate. E'una ragazza piena di problemi, complessata, credo anoressica o Cmq con disturbi alimentari, ipocondriaca e che alterna momenti di deliri di onnipotenza a crisi di persecuzione. Io e lei mie colleghe siamo disperate. Abbiamo passato mesi a non parlare per otto ore al giorno per poi ritornare ad avere rapporti civili un po' per pena nei suoi confronti.
I suoi ex colleghi e responsabili hanno fatto di tutto per levarsela di torno dopo diverse liti da lei scatenate e ora la patata bollente dobbiamo sopportarla noi. Tra l altro la ragazza e'molto in confidenza con il nostro responsabile dato che sono amici da molto anni. E'una persona davvero cattiva e spesso, a causa delle sue manie di persecuzione, ci insulta gratuitamente per poi tornare ad essere carina e cordiale due minuti dopo.
Abbiamo provato a risponderle con la stessa moneta, a ignorarla, a parlarle chiaramente, a parlarne coi responsabili..niente. Ora l esaurimento sta venendo a noi. Secondo lei qual e'il comportamento giusto da utilizzare con una persona del genere?
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Margherita,
io non so chiaramente chi sia questa ragazza e, diamo per scontato che sia come lei la descrive e anche peggio ma, come lei ha capito, noi non possiamo "cambiare" gli altri. E, forse, lei non può neanche cambiare lavoro né mansione. Allora, c'è poco da fare: se ne deve fare una ragione. Però, forse, le piacerebbe sapere come mai noi proviamo tanto fastidio rispetto ad alcune persone che, magari altre, trovano un po' meno fastidiose se non addirittura simpatiche . Ad esempio, la sua collega sarà “antipatica” un po’ a tutte ma, ha buoni rapporti con il suo responsabile
Teoricamente ci "infastidisce" in maniera insopportabile una persona che ha qualcosa di nostro che noi non accettiamo. Oppure, perchè investiamo su di lei con alcuni meccanismi narcisistici, la vorremmo appunto cambiare nel tentativo di realizzare parti di noi. O, più semplicemente, perchè ci sentiamo "perseguitati" dal suo comportamento. Come se, i suoi limiti, o presunti tali, fossero agiti "contro" di noi e non perché, semplicemente, perché lei è fatta così.
Aggiunto: Novembre 14, 2012
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Pseudonimo: mariag
Pseudonimo: mariag
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Pseudonimo: gino
Pseudonimo: gino
Domanda allo psicoterapeuta:
buonasera dott.
ho 24 anni e x un anno e mezzo sono stato fidanzato con una ragazza di 20, c'e' da dire che e' stata lei a fare di tutto x stare con me e alla fine ci e' riuscita in questo periodo di tempo abbiamo fatto tanto insieme x lei sono stato il primo anche in quel senso da qualche mese avevamo dei problemi fino alla rottura totale e dopo 10 giorni lei ha cominciato ad uscire con un altro.non pensavo di restarci cosi male anche perche' sinceramente nn so se ne ero realmente innamorato anche perche' ho avuto altre ragazze contemporaneamente.pero' mi manca forse avevo un senso di protezione nei suoi confronti??o forse come si dice ti rendi conto di quello che avevi solo quando lo perdi......
grazie
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Gino,
non ha il dubbio che, forse, dovrebbe fare un po' di chiarezza in sé. Questa "batosta" potrebbe essere l'occasione per fermarsi un po' e chiedersi cosa veramente vuole.
Aggiunto: Novembre 13, 2012
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Pseudonimo: mariag
Pseudonimo: mariag
Domanda allo psicoterapeuta:
buonasera dottore,
quando una persona vive una fase di depressione puo' riuscire, probabilmente, con le persone di cui si fida a far vedere che sta male e con altre a camuffare questo senso di disagio che ha??
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Mariag,
il termine "camuffare" ha una valenza negativa, significa fare apparire qualcosa diverso da ciò che è realmente, nascondere con un travestimento, in realtà, nel contesto a cui lei si riferisce, non è proprio vero. Le faccio un esempio. A lei sembrerebbe maturo, giusto, se un professore, medico, o chi altro, portasse sul lavoro, lo stato d'animo, gli strascichi della sua vita familiare?
Certo che no. Noi dobbiamo tenere, in ogni situazione, un linguaggio, comportamento, che sarà diverso a secondo del nostro interlocutore e che tenderà a salvaguardare gli altri ma, anche noi.
Aggiunto: Novembre 13, 2012
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Pseudonimo: Robi Iso
Pseudonimo: Robi Iso
Domanda allo psicoterapeuta:
Mi scuso per qualche errore di troppo, ero di fretta e ancora semi addormentata.
Grazie per aver riassunto il concetto per cui le diagnosi di Borderline siano poco chiare e generiche, ma il fatto è che sto cercando di andare proprio oltre alle diagnosi appunto :) come sono solita fare per altri disagi.
Ecco perchè mi interessava sapere dei suoi risultati, mancando a me l'esperienza che ha lei da questo punto di vista.
Sul discorso della mia neutralità mancata o meno ( ottima osservazione in realtà, non ne ho quasi mai, nè nelle mie ricerche nel campo della psicanalisi nè l'avrei se mi dedicassi a fare la terapeuta, mia visione personale e sicuramente poco ortodossa, ma non era questa il punto ) ne evinco il suo atteggiamento con questi pazienti perlomeno. Trovo che forse avrebbero bisogno del contrario, ma questo a mio avviso ovviamente.
Saluti,
buon lavoro allora.
Aggiunto: Novembre 13, 2012
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Pseudonimo: Elena
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile Dr. Zambello,
ho quindici anni e mi sento spaventata. Più spaventata che mai.
So che quindici anni sono pochi e l’adolescenza è una fase difficile, e forse troverà i miei problemi comuni, ma tutte le mattine diventa più difficile alzarmi dal letto e ormai l’unica cosa che desidero è non dovermi più svegliare.
Frequento il liceo classico: nella mia città è un’ottima scuola e -non per farne un vanto, ma solo perchè le cose stanno così- molto difficile. In quarta ginnasio ero in una classe di 23, quest’anno siamo rimasti in 13. Non ho mai avuto problemi riguardanti la scuola; non un’allieva brillante forse, ma sempre accettabile. Sono uscita dalle medie con il 9 e l’anno scorso ho tenuto una media tra il 7 e l’8. Quest’anno sono iniziati i problemi: le prime insufficienze in greco, poi in matematica, le prime verifiche di recupero. All’improvviso la scuola è diventata un incubo, crisi di panico, pianti, stanchezza continua e ogni sera il desiderio bruciante di fuggire, darmi malata, evitare in ogni modo la mattina successiva. Problemi di timidezza e introversione ne ho sempre avuti, ma ora ogni minima cosa sembra capace di spezzzarmi. Mi sento fragile. Anche solo leggere un passo sul libro, rispondere a una domanda su un argomento che ho studiato tutto il giorno, ripetere qualcosa che ho detto: il cuore inizia a battere all’impazzata, le lacrime spuntano agli angoli degli occhi, la gola si annoda su sè stessa e non capisco più niente. So soloc he vorrei scomparire, essere inghiottita dal terreno, non essere mai esistita. Mi sento costantemente debole e stanca, sono capace di dormire pomeriggi interi senza aver fatto alcuno sforzo e quasiasi sfida sembra un masso invalicabile. Mi vergogno di me stessa, dal mio corpo, del mio carattere. Mi sento sola: come se nessuno potesse capire, come se nessuno ci fosse davvero, come se nessuno potesse amarmi per quello che sono davvero. Guardo la rubrica del cellulare e la trovo piena solo di numeri che non voglio chiamare. E mi sento così stupida -stupida perchè a parole suona sempre tutto così vuoto, così superficiale, così banale anche.
Le ho detto che i miei problemi sono iniziati quest’anno. Non è del tutto vero: quelli a scuola sì, ma mi sembra di non stare bene da molto più indietro. Due anni fa, l’estate tra la fine della terza media e la quarta ginnasio, ho iniziato a soffrire di “problemi” a cui non ho mai saputo dare un nome senza dirmi che stavo esagerando. Mi sentivo grassa -seppur non lo fossi, pesavo all’epoca 46 kg per un metro e 60- e avevo deciso di mettermi a dieta, con risultati pressochè nulli. Quello che facevo era digiunare anche per giorni e poi mangiare tanto per compenso, in modo compulsivo, per il solo bisogno di masticare. Il più delle volte sputavo quello che stavo epr ingerire o vomitavo -non sempre ci riuscivo- vomitavo sperando che con il cibo se ne andassero anche l’insoddisfazione, il senso di colpa, il disgusto e la vergogna che provavo eros me stessa. Rubavo lassativi a mia madre, mi sottoponevo a sfrozi fisici che stentavo a sopportare, evitavo i pasti e poi mi ritrovavo sempre allo stesso punto, il sudore gelidoc he scivolava sulle piastrelle del bagno e gli occhi pieni di lacrime. Mi scuso se questa narrazione è spiacevole. Non ne ho mai parlato con nessuno: mi vergognavo, me ne vergogno ancora adesso, così… stupida.
Poi la scuola mi ha distratto. Quest’estate è sembrata andare meglio: ho ripreso a mangiare, a fare sport, a scrivere. Stavo con un ragazzo che mi amava -non lo ricambiavo ma cercavo di illudermi- e credevo di aver trovato delgi amici veri. Ma con l’avvicinarsi dell’inizio della scuola ho iniziato a bere, per stordirmi, a rinchiudermi in casa quando la mia famiglia andava in montagna, a passare le notti in bianco. Avevo paura di andare a dormire -di cosa non lo so, so solo che ero terrorizzata. Mi sentivo di nuovo grassa, brutta, infelice -non ho più tentato il digiuno e ho evitato le abbuffate, certo, ma la felicità continuava a non esserci. E adesso con la scuola non ragiono più. Litigo continuamente con i miei genitori e sento che mi disprezzano, vorrei disperatamente essere migliore ma non ci riesco, vorrei che avessero un motivo per ssere fieri di me ma non so fornirglielo. Penso costantemente al suicidio, almeno due o tre volte al giorno, ogni insufficienza invece di motivarmi mi scoraggia. Non riesco a parlarne con nessuno. E ogni volta che passo davanti ad una finestra, tutto quello a cui penso è che sarebbe facile scivolare via e non tornare più indietro.
Ho paura che queste le sembrino solo delle emerite -perdoni il termine- cazzate. Frasi fatte, non lo so, esagerazioni di una ragazzina che deve ancora crescere. Lo penso anch’io tutti i gironi. Ma oggi sento che non ce la posso far,e che domani non ce la farò, che ho bisogno di parlarne con qualcuno.
La ringrazio per l’attenzione.
Risposta del Dott.Zambello: E' vero Elena, ha bisogno di parlare con qualcuno. Ha bisogno di dare forma ai fantasmi che si affollano nella mente di una quindicenne intelligentissima ma fragile. Non si vergogni, anzi ma, si faccia aiutare.
Lei è ancora giovanissima, dipende dai genitori, ne parli con loro e chieda di andare da un/a psicoterapeuta specialista in età evolutiva.
Non ha nessun dritto di "buttar via “ i fiori bellissimi che la natura le ha dato.