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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno Dottore, fino ad oggi mi sono reputato una persona riservata e, generalmente, ho sempre provato fastidio quando ricevevo domande personali, con particolare riferimento a quelle riguardanti ciò che possedevo da un punto di vista economico. Recentemente, pur non essendo cambiato il mio atteggiamento al riguardo, ho provato a chiedermi perchè, io provi tutto questo fastidio e, avvalendomi delle conoscenze acquisite, grazie ad una proficua terapia che faccio con un suo validissimo collega attualmente in ferie, sono giunto alla conclusione che probabilmente si attiva in me, un nucleo di natura paranoide che fa scattare il timore di sentirsi minacciati. Bene, ma minacciati da che cosa??? beh, credo sia dall'invidia della gente che viene da me percepita come pericolosa, in quanto notoriamente, l'invidia porta al desiderio di sognare la distruzione di ciò che non si può avere. Dunque la ragione per cui provo fastidio non è la riservatezza ma la paura dell'invidia. Se finora ho ragionato bene, possiamo concludere dicendo che se questo sentimento, obbiettivamente negativo, mi da cosi fastidio, è perchè evidentemente lo provo anche io nei confronti degli altri e quindi nelle situazioni in cui sono "vittima" di domande personali, altro non faccio che proiettare la mia invidia. Bene, se tutto il ragionamento è corretto, ecco la domanda: Come posso ridurre la mia invidia?
Grazie
Cordiali Saluti

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Arcibaldo,
complimenti per il lavoro che ha fatto.
D'altra parte, visto la mole di lavoro, capisco bene il bisogno del mio collega di andare in ferie. Scherzo. Comunque credo sia evidente che il lavoro lei lo deve fare con il suo terapeuta. Con i tempi che vi siete dati.

Però, solo per teorizzare un po', è verosimile che lei sia passato da uno stato un "po' incerto", in termini psicologici, ad uno stato di nevrosi primaria. L'invidia è infatti un sentimento al quale nessuno di noi originariamente si può sottrarre, poi, crescendo capiamo " che non ci manca niente, abbiamo tutto e, non abbiamo motivo di invidiare, nessuno. Ci vuole tempo.
Intanto, vada in vacanza anche lei,


Aggiunto: Luglio 30, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


Ovviamente potrò continuare a farle domande?

Risposta del Dott.Zambello: Ovviamente.


Aggiunto: Luglio 26, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


Ho capito,grazie mille.

Aggiunto: Luglio 25, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


Scusi e quali sarebbero queste altre cose?

Risposta del Dott.Zambello: Signor Petrus!
credo non sia una mia rivelazione se le dico che esiste una terapia cognitivo-comportamentale, il 90% delle terapie oggi proposte, dove, prendo da Wikipedia:"È una terapia direttiva, adattata al trattamento individuale, di coppia e in gruppo e di breve durata, dove il terapeuta istruisce il paziente ed assume attivamente il ruolo di “consigliere esperto” permettendo di evidenziare dei cambiamenti e miglioramenti".

Lo psicoanalista fa esattamente il contrario, non ha proprio niente da consigliare.


Aggiunto: Luglio 25, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


Scusa guardi che la mia domanda era seria,non stavo cercando di prenderla in giro.

Risposta del Dott.Zambello: Anche la mia risposta è seria.
Scusi Signor Petrus, non sono un mago, né tanto meno ho un manuale di "morale" da applicare ai "poveretti" che mi chiedono aiuto.
Sono uno psicoanalista che cerca di aiutare quanti si rivolgano a me, a capire cosa loro vogliono. Qual'è la loro "morale", come loro "sono fatti". Cosa penso io e come mi comporto personalmente, per usare una felice espressione di un mio paziente sul tema delle mie scelte personali disse:"...l' importante è che non me le racconti."
Mi dispiace ma, la psicoanalisi è questo. Altre cose le deve cercare altrove.


Aggiunto: Luglio 25, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


Caro Dottor Zambello,le scrivo questa domanda,sentendomi e provocandomi un cazzotto nello stomaco,dissanguandomi,e piangendo,secondo lei noi dobbiamo sfuggire alla giustizia?

Risposta del Dott.Zambello: Forse le conviene passare prima al Pronto Soccorso.


Aggiunto: Luglio 24, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


Salve gentilissimo Dottore mi son decisa a scriverle dopo aver letto
Una storia molto simile alla mia.
Sono sposata e ho un bambino. Classica figlia unica di genitori separati che vivono di guerre tra loro.
Cresciuta praticamente dalla nonna, da sola e "dagli amici" ho costruito finalmente la mia famiglia ideale. Difficile, non ho ricevuto aiuti mai da nessuno nè di tipo economico nè, più importanti, di tipo morale.
Ora mia madre, giovanile e pimpante, è rimasta sola dopo aver perso l'ennesimo compagno.
Sa, non mi vergogno a dirlo, se non fosse mia madre sarebbe una persona che non vorrei proprio frequentare. Pessimista, negativa, sempre con giudizi su tutti ecc ecc. Ora sta cercando in tutti i modi di inserirsi nella mia vita ma io davvero non voglio.
Non che non ci vediamo o altro, anzi ci sentiamo tutti i giorni ma fino a quando aveva il suo compagno si faceva viva forse una volta al mese. Ora cerca di venire qui tutti i giorni. Cerco di arginare i suoi inviti e le sue visite ma è davvero dura. Se non riesce con me ci prova coi miei suoceri, parenti dei miei suoceri e conoscenti.
Oggi per esempio scopro che era a casa del cugino di mio marito. Sono sconvolta e arrabbiata. Tutte persone che non ha mai frequentato e di cui non ha mai parlato bene.
Sono arrabbiata per questo volersi inserire a tutti i costi nella mia famiglia quando lei una famiglia non l'ha mai voluta. Siamo
Alle solite.. Quando si invecchia e ci si ritrova soli allora i figli vanno bene.
Non ho piacere che li frequenti perché so
Che con lei di mezzo ci saranno solo problemi che volente o nolente colpiranno poi me e mio marito. Oltretutto
Con queste persone faccio anche la parte della cattiva, quella che non vuole coinvolgere la madre nelle cene di famiglia ecc ecc...
Certo non sanno i precedenti ma non trovo giusto parlar male di lei con loro ma non trovo nemmeno giusto passare sempre dalla
Parte del
Torto. Non so più come fare.. Non la voglio ferire ma non la voglio così presente nella nostra vita e soprattutto non può usare noi o i nostri parenti per riempire le sue giornate vuote per poi scaricarci quando troverà altro da fare. Mi aiuti la prego.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Caterina,
la sua è una situazione proprio difficile: lei dovrà continuare a far da "genitore" a sua madre e, non è detto che prima o poi l'altra cresca, prenda consapevolezza della realtà.
Non c'è scampo, dal momento in cui ha deciso che non poteva o meglio, non voleva allontanarla, lei se ne prenderà carico, come una madre per un figlio. Poco importa che lei sia la figlia, solo biologicamente. Lei lo sa che sua madre è una bambina, egoista: come tutti i bambini.

Ma, Caterina, se pensa di non farcela o che non sia giusto, sia chiara con se stessa e senza, inutili parole, dica a sua madre di stare fuori casa sua.
Non si illuda, anche quest'ultima decisione sarà una "croce" e forse, più pesante della prima.

Nel quarto comandamento è detto: "Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio" (Es 20,12).
Non so se Dio vuole questo ma, so di certo che questo "é scritto" nel nostro DNA.


Aggiunto: Luglio 20, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


Caro dr. Renzo Zambello,
Mi sono innamorata della sua risposta :D e si, infatti sono conscia della complessità e dell'impossibilità forse di fare un minimo di diagnosi, ma ciò non ha poi molta importanza, intesa come etichetta , e questo accade spesso, non solo per il mio medico di base, quelle rare volte a cui mi rivolgo, persino in veterinaria con i miei cani!
Per un gioco del destino, ho del resto l'indole di una ricercatrice indipendente e sembra che costringa ad esserlo persino il veterinario della mia famiglia pelosa! :D e ciò mi ha portato anche a ricercare l'attivazione del trigemino durante l'emicrania mestruale. Mah.
Questo, la chiamiamo mia atipicità in tutto( ?), non è tuttavia sempre confortante, per me. Detto ciò, volevo infatti dirle che sono altrettanto conscia , e volevo riportarglielo, di non poter chiarire il discorso gnatologico perché qui non vi sono esperti.
Bellissimo ciò che associa al mio caso, e che riporta di Freud,si la bocca e la cura della parola... ma io sono anche conscia che 'voglio indirizzare' forse sul femminile, perché questo disturbo ho visto che è iniziato persino in concomitanza con la ripresa a Gennaio dei mie studi sul femminile, come potrei non farlo? E accade con la fase femminile per eccellenza, le mestruazioni. Perciò le accennavo l'altra volta, alle isteriche e ai due o tre casi di Freud a noi pervenuti di nevralgia del trigemino delle stesse...la mia è un'osservazione a posteriori, quando ho dovuto scartabellare per il mio dolore. Si, ho avuto la stupida convinzione che bastasse far un po' di luce e accendere una candelina personale su questo per uscire un pochino dal dolore di oppressione del mio trigemino, o forse potrei dire dall'oppressione del femminile nei millenni e tuttora in-visibile? Femminile,ovvero inconscio, il mio lato sinistro....ma qui sto indirizzando ancora ...:D non amo molto la Klein, ma i miei studi di corrente Hillmaniana, ha letto di Hillman 'Il mito dell'analisi'? Ecco, proseguono questo le mie ricerche, ed anche il mio dolore ? Mi piacerebbe in realtà approfondire questo con Lei, non certo in questa sede, che trovo davvero bellissima, soprattutto gli articoli ,come le sue risposte a me.
Robi

Risposta del Dott.Zambello: Grazie


Aggiunto: Luglio 8, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


Caro dott. Renzo Zambello,
Su suo gentile consiglio, dopo aver chiesto a lei un'idea per il mio dolore ai nervi cranici ed in particolare al trigemino, ho chiesto un parere riguardo al discorso gnatologico. La cosa che ho potuto fare è rivolgermi ad un dentista quantomeno per accertare il fattore occlusione ecc. non quindi ad un esperto in gnatologia , poiché qui non c'è , ed io al momento non posso spostarmi di regione ed effettuare visite varie, esami diagnostici ecc. In breve, dal punto di vista della bocca, articolazioni, denti, occlusione ecc non ho nulla,tutto risulta nella norma. Ora, posto che il mio sia un caso atipico, come spesso mi accade le rare volte che io abbia una sintomatologia degna di nota :D, oltre a comunicarle questo esito, vorrei farle una domanda, contando sul suo intuito. Da due mesi la sintomatologia sembrava essere quasi del tutto terminata, perlomeno attenuata, dopo aver messo in luce ciò che io ritenessi se non altro la concausa psicosomatica. Adesso, dopo una settimana di forte stress per cause contingenti, con l'arrivo delle mestruazioni la nevralgia è tornata puntuale, come temevo. Questo mi ha scoraggiata, pensavo di essere sulla via d'uscita. Ora, la domanda: ma è possibile che non si trovi alcun materiale, nessuna osservazione dei neurologi e del medico curante contatti, nessun caso segnalato, sulla correlazione tra dolore ai nervi cranici, in particolare alle terminazioni del trigemino ( branca oftalmica, mandibolare e mascellare) , sulla correlazione tra nevralgia del trigemino e ciclo mestruale?! Mi era stato detto che la mia sintomatologia non rientri nella classica sindrome del trigemino, come io stessa ho visto per la presentazione del dolore ecc. ed un neurologo mi ha parlato di emicrania , come quella tipica femminile da ciclo mestruale . Quindi io avrei dolore alle terminazioni del trigemino in particolare, anziché avere il classico mal di testa ? Perché è evidente che sia strettamente legato alle mestruazioni, al calo di estrogeni ecc poiché mi accorgo del ciclo dal trigemino ormai ! Inizia nella fase finale terminale della sindrome premestruale e i primi giorni delle mestruazioni( nonostante sia sempre rimasta indolenzita ormai ). A volte persino durante l'ovulazione , non vi sono dubbi che segua le fasi ormonali femminili. Anche perché il tipo di dolore costante ( non a scosse ecc ) lo associo assolutamente a ciò che si prova con un'emicrania, e nonostante sia forte e invalidante, non ha a che fare con la tipica nevralgia primaria, classica. Ho trovato questa ricerca americana, non trovo altro, vorrei sapere cosa ne pensa , stando a questo, ci potrebbe stare ? Grazie anticipatamente, vorrei almeno sapere di non essere l'unica :D le copio, un abbraccio, Robi : da 'emicrania mestruale ' : vasodilatazione e l'infiammazione neurogena si verificano durante un attacco di emicrania . Ci sono 3 eventi chiave nel processo di emicrania: 1) Attivazione del nervo trigemino (nervo cranico 5) con le sue 3 divisioni: oftalmica (V1), maxil- lary (V2), e mandibolare (V3); 2) Attivazione del tronco cerebrale dove cranica nerve 5 rende la sua connessione al tronco cerebrale: il nucleo trigemino caudalis; 3) L'infiammazione e vasodilatazione dei vasi sanguigni meningea e durale. ...La divisione oftalmica del nervo trigemino può generare dolore, promuovendo la vasodilatazione del grande recci intracranica cranica e prossimale sels; Allo stesso tempo, rami di C2 radici nervose possono generare dolore alle strutture della dura mater. Il coinvolgimento della divisione oftalmica del nervo trigemino, insieme alla dura mater innervato dal C2, potrebbe spiegare perché il dolore dell'emicrania si verifica spesso sul frontale e regioni temporali. Dolore di emicrania che si verifica verso la parte posteriore della testa (parietali e occip- regioni ital) ( a me si verifica invece alle terminazione del trigemino)... 8 In pazienti predisposti a questo segnalazione dolore disfunzionale, molti fattori possono precipitare in un evento di emicrania acuta, tra cui la dieta, stimoli fisici, e cambiamento psicologico. Per le donne in età fertile, uno dei fattori più importanti è il calo dei livelli di estrogeni che si verifica durante le mestruazioni. 2 Durante il normale ciclo mestruale, i livelli di estrogeni cadono durante la fase luteale tardiva e sono al loro punto più un paio di giorni prima e dopo l'inizio delle mestruazioni. Declino estrogeno è il primario grilletto dell'emicrania mestruale...

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Dottoressa,
lei ha riportato una letteratura e tutta una serie di cause che possono essere alla base del dolore "mestruale" con interessamento del trigemino che farebbe invidia a molti medici. Si, tutto ciò che lei ha detto, è possibile che sia vero ma, allo stato dell'arte, da una parte è difficilissima una diagnosi differenziale e poi, comunque gli strumenti terapeuti a disposizione, sono pochi. Solo sintomatici.
Sono suggestive tre ipotesi alle quali lei fa riferimento, quella psicosomatica, quella dietetica e quella gnatologica.

Bisogna fare comunque una premessa, dato e non concesso che una di queste sia alla base dell'etiologia del suo disturbo, sarà sicuramente una concausa, il punto di minor resistenza in meccanismi molto complessi.
Certo, lei è molto capace e più o meno consciamente provoca suggestioni che ad uno psicoanalista risultano molto interessanti: Le mestruazioni, il femminile, gli ormoni, ma soprattutto la bocca, organo sessuale, dolente. Lei lo sa sicuramente che Freud ha sofferto in bocca per decenni, terribilmente, lui aveva un tumore. Ma non ci può sfuggire che è lui che ha "inventato" la "terapia della parola" ed era lui che nel 1909 andando in America diceva della sua terapia: ... «Non sanno che portiamo loro la peste».
Viste queste sue convinzioni, ci risalta poi strano che abbia "somatizzato" un tumore in bocca che peraltro non l'ha ucciso ma "fatto soffrire" per decenni?
Suggestioni.
Lei dice un'altra cosa: " Avevo intuito che poteva essere una psicosomatizzazione, ma il ritorno del dolore mi ha scoraggiata, pensavo di essere sulla via d'uscita". Bhe! non funziona mica così, l'elaborazione del somatico. quando è possibile intervenire, segue vie terapeutiche sono molto, molto lunghe e contorte. La Klein insegna.
Si, sia come dentista che come terapeuta ho visto molti casi di dolore gnatologico. Tutti molto complessi, dove mi scusi se ritorno, la visita alla poltrona da un dentista non può dirimere niente.
Mi scusi la farraginosità della risposta ma, spero di averle per lo meno trasmesso la complessità del tema.


Aggiunto: Luglio 7, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


Dottore buongiorno,
Le ho scritto giorni fa per mia mamma rimasta vedova.
I giorni diventano per me sempre più pesanti, complice anche 40 gradi in città che mi fanno impazzire.
Ricevo almeno 4/5chiamate al giorno da mia mamma, ogni giorno. Ho provato a non rispondere ma insiste. Prima sul cellulare, poi prova a casa poi prova su quello di mio marito. (Se non risponde nessuno ha provato anche a venire al citofono).
Vive le sue giornate girando di casa in casa. O la mia o quella di un'amica poi va a trovare la sorella poi aspetta un invito dalla vicina.
Le ho detto che così non è giusto. Che deve trovarsi interessi e passatempi. Ha scelto di incentrare la sua vita esclusivamente su quell'uomo che ora non c'è più ignorando tutto il resto e ora si ritrova con niente in mano.
Oltretutto quando la chiamo gli argomenti son sempre gli stesso. Lui, l'eredità, i figli di lui (con cui non si parla più per questioni di eredità ) quindi anche sentirla diventa pesantissimo, non le dico vederla.
Vorrebbe raccontarmi per ore e ore lenstesse cose a cui tra l'altro non dovrei nemmeno rispondere perché se rispondo ciò che lei non vuole sentire c'è anche da litigare. Mi dispiace tanto dottore vederla così ma sono stanca. Ho assistito per anni a scene drammatiche in casa mia tra i miei genitori, le ho sopportate e sognate la notte. Lei ha deciso di lasciare mio padre e non ho battuto ciglio. Ha trovato un compagno e non ho battuto ciglio, mi ha ignorato per anni e anche li non ho battuto ciglio. Ora mi sento in colpa da una parte per il saperla da sola ma sono stanca davvero.. Potrei fare di più per lei ma non lo faccio perché non mi va ..

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
se vuole fare qualcosa per sua madre: deve lasciarla sola.
Il resto è veleno, tossine.
Lei non può aggiustare, farsi carico di una vita che almeno ai suoi occhi, le pare fallimentare.

Certo, dire di no è faticoso, difficile ma, utile. E' come dire di no ad un bambino che vuole mangiare tutto. Piangerà, si dispererà ma, gli è utile. E' compito dei genitori farsi carico della frustrazione del figlio e sopportarne la reazione.
Ora lei deve fare da madre a sua madre.
Non tema troppo, quando sua madre capirà che certe cose non le può fare, almeno con lei, sicuramente si compenserà da sola e troverà delle alternative. Le farà solo bene.


Aggiunto: Luglio 7, 2015
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


Dott. Renzo Zambello
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