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Pseudonimo: erica
Pseudonimo: erica
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno dottore, si può autodefinirsi borderline anche senza essere andati in terapia ma essendosi solo riconosciuto nei tratti definiti nelle pagine in rete? Non posso permettermi la terapia ma mi ritrovo molto nelle descrizioni.. È autosuggestione o può essere che lo sia davvero? grazie e auguri di buona Pasqua
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Erica,
mi permetta di ricordare a chi ci legge, quali sono secondo il DSM IV i criteri per definire uno stato borderline:
1- sforzi disperati di evitare un reale o immaginario abbandono;
2- un quadro di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate dall’alternanza tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione;
3- alterazione dell’identità: immagine di sé e percezione di sé marcatamente e persistentemente instabili;
4- impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto (quali spendere oltre misura, sessualità promiscua, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate etc.);
5- ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari o comportamento automutilante;
6- instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell’umore (es. episodica intensa disforia o irritabilità e ansia, che di solito durano poche ore e, soltanto più raramente più di pochi giorni);
7- sentimenti cronici di vuoto;
rabbia immotivata ed intensa o difficoltà a controllare la rabbia (es. frequenti accessi di ira o rabbia costante, ricorrenti scontri fisici etc.);
8- ideazione paranoide o gravi sintomi dissociativi transitori, legati allo stress.
Il manuale prevede che si possano riconoscere in maniera certa almeno 5 punti di quelli elencati sopra.
Si pone poi un problema diagnostico di non poco conto, soprattutto per uno psicoanalista: dato e non concesso che siano presenti questi tratti ma, con quale intensità? Come vede, in psicologia ha poco sento "etichettare", cosa che invece fa la psichiatria e non sempre per nobili motivi. Erica, lasci perdere le diagnosi e cerchi di vivere nel miglior modo possibile.
Buona Pasqua anche a lei.
Aggiunto: Aprile 3, 2015
Domanda allo psicoterapeuta:
Buonasera
Lei ha letto il libro 'liberaci dal male oscuro ' intervista al prof Cassano?
lo ha letto bene..?
Qual'e' la Sua opinione..?
Grazie
Risposta del Dott.Zambello: No, non ho letto il libro di Cassano o meglio di Zoli Serena. Non si può fare tutto, né leggere tutto. Mi dispiace. Ma, credo di conoscere abbastanza bene quello che dice Cassano.
Sono profondamente d'accordo con lui, nelle depressioni c'è un problema organico. Ma non è vero che sia tutto una questione di Serotonina più o meno. C'è anche un problema dell'Anima che si ammala e quella, come la raggiungi? Con gli antidepressivi?
E gli ammalati che non rispondono a niente? Quelli dove l'Elettro shock è ancora la terapia elettiva, come li valutiamo? Anche per quelli è una questione di serotonina o molto semplicemente, tante cose non le sappiamo proprio.
Aggiunto: Marzo 31, 2015
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Pseudonimo: Gilda
Pseudonimo: Gilda
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile Dottore, dopo due anni di terapia, perché sono borderline, la mia terapeuta ha fatto due mesi di pausa per malattia. Ogni giorno trascorso ho sofferto da morire con sensazioni di abbandono, rabbia, tentati suicidi, autolesionismo. Mi mancava troppo. Ora mancano solo tre giorni al suo rientro e paradossalmente nn me ne frega più niente. Potrebbe pure non rientrare più. Com'è possibile ciò?
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Gilda,
lei descrive bene la sua difficoltà.
Desidera in maniera "assoluta" qualcosa che non può avere, non valorizza per niente quello che ha.
Mi sembra però buono che se ne renda conto e riconosca i suoi "diavoli".
Coraggio, pensi che bello quando potrà gustare ciò che ha.
Per chiarezza, a lei non interessa che la sua terapeuta torni, semplicemente perché sa che questo avverrà. Se por motivi x dovesse, ritardare o spostare il rientro, lei ricomincerebbe a desiderarla in maniera spasmodica.
Aggiunto: Marzo 31, 2015
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Pseudonimo: Greta
Pseudonimo: Greta
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile Dr. Renzo Zambello, ho 16 anni e un problema con gli uomini grandi. Mi piacciono, cerco sempre di essere la loro "Lolita" e a loro piace ma non sono certa che piaccia poi così tanto anche a me quando poi le cose si fanno più serie e sento che si aspettano qualcosa da me, non l'ho mai fatto e non vorrei che fosse con uno di 35/40 anni la prima volta.. sembro più grande e sfrutto questo per farmi notare ma sono molto insicura... Può dirmi lei che problemi hanno gli uomini a cui piacciono le ragazzine? Le ragazze come me ci sono da sempre e lo so che il problema é il bisogno di attenzioni.. lo so ma non riesco a farne a meno. Grazie mille
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Greta,
perchè si angustia tanto. In fondo riconosce il suo bisogno e riesce anche a gestirlo senza pagare pegno, senza sprecarsi. Dovrebbe essersene orgogliosa.
Certo, il mondo maschile, ma tutta la sessualità è un percorso un po' a ostacoli, bisogna guardarsi bene attorno.
Si chiede che problemi hanno gli uomini che si fanno sedurre da lei. Non lo so, non bisogna mai generalizzare e poi, perché dovrebbero avere dei problemi? Lei sospetta che se cercano ragazzine, forse tanto sicuri della loro virilità non sono. Può darsi, ma se è così, che sicurezza le offrono questi?
Aggiunto: Marzo 29, 2015
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Pseudonimo: Sergio
Pseudonimo: Sergio
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno Dott. Zambello, volevo chiederLe se, una volta terminato un percorso terapeutico, paziente e terapeuta possono diventare amici. Ho un bellissimo rapporto con il mio terapeuta e mi farebbe piacere tenermi in contatto con lui anche quando non sarò più suo paziente, é possibile a suo dire? Grazie e buona Pasqua
Risposta del Dott.Zambello: No, non è possibile ma, questo per salvaguardare lei, per darle la possibilità di avere sempre un terapeuta. Soprattutto perché, "padre" e "figlio" non diventano mai amici. Rimangono, sempre, padre e figlio. Secondo me.
Buona Pasqua anche a lei.
Aggiunto: Marzo 29, 2015
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Pseudonimo: giuseppe
Pseudonimo: giuseppe
Domanda allo psicoterapeuta:
buongiorno dottore, una domanda veloce: psicoanalisi e psicofarmaci insieme sono compatibili o controproducenti? Se prendo i farmaci mi devo fermare con l'analisi o viceversa? grazie
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Giuseppe,
se c'è una cosa che la psicoanalisi ha fatto, è sicuramente quella di far passare l'idea che l'uomo non era solo biologico ma, doveva fare i conti con la psiche e le sue strutture. Sarebbe paradossale che ora si pensasse ai disagi alle malattie, come frutto unico della psiche, con la pretesa di curare, intervenire solo con la psicoterapia. Freud stesso aveva abbandonato questa idealizzazione della psicoanalisi e alla fine della sua vita, aveva perfino esagerato affermando che la farmacoterapia avrebbe sostituito e compensato ogni bisogno di intervento psicologico.
Siamo e rimarremmo, psiche e corpo e abbiamo bisogno di intervenire, rapportarci, curare entrambi.
Non mi sognerei mai, davanti ad un paziente con una depressione endogena, proporgli solo una psicoterapia. Però, vorrei anche che i colleghi psichiatri, non proponessero solo farmaci.
Aggiunto: Marzo 26, 2015
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Pseudonimo: Vale
Pseudonimo: Vale
Domanda allo psicoterapeuta:
Aiuto Dottore! Ma prima di tutto Buongiorno.
Sono una mamma, ho due bambini di 4 anni e 8 mesi.
Inutile dire che sono la mia vita ma ultimamente mi sento una fallita. Il bambino più grande è davvero "scatenato". È un braccio di ferro continuo con lui. Non passa giorno senza fare capricci e scenate.
Io mi riprometto ogni giorno di non urlare e di provare nuovi approcci ma ogni giorno mi ritrovo a litigare con lui perché passa il limite. Risponde male, picchia, urla ecc ecc e io sono continuamente obbligata a sgridarlo.
Da qualche giorno continua a ripetere che non vuole più vivere con noi ma che vuole andare a vivere dai nonni e anche messo davanti al fatto compiuto (prepara le tue valigie) continua con questo desiderio.
I nonni vivono di fianco a noi e son sempre stati troppo presenti nell'educazione di questo bambino.
Capisco l'amore che li lega ma si vogliono continuamente sostituire a noi e questo è continuo motivo di conflitto con mio marito che li difende continuamente.
Ieri all'ennesima litigata con lui (marito)mi son sentita dire parole orribili. Che il bambino in casa fa così perché non vuol stare con me, che sono una pessima madre, che sbaglio in tutto.
Io sono da sola coi bimbi fino a notte fonda e ci provo in tutti i modi ma come faccio faccio sbaglio.
Le parole di mio marito mi hanno ferita tantissimo e mi fanno sentire una fallita. Ho paura di aver perso mio figlio e di essere stata estromessa da questa famiglia che fa gruppo cercando di estromettermi sempre.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
basta urlare, non serve. E' davvero troppo presto perché lei senta di aver perso "autorevolezza" rispetto il figlio di 4 anni. Può essere che suo figlio non la sente sufficientemente sicura e questo lo mette in ansia. Lei deve trovare sicurezza in sé. Suo marito, i nonni, perfino i suoi figli, la possono rassicurare più o meno ma é lei che deve "decidere", sentirsi mamma, responsabile e autorevole.
Ne parli, da sola, non davanti ai figli, con suo marito. Decidete un comportamento condiviso rispetto ai figli. I nonni sono preziosi, importanti ma, devono fare i nonni. Suo figlio non teme di andare "fuori casa", non sa neanche cosa significhi ma, di perdere il suo amore. E' su quel registro li, cioè la sua disponibilità, la sua gioia, il suo amore che lei deve regolare il suo intervento rispetto suo figlio.
E, per ultimo, non si disperi troppo. Mamma e papà, ci si diventa tutti i giorni, sbagliando tutti i giorni ma correggendosi, tutti i giorni.
Aggiunto: Marzo 24, 2015
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Pseudonimo: Musil
Pseudonimo: Musil
Domanda allo psicoterapeuta:
Gentile dott. Zambello,
All'ennesima richiesta del mio terapeuta di parlare di argomenti che non volevo affrontare, e vedendo che a causa di questo mio atteggiamento non stavamo andando da nessuna parte, invece di dargli la fiducia che probabilmente meritava, ho preferito prendere una decisione che da qualche tempo stavo maturando: mettere fine alla terapia comunicandoglielo in seduta.
Ma non ci ho messo molto a pentirmi della decisione presa, e a rendermi conto che "fuggire" dai problemi non fa altro che ingigantirli.
A quel punto ho fatto l'unica cosa da fare: ammettere che la mia era una fuga dettata dalla paura, dirgli che pensavo di aver preso la decisione sbagliata e che ero disponibile ad affrontare quegli argomenti, o almeno a provarci.
Mi ha risposto che pensava che io, al contrario, avessi preso la decisione giusta per il momento, di prendermi una pausa e di tornare solo se e quando ci fosse stata una mia effettiva volontà di impegnarmi di più.
Da allora è passato quasi un mese, vorrei riprendere le sedute ma non riesco a trovare il coraggio di chiamarlo per fissare un appuntamento: temo che la risposta sarebbe la stessa.
Da allora mi sento terribilmente in colpa per non aver avuto abbastanza coraggio, per la mia vigliaccheria. D'altra parte se tornassi in terapia temo di dover affrontare prove che non riuscirei a superare. Anzi, mi sembra proprio di avere già fallito, buttando via quanto fatto fin'ora.
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo/a Musil,
il compito di un terapeuta non è quello di fare il "braccio di ferro", né tanto meno "punire" il paziente. Egli è chiamato solo ad interpretare quello che succede in seduta.
E' vero che il terapeuta non funziona come "un telo neutro", c'è sicuramente un suo apporto empatico nella terapia ma sicuramente sa cogliere una esplicita volontà di collaborazione terapeutica da parte del paziente.
Ritorni tranquillo/a da lui e parli anche di questo che ha detto a me. Mi sembra un buon tema da analizzare in seduta.
Aggiunto: Marzo 23, 2015
Domanda allo psicoterapeuta:
Buongiorno Dottore,
Innanzitutto grazie per la sua celere risposta. Detto ciò quale è il consiglio che lei sente di potermi dare? Premetto che consapevole di tutto ho iniziato un percorso presso uno psicoterapeuta che dopo qualche seduta, dicendomi che naturalmente sarebbe stata una mia scelta decidere se continuare o meno, mi ha fatto esplicitamente capire che quanto da me esposto nelle varie sedute non rendeva necessario un percorso psicoterapeutico.
Apprezzerei un suggerimento da parte Sua consapevole e convinto di credere molto nella psicologia e di come ognuno di noi "funziona" e la continua scoperta di noi stessi
Grazie per la sua disponibilità
Buona giornata
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Oliver,
non so che formazione avesse lo psicoterapeuta che ha contattato, se era di formazione cognitivo-comportamentale, per il disagio che ho ipotizzato, chiaramente aveva poco da darle.
Lei deve contattare uno psicoterapeuta con formazione psicodinamica, meglio uno psicoanalista
Buona giornata.
Aggiunto: Marzo 20, 2015
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Pseudonimo: angelo
E-mail: Contatti
Domanda allo psicoterapeuta:
Buon giorno dottore, ho 46 anni e da sempre sono terrorizzato dall'idea di dover andare dal dentista , una paura che mi segue sin da quando ero bambino, le chiedo se questo si può chiamare attacco di panico ,o sé sono semplici paure ....
Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo jack,
non ho il tempo, né è il mio compito entrare nelle dinamiche di coppia, tanto più che non conosco lei e tanto meno la sua ragazza.
Le dico però quello che"sento": la sua ragazza, centra poco o quasi nulla. Il problema, per lei, Jack è Jack.
E' lei che ha bisogno di una donna-madre, mamma con cui fondersi e poi, per sua fortuna, non ce la fa e si stacca.
Ma fa fatica a staccarsi perchè, non lascia una donna ma "la mamma".
Certo, se così fosse, una psicoterapia sarebbe fortemente indicata ma, solo a condizione che sia una psicoterapia-dinamica.