Domanda allo psicoterapeuta:
Buonasera Dott. Zambello,
Sono Alessandra, le ho scritto il mio problema il 5 u.s. La ringrazio e le sono grata per la sua risposta. Rifletterò molto sulle sue parole. Mi ha dato una chiave di lettura preziosa. Vorrei solo soffermarmi in merito all’utilizzo di facebook. Perché di tutta la vicenda, la cosa che non riesco di più ad accettare, è il fatto di rendere pubblico (soprattutto ad amici e parenti) un sentimento che il mio compagno esprime per una sua ex compagna, e che io credo debba essere intimo.
Facebook è come la vita reale, nel virtuale trovi persone con diverse intelligenze, dalle più banali e scontate a quelle con l’intelligenza sublime con le quali non hai bisogno di tante spiegazioni. So anche, che questo aspetto è soprattutto un mio grosso problema, dovrei vedere solo gli aspetti positivi e fregarmene di cosa possono pensare gli altri……….….ma non ci riesco. Mi potrebbe dare un consiglio al riguardo? Grazie ancora.
Risposta del Dott.Zambello: Si, la smetta di leggere Facebook, almeno la pagina del suo compagno.
In una relazione di coppia, deve funzionare una regola non raggirabile: rispetto assoluto dalla sua privacy del compagno/a. Quindi: non leggo, mai, mai, le lettere dell'altro/a, le e mail, il cellulare. Né mi intrometto nelle relazioni amicali che l'altro/a tiene. Condivido la relazione, gli amici se sono amici comuni ma, non chiedo, né alimento pettegolezzi che ruotino attorno alla famiglia.
Sono piccole regole comportamentali ma che possono salvarla da una infezione mortale: la gelosia patologica.
Aggiunto: Luglio 7, 2015
Domanda allo psicoterapeuta:
Buonasera, Mi chiamo Alessandra. Convivo da circa 4 anni con un uomo separato. Lui è separato da circa 10 anni, e prima di conoscerci frequentava una donna, che poi mori suicida a causa di una sua patologia. Lui è un uomo fantastico, è stato difficile all'inizio stargli accanto in quanto doveva elaborare ancora il suo lutto. Per farla breve, standogli vicino sia con la dolcezza, parlando del lutto da superare, a distanza di un anno un giorno mi disse che il peggio era passato e con il senno del poi, mi disse anche, che se lei oggi fosse ancora viva e se doveva scegliere con chi stare, non avrebbe avuto dubbi, sceglierebbe me.
Sentire queste parole mi fanno sentire più che bene e felice, ma non capisco o meglio desidero sapere se è normale che lui ad ogni suo anniversario della morte della sua ex compagna deve counicare in facebook il numero dei giorni che quantifica il tempo da quando lei non c'è più e raccontare piccoli episodi di vita di come vivevano il loro amore. Ovviamente tutto ciò a me da molto fastidio, perchè benchè possa capire che dimenticare tutto con un colpo di spugna è impossibile, ma che debba pubblicamente dire al mondo questo suo dolore sapendo che molti dei suoi contatti in facebook sanno che io esisto nella sua vita, mi da molto molto fastidio. Come posso comportarmi in modo intelligente per fargli capire che si sta comportando in modo poco corretto facendo del male soprattutto a me? Ringrazio anticipatamente della risposta
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
la risposta "intelligente" al comportamento del suo compagno la deve trovare lei. Perché non si tratta di diventare tattici, diplomatici ma, capire l'altro e farsi capire. E li, funziona solo l'empatia.
Mi sembra che lei sia un po' troppo severa nei confronti del suo compagno, o forse lei non è sufficientemente forte.
L'elaborazione di un lutto, così difficile come quello del suo compagno, richiede tempi lunghi. Mi sembra peraltro che lui abbia fatto grandi passi. Lei sottovaluta un aspetto importante nell'evoluzione del lutto che vale per tutti. Tutti noi cresciamo attraverso l'elaborazione di lutti. Viviamo continui lutti ma il superamento non significa dimenticare. La memoria, la conoscenza di qualcosa che ho passato, che ora non c'è più ma che rimane in me come esperienza, positiva o negativa che sia, è una ricchezza. Noi siamo la nostra memoria.
Aggiunto: Luglio 6, 2015
Inserito da
Pseudonimo: Laura
Pseudonimo: Laura
Domanda allo psicoterapeuta:
Buonasera Dottore, le scrivo in un momento di grande sconforto.
Da sette anni sto con un uomo, oggi 42enne. Quando l'ho conosciuto era il classico ragazzotto scapolo in attesa solo del week end per far baldoria con gli amici.
Mi accorsi peró che questa loro "abitudine" di bere un po' troppo non mi piaceva per cui lo lasciai. Lui tornó e cambió.
Effettivamente si trattava di serate goliardiche e niente di più per cui decisi di continuare la nostra storia.
Conoscendo la famiglia mi accorsi però che l'abitudine al bere era cosa comune. Intendiamoci, non parlo di alcolizzati ma arrivando io da una famiglia in cui non si tocca alcol, rimasi stupita nel vedere quanto facilmente si stappavano bottiglie di vino.
Ogni tanto ci capitó la litigata poichè lui dopo feste e raduni con parenti si ritrovava un po' alticcio.
Arrivarono i bambini e lui non tocco mai più una goccia di alcol.
Sono passati sette anni e questo uomo si è dimostrato un padre attento è innamorato dei nostri figli. Mi ha sempre aiutato in casa ed è sempre stato un uomo gentile e premuroso.
Da ieri in casa nostra sono successe un po' di quelle che volgarmente chiamerei "sfighe". Frigo rotto, macchina rotta per cui vacanze rimandate e oggi problemi con il condizionatore.
Nel pomeriggio abbiamo una discussione.. Molto più accesa del solito. Gli dico che non mi piace il suo piangersi addosso. È vero è una serie di eventi sfortunati ma c'è di peggio e non è possibile, secondo me, fare la vittima per stupidaggini simili. Continuiamo però a litigare tutto il giorno e, se normalmente lui è molto calmo, oggi mi apostrofa con brutte parole. Il tutto davanti ai bambini.
Ad un certo punto lo guardo, lo ascolto e rivedo la persona alticcia di sette anni fa. Glielo dico e nega di aver bevuto. Apro l'armadio e vedo una bottiglia di cognac utilizzata per cucinare, a metá. Nega ancora.
Continua ad apostrofarmi con brutte parole e ad un certo punto non facendocela nel sentire i suoi deliri gli ho dato una sberla.
In quel frangente arriva il bambino di 4 anni e mentre mi giro per prendere la piccolina in braccio lui mi tira due pugni fortissimi in testa. Mi sento quasi svenire ma vedo il mio bimbo che scappa coprendosi gli occhi per cui mentre la piccola in braccio a me piangeva, lo raggiungo per tranquillizzarlo.
Lui nel frattempo era completamente fuori controllo. L'ho pregato di smetterla per il bene dei bambini ma non c'era più con la testa. Per mezz'ora ha urlato e bestemmiato come mai l'ho sentito in vita mia. Non era lui. Se ci penso mi fa solo schifo. Fortunatamente poi è crollato a letto. Mi fa davvero troppo schifo.
Il mio primo pensiero è stato quello di andarmene ma qualcosa mi ha frenato.
Ora sono qui coi miei bimbi. Il grande mi ha chiesto se fosse uno scherzo. Gli ho detto di si, che è stato uno scherzo brutto e che non lo faremo mai più perché abbiamo capito che per lui è stato brutto.
Ma sono seduta da più di tre ore senza parole.. Come se in casa mia fosse entrato un estraneo mi avesse dato due pugni e se ne fosse andato perché quell'uomo non era mio marito ma un perfetto sconosciuto. È vero non avrei mai dovuto tirargli una sberla ma mi sono sentita tradita nel vederlo ancora sbronzo come anni indietro e soprattutto nel vederlo negare e farmi passare per pazza come faceva ai tempi.
Non so dove sbattere la testa Dottore. È giusto distruggere una famiglia per un episodio come quello di oggi? È giusto togliere un padre che è sempre stato un raro esempio di dolcezza e presenza con i suoi bambini? Ma io sono sconcertata, shoccata, delusa. Troppo delusa.
Avrei voluto prendere la borsa e passare la notte in albergo coi miei bimbi ma so che il grande lo avrebbe raccontato ai nonni e avrei dovuto dare spiegazioni che in questo momento non mi sento di dare
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Laura,
che brutta storia. Complimenti per aver saputo contenere la sua reazione per i vostri bambini. Credo che il bene di loro sia l'indicazione a cosa fare.
Però, per quanto brutto, è stato un episodio e come tale va valutato, anche all'interno della coppia.
Aggiunto: Luglio 5, 2015
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Pseudonimo: Feticismo
Pseudonimo: Feticismo
Domanda allo psicoterapeuta:
Ciao dottore mi chiamo marco e ho 14 anni,ho un problema che negli ultimi 3 mesi mi sta facendo stare male:non so se sono un feticista dei piedi femminili,da piccolo non ho mai avuto traumi ma un esperienza con mio cugino in cui ho perso a un gioco e mi ha messo i piedi in faccia e a me piaceva.2 anni fa non pensavo ai piedi ma ai normali pensieri sessuali .ho paura di non potermi piu eccitare con le normali parti del corpo di una donna e di non amarla perche un feticista si concentra sul feticcio e non sulla persona.lo so sono?che devo fare?grazie in anticipo
Risposta del Dott.Zambello: Caro Marco,
intanto la smetta di darsi delle etichette. Se deve lottare per qualcosa, lotti contro quella parte di Sé che vuole imbrigliarsi all'interno di categorie.
Si, è possibile che lei abbia concentrato la sue fantasie sessuali, per via di quell'esperienza che ricorda, sui piedi, erotizzandoli. E' un meccanismo assolutamente normale che non preclude ad una sua evoluzione, piacere a cogliere la donna nel suo insieme. In fondo un po' tutti facciamo così, cogliamo prima delle parti e poi, il tutto. Negli adulti, poi rimangono solitamente dei residui di vecchi meccanismi. Trova infatti uomini che "impazziscono" per i seni, altri per il sedere, altri per le gambe, lei, per i piedi. Tra l'altro è in buona compagnia, circa il 35% della popolazione maschile prova una particolare erotizzazione per i piedi. Un popolo,i cinesi, per millenni, avevano fatto del piede femminile il loro gioco erotico privilegiato. I cinesi limitavano di fatto la libertà della donna ma, amarla, cominciando proprio dai piedi, cosa c'è di male?
Aggiunto: Luglio 2, 2015
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Pseudonimo: Chiara
Pseudonimo: Chiara
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno Doc,
Mia mamma è rimasta vedova. Lui non era il mio papà ma un uomo
Con cui non ho mai vissuto. Era un brav'uomo ma che della sua vita ha sempre fatto ciò che ha voluto. E lei dietro di lui.
Ora che è vedova viene da me ogni giorno. Cerco di portare pazienza per il periodo difficile ma quando ad essere sola ero io e loro erano in giro a divertirsi io non dovevo dare fastidio o pretendere.
Vivo qui da 7anni e avrò ricevuto una decina di visite penso, non di più.
Ora queste sue continue intromissioni in casa mia mi stanno molto ma molto strette ma non vorrei nemmeno ferirla.
Cosa mi consiglia?
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Chiara,
proponga alla mamma dei tempi e modalità di visita.
Non c'è bisogno di giustificarsi, le dica solo di poterla incontrare alcune volte alla settimana o, una volta alla settimana, come lei ritiene giusto. E' chiaro che sua madre non sa stare da sola ed è altrettanto chiaro che viene da lei perché è facile ma, lei non ha alcun dovere di accettare un legame che non è stato voluto o possibile a suo tempo. Certo, non serve, recriminare e tanto meno vendicarsi ma, proprio per rispetto suo e di sua madre, cercate di essere chiare l'una rispetto l'altra. In caso contrario, rischiate di aggiungere altro veleno al vostro rapporto.
Aggiunto: Giugno 29, 2015
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Pseudonimo: Protezione
Pseudonimo: Protezione
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno dottore,
le scrivo per cercare di capire cosa scsturisce il mio malessere di fondo .
Sono un ragazzo e ho 23 anni .
Vivo una relazione che dura da 4 anni con un ragazzo e ne sono molto felice .
Va tutto bene tra noi tranne la nostra vita sessuale.
Il problema nasce dalla mia bassa libido e dal fatto che continuo a figurarmi anche nei sogni rapporti masochistici con uomini ( masochismo inteso come sottomissione ad un uomo virile che gode nel sottomettermi e penetrarmi con violenza ) .
In queste immagini rivivo la mia infanzia , quando nascondendo la mia omosessualità , desideravo e mi eccitavo vedendo i corpi virili e ben dotati dei miei cugini .
Vado a periodi in cui questi desideri immaginati non appaiono neanche e altre in cui si fanno sentire. Cosa dovrei fare secondo lei ?
Vorrei capire cosa mi porta ad avere queste pulsioni?
Cerco di autoanalizzarmi da tempo ma non arrivo ad una risposta soddisfacente .
Mi consiglia qualche lettura per comprendermi meglio?
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Protezione,
la sessualità è una pulsione, molto forte che prende la sua linfa dalle nostre strutture psichiche più profonde. Nel profondo di noi tutti, c'è un'unica pulsione, come un unico fusto di un albero che poi si divide in due rami: aggressività e libido. Queste sono, nel profondo un tutt'uno.
D' altra parte tutta la sessualità, etero o omo che sia echeggia all'aggressività, ne é parte integrante.
E' questa il grande equilibrio che noi tutti inseguiamo per tutta la vita. aggressività e libido. Negare una di queste parti significa la nevrosi.
Come ottenere l'equilibrio e soddisfazione delle due parti? E' la sua ricerca, il suo cammino verso l'individuazione. Intanto cominci a parlarne con il suo ragazzo.
C'è un libro poi diventato un film: "A Dangerous Method", film che racconta i rapporti turbolenti tra Jung, Freud e Otto Gross e la paziente Sabina Spielrein. Si vede molto bene, anche nel film, come Jung che conosce i bisogni archetipici di Sabina, amandola, non si sottrae prima di strigerla in un abbraccio a sculacciarla. Suno due parti del suo bisogno, del bisogno di Sabina e nessuna delle due può essere negata.
Aggiunto: Giugno 26, 2015
Inserito da
Pseudonimo: Maria Luisa
Pseudonimo: Maria Luisa
Domanda allo psicoterapeuta:
Dopo il primo incontro con un terapeuta Cognitivo Comportamentale, durante il quale ho raccontato con apertura, dato il mio carattere, vicende intime e dolore se della mia vita, che lavorando su di me. Lascio emergere senza però poterle trasformare. La seduta mi è sembrata positiva anche se forse troppo presto ha emesso una prima diagnosi. Alla fine per scherzare e per stabilire un rapporto anche disinvolto, gli ho detto che dall'approccio telefonico non sapevo se mi sarebbe riuscito simpatico, lui con freddezza mi ha detto: ma io non le l'ho chiesto. Sono rimasta mortificata, deluaa e in ansia. Ora sì che i è antipatico e se penso di tornarci mi scatta l'ansia. Cosa mi consiglia? Grazie e sono ammirata dalla sua saggezza.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Luisa,
penso che i rapporti, compreso quello terapeutico, vadano verificati prendendosi il tempo per farlo.
In un incontro emerge proprio poco, sia di noi che dell'altro.
Si prenda tre, quattro incontri per capire e, poi sceglie, meglio, sceglierete assieme.
Aggiunto: Giugno 22, 2015
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Pseudonimo: sara
Pseudonimo: sara
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno Dottore,
vivo con un uomo affetto da disturbo della personalità impegnato in un persorso di psicoterapia. Circa un anno fà gli è stato diagnosticato il disturbo narcisistico di personalità ma, recentemente, menziona un problema di "personalità border line" (non so se poi è la stessa cosa). Nonostante il sostegno psicologico ho osservato un continuo peggioramento nelle modalità di interazione e relazione con me in primis, ma anche con la sua famiglia, rispetto all'ambito lavorativoma e, non per ultimo, con nostro figlio. E' sempre più intrasigente, esasperato ed esasperante, dedito a discussioni inutili intraprese senza alcun fine chiarificatorio o risolutivo, pessimista, a tratti cattivo e spietato psicologicamente, accusatorio, lunatico, arrabbiato e vendicativo.
Sto pertando maturando la convinzione che difficilmente riusciremo ad uscire dal tunnell nuel quale siamo finiti. Terapia o no, devo andare per la mia starda pena un mio crollo emotivo. In tal senso sto considerando pertanto l'approccio e alcune possibili sue reazioni, anche e soprattutto al fine di coinvolgere quanto meno possibile il nostro banbino che è ancora molto piccolo. Vorrei capire se tali soggetti sono capaci di azioni violente e definitive nei confronti dei loro persagli preferiti (in questo caso io). Se possono trasferire il loro malato interesse verso la prole (tende ad associare nostro figlio a me per acuni tratti caratteriali). Ce speranza che una persona affetta da tale problema possa recuperare anche tramite ipnosi o farmacoterapia un certo equilibrio relazionare?
La ringrazio anticipatamente per il suo contributo.
Sara
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
il termine disturbo di personalità borderline è diventato un contenitore dove dentro ci si mette di tutto, da quadri psicotici a forme di nevrosi sociale.
Certamente il disturbo narcisistico di personalità può configurarsi in un quadro borderline.
Però, io non so niente di suo marito e tanto meno che percorso terapeutico sta facendo, quindi, non mi sento proprio di fare alcuna prognosi, né tanto meno prevedere le sue reazioni ad un "abbandono" o separazione.
Una cosa mi sento di consigliarle è di coinvolga suo marito in una terapia di coppia e li, in terapia, decidete assieme.
Per il disturbo di personalità è assolutamente sconsigliata l'ipnosi e, a poco serve la terapia cognitivo-comportamentale. L'unica terapia che ha un po' di strumenti per aiutare questi pazienti è la terapia psicodinamica.
Aggiunto: Giugno 17, 2015
Domanda allo psicoterapeuta:
Buona sera dottore io soffro di depressione da dieci anni, prendo abilify da10mg e ogni tanto 5 gocce di haldol,volevo sapere se ci sono altr medicine che corrispondono a queste per avere un bambino o se è meglio in gravidanza senza medicine grazie Michela
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
le conviene chiedere al suo medico, sia il suo parere ad una sua gravidanza sia la possibilità di interrompere l'assunzione dei farmaci.
Si, è possibile una sostituzione ma va fatta dal suo medico in accordo con ginecologo.
Aggiunto: Giugno 12, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile Dott. Zambello,
Sono Alessandra, la ringrazio ancora per avermi risposto, e credo che mi abbia “cazziato” abbastanza. Lei presume che io abbia comportamenti verso il mio compagno poco rispettosi dipingendomi come una donna arretrata e poco intelligente. Le mie domande erano mirate esclusivamente ad un disagio che vivo. Il tempo per raccontare e descrivere 4 anni di vita insime con tutte le sfumature del caso, on line, non credo che possa essere lo strumento più adatto, ovviamente parlo per me. Amo il mio compagno, ci amiamo, ed il rispetto è la prima cosa che ci contraddistingue. Facebook non mi interessa, non ho neanche un profilo, quello che so è perché lui mi coinvolge in tutto quello che fa e scrive. La ringrazio comunque per i suoi preziosi consigli. Cordiali saluti
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Alessandra,
non so neanche chi lei sia e quindi, mi guardo bene di dare dei giudizi, né li coltivo dentro.
Leggo solo quello che le persone mi scrivono e, su quello rispondo. Consapevole che poi, il mondo della persona è altro.
Per la verità questo avviene anche in terapia. Il terapeuta si astiene, o dovrebbe astenersi nel dare un giudizio sul paziente, ascolta ed interpreta solo quello che gli viene raccontato in quella seduta. Se c'è qualcosa di vero, in quello che il terapeuta dice, l'inconscio del paziente lo coglie e lo elaborerà dentro, nel caso contrario, tutto cade e, non succede nulla.
Buona giornata anche a lei.