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Domanda allo psicoterapeuta:


Salve dottore, le avevo già scritto circa 1 mese fa (relativamente all'ansia da separazione, di cui probabilmente soffro), e adesso approfitto ,innanzitutto, per ringraziarla del consiglio (che ho preso in considerazione, avendo appunto già ordinato il libro di cui parla nella risposta). In ogni caso, stavolta vorrei farle un'altra domanda, più "diretta": in questi ultimi giorni (poco meno di una settimana fa), ho avuto, per una situazione banale (un virus intestinale oggi quasi del tutto guarito), una forte ripercussione della mia ansia, che mi ha portato, quasi, ad osservare il mondo in maniera "differente" (come se stessi "ricominciando" le mie attività), per la prima volta ho avuto due brevi crisi ansiose (con pianto) relative alla situazione, che però mi ha portato, sempre in questi giorni, ad assentarmi da scuola. Ora come ora mi risulta molto difficile anche solo pensare di riprendere il mio cammino scolastico, proprio a causa dell'ansia (credo nella paura di potermi sentire male a scuola). Ho parlato con il mio medico di famiglia, che mi ha prescritto delle gocce di ansiolitico (in piccole dosi, per tre volte al giorno), che assumo da circa 2-3 giorni. Vorrei chiederle un consiglio: come posso trovare la forza per tornare a scuola nel più breve termine possibile? Come posso "incoraggiarmi"?
In attesa della sua risposta, la ringrazio in anticipo, e ne approfitto per farle gli auguri di un sereno Natale (nella speranza che lo sia anche il mio!)

Saluti, Giuseppe

Risposta del Dott.Zambello: Caro Giuseppe,
la forza "lei se la deve dare" da solo.
Non c'è nessuno che gliela può iniettare dall'esterno. Può iniziare accorgendosi che tutti, ma dico tutti, facciamo fatica e dobbiamo darci forza.
Auguri anche a lei ed è proprio il caso di dire: FORZA!


Aggiunto: Dicembre 10, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno dottore mi piacerebbe molto venire da lei per un incontro,volevo chiederle però se posso qualè il suo onorario,la ringrazio .Cordiali saluti.

Risposta del Dott.Zambello: Non mi piace molto parlare di soldi ma capisco che questa sia una variabile importante nella possibilità o meno di fare una psicoterapia. Per questo motivo non mi sottraggo a dare questo dato: la mia parcella è di 70 €.


Aggiunto: Dicembre 10, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno,
ho letto con molto interesse tutto il suo sito e le volevo fare i complimenti perché da’ sollievo e si prende cura di chi si trova in momenti non sereni e spesso non sa da che parte cominciare per risolvere la situazione.
Io sono una ragazza di 26 anni. E’ successo tutto all’improvviso quando ne avevo 22: mi sono improvvisamente resa conto che stavo soffrendo tantissimo ed ero arrabbiata con i miei genitori.
Mia mamma è caduta in una forte depressione quando io avevo 10 anni e lì la famiglia si è sgretolata. I miei genitori sono ancora sposati, ma è mancato completamente il supporto di mio padre nei confronti di mia madre e di noi figli. Questa situazione ha portato ad aggressività fisica e verbale nei miei confronti.
Io stessa reagivo male, ero aggressiva, ma in fondo ero solo triste e preoccupata. Mi sono sentita profondamente sola e umiliata. Ho provato e provo vergogna per tutto questo. Quello che ho potuto fare è tirare avanti con lo studio e non aggiungere ulteriori problemi, ma non ho vissuto quegli anni con leggerezza e penso di essermi chiusa pensando di poter tirare avanti con le mie sole forze.
Sono cose che ho sempre saputo dentro di me, ma ho finto di non sapere fino appunto ai miei 22 anni.
Da quel momento sono entrata in profonda crisi, mi sto facendo seguire da 4 anni da uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale e prendo farmaci. So che la vita di mia mamma non è stata semplice, ma io non ho potuto trovare in lei il calore che i bambini dovrebbero trovare in una madre. E altre figure di riferimento non ne avevo, per le esigenze materiali avevo però mia nonna.
Questo lo capisco a livello razionale, ma non a livello emotivo. Quello che più mi provoca dolore è sapere che ai tempi io non ho preso le distanze da tutta questa situazione e anzi spesso me le andavo a cercare.
Esempio: se mia mamma dopo aver bevuto un po’ troppo alcol si lasciava vivere sul divano io andavo a cercare di farla alzare, ma con cattiveria. Seguivano spesso situazioni non piacevoli.
Con lo psicoterapeuta è emerso che lo facevo perché in fondo ero preoccupata e non riuscivo a capire appieno quello che mia mamma aveva. In più preferivo le botte piuttosto che l’indifferenza.
Se guardiamo al presente, io ho paura ad andare a vivere fuori casa, ho paura di non riuscire a gestire le mie giornate no e in fondo non riesco a staccarmi da questi due miei genitori.
Il percorso di psicoterapia è estremamente doloroso, dopo l’appuntamento la mia giornata non riesce a essere piacevole. Piango molto. Spesso ho la sensazione di tirare a campare. Guardandomi intorno solo pochi riescono a capire tutta questa sofferenza che porto dentro, che è indescrivibile e non mi fa trovare una sorta di serenità.
Ho un paio di domande:
quando sono entrata in crisi, mi sono rivolta a uno psicoterapeuta di un’amica di mia mamma, quindi il contatto l’ho avuto tramite mia mamma. Questa cosa mi crea problemi perché vorrei averlo potuto scegliere da sola e senza il suggerimento di una figura che mi ha creato così tanti problemi. Più che altro vorrei averlo potuto scegliere, invece diciamo che mi sono attaccata a lui perché ero proprio alle cozze.
Gliene ho parlato e lui ha accettato tutto questo e anche la confusione che ne può generare. Io di lui mi fido a sufficienza, ma avrei preferito fare proprio l’azione di scegliere. Secondo lei questo è qualcosa di superabile? Io penso di no e vorrei rivolgermi a qualcun altro. Gliene ho anche parlato e lui ha detto che capisce. A me dispiacerebbe lasciarlo, lui si è preso cura di me nei momenti peggiori e gli sono affezionata: è il padre che avrei voluto, o uno zio
Visto tutto questo pregresso sarebbe il caso di passare ad un altro tipo di analisi?

È una lettera lunghissima, me ne rendo conto, e la ringrazio se vorrà rispondermi.

Risposta del Dott.Zambello: Non si preoccupi, ho letto lettere ben più lunghe e, lei scrive bene.
Mi sembra che lei abbia fatto un buon lavoro con il suo terapeuta, compresa la consapevolezza che viene il momento di "staccarsi da casa", zio compreso, alias terapeuta.
E' un buon risultato. Lo usi per andare oltre, in tutti i sensi.


Aggiunto: Dicembre 7, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno DOC,
Una semplice domanda. Secondo lei, un percorso psicoterapeutico risolutivo per i disturbi di personalita', quanti anni occorrono come minimo considerando anche le differenze tra paziente e paziente? Tre anni?

Risposta del Dott.Zambello: Buongiorno,
le variabili sono molte: l'età del paziente, la sintomatologia, le motivazioni che spingono a chiedere aiuto, la frequenza delle sedute settimanali, e, perché no, la tranquillità economica, la possibilità di avere una stabilità nell'orario etc, etc. Penso che prima di tre anni non si possa valutare un cambiamento effettivo.


Aggiunto: Dicembre 7, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buonasera Dottore,
Vorrei sapere cosa ne pensa della psicoterapia fatta con la corrente della Gestalt. Grazie

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Signor Leone,
premetto che non conosco bene la psicoterapia della Gestalt anche se so bene che essa ha una lunga storia di ricerca clinica e teorica. Nacque in Germania tra gli anni dieci e trenta del XX secolo e proseguì poi negli USA dove i suoi esponenti si erano trasferiti durante il periodo nazista.
Lo teoria della Gestalt si focalizza soprattutto sugli aspetti percettivi della realtà e del ragionamento. Gli studi della Gestalt hanno contribuito a sviluppare le conoscenze sulla memoria e dell'apprendimento. La Gestalt fu e, forse lo è ancora, un grande strumento nella teoria e ricerca della psicologia sociale.
Storicamente c’è sempre stato una forte contrapposizione dialettica fra la teoria comportamentista e quella gestaltica. Infatti, la prima pensava che l’uomo imparasse a seguito di tentativi ed errori, la seconda crede invece che tutto avviene attraverso una elaborazione mentale a partire dalla comprensione e dall'intuizione.
La teoria e molto più articolata ed ha avuto certamente un grande sviluppo fino agli anni ‘70, ’80 del XX secolo, soprattutto per le sue ricadute in ambito della ricerca estetica. Poi, mi sembra, sia stata di fatto superata dal comportamentismo.
Per la particolare focalizzazione di lettura della realtà, “qui ed ora” mi sembra che non sia utilizzabile nei disturbi di personalità e nelle nevrosi che si sono strutturate nelle fasi primarie dello sviluppo.


Aggiunto: Novembre 29, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buonasera Dottore,
Oggi il mio psicoterapeuta ha dato 15 minuti in piu' al paziente che mi precedeva e lo ha sottratto a me, facendomi pagare ugualmente l'ora intera. Ho protestato ma la sua risposta e' stata che e' sua responsabilità decidere degli altri pazienti e che io devo prendermi la responsabilità di come sento gli eventi e che se non mi sta bene sono io che devo prendere la decisione che reputo migliore per me. Gli sono antipatica o e' normale tutto questo? Sono molto, molto delusa, sento rabbia

Risposta del Dott.Zambello: Capisco ma, forse vale la pena verificare "la cosa" con lui.
Mi sembra un evento importante, per lei carico di emozioni. Quale occasione migliore per cercare di districarle e, con chi, se non con lui.


Aggiunto: Novembre 28, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buonasera Dott. Zambello. Un parere sul rapporto uomo animale. Esistono persone che ostentano un forsennato ed ossessivo amore verso gli animali che talvolta pare sfociare in una intolleranza verso gli esseri umani. Tipo persone che imbracciano il cagnolino e il gattino e dicono frasi come "vieni con la mamma" o cose simili. Cosa innesca questo meccanismo secondo lei? Già le scrissi anche dei Vegani. Come mai fatico a tollerare vegani ed animalisti?

Risposta del Dott.Zambello: Gent.mo Michele,
il rapporto che abbiamo con gli animali è un importante segno di come siamo fatti e forse, anche, delle nostre difficoltà.
Per la verità, è un segno abbastanza ambivalente, come tutto ciò che ha che vedere con le nostre parti più antiche, primarie.
Cominciamo col dire che è "facile", volere bene ad un cane. Egli ci da tutto. Se siamo capaci di accoglierlo, lui vive per noi, senza filtri, con una generosità totale. Non ci chiede niente se non rispettare le sue esigenze fisiche. Chi ha avuto un cane conosce l'intensità di questo sentimento. Certo, parliamo di sentimenti ancora antichi, legati all'istinto, non elaborati dal pensiero, totali, facili ma forti.
Però, meglio averne esperienza che esserne allergici. Per i bambini, ad esempio, imparare a rapportarsi con un animale è una esperienza educativa molto importante. Alcune forme di blocco emotivo, trovano spesso nel rapporto con gli animali, la pet terapia, un modo per sbloccarsi e crescere. Però, essere capaci di avere questo rapporto primario con gli animali, non significa essere capaci di amare in modo adulto. A volte viene il sospetto e forse é il suo, che sia una fuga da modalità di rapporto più difficili o per compensare delle frustrazioni. E' vero anche che esserne allergici viene il sospetto che "quella roba li" ci disturbi un po'. Come, perché? Non lo so di certo.
Mia nonna che era una saggia, diceva sempre: "Chi non ama né gatti né can, non ama neanche i cristian".
Era un po' una semplificazione ma come tutti i detti forse, aveva qualcosa di vero.

La storia poi dei vegani, forse, non è molto diversa. Per come la vedo io, i vegani sono dei "religiosi laici". Coltivano forme e rituali che pescano nel mondo del bisogno di purificarsi per ascendere a "livelli più alti".
Sono bisogni veri, antichi che appartengono ad un mondo non distante da quello di prima.


Aggiunto: Novembre 26, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno Dottore
Fin da piccola il soprannome attribuitomi dai parenti era "selvatica". Perché non amavo il chiasso ma la solitudine e la tranquillità. Con questo non voglio dire che non amassi giocare con altri bambini ma non ho mai ricercato la compagnia a tutti i costi.
Da ragazzina ho sempre amato i lunghi momenti di solitudine (un po' erano anche forzati visto che non avendo una famiglia unita mi ci sono dovuta abituare per forza). E ora, che ho 37anni la amo ancora.
Eppure in gioventù avevo una gran bella compagnia. Giravo per locali almeno un paio di sere a settimana, eppure per ricaricarmi ho sempre avuto bisogno di solitudine.
Ora ho un marito e due figli. Difficile stare sola.. Mi rifugio spesso nella vasca da bagno.. È la mia tana.. L'unico posto in cui stare in tutta tranquillità. Da sempre tutto ciò mi viene fatto passare come un qualcosa di sbagliato. Non viene accettato come se io dovessi amare a tutti i costi la compagnia continua
Di amici e parenti. Come se dovessi volere riunioni di famiglia, cene tra amici, pomeriggi in mezzo alla gente.
Ma è davvero così sbagliamo amare la solitudine??? Io sto bene in mezzo agli altri ma sto bene anche in compagnia di me stessa

Risposta del Dott.Zambello: Gent.ma Sveva,
chi la critica, la invidia o, non conosce il grande dono che lei ha avuto. Lo difenda, è prezioso e aiuti gli altri a scoprirlo.


Aggiunto: Novembre 25, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


La leggo spesso caro Dottore e le vorrei chiedere.. Perchè lo fa? Perché mette a disposizione il suo tempo gratuitamente a chiunque le chieda consiglio? L'ammiro molto, davvero!
Un'altra curiosità.. Lei è padre? Se si, riesce ad essere un buon terapeuta anche in ciò che riguarda il rapporto coi suoi figli? Riesce a praticare con loro ciò che professa o è impossibile?

Risposta del Dott.Zambello: Grazie Francesca,
la natura non mi ha dato particolari doni, mi riconosco la costanza che mi ha permesso di laurearmi partendo da situazioni non favorevoli e la possibilità di lavorare conoscere, sperimentare per tutta la vita i meccanismi psicologici.
Oggi a 60 anni so di essere un medico psicoanalista.
Il mio compito è semplicemente di mettere a disposizione quello che so per aiutare gli altri. La professione è la via maestra ma, socialmente mi sento impegnato e così, attraverso questo strumento, il sito, spero di essere utile a qualcuno.

Non parlo mai della mia famiglia, è una tecnica professionale ma anche una esigenza personale. E poi, siamo sinceri, più che con figli, mi confronterei ormai da tempo con i nipotini.


Aggiunto: Novembre 23, 2014
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Domanda allo psicoterapeuta:


Buongiorno Dott. Zambello, sono un giovane uomo di 34 anni che entrato in un vortice ossessivo di sesso a pagamento, passo le giornate a guardare siti di escort e nel tempo libero penso solo a quello, e spendo molti soldi senza rendermene conto e poi magari risparmio su altre cose pi importanti, ho paura di non uscirne pi e di perdere somme importanti, mi chiedevo quali sono le cause di questo problema e come si pu fare per uscirne, grazie.

Risposta del Dott.Zambello: Il piacere sessuale, come qualsiasi altro piacere, cibo, alcol, droga, gioco..etc, può creare dipendenza. Si può dire che lei rischia di diventare "drogato di sesso".
Ora, il problema della dipendenza è un problema serio e complicato che spesso non si risolve con divieti. Bisogna capire bene come si struttura dentro di lei questo bisogno. E' un lavoro squisitamente psicodinamico.
La psicoterapia cognitivo comportamentale funziona attivando meccanismi di controllo-divieto interni.


Aggiunto: Novembre 21, 2014
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Medico psicoterapeuta e psicoanalista


Dott. Renzo Zambello
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