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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno Dottore, sto facendo sedute di psicoterapia da circa un anno e mezzo, e vorrei tanto regalare un telefono cellulare alla mia terapeuta. Il problema è che ho paura che non lo accetti e la cosa mi getterebbe in uno sconforto più totale e non riuscirei a sopportarlo fino al punto che penso che sarei costretto a smettere le sedute per l'imbarazzo che potrei provare e per la cocente delusione del rifiuto. Non so se sono riuscito a spiegarmi bene, desidero veramente fare questo regalo ma vorrei altrettanto fortemente che lo accettasse. Ho pensato molto e ho razionalizzato il gesto che sto per fare, ma rimane sempre l'idea che mi sento di farglielo. Cosa mi può consigliare? Grazie Infinite.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Enea,
è semplice: non gli regali, assolutamente, il cellulare ma glielo dica.
Sarà veramente un bel regalo che lei si farà. Avrà la possibilità di capire cosa c'è dietro a questo bisogno, per lei così forte.


Aggiunto: Ottobre 13, 2012
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buonasera.
Comincio col dire che difficilmente saprei descrivere me stesso. Temo di essere bipolare, ma questo è probabilmente il meno: difatti il mio problema peggiore è un altro: non riesco a realizzarmi, ad essere felice, perché qualcosa, in me, me lo impedisce.
Mi spiego meglio; la prima volta accade tre anni fa: ai tempi ero un 17enne un po' in ritardo per quanto riguarda lo sviluppo sociale. Ero timido, impacciato, non avevo molti amici, e spesso vivevo nella mia fantasia, perchè difficilmente riuscivo a sentirmi a mio agio nel mondo reale, ma fortuna volle che riuscii ad iniziare una relazione con quello che sarebbe stato il mio primo grande amore, una ragazza di un anno più giovane.
L'amavo moltissimo, ovviamente come un 17enne molto sognatore può amare una ragazza di sedici anni. Per me era comunque molto importante, rappresentava uno stacco grandissimo: ero passato dal non valere nulla ad avere una ragazza bellissima, intelligente, simpatica al mio fianco, anche se viveva a tre ore di treno da me e ci vedevamo solo i week-end.
Dopo due mesi, per la prima volta, accadde: guardarla, averla accanto, qualcosa di simile al panico. Quello che desideravo era scappare, ma non riuscivo, avevo paura a stare senza di lei, per cui, anche dopo averla lasciata, continuai a sentirla per sei mesi, come se fossimo ancora una coppia, senza però vederla quasi mai, perchè l'idea di viaggiare fino da lei e li stare per molto tempo, risvegliava in me quella sensazione tremenda. Durante quel periodo, percepivo la realtà come illusoria, non riuscivo a percepirla come vera, mi sentivo isolato da essa.
Quando poi si stancò della situazione e mi lasciò per un altro, io fui distrutto dalla cosa. Ebbi problemi di depressione e soprattuto di fortissima paranoia. Avevo anche problemi di rabbia nei suoi confronti e il terrore di incontrarla o incontrare il suo nuovo amore.
Nel frattempo crebbi e trovai una nuova ragazza: inutile dire che finì allo stesso modo, con la differenza che, sebbene la prima non riesca ancora a vederla e a sentirla e solo l'idea di andare nei luoghi che la rappresentano mi terrorizza, con la seconda sono riuscito a mantenere un rapporto.
Ho iniziato poi l'università, alternando periodi di forte depressione e paranoia, sopratutto di notte in cui percepivo forte e come certa la sensazione che mi sarei ucciso o che sarei morto altri periodi, spesso coincidenti con la realizzazione dei miei doveri, in cui mi sentivo invicibile.
Devo sottolineare la mia incredibile pigrizia, che mi spinge spesso a ignorare i miei impegni universitari, anche quando decisamente urgenti.
Un viaggio in Cina, di un mese, ha rappresentato un periodo molto bello della mia vita; li tutti i miei problemi erano come attutiti dalla convinzione che potessi farcela, che fossi più forte del mio disagio, dell'ansia, della paranoia. Il ritorno però al mio paese nativo mi ha riportato alla situazione iniziale. Sebbene molto più sicuro di me e più deciso a impegnarmi, dopo soli cinque giorni di università, sono arrivato a percepire i disagianti e insuperabili disagio e panico nei confronti dell'università stessa. non ho mai vinto questo dolore, questo disagio e non credo sia possibile farlo ora. Temo di essere posseduto, perchè è come se una volontà malvagia mi privasse, ogni volta, di ciò che potrebbe farmi stare bene facendomelo invece percepire come angosciante. Non vedo via d'uscita. Dalle persone posso scappare, fintanto che pensavo di potermi realizzare altrove, ma adesso che mi viene precluso anche il futuro, come posso fare? Temo di farmi del male, di uccidermi. Temo di portare sfortuna a volte.
Grazie in anticipo per l'attenzione

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Failure
si ricorda il mito di Narciso nella versione di Ovidio?
Quando Narciso raggiunse il sedicesimo anno di età, era un giovane di tale bellezza che ogni abitante della città, uomo o donna, giovane o vecchio, si innamorava di lui, ma Narciso, orgogliosamente, li respingeva tutti. Un giorno, mentre era a caccia di cervi, la ninfa Eco furtivamente seguì il bel giovane tra i boschi desiderosa di rivolgergli la parola, ma incapace di parlare per prima perché costretta a ripetere sempre le ultime parole di ciò che le veniva detto; era stata infatti punita da Giunone perché l'aveva distratta con dei lunghi racconti mentre le altre ninfe, amanti di Giove, si nascondevano. Narciso, quando sentì dei passi e gridò: “Chi è là?”, Eco rispose: “Chi è là?” e così continuò, finché Eco non si mostrò e corse ad abbracciare il bel giovane. Narciso, però, allontanò immediatamente in malo modo la ninfa dicendole di lasciarlo solo. Eco, con il cuore infranto, trascorse il resto della sua vita in valli solitarie, gemendo per il suo amore non corrisposto, finché di lei rimase solo la voce.
Nemesi, ascoltando questi lamenti, decise di punire il crudele Narciso. Il ragazzo, mentre era nel bosco, si imbatté in una pozza profonda e si accucciò su di essa per bere. Non appena vide per la prima volta nella sua vita la sua immagine riflessa, si innamorò perdutamente del bel ragazzo che stava fissando, senza rendersi conto che era lui stesso. Solo dopo un po' si accorse che l'immagine riflessa apparteneva a lui e, comprendendo che non avrebbe mai potuto ottenere quell’amore, si lasciò morire struggendosi inutilmente; si compiva così la profezia di Tiresia. Quando le Naiadi e le Driadi vollero prendere il suo corpo per collocarlo sul rogo funebre, al suo posto trovarono un fiore a cui fu dato il nome narciso. Si narra che Narciso, quando attraversò lo Stige, il fiume dei morti, per entrare nell'Oltretomba, si affacciò sulle acque limacciose del fiume, sperando di poter ammirare ancora una volta il suo riflesso.

Le ho ripreso il racconto da Wikipedia, perchè credo che la sua difficoltà non sia proprio psichiatrica ma di personalità.
Ora, non vorrei allimentare il suo narcisismo ma, lei ha un dono: è capace di gurdarsi dentro e raccontarlo. Lo usi per chiede aiuto ad uno psicoterapeuta, chiaramente psicodinamico.


Aggiunto: Ottobre 13, 2012
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Domanda allo psicoterapeuta:


desidero--sapere--se-la---sertralina---da---50----mg----per---3-----volte-- -al---giorno-----fa---male---al---sesso--

Risposta del Dott.Zambello: La Sertralina è un buon antidepressivo, inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina
Purtroppo ha numerosi effetti collaterali, comuni sono anche quelli a livello della libido.
Devo dire che questi effetti sono abbastanza frequenti in tutti gli antidepressivi.
In realtà, dosati bene e usati sotto il diretto controllo del medico, si riesce molto spesso a diminuire il più possibile gli effetti collaterali mantenendone i vantaggi terapeutici.


Aggiunto: Ottobre 11, 2012
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Domanda allo psicoterapeuta:


salve dottore,sono un uomo di 61 anni che ormai da un anno soffre di depressione dopo la morte di mamma… all inizio i medici mi diagnosticarono un’intolleranza al glutine e non la depressione e da quel momento iniziai a perdere peso fino a 15kg..rivolgendomi dopo ad uno specialista in neurologia pare che le cose si stessero rimettendo meglio però non facevo altro che dormire per tutto il giorno e avere addosso una svogliatezza che prima non avevo…la mia vita è sempre stata caratterizzata da dure giornate lavorative sia nei campi che in cantiere però ora nn riesco nemmeno ad alzare il peso di una piuma perchè mi sento privo di forze e anche per quaeto motivo passo le mie giornate chiuso in casa e allungato sul letto per quasi l intera giornata….passeggiate di qualche metro sono paragonabili alle scalate sul monte everest!! rimettere le forze è dura però i dottori ai quali mi sono rivolto fino ad oggi non mi hanno dato una grande mano e non mi hanno mai prescritto un ricostituente per tirarmi un po’ su!!… secondo lei cosa sarebbe meglio fare?? facendo esami piu accurati in un centro specializzato in neurologia mi hanno anche diagnosticato una forma di parkinsonismo che però è ai principi e leggerissima ma dovuta anche ai troppi farmaci e gocce che ho assunto durante tutto questo tempo…grazie mille

Risposta del Dott.Zambello: Scusi Signor Aldo,
ha deciso di suicidarsi? E’ evidente che i farmaci per quanto abbiano funzionato non le hanno risolto dei problemi un po’ più antichi che sono probabilmente scoppiati con la morte della mamma.
Si faccia aiutare da uno psicoterapeuta.


Aggiunto: Ottobre 9, 2012
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno.

Vorrei porli una domanda anche sé può sembrare assurda confonde molto la mia vita, sono indecisa se metterci una pietra sopra o seguire ciò che sento ( anche se in me ci sono molti dubbi)

Ho una relazione con un ragazzo da un anno, dove abitiamo di fronte c'è una coppia di gay, non so se siano impressioni mie ma come succede molto spesso direi ogni giorno il mio ragazzo osserva costantemente le loro finestre, sembra ne sia attratto.
Non vorrei sbagliarmi su di lui e continuare una relazione priva di sentimenti, quando gli ho posto i miei dubbi si è molto arrabbiato, ma ogni volta che lo vedo che anche con sguardi furtivi osserva mi fa stare male.

Lei crede che ci sia la possibilità che lui sia attratto dagli uomini?

Risposta del Dott.Zambello: Perchè no? Certo che è possibile ma, perchè dovrebbe?
Non capisco una cosa, perchè pensa che una eventuale attrazione del suo ragazzo per il mondo gay, significherebbe automaticamente che non prova niente per lei e magari "la usa come copertura".
Non è così. A parte il fatto che non conosco il suo ragazzo, ma lei pensa veramente che ci sia un uomo che sia "solo etero", questo glielo dico con sicurezza, non c'è. Non significa che tutti gli uomini vadano con altri uomini, anzi ma, nessuno può negare che dentro di sé c'é, per fortuna, una parte di femminile. Altrimenti mi spiega come faremmo a stare con voi donne, cercando di capirvi, se non facessimo riferimento alla nostra parte femminile. Le aggiungo qualcosa di più, di clinico che non è neanche mia ma di Freud. Se noi non riusciamo ad accettare la nostra parte omosessuale siamo destinati a vivere una vita miserevole, segnata da un carattere paranoide.
La gestione poi della propria sessualità, che non è mai monolitica, è una fatica per tutti. La coppia serve a crescere assieme, non ad etichettare e quindi a bloccare.


Aggiunto: Ottobre 9, 2012
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Domanda allo psicoterapeuta:


buongiorno, da circa cinque anni faccio una psicoanalisi freudiana (credo); sento come se mi si fosse scatenata la kundalini o che qualcuno abbia scoperchiato il vaso di pandora... sto malissimo eppure non posso fare a meno di andare dal "dottore", mi sembra quasi che ora il problema sia lui, quello che faccio, che mi trascina sempre più nell'isolamento. mi sono chiesta se non fosse proprio questo il mio problema (insieme a tantissimi altri)... il problema è che sento che questo dottore è uguale a mio padre, ho difeso questo percorso come fosse una cosa preziosa ma iù andavo avanti e più mi sentivo infognata e ora sono disperata.... il mio dottore sento che mi sta incoraggiando a riprendere una vita sociale ad uscire ma come faccio? sono tornata in un incubo nel quale non sarei mai voluta tornare; credo che dovrei dire al dottore che mi fa malissimo pensare di lasciarlo e star bene vuol dire anche questo.... va bene va bene, evidentemente sarà proprio questo, ma come faccio ora a rialzarmi? io non ho più le forze le ho impiegate tutte per difendere una terapia.... o forse un uomo ..... con cui non sono mai entrata in contatto, un uomo che devo imparare a lasciare andare.... cinque anni, forse sei o sette di analisi e sono disperata e nonostant equesto percorso mi abbia arricchito tantissimo e ho potuto ricostruire la mia storia e ora vedo bene la difficoltà di rapporto, mai avuto, con mio padre (è mancato nel 1998, io ho 41 anni) ma questo mi sta distruggendo e tutto intorno a me e soprattutto ora non ho voglia di fare altro che sparire e dormire, dormire.... senza più sogni.... mi chiede, le chiedo se il fatto che l'analista che ho incontrato sia molto simile a mio padre non possa avermi fatto rivivere lo stesso drammatico dramma e basta e ora certo.... l'unica cosa decente che posso fare per me stessa è tentare di cambiare l'esito di un rapporto che è sempre e solo esistito nella mia immaginazione, anche con il dottore... forse ho più VOLUTO credere di essere capita ma credo di non averlo mai sentito...anzi direi che non mi sono mai sentita ne creduta ne al sicuro ma sempre come se fossi sulle ginocchia di mio padre..... ho la tentazione di chiudere questa cosa sento che starei meglio ma poi mi dico che se lo saluto "male" sarà un altro fallimento della mia vita. vorrei solo che il dottore mi dicesse "ho sbagliato, forse avrei dovuto indirizzarla da un altro", perchè io penso che sarebbe stato meglio.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
sento il disagio, il dolore di un rapporto che non funziona ma, le è così difficile pensare che é il frutto del suo trasfert?


Aggiunto: Ottobre 9, 2012
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Domanda allo psicoterapeuta:


gentile dottore,la moglie di un mio carissimo ha tentato il suicidio per fortuna lui e' arrivato in tempo ed e' riuscita a salvarla.lui mi ha riferito che la moglie era in depressione e per questo prendeva degli antidepressivi lui sostiene che siano stati proprio quelli a farle fare questo gesto estremo.e' vero che gli antidepressivi portano al suicidio ho letto che addirittura che un farmaco e' stato tolto dal commercio proprio per questo motivo.garzie

Risposta del Dott.Zambello: Si, è vero che alcuni antidepressivi, come tutti i farmaci hanno degli effetti collaterali che definiamo paradossali. E' questo uno dei motivi che le terapie psichhiatriche devono essere prescritte e seguite dallo specialista.


Aggiunto: Ottobre 7, 2012
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Domanda allo psicoterapeuta:


grazie per la risposta celere,ma cosa intende per altro??

Risposta del Dott.Zambello: Non lo so, non conosco sua sorella. E' un lavoro di ricerca che eventualmente dovrà fare lei, sua sorella.


Aggiunto: Ottobre 4, 2012
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Domanda allo psicoterapeuta:


gentile dottore,
mia sorella ha una separazione in corso con suo marito ma da quando questo e' successo e' molto cambiata, anche se alla fine la decisione della separazione l'ha presa lei .ha perso molto peso,ha allontanato tutti noi, tutte le persone che le vogliono bene,anche con il marito sembra abbia degli sbalzi di umore magari un giorno gli sorride e il giorno dopo lo tratta malissimo...lei ha due bambini piccoli che trascura (nn e' piu' la mamma che conoscevo prima) e quando e' nervosa si sfoga con loro,addirittura l'altro giorno ha scaraventato uno di loro (7 anni) solo perche' le aveva chiesto di far restare il padre a mangiare con loro.
nn so che fare lei rifiuta ogni tipo di aiuto!!!
grazie

Risposta del Dott.Zambello: gent.ma signora,
convinca sua sorella a chiedere aiuto.
Le prospetti, con molta disponibilità ma anche con una certa fermezza che ha a disposizione la possibilità di una cura farmacologica o una psicoterapia. E' possibile che il problema di sua sorella non sia la separazione ma, altro.


Aggiunto: Ottobre 4, 2012
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gentile dottor Zambello,

la mia domanda forse le sembrerà strana visto che non riguarda propriamente l'aspetto clinico ma la relazione con il terapeuta.

Ecco, fare un pensierino/regalo al proprio terepeuta è corretto o meno?Regalo non certo costoso ma per esmpio qualcosa fatto dal cliente in occasione di una festività per es Natale o anche non?

Il terapeuta come deve comportarsi?accettare o non accettare?

Un saluto
Simona

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Simona,
il terapeuta dovrebbe far rispettare il più possibile il setting terapeutico che prevede che l'unico rapporto possibile sia verbale e all'interno della seduta.
E' sconveniente ogni altro contatto o interferenza con cose o persone. La cosa non è poi così strana, il regalo, anche non impegnativo sposta il rapporto su un piano non consono alla terapia.
Però, al di la della tecnica che è un mezzo non il fine, si chieda perchè vuole regalare qualcosa al suo terapeuta ed eventualmente ne parli in seduta. Sarà certamente più utile di un oggettino qualsiasi.


Aggiunto: Ottobre 2, 2012
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


Dott. Renzo Zambello
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