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Pseudonimo: primaseduta
Pseudonimo: primaseduta
Domanda allo psicoterapeuta:
Oggi andro da uno psicolo psicoterapeuta di un consultorio.
ho tante resistenze di parlare soprattutto perchè ho subito sulla mia pelle tante cose pesanti da adolescente da persone fuori al mio ramo familiare e poi tante mancanze in famiglia visto che sono cresciuto in una famiglia anafettiva.
Perchè tanta resistenza e un senso di vergogna?
Consigli per aprirsi sapendo che la resistenza è dovuto al fatto che non voglia denigrare i miei genitori che voluto tanto bene?
Risposta del Dott.Zambello: Forse, ora che sta leggendo questa risposta c'è già stato dallo psicoterapeuta, spero sia andato bene.
Ma perché teme di dover dire? cosa? Lei non deve dire niente che non voglia dire. La psicoterapia non è un interrogatorio ma un colloquio, un incontro.
Ci sono dei tempi e ognuno si prende i suoi, anche per raccontare e il terapeuta lo sa.
Certo il medico può fare delle domande ma queste non prevedono una risposta immediate, sono soprattutto dei suggerimenti, dei temi di discussione. Auguri.
Aggiunto: Dicembre 4, 2015
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Pseudonimo: Tony
Pseudonimo: Tony
Domanda allo psicoterapeuta:
Buvons era caro dott. Mi piacere sapere qualcosa sul blocco della libido, lei mi consiglia una psicoterapia psicodinamica, io vorrei sapere visto le sofferenza che provo se senza libido si puo vivere, visto che ormai sono 9 anni...volevo Andare in una clinica ma mi sommistrano farmaci che mi fanno sentire total mente assesuato Giants lo sono...non prendo paura mi Dica quanto grave e' non e' una diagnostic che non fare ma penso che ne Abbiamo visto qualcuno....so che la pronostic non e' molto speranzosa....mi Ricardo un médico anni fa mi d'idée del testo robe e cialis...non la segui perche in famiglia la parole testosterone mi hanno sconsigliato ora vogliono curarmi per i sintomi ossessivi depressione ecc...ma il tutto e' partito dal blocco....soffro trop puo, ma si puo rinunciare alla sessualita senza riportare tante sofferenza? Insomma tanti dicono che Andava curata prima....ora e' super cronico....oltre alla psicanalisi possono servirmi di farmaci che aiutano ossessioni depressione ecc...sono molto sensible e sento che lei e' bravissimo....uno psicologo mi ha liquidato dicendomi che e' tardi...mi aiuti cosa faccio. Grandi saluti
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Tony,
lei mi ha posto questa domanda il 23 agosto, l'1, 23 e il 28 settembre. Sempre la stessa. Le ho risposto. Si vada a vedere le risposte.
Aggiunto: Novembre 17, 2015
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Pseudonimo: Paul
Pseudonimo: Paul
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno,
sono sempre condizionato dall'opinione altrui quando devo fare delle scelte e questo mi frena parecchio..
Cosa consiglierebbe?
Grazie
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Paul,
dipende da quanti anni ha. Un adolescente è molto condizionato dall'oppinione degli altri, lo diventa un po' meno uscendo dall'adolescenza per mantenere una sana autonomia e distacco nella vita adulta. Ciò non significa che l'adulto è totalmente indifferente da quello che gli altri pensano. Viviamo in società e valutiamo ciò che facciamo a secondo della risposta degli altri ma senza soccombere al parere altrui. Tanto più diventiamo adulti, tanto più impariamo ad ascoltare gli altri ma a decidere liberamente.
La percezione di dipendere troppo dal parere altrui evidenzia un Io debole. Certamente una psicoterapia la aiuterebbe, scoprendo se stesso e rafforzandosi.
Aggiunto: Novembre 9, 2015
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Pseudonimo: Sarah
Pseudonimo: Sarah
Domanda allo psicoterapeuta:
Buonasera Dottore,
La mia terapeuta deve cambiare il suo studio andando in un altro quartiere. Sono già' sconvolta all'idea. Mi sembra di lasciare in quel setting parte della mia vita che ho aperto in questi anni. Ricreare la stessa magia in un nuovo studio mi sembra difficile e sono angosciata
Risposta del Dott.Zambello: Ma no. E' accaduto anche a me, 3 anni fa. All'inizio alcuni pazienti erano, perplessi e un po' preoccupati, poi, andò tutto bene.
Il setting è soprattutto una questione interna, di rapporti personali. Il resto è mutabile. Se vuole coltivare qualche sentimento, coltivi la curiosità, di vedere qualcosa di nuovo.
Aggiunto: Novembre 8, 2015
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Pseudonimo: Brave
Pseudonimo: Brave
Domanda allo psicoterapeuta:
Salve dott.delle volte mi capita d aver una gran paura, e non riuscire a capire nemmeno di cosa ho paura, che poi sono quelle inutili, che non portano ad imparare. con un po' di buona volontà e con aiuto di un buon psicoterapeuta lei crede, posso riuscire a mantenere solo le paure sane?
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Brave,
lei descrive una situazione di fobofobia che può essere indicata come la paura delle paure (o delle fobie), ma anche come la paura di sviluppare una fobia. Si, credo che un terapeuta la potrebbe aiutare molto. L'indirizzo terapeutico più adatto è quello cognitivo-comportamentale.
Aggiunto: Novembre 5, 2015
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Pseudonimo: Serena
Pseudonimo: Serena
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentilissimo dottore
La ringrazio per la tempestività della sua risposta, provvidenziale, con cui ha empaticamente centrato il problema. Le sue parole mi hanno commosso e dato speranza. Ho capito che l' esperienza che sto vivendo, per quanto frustrante e dura, ha un senso. Ho capito quanto il bisogno di "una madre" mi renda ingiustamente troppo esigente nei confronti di chi può solo starmi accanto, ma non sostituirsi alla madre che non c'è stata o non ho visto. Con la forza di volontà, nonostante una tristezza di fondo, ho realizzato molto nella mia vita sul piano professionale e familiare, ma questa, dentro di me, e' forse la battaglia più grande.
Il suo intervento di " terzo imparziale" mi rende serena e mi conferma che nella psicoterapia quella solidarietà e quel " cuore " che cerco, c'è .
Buona notte e buona vita anche a lei
Aggiunto: Ottobre 25, 2015
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno dr Zambello
La ringrazio intanto per il tempo che dedica a questo sito ricco di risposte e spunti di riflessione. Ho 53 anni. Da un anno seguo una psicoterapia di tipo psicanalitico, iniziata per problemi di insonnia mattutina (lieve depressione?) e continuata perché' sono emerse problematiche irrisolte. Il rapporto con la psicoterapeuta , che stimo molto per la sua professionalità, e' stato fin da subito molto difficile per me. L' ho trovata fredda, distante, anche se sempre gentile, corretta e disponibile. Con il tempo sono riuscita abbastanza ad aprirmi con lei, fino ad idealizzarla e a cercare in lei la figura materna che evidentemente ho sempre cercato. Tuttavia anche ora, sebbene la dott.ssa dica che si tratta di un vero rapporto affettivo, e sebbene lei accetti anche il mio bisogno di vicinanza fisica ( a volte un abbraccio) io trovo, con enorme dispiacere, i suoi comportamenti come privi di calore ed autentica partecipazione. Che rapporto affettivo e' se non c'è cuore? E' solo una farsa? Abbiamo più volte toccato l'argomento ma lei si difende dicendo che fa tutto il possibile (.... sarei io a non accorgemene). Mi chiedo e chiedo a lei dr. Zambello. E' ora, dopo un anno di difficoltà e sofferenza, che abbandoni questa psicoterapia, consapevole che non è nato un rapporto empatico e rassicurante per me, o che insista attribuendo le difficoltà alle mie problematiche interiori? Attendo una sua risposta che sarà per me preziosa, considerata la fiducia e la stima che ho per lei. Ancora grazie
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Serena,
"uso" la fiducia che lei mi da e le dico: La sua terapia funziona bene.
La sua difficoltà è' quella che lei descrive: accorgersi e accettare che nessuna persona al mondo le può dare quello che non ha avuto o ancora cercherebbe da sua madre.
Nessuno potrà sostituire sua madre. L'affetto della terapeuta è un affetto empatico, di comprensione. La terapeuta non è una sua amica e, il suo compito è quello di aiutarla a capire come lei funziona cercando di aiutarla a vivere le sue frustrazioni. Mi sembra funzioni.
Se anche trovasse un'altra terapeuta, inevitabilmente si creerebbe la stessa situazione. La sua lotta è cercare di vivere il lutto rispetto qualcosa che non ha più e non avrà mai.
Aggiunto: Ottobre 25, 2015
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Pseudonimo: Marco
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno dottore secondo lei mangiarsi le 'caccole' cosa può voler dire a livello simbolico? Domanda seria. I bambini spesso lo fanno, e anche io a 24 anni nel pensiero sono a volte ambivalente verso questa cosa, tra accettazione e schifo/imbarazzo. Diversamente poi c'è stato un periodo nell'ultimo anno di interesse verso le mie feci o per quando mi soffiavo il naso. Regressione? Mi scuso con gli altri utenti per la schiettezza degli argomenti ma da studente di psicologia ormai ci ho fatto il callo. Grazie
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Marco,
non ci sono domande inopportune.
Regressione? Dipende da dove è partito. E' chiaro che lei descrive comportamenti che hanno a che vedere col "periodo anale", comune a tutti, una delle importantissime tappe nello sviluppo affettivo-sessuale.
I bambini arrivano lì verso i 2 anni, da un lungo periodo, quello orale. Il periodo anale, la definizione è un po' riduttiva, in realtà è il periodo del controllo di sé, della potenza che il bambino prova nel poter decidere del proprio corpo. E' il periodo in cui trovano ragione le nevrosi ossessive, il bisogno di controllo.
Certamente cibarsi dei "propri prodotti" ha un lato un po' preoccupante ma, caro collega, bisogna sempre valutarlo nell'insieme, dinamicamente.
Auguri per i suoi studi.