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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno Dottor Zambello,

Ho 38 anni una vita professionalmente soddisfacente, figlio unico e due genitori che adoro. C'è un qualcosa che mi affligge da tempo! mi riferisco ai miei rapporti di coppia ed al fatto che non riesco a viverli serenamente per lungo tempo.
Non è la prima volta che mi capita di iniziare una storia di immergermi completamente e lasciarmi andare senza alcun timore di farlo e perché comunque ho il desiderio di farlo. Dopo qualche tempo, però, mi capita di essere afflitto da dubbi e domande che continuamente pongo a me stesso (è la donna giusta per me ? chissà come andrà, come sarà il nostro futuro insieme ? ma come si fa a stare una vita con una persona ?). Talvolta penso addirittura di sembrare un' altra persona dopo qualche tempo.....di cambiare totalmente idea....un'idea diversa di quel rapporto iniziato qualche mese prima. Questo capita anche se non c'è niente che non va con quella persona. Io mi chiedo se c'è qualche meccanismo inconscio che scatta dentro di me dopo qualche tempo e la cosa mi crea disagio. Perché succede questo.....mi chiedo perché

La ringrazio per l'aiuto

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Oliver,
premesso che non posso sapere come "lei funziona", quali siano le sue soggettive difficoltà a realizzare e vivere un rapporto soddisfacente, da quello che lei dice posso ipotizzare una modalità narcisistica. Lei non si innamora di una persona reale ma di una persona idealizzata, "pensata" da lei. E' chiaro che se fosse così, poi, quella ragazza comunque sia, non corrisponderà mai a quello che lei ha pensato e idealizzato. La delusione, il distacco sarà inevitabile. Il problema non sono i rapporti più o meno difficili ma, il suo narcisismo


Aggiunto: Marzo 19, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buonasera caro Dottore,
Vorrei farle una domanda. Secondo lei un genitore fino a quando (se c'è un quando) dovrebbe comportarsi come un genitore? È giusto smettere di esserlo una volta che i figli sono grandi? Le spiego..
Mia mamma ha da circa 25 anni un compagno (io ho 33anni). Non hanno mai convissuto e diverse volte si sono lasciati. Lei è sempre stata molto succube del carattere di lui e delle sue decisioni, che ha seguito sempre pur di non perderlo.
Io quindi son cresciuta un po' con tutti i parenti dato che lei per seguirlo in ogni impresa mi ha sempre lasciata sola.
Ora sono adulta e ho tre bambini.
Il rapporto con lei non nego che sia molto conflittuale, pur sentendoci tutti i giorni, pur facendoci varie chiaccherate io non riesco ad andare oltre al mio passato. Ci ho provato e riprovato. Per il mio bene non per il suo, lo dico sinceramente ma mi fa ancora male vederle negare il modo in cui mi ha sempre messa da parte e il sentirle più volte raccontare in giro che brava madre sia stata.
Ora lui si ammala, niente di che, ma lei come sempre, fa da crocerossina, da serva e forse pure da badante. Non dico da moglie perché comunque lui non la tratta come tale.
Morale.. Io ho da poco partorito e anche quel pochissimo aiuto sporadico che mi dava non lo vedo più. Lui cerca di allontanarla secondo me, facendosi portare in giro, accompagnare, cucinare, lavare e stirare (cose che per me non ha mai fatto) e io che sono spesso a casa da sola perché mio marito fa orari di lavoro abbastanza pesanti mi sento sola.
Non mi fraintenda la prego. Non ho bisogno di una colf.. Non mi faccio lavare una maglietta da lei da quando ero piccola. Non ho bisogno di una baby sitter per i miei bambini perché non li ho mai lasciati nemmeno per una sera.
Avrei bisogno di sapere che per una volta vengo prima io, sono una illusa lo so. Tutto ciò che mi sento dire è che magari, forse, se ha tempo, se non ha da fare con lui ecc ecc viene da me. Spesso mi basterebbe sapere che se nevica (che esempio stupido) ho qualcuno che mi tiene il piccolino mentre porto a scuola i grandi.
Dovrei farmene una ragione ma non riesco. Anche perché sa come finisce? Che si offre di venire qui solo quando c'è mio marito e quindi non ho bisogno di niente. Ovviamente presa da risentimento rifiuto e passo anche per la cattiva della situazione.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Nicla,
non si smette mai d'essere genitori né figli.Dice la Bibbia nel Siracide."la gloria di un uomo dipende dall'onore del padre, vergogna per i figli è, una madre nel disonore." Intendo dire che non dimenticheremo, né dobbiamo dimenticarlo, ciò che da loro genitori è venuto, per iniziare la vita.
Certo ognuno si porta con sé le ferite di un rapporto che molto spesso ha funzionato male, poco e qualche volta non è esistito. Ma, qualunque sia stato il nostro percorso, da un'età in poi, diciamo dai 20, 25 anni, noi siamo responsabili della nostra vita. Questa è la vera sfida per crescere: diventare padre, madre di noi. Farci carico delle nostre ferite e, rinunciare a chiedere che altri le leniscano. Perdonare chi ci ha volontariamente o involontariamente ferito così da essere liberi, di diventare a nostra volta, padre, madre. Solo così interromperemo quel malefica coazione e ripetere, dove faremmo pagare ai nostri figli ciò che non abbiamo avuto. Perché ciò non avvenga, c'è una sola via: dimenticare, perdonate, onorare i nostri genitori.


Aggiunto: Marzo 15, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


ho 43 anni e ho da poco concluso una relazione durata pochi mesi ma molto intensa, abbiamo convissuto da subito in quanto lui era il mio coinquilino,dopo circa un mese lui ha perso il lavoro ed io pure,ci siamo arrabbattati economicamente per risolvere i nosri problemi ma soprattutto perdendo il lavoro ci siamo trovati a trascorrere 24 ore su 24 insieme..tutto è degenerato e siamo arrivati a punti di estrema violenza prima psicologica poi anche fisica, è stata una storia assurda dolorosa e brutta ma non riuscivo a lasciarlo, lui di contro minacciava di farmi del male se lo mandavo via o se chiudevo la storia, un continua lotta , diceva di amarmi ma non aveva scarso interesse sia fisico che amoroso, non ha mai avuto un atteggiamento nemmeno di fastidio se io uscivo sola o con un amico pur sapendo che quest'ultimo nutriva interesse, insomma era molto distaccato benchè appena io dicevo basta lui esplodesse in una rabbia assurda trascorrendo nottate per riportarmi a rivedere la mia decisione sia con maniere buone che con quelle cattive..alla fine lo mando via, chiudo la relazione ma amandolo..ero solo sconvolta dalla violenza che non rappresenta l'amore e addolorata che non mi amasse, ho persino pensato che mi stesse sfruttando a livello economico appoggiandosi a me che all'epoca ricevevo qualche aiuto economico da parenti, quindi con questi atroci dubbi piu la violenza decido di chiudere la storia..lui se ne va trova una casa e un lavoro, dopo due mesi mi ricerca scusandosi di tutto e volendo ricominciare,mi garantisce che mai piu alzerà la voce ne tantomeno le mani..è gentile e premuroso..dura solo qualche giorno, tutto riprende come prima, i nervi scattano senza ragione e ha scatti d'ira cosi violenti da fare paura,in un mese di riconciliazione litighiamo penso 20 volte..ricomincia a non avvicinarsi fisicamente a me neanche baciandomi,di nuovo violenze, minacce, al minimo tentativo di chiudere la storia diventa furibondo fino a dover coinvolgere i carabinieri per fermarlo..da qui in avanti cambia..passa dalle minacce a me a quelle su se stesso..mi tiene in gioco al contrario, io mi preoccupo e vado da lui, piu volte ci casco, piu volte cedo, lui è a conoscenza di una mia vicenda famigliare per la quale ho molto sofferto ovvero il suicidio di un fratello ma non esita in un momento di chiusura di dirmi che si sarebbe ucciso e che io lo avrei avuto sulla coscienza, tanto ero abituata alle tragedie..tanto se sopportavo di aver perso un fratello figuriamoci se non avrei retto perdendo lui..insomma fa leva su un aspetto per me sconvolgente ma lui sa bene che io lo amo ma che appunto questi suoi modi e questa aggressività sono i problemi..Ovviamente ho interrotto di nuovo la relazione ma l'ho fatto soffrendo cosi tanto da esserne angosciata, mi sento lasciata pur avendolo fatto io,sono arrabbiata di sentire amore e mancanza di una persona che mi ha fatto del male sia fisico che psicologico...mi manca cosi tanto da essere paragonato ad una crisi di astinenza...ci si può "abituare" a essere maltrattati?! perchè ne sono dipendente e sto male??

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Anna,
ha ragione, lei soffre di crisi "di astinenza" dove la droga era il vostro rapporto. Un rapporto, forte, fortissimo come è il rapporto tra un bambino e la mamma. Mi intenda, non dico che lei era la mamma e lui il bambino, dico entrambi, forse un po' più lui, vi confondevate come se foste due bambini attaccati "alla tetta" della mamma. Questo spiega anche il disinteresse sessuale del suo amico: con la mamma non si fa sesso. Certo il distacco è lacerante ma, inevitabile, vitale. Il bambino non può stare attaccato alla madre oltre un certo periodo, rischia di morire e così, la sequela che lei ha descritto bene.
Che fare? Come si fa con i drogati: agire sulla volontà. Solo la volontà la aiuterà a crescere.


Aggiunto: Marzo 10, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


esiste la paura di morire oppure è paura di vivere?

Risposta del Dott.Zambello: Chi vive conosce già la morte.


Aggiunto: Marzo 9, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


Dottore,
Una domanda secca se possibile. La mia terapeuta ha partorito da poco. Sono gelosa da morire del suo bambino, come se togliesse a me il bene. È' da pazzi? Grazie

Risposta del Dott.Zambello: No. Prova la stessa gelosia che provano i bambini quando arriva un fratellino.
Semplicemente lei si sente rispetto alla terapeuta "come sua figlia". Sarebbe da pazzi se si confondesse in questo sentimento, se questo sentimento avesse il sopravento sulla realtà.


Aggiunto: Marzo 9, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buon giorno professore,la mia domanda e'gli effetti psicologigi di un mancino contrastato ,effetti e rimedi trattasi di un vero mancino.Saluti

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signore,
se ho capito la sua domanda, lei mi chiede cosa può succedere a uno che è mancino e viene obbligato a diventare destrimano?

Partiamo dal presupposto che è una operazione inutile. E' un retaggio medioevale l'idea che i mancini scrivessero con la mano del diavolo, la sinistra. Ci sono personaggi a tutti i livelli che mostrano non solo di non essere limitati ma che la cosa è assolutamente insignificante.

Detto questo, vi fu negli anni ottanta uno studio di neuropsichiatria infantile, che tendeva a mostrare che noi usiamo solitamente più una parte, destra o sinistra sia, del nostro corpo, che cervello. Quei signori dimostrarono che stimolando la parte non usata, si riusciva nel tempo, non solo ad avere un maggior equilibrio fisico ma anche un incremento cognitivo. Mi ha sempre fatto una certa impressione la notizia, vera che Leonardo utilizzasse indifferentemente sia la mano destra che la sinistra. Sia chiaro che non credo che se ci sforziamo a diventare destrimani e mancini, potremmo avvicinarci a Leonardo.


Aggiunto: Marzo 6, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


buonasera dottore,vorrei delle informazione ,due settimane fa stavo nel centro commerciale,ma a l’improviso mi sono dovuto fermare perche sentivo come girare e un senso di malessere in generale,viso bianco, vampate di calore al viso,mani fredde e sudate,ci vedevo bene ma e come se vedessi un po da ubriaco,nonostante vedevo bene tutto in torno,e avevo paura di svenire,il medico di base mi ha detto di andare all’ospedale,e andato mi hanno detto che la pressione era buona nonostante soffro di pressione alta,e la visita del eletrocardiogramma era buona, ora sono due settimani che quasi non esco di casa,ho fatto la visita rx x cervicare e uscito tutto bene,domani ho prenotato l'otorino,perche mi sento ancora come se sbandassi,come se avessi bevuto alcool,e possibile che mi e venuto un attacco di panico?come stamani,ero andato a casa della mia ragazza, il ritorno passando per una strada pieno di bucchi all'improvisso le mani hanno sudato mi sono sentito la vista abbagliata,anche se ci vedevo bene,e avevo paura che svenissi cosi,ho accellerato un po respiarando un po di piu e dopo un paio di minuti mi e passato,anche se poi sento la testa molto pesante.grazie mille in anticipo.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Mario,
lei faccia tutti gli esami del caso ma, è molto facile che alla fine la diagnosi sarà: disturbo d'ansia, avvero, attacchi di panico.
A quel punto lei avrà due possibilità: la prima, assolutamente irrinunciabile, una terapia farmacologica, ben mirata e prescritta da qualcuno che se ne intenda. Poi, parallelamente lei deve intraprendere una psicoterapia nel tentativo di capire, dare un perché a tutta quell'ansia.
Non si angusti, molto spesso, questi episodi sono l'inizio di "una vita nuova", più sua.


Aggiunto: Marzo 3, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


Gent.mo dottore, cerco di illustrare brevemente il problema: ho 41 anni e sono fidanzato da dieci con una ragazza di 31. Da qualche tempo, dopo aver insistito a lungo, non senza ragione ,sull'esigenza di sposarci e dopo aver approntato casa ecc. ecc. ha chiesto un rinvio e dopo qualche tempo ha elaborato che forse il suo problema era un altro, forse per me nutriva un "immenso affetto" ma non più amore. Tutto ciò si inserisce in un quadro di profonda insoddisfazione della sua vita, nella quale si ritrova frustrata (lavoro, studi) e,adesso, in crisi. Le ho consigliato di rivolgersi ad uno psicoterapeuta (trance ma anche dinamica) del quale ci fidiamo e ci andrà a breve....possibile che debba ancora crescere? Avrà la forza di raddrizzare la vita che non le piace? Nel frattempo io devo seguire questo processo curandomi l'ansia e dandole tutto il tempo che vuole o è forse il caso di troncare? Lei parla della terribile paura di prendere una decisione e poi pentirsi, del rischio che io eventualmente non la vorrò più...Valla veramente a capire. Pure a me stanno sorgendo dubbi su quanto l'amassi o cose del genere. Grazie in anticipo e complimenti per la Sua rubrica :!cry:

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signore,
la metta così: meglio, molto meglio ora, affrontare questi problemi piuttosto che che fra due e tre anni, quando magari tutto era un po' tutto "ingessato" dal matrimonio. Mi sembra di capire che le tematiche sono un po' più complesse del: mi ama o non mi ama, o ama qualcun altro. Chiaramente vale per lei. Vi chiedete se siete capaci di amare e come amare. Vi chiedete che senso ha una vita condivisa.
Sono temi molto, molto complessi. Io non so se ci sia una strategia per "velocizzare" il risultato. Credo che vi dobbiate fermare un po', farvi aiutare e, aspettare senza pre-concetti. Cercate di liberarvi un po', liberare la mente.


Aggiunto: Marzo 4, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


Mi ha lasciato la mia ragazza affetta da disturbo borderline di personalità, portandosi via nostro figlio di 15 mesi.
La nostra relazione è stata terribile per le angherie a cui mi ha sottoposto sotto forma di proiezioni di ciò che ha subito dalla madre, cioè mancanze di affetto, essere sminuita, critiche continue. Cioè mi attribuiva di farle queste cose, anche se io non le facevo.
Inoltre scissione di personalità, la sera andavo a dormire con una donna di 32 anni e la mattina mi trovavo a litigare con una bambina di 8 anni viziata ed arrabbiata.
Dal lato mio ero ossessivo nel chiederle cosa avesse, ricercare patologie su Internet, accusarla di fare cose assurde come litigi per motivazioni infantili. E critiche sul male che aveva subito dai genitori. La diagnosi da amici psicologi l’ho avuta solo 1 settimana prima di separarci.
Dall’essere idealizzato mi sono ritrovato senza la sua fiducia, un perfetto sconosciuto di cui diffidare.
Io non so se il mal d’amore valga con la stessa intensità per una separazione da questo tipo di storie. Ma sono certo che dentro ho tanta rabbia anche per le bugie, manipolazioni psicologiche, accuse ingiustificate, tentativi di tradimento per causa della sua dipendenza dal sesso. E come abbia anche manipolato la famiglia per farmi aggredire dal padre.
I Borderline sono dei mostri ma tutti mi dicono di considerarli solo dei poveretti ammalati.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Roberto,
premesso che non conosco sua moglie, ma dando per vero ciò che lei dice, credo che la variabile più importante ora, sia suo figlio, il suo benessere. L'idoneità genitoriale vostra, di lei come padre e di sua madre. Queste donne, se pur disturbate affettivamente riescono nei primi anni di vita del figlio ad essere delle brave mamme. Se ci saranno dei problemi, subentreranno più tardi, quando suo questo sarà pre-adolescente o adolescente. Nel frattempo lei può chiedere l'aiuto dei servizi sociali.
Se vuole una riflessione per lei, potrebbe chiedersi: perché ho avuto bisogno di una donna così?


Aggiunto: Marzo 1, 2015
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Domanda allo psicoterapeuta:


Mio figlio di 15 anni ha chiuso tutti i rapporti amicali con i vecchi amici, subito al termine della scuola media, senza aver voluto costruirne nuovi nella classe della scuola superiore. E' molto deciso su questo punto e finora i miei sforzi per fargli capire l'importanza delle relazioni con gli altri, non sono serviti a nulla. Passa il suo tempo libero davanti al computer. Adesso ha lasciato anche la scuola di musica. Frequenta solo la palestra.

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Signora,
l'età di suo figlio è veramente un'età difficile. Il ragazzo si sente sottoposto a tensioni interne fortissime, ci sono spinte esterne che però risultano momentaneamente impossibili e, ogni giorno il corpo gli appare come diverso. Il rapporto con i familiari è difficile, quello con il gruppo, competitivo. E' facile immaginare che l'adolescente trovi delle soluzioni o faccia delle scelte che a noi adulti, ci appaiono come "strane".
Il compito del genitore è difficile. Egli spesso si sente aggredito, rifiutato dal figlio adolescente. Ma è proprio questa la funzione dei genitori: rimanere saldi nei principi, ribadire l'amore e la disponibilità per il figlio, rispettandolo le sue scelte senza però colludere con lui. Un padre, una madre passano molto del loro tempo a "dire no" al figlio. Una vera fatica ma, è questa la vera "ricchezza" che trasmettiamo a loro.


Aggiunto: Febbraio 24, 2015
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


Dott. Renzo Zambello
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